Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 104:
La vasta produzione letteraria di Greenberg, che si estende per più di settanta anni, manifesta una rimarchevole unità tramite la diversità della forma e la palese materia trattata. Gli elementi separati — il personale, il nazionale ed il religioso — confluiscono in un singolo blocco afferrato dal poeta. Tale formidabile ''magnum opus'' letterario non tollera facili imitatori. Una nota falsa nell'orchestrazione riduce il senso complessivo ad una pomposità arida. Ma l'opera possiede una sua proprioa consistenza controllata. Ne emerge una mitologia — la storia ebraica continua, il suo destino segnato dal Sinai. Dio chiede, ed il popolo deve rispondere opportunamente. Il tempo presente è impressionante nelle delicate implicazioni di tale risposta. Il poeta ha una funzione speciale, quale portavoce del popolo, ma anche quale loro profeta — tuttavia come mortale egli, sfortunatamente, puòsolo aspettare la morte senza il conforto di una madre, unico scudo contro il disastro.<ref name="Shoham"/>
 
La narrativa ebraica tra le due guerre, con l'eccezione dell'opera di Agnon, non è così sperimentale come la poesia: utilizzò le forme ed innovazioni che erano state stabilite dalla precedenti generazioni. '''Haim Hazaz''' (1898-1972) per esempio, adattò la lingua e la maniera dei suoi predecessori alla propria prosa, erigendo un monumento agli ebrei del passato nel descrivere le comunità del presente. Nato in Ucraina, si spostò a Parigi nel 1921 e si stabilì in Palestina nel 1931. Iniziò a scrivere alla fine della Grande Guerra, ma la sua produzione letteraria maggiore emerse veramente dagli anni 1930 in poi, e fu spesso riveduta nel corso di ripubblicazione ed emissione di nuove edizioni.<ref name="Hazaz">[http://www.yivoencyclopedia.org/article.aspx/Hazaz_Hayim The YIVO Encyclopedia:, ''s.v.'': "Hazaz, Haym"]. Si vedano anche Hillel Barzel (cur.), ''Ḥayim Hazaz: Mivḥar ma’amre bikoret ‘al yetsirato'', Tel Aviv, 1978; Dan Laor (cur.), ''Ḥayim Hazaz: Ha-Ish vi-yetsirato'', Gerusalemme, 1984; Dan Laor & Dov Sadan (curatori), ''Me’asef Ḥayim Hazaz'', Gerusalemme, 1978 - tutti in ebraico. Per gli stralci cfr. ''Kol Kitvey'', 12 voll., Tel Aviv, 1970; ''Mishpat Hegeulah'', ''ibid.'', 1977.</ref>
 
Come per Agnon, la scrittura di Hazaz di primo acchito sembra riflettere interessi separati, trattandoli molto differentemente. Da una parte la diaspora, dall'altra Israele. Ad un livello, gli Yemeniti, sia nella loro terra d'origine che in Palestina; dall'altra, le più sofisticate comunità europee, passate e presenti. Tuttavia, un esame ravvicinato infine rivela un unico filo che vi scorre — un'ossessione con l'ebreo e la sua storia. I racconti di Hazaz, lunghi o brevi, iniziali o successivi, come anche il suo unico dramma ed i suoi discorsi (alcuni dei quali furono raccolti e pubblicati postumi) si articolano sul significato della storia ebraica. Tuttavia per l'autore questa situazione ebraica è in grado di cambiare, e l'agente di tale cambiamento, certamente per le prime generazioni e per alcuni elementi del mondo contemporaneo, è il Messia. L'unico dramma che Hazaz scrisse, intitolato ''Beqetz Hayamim'' (''Alla fine dei giorni'', 1935), riguarda l'attesa messianica, ambientato in Germania al tempo di Sabbatai Zevi.<ref>Sabbatai Zevi (שבתאי צבי Shabtaï Tzvi in ebraico; Smirne, 1626 – Dulcigno, 1676) è stato un mistico e cabalista ottomano. Nel XVII secolo fu considerato da molti ebrei come un messia. Fondò la setta ebraica del sabbatianismo. Dopo essersi convertito all'Islam, morì in esilio a Dulcigno nell'attuale Montenegro vicino al confine con l'Albania (allora sotto l'Impero ottomano) nel 1676.</ref> Un tempo gli ebrei occidentali avevano questa speranza dell'imminenza del Messia; gli ebrei orientali la nutrono ancora. Alcuni racconti di Hazaz descrivono spesso un netto contrasto tra i due tipi di ebrei, mettendoli a confronto — poiché ora l'ebreo occidentale non crede più in un miracoloso agente esterno di cambiamento, sebbene possa pensare che il popolo sia in grado di influenzare il corso della storia e muoverlo in una direzione differente.<ref name="Hazaz"/>
 
