Storia della letteratura italiana/Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto 1799, a pochi mesi di distanza dall'ingresso degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso sonetto ''Predàro i filistei l'arca di Dio'', nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.
 
==La poetica di Parini==
[[File:IMG 4029 - Milano, Palazzo di Brera - Parini, Giuseppe (di Gaetano Monti) - Foto Giovanni Dall'Orto 19-jan 2007.jpg|thumb|Monumento a Parini. Brera, Milano]]
Parini è un intelettuale lontano dal cosmopolitismo che aveva caratterizzato gli illuministi, e si dimostra piuttosto legato agli schemi classici tipici della letteratura cinquecentesca. Il suo classicismo non si limita tuttavia agli aspetti formali, ma mira all'analisi della realta e presenta una forte tensione morale. Si pone quindi come «poeta civile», impegnato a diffondere nella società una moderata razionalità. Secondo Parini, infatti, la filosofia moderna era strumento per recuperare la razionalità della natura, e nella sua ideologia fondeva elementi illuministici con valori della tradizione classica.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 513.</ref> Il suo giudizio sulla società, e la nobiltà in particolare, è però influenzato dalla sua condizione di povero sacerdote e letterato subalterno, che lo indusse a sviluppare una amara coscienza delle differenze tra le parti sociali. Ai modelli dati dalla nobiltà a lui contemporanea, Parini oppone i valori provenienti dalla classicità, come la laboriosità, la serverità, l'eroismo. A questi si aggiunge l'invito a perseguire il bene comune così da avere un ruolo sociale positivo. Con gli anni si accentuerà questa visione positiva della nobiltà, grazie soprattutto all'esempio di alcuni aristocratici da lui frequentati.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 514.</ref>
 
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==Le ''Odi''==
{{vedi source|Odi (Parini)}}
Parini compose le sue ''Odi'' in diverse fasi della sua attività poetica, tra la fine degli anni cinquanta e il 1795. Ciascuna di esse fu inizialmente pubblicata separatamente, e solo nel 1791 uscì una raccolta di ventidue odi «già divolgate». A queste seguì una seconda racconta accrescita nel 1795 e una terza, a cura di Reina, nel 1801. Nella loro composizione sono distinguibili tre fasi:
 
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*una terza, iniziata alla fine degli anni ottanta, che potrebbe essere definita ''neoclassica'' e si concentra sulla nobiltà spirituale e la coscienza della dignità del poeta.
 
In generale, le odi rappresentano il punto di riferimento per poeti come [[../Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[../Ugo Foscolo|Foscolo]], [[../Alessandro Manzoni|Manzoni]]. Le strofe sono costituite da versi brevi, il più delle volte settenari, mentre la struttuta sintattica delle frasi è spesso composta e difficile. Il ritmo latineggiante descrive le cose in modo netto e definito, sottoposti a un io che si presenta ben saldo nella sua coscienza morale. In generale, le ''Odi'' trasmettono l'immagine del poeta come voce educatrice, cioè colui che indica i valori positivi e gli aspetti negativi della realtà.<ref name="Ferroni515">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, pp. 520-521.</ref>
 
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