Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Primavera breve: in Germania tra le due guerre: differenze tra le versioni

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[[File:Kafka.jpg|Franz Kafka|thumb|Franz Kafka]]
'''Franz Kafka''' (1883-1924), le cui opere si profilano sempre più importanti man mano che passano gli anni, rimane costantemente enigmatico. "Uno sguardo ad una qualsiasi bibliografia sugli scritti di Kafka," scrive il critico Eric Heller, "dimostra come sia sempre crescente la già esistente sovrabbondanza di libri e articoli su di lui."<ref name="Heller">Eric Heller, ''Kafka'', Londra: Fontana Modern Masters, 1974.</ref> E continua: "Parte della colpa è di Kafka stesso, creatore della più oscura lucidità nella storia della letteratura, un fenomeno che, come la parola che uno ha sulla punta della lingua, perpetuamente attrae e allo stesso tempo rifiuta la ricerca di cosa sia e cosa significhi." Questa "oscura lucidità" ha portato ad una straordinaria serie di interpretazioni testuali e contestuali (e infuocato scontri tanto intensi quanto quelli degli storici...) In termini contestuali, Kafka è apparso come ebreo nevrotico, ebreo religioso, mistico, autodistruttivo, criptocristiano, gnostico, messaggero di un tipo antipartriarcale di freudismo, marxista, esistenzialista quintessenziale, profeta del totalitarismo o dell'Olocausto, e via dicendo; in breve, è diventato la figura culturale più proteiforme del secolo passato. E al di là di tali identificazioni onnicomprensive o monotematiche si estende una giungla accademica di interpreti, spesso lamentata ma pur sempre crescente.<ref name="Saul"/>
 
Kafka non fu un costruttore di teorie, né architetto di sistemi; seguiva i sogni, creava metafore e associazioni inaspettate; raccontava storie; era un poeta. Il suo uso frequente di allusioni religiose (sia direttamente che implicitamente, sia ebree che cristiane) possono creare confusione, ma tali allusioni sono spesso unite ad ironia e non indicano una fede religiosa. Principalmente, Kafka fu il poeta del proprio disordine mentale. I suoi tre romanzi non solo rimasero inediti (fatta eccezione per brevi stralci) mentre era in vita, ma rimasero anche incompleti. E un romanzo di Kafka rimane incompletabile per definizione, anche se l'autore vorrebbe introdurre una risoluzione. Tale è la natura del labirinto.<ref name="Saul">Saul Friedlander, ''Franz Kafka: The Poet of Shame and Guilt'', Yale University Press, 2013, "An ultimate quest for meaning".</ref>
 
Molte sono le interpretazioni degli scritti kafkiani. Comiche, disperate, ambiziose, le sue figure si muovono o roteano in un mondo invaso dal fumo: la luce sembra poter filtrare, ma invece diventa un'illusione. Il personaggio di Kafka si concentra sulla ricerca e sul percorso (anche in senso religioso). Tuttavia il lettore non può mai esser certo che tale ricerca avvenga e tale percorso sia seguito nel significato tradizionale di cammino religioso. Se si tiene un processo, certamente ci devono essere giudici ed una legge. Ma c'è una qualità di giustizia astratta e può l'uomo giudicato conoscer mai la legge con la quale viene giudicato? C'è evidentemente un "castello", ma potrà K raggiungerraggiungere mai l'autorità che ci sta dietro? Persino l'"America", terra delle opportunità descritta nell'opera più felice (in senso emotivo) di Kafka, non viene totalmente dipanata.<ref name="Brod">Max Brod, ''Franz Kafka: A Biography'', Praga 1937/New York 1960; Da Capo Press, 1995, ''passim''.</ref>
 
