Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni

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È insita nella natura della succitata situazione che molti scrittori di lingua ebraica stessero a cavallo dei due mondi, Israele e la Diaspora. Questi due elementi non solo sono separati geograficamente, ma sono anche due mondi nello spazio, nel tempo e nella storia. '''Shmuel Yosef Agnon''' (1888-1970)<ref name="Agnon">Shmuel Yosef Agnon (in ebraico: שמואל יוסף עגנון; nato Shmuel Yosef Czaczkes) (Bučač, 17 luglio 1888 – Reḫovot, 17 febbraio 1970) è stato uno scrittore israeliano. Ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1966, insieme alla poetessa ebrea tedesca Nelly Sachs; ricevette inoltre anche il Premio Israele ed il Premio Bialik. Durante la prima guerra mondiale soggiornò ad Amburgo, dove si dedicò, assieme a Martin Buber, alla raccolta di materiale sul chassidismo. Dopo una permanenza in Polonia, rientrò in Palestina per pubblicare nel 1925 ''Hachnasath Kallà'' che ottenne vari premi (cfr. "Le muse", De Agostini, Novara, 1964, vol. 1, p. 78). Durante la parentesi europea, durata circa dieci anni, si sposò con Esther Marx (nel 1920), da cui ebbe due figli; poi nel 1924 tornò definitivamente in Palestina. Le tematiche principali delle sue opere, riguardarono infatti soprattutto la vita dei primi coloni e i ricordi delle terre polacche, come si evince da uno dei suoi capolavori, intitolato ''Temol shilshom'' ("Appena ieri", 1947). Le sue opere furono immerse in due atmosfere predominanti, come il misticismo e lo humour, che impregnarono le sue tematiche fondamentali: il rimpianto per una epoca d'oro spirituale da contrapporsi ad un presente arido e desolante; la solitudine e l'allontanamento dalla fiammella spirituale e materiale ed infine il sogno. Si veda anche Gershon Shaked, ''Shmuel Yosef Agnon. A Revolutionary Traditionalist'', Trad. ingl. Jeffrey M. Green, New York University Press, 1989. Per le opere in trad. italiana, cfr. ''Racconti di Gerusalemme'', trad. di Elena Monselise Ottolenghi, Mondadori, 1964 e UTET, Torino 1972 (a cura di Paolo De Benedetti, con le poesie di Nelly Sachs); ''Racconti d'Israele'' (con altri), a cura di Joel Blocker, intr. di Robert Alter, Dall'Oglio, 1964; ''E il torto diventerà diritto'', Bompiani, 1966; ''Le storie del Ba'al Shem Tov'', pref. di Scialom Bahbout, trad. di Tullio Melauri, Giuntina, 1994; ''La signora e il venditore ambulante'', Stampa alternativa, 1994; ''Racconti di Kippur'', Giuntina, 1995; ''Una storia comune'', Adelphi, 2002; ''Nel fiore degli anni'', Adelphi, 2008; ''La leggenda dello scriba e altri racconti'', Adelphi, 2009; ''Appena ieri'', pref. di Abraham Yehoshua, trad. di Elena Loewenthal, Einaudi, 2010; ''Nel cuore dei mari'', Adelphi, 2013.</ref> utilizzò entrambi per confrontarli mutualmente. Come narratore, presentò al lettore un'erudita consapevolezza delle leggende rabbiniche, antiche e moderne, dei veri fedeli chassidici sia nelle origini che nel mondo moderno. Ma attraversò i due mondi e diede alla narrativa in ebraico la sua impostazione tecnica più sofisticata, creando una forma a vari livelli di racconto, di ''novella'' e di romanzo alla maniera europea. Nato a Bučač in Galizia, emigrò due volte in Palestina e visse a Berlino nell'intervallo; fu sempre consapevole del suo retaggio ebraico e del fato degli ebrei nel mondo. Come Bialik per la poesia, così Agnon per la prosa fu un maestro del contrappunto, confrontando e contrastando non solo il passato col p[resente, ma anche il mondo della fede col mondo dove la fede era assente. Sebbene l'autore stesso segua l'ortoprassi e crei un contesto rabbinico usando una serie di fonti, sarebbe errato assumera che il peso complessivo della sua narrativa offra una messaggio univoco. Al contrario, le sue storie di fede sono profondamente ambivalenti, dato che la sua narrazione psicologica spesso trasmette la lezione opposta a quella attesa. Ciò potrebbe subito presupporre un certo didascalismo, ma il lettore è comunque tentato a trarre le proprie conclusioni dai misteri proposti. Dove ci si aspetta un'asserzione di santità, sofferenza sembra scaturirne; quando avviene un salto di fede nella direzione di ritorno al mondo della tradizione, disastro pare realizzarsi.<ref name="Agnon"/>
 