[[File:Sanremo1920.png|thumb|La Palestina del Mandato britannico dopo la I Guerra Mondiale, secondo la Conferenza di Sanremo del 1920<ref>La ''Conferenza di Sanremo'' fu un incontro internazionale del Consiglio supremo di guerra alleato che si tenne nella località costiera di Sanremo tra il 19 e il 26 aprile 1920. Alla conferenza parteciparono i rappresentanti delle quattro nazioni vincitrici della prima guerra mondiale e si determinarono i mandati che queste nazioni avrebbero assunto nei confronti dei territori derivanti dalla spartizione dell'Impero ottomano nel Vicino Oriente. Il 24 aprile 1920, il Consiglio Supremo pose la Palestina sotto la responsabilità ("Mandato") del governo britannico.</ref>]]
Tutte le opere di Hazaz sono motivate da questo interesse, alla ricerca di intendimento. Sebbene egli sia radicato nella tradizione dell'Illuminismo, e particolarmente influenzato nel linguaggio e approccio da Mendeli ([[Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un'identità letteraria ebraica|cfr. Capitolo I]]), l'autore non sviluppa una critica secondo quella tradizione, ma è completamente partecipe della materia trattata — e forse se lo può permettere, poiché il mondo dello ''stetl'' che egli a volte descrive è ora defunto. Non intrattiene una polemica in base a questo, ma cerca la memoria. Nel racconto intitolato "Prime generazioni", incluso nella raccolta ''Rehayim Shevurim'' (''Mulino infranto'', 1942), inizia: "Da me amati sono i borghi del passato, poveri focolari della comunità ebraica, condannati da generazioni di scrittori e commentatori, minati da poetastri e rimaioli, derisi da sciocchi e furbastri, schiavizzati da governi e amministratori, spezzati da bande di briganti e ladri, finché sono spariti del tutto."<ref name="Hazaz"/> L'oggetto del canto funebre dell'autore è profondamente compianto, e non riguarda solo un'area particolare o una data comunità. Hazaz in verità parla degli ebrei europei orientali in generale, della cultura della Zona di Residenza che ora è scomparsa come elemnto organizzato e non possiede più la coesione di un popolo. A differenza di Mendeli e degli altri satirici, Hazaz si ricorda di tutto con affetto ("ricordare" è il verbo operante, dato che egli non può più "vedere"). Include in tale affetto tratti che sarebbero stati disprezzati dai citati "scrittori e commentatori", tratti come la fede e la spiritualità. In un altro racconto scrive: "A volte accade ad un ebreo di averne avuto abbastanza delle vanità mondane, e si unisce al Creatore in santità, entisiasmo e devozione." Chiaramente lo dice per affetto e non per criticare, in uno spirito di comprensione per la devozione ebraica che trascende mediocrità e praticità. Hazaz è insistente quando ha a che fare con un caso specifico nella sua relazione al generale e nella sua tipicità.<ref name="Hazaz"/>
 
Questa preoccupazione per la storia ebraica e per il messianismo quale forza di cambiamento ovviamente ha le sue implicazioni per il presente e per l'interpretazione da parte dell'autore degli eventi correnti in Israele. "Redenzione" è qualcosa che veramente accade in Palestina/Israele: molti hanno ritenuto le tribolazioni dell'Olocausto e la guerra arabo-israeliana come prima fase, "l'inizio della redenzione".
 
==Galleria della lingua ebraica==