I romanzi ed i racconti somigliano più a parabole che a narrativa moderna. E l'autore adotta la modalità letteraria tradizionale della parabola (''mashal'') coi suoi canoni e anonimità autoriale. Il "saggio" parla. Il mondo riprodotto sembra il vecchio mondo delle certezze, quando Dio regnava supremo e la funzione dell'uomo era quella di anticipare il volere divino e agire di conseguenza. Le sue "Similitudini" (''Von den Gleichnissen'', 1931)<ref name="Simili">Racconto incompleto incluso in ''Durante la costruzione della muraglia cinese (Beim Bau der chinesischen Mauer)'', raccolta di racconti postumi di Franz Kafka il cui titolo deriva da uno di loro, così come sono stati editi da Max Brod con l'aiuto di Hans-Joachim Schops nel 1931, e ordinati in edizione italiana da Ervino Pocar.</ref> affermano la defe nell'Imperatore, ma, d'altra parte, potrebbe anche essere la fede agganciata ad un'àncora enigmatica in un mare di confusione: "La stessa Pechino è molto più strana per la gente del nostro villaggio di quanrto non lo sia l'altro mondo." Ciò non significa che la Legge possa essere abrogata. Al contrario, essa è sacrosanto in ogni suo particolare — ma viene registrata solo nei testi antichi e non ne esiste una vera vivida comprensione. "La nostra vita", viene annotatro, "non è soggetta a nessuna legge contemporanea e si attiene solo alle esortazioni e ammonimenti che ci provengono dai tempi antichi." E paradossalmente è proprio questa incerta connessione che "sembra essere (''zu sein scheint'') una delle maggiori influenze unificatrici del nostro popolo... proprio la vera base su cui viviamo." L'autorità del passato, per quanto oscuro, arbitrario o peculiare, è la sola base solida dell'esistenza presente.<ref name="Simili"/><ref name="Brod"/>
 
Esistono due modi di leggere Kafka. L'autore stesso, in una lettera alla sua fidanzata Felice (che naturalmente non sposò mai), scrisse: "Non ho interessi letterari, ma sono fatto di letteratura. Non sono nient'altro e non posso essere nient'altro" (14 agosto 1913).<ref>''Lettere a Felice'' (''Briefe an Felice Bauer'', 1912-17), lettere a Felice Bauer.</ref> Come nel suo famoso racconto (grandemente valutato, anche da Kafka stesso) "Un digiunatore" (''Ein Hungerkünstler'', letteralmente "Un artista della fame")<ref>''Un digiunatore'' (''Ein Hungerkünstler'', letteralmente "Un artista della fame"), racconto scritto da Franz Kafka che venne pubblicato inizialmente nel periodico ''Die neue Rundschau'' nel 1922, e successivamente nel 1924 nella raccolta omonima.</ref> egli vide un contrasto in definitiva preclusivo tra letteratura e vita. In una nota nel suo diario dello stesso periodo, di Felice scrive: "Non posso vivere senza di lei, né con lei" (12, 13 maggio 1913). Non poteva sposarsi né non sposarsi. Se non scriveva si sentiva impotente, e se scriveva ne veniva totalmente posseduto. Era letteralmente, ai propri occhi, inadatto a vivere e adatto soltanto alla letteratura. Max brod, suo amico intimo, esecutore testamentario e biografo, tuttavia, giudicandolo scrive: "La categoria della sacralità (e non proprio quella della letteratura) è la sola categoria giusta nella quale la vita e l'opera di Kafka possa essere considerata."<ref name="Brod"/> Secondo questa interpretazione, Kafka non produce materiale estetico, ma una sorta di testo sacro. Quello che ha scritto deve essere giudicato come verità e non come ornamento o esperienza piacevole.<ref name="Brod"/><ref name="Saul"/>
 
==Galleria==
<gallery><!--- da inserire gradualmente nel testo --->
Kafka5jahre.jpg|Kafka all'età di circa cinque anni
kafka1906.jpg|Kafka nel 1906
Franz-Kafka,-etching(author-Jan-Hladík-1978).jpg|Franz Kafka, acquaforte di Jan Hladík, 1978
Kafka statue Prague.jpg| Monumento a Franz Kafka dello scultore Jaroslav Róna (2003), vicino alla sinagoga spagnola di Praga
Kafka Der Prozess 1925.jpg|''Der Prozess'' di Kafka, edizione originale in tedesco (1925)
Kafka Amerika 1927.jpg|''Amerika'' di Kafka, edizione originale in tedesco (1927)