Agnon sembra adottare due mode di scrivere alquanto diverse. Una è una narrazione nell'ambito della situazione di fede, in cui non si offre nessuna critica ed il narratore potrebbe benissimo essere uno della "comunità dei pii". L'altra ha un contesto "narrante" meno definito (potrebbe essere europeo o palestinese) e la voce narrante presenta eventi dall'esterno nel modo solito al narratore onnisciente. Può esserci una miscela, come quando il narratore sembra essere del tutto credibile, ma dove il corso degli eventi è talmente strano che la narrazione si commenta da sola,, e la trama dipanandosi esprime i propri dubbi sulla credibilità del narratore. Ma l'autore non è schizofrenico. Le mode stesse, così differenti nell'approccio, si illuminano a vicenda, come succede anche per la prassi dell'autore nel contrastare i mondi e le tradizioni. Potrebbe essere che qui l'autore non si sia localizzato nel tempo e nello spazio come sembrerebbe. Forse egli stesso attraversa le barriere in un mondo fuori del tempo: "Nonostante tutta la profonda storicità della visione giudaica del mondo, questa gente manca del senso acuto del tempo che noi ereditiamo dalla tradizione giudeo-cristiana."<ref name="Hoch">Baruch Hochman, ''The Fiction of S.Y. Agnon'', Cornell University Press, 1970, pp. 44-50 e segg.</ref>
 
Non tutti i racconti di Agnon di tema chassidico si concludono nella sfortuna. Una ben nota ''novella'' del 1935, ''Bilevav Yamim (Nel cuore dei mari)'', narra di un certo Hananiah, uomo di fede perfetta, che raggiunge lo scopo prefissosi, cioè di andare in Palestina. Avrà da superare molti ostacoli durante il tragitto, come del resto è inevitabile: vivere in Israele è talmente centrale per la fede ebraica, che Satana dovrà fare l'impossibile per prevenire l'intervento divino; ed un miracolo permette a Hananiah di raggiungere Israele prima di tutti gli altri. C'è qui una morale? La lezione pare così ovvia da precluderne l'amplificazione. Tuttavia l'autore stesso fornisce una nota ammonitrice alla fine: "Ci sono coloro che leggeranno il libro come se leggessero leggende. E ci sono quei lettori che ne riceveranno beneficio per se stessi. Per i primi, cito ''Proverbi 12'': «Una cosa buona rende contenti, una cosa buona allieta l'anima e risparmia l'ansia», per i secondi cito il ''Salmo 37'': «E chi spera nel Signore possederà la terra.»" Esistono quindi due possibili tipi di lettore. Uno che legge semplicemente per il piacere di leggere, e l'altro che legge per istruzione morale.<ref name="Hoch"/> Entrambi i tipi sono legittimi e ciascuno può venir saziato in differente maniera. Probabilmente comunque, come l'autore ne è certamente consapevole, il tipico lettore moderno non rientra i nessuna delle due categorie: è troppo scettico per essere trasportato dal racconto, e troppo apatico moralmente da voler cercare istruzione in una storia. L'autore si protegge comunque ''ab initio da'' dall'insuccesso nel raggiungere le sue mete incorporando una critica implicita — e riesce persino a vendicarsi del lettore imperfetto prima che tale critica venga espressa.<ref name="Hoch"/><ref name="Agnon"/>
 
[[File:פרס נובל קרל לינדול.JPG|Karl Lindol comunica ad thumb|left|Agnon l'assegnazionericeve delil Premio Nobel per la letteratura, 1966]]
L'altra moda di Agnon è probabilmente più accessibile al lettore moderno. Come per Bialik, Agnon si assicura un posto nella letteratura ebraica gran parte per aver sintetizzato uno stato d'animo nazionale esprimendolo come verità personale. Nella sua apposizione di contrasti, l'autore ha illustrato una civiltà morente: ha reso testimonianza allo sgretolamento fisico e spirituale delle fonti ebraiche.<ref name="Hoch"/> Dopo essersi stabilito permanentemente in Palestina nel 1924, l'autore ritornò ancora una volta a visitare il suo paese di nascita nel 1930, visita che costituisce l'argomento del suo romanzo, ''Oreah Natah Lalun (Ospite per una notte)''. Il paese natio Bučač appare col nome Shibosh (gioco di parole in ebraico, da una radice che significa "rovinarsi") e descrive una scena di degradazione fisica nella comunità che si sta palesemente disintegrando. Persino i pochi ebrei che costituiscono il minuscolo residuo di ebraicità locale, hanno perso la propria fede nella provvidenza divina, e mantengono solo le apparenze di frequentare la sinagoga in disuso. Sono più che felici di consegnarne le chiavi all'ospite, che è l'unico ad interessarsi del benessere di tale istituzione.<ref name="Agnon"/>
 
Un tipo differente di incontro avviene in un romanzo successivo, ''Thmol Shilshom (Appena ieri)'', ambientato in Palestina, e narra di un tale Yitzhak Kumer che "aveva lasciato la sua terra, il suo luogo natio e la sua città, per andare in terra d'Israele, per sollevarla dalla desolazione e per esserne ricostituito." Si avverte che lo spostamento da nazione a nazione esprime non solo un fatto storico, ma anche una speranza di rigenerazione spirituale. L'allusione è che il vecchio mondo dello ''stetl'' sia morto, e che ci sia una qualche possibilità di sopravvivenza significativa in Terra Santa, dove la ricostruzione dovrà avvenire. Tuttavia, come nei racconti palestinesi di Brenner, la nuova realtà non è per nulla rosea. Gli immigranti non sono riusciti a sommergere i propri temperamenti, le proprie ambizioni e frustrazioni nell'impegno nazionale. Anche qui la religione è gretta ed intollerante. Kumer fluttua tra due mondi, il secolare ed il sacrale. Inizialmente prende casa a Jaffa, dove vive una vita del tutto opposta a quella tradizionale delle sue origini; tuttavia, la calamita di Gerusalemme attira le sue passate lealtà, ed è anche disposto a rinunciare alla sua donna di Jaffa, Sonia, per meritarsi la devota Shifra. Ma un cane idrofobo, Balak, si aggira per Gerusalemme, terrorizzando tutti — Balak è un cane pensante, che deve essere sterminato. Kumer si incontra con Balak, ne viene azzannato e muore. Questo immaginario surrealistico ora pone i due mondi non solo in contrasto, ma anche in mutua opposizione violenta: uno può solo sopravvivere in una lotta all'ultimo sangue — tradizione esclusivista o libero pensiero. Ma si rischia di essere morsi da questo pensiero indipendente se ci si attarda al rientro. Non ne emerge una lezione semplice: il rientro che Kumer sperimenta sfortunatamente è inorganico, ed il cane idrofobo è già dentro di lui.<ref name="Agnon"/>
 
[[File:50 NIS Bill Obverse & Reverse.jpg|thumb|Banconota israeliana con l'immagine di Agnon, il suo discorso all'assegnazione del Premio Nobel 1966, e l'elenco delle sue opere]]
La preoccupazione centrale dell'autore è il modo in cui forze sconosciute e inconsce gradualmente prendono il controllo della personalità, girandola verso direzioni rifiutate dalla mente conscia e dal super-ego.<ref name="Hoch"/> In un romanzo pubblicato postumo, ''Shirah'' (1971),<ref>Si veda anche l'edizione postuma del 1996: [http://books.google.co.uk/books/about/Shira.html?id=DbhwtE7bb3MC&redir_esc=y S.Y. Agnon, ''Shira'', Syracuse University Press, 1996].</ref> questa forza viene espressa nella forma di un'infermiera - la seducente Shirah - che fa solo una breve apparizione all'inizio, ma la cui presenza fisica e sessuale occupa tutta l'attenzione di Herbst, uno dei personaggi principali. Herbst aveva passato con Shirah la notte della nascita del proprio bambino, ma nonostante tutti i tentativi di modificare la situazione, Herbst non riesce a liberarsi della influenza negativa dell'infermiera. La coscienza viene sopraffatta dall'inconscio. La sua vita sia famigliare (con la moglie Henrietta eternamente compiacente) che accademica (noiosa e meschina) vengono perturbate e profondamente scosse. In verità, molte delle storie di Agnon ruotano su intenzioni frustrate: l'individuo si spacca tra inclinazione buona ed inclinazione cattiva — ma quella buona non può vincere soltanto con l'essere invocata. Le trame di Agnon corrono in parallelo con la struttura della psiche. Shirah è come l'inconscio, praticamente invisibile nell'azione, ma dominante nella pratica. Questi fattori sono fortemente allusivi sia per la nazione e sia per i singoli individui. Una moltitudine di forze nascoste è in funzione, e potrebbe travolgere nonostante la scelta deliberata e razionale di altre alternative.<ref>Gila Ramras-Rauch, "''Shirah'': Agnon's Posthumous Novel", ''Books Abroad'', Vol. 45, No. 4, 1971.</ref>
 
==Galleria degli autori==
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פרס נובל קרל לינדול.JPG|Karl Lindol comunica ad Agnon l'assegnazione del Premio Nobel, 1966
50 NIS Bill Obverse & Reverse.jpg|Banconota israeliana con l'immagine di Agnon, il suo discorso all'assegnazione del Premio Nobel 1966, e l'elenco delle sue opere
Yehuda Burla and Emanuel Ben Gurion.jpg|Yehuda Burla e Emanuel Ben Gurion, 1948
Avraham Shlonsky 1952.jpg|Avraham Shlonsky nel 1952