Storia della letteratura italiana/Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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L'attività poetica di Giuseppe Parini fu al centro della produzione lirica, didascalica e satirica del tempo.
Membro dell'[[w:Accademia dell'Arcadia]]<ref>Con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio.</ref>, fu uno dei massimi esponenti del [[w:Neoclassicismo]] e dell'[[w:Illuminismo italiano]].
 
==BiografiaLa vita==
[[Immagine:Estatua de Giuseppe Parini, Milán.JPG|thumb|left|Monumento a Giuseppe Parini a Milano.]]
===L'infanzia e gli studi===
Giuseppe Parino, che cambierà in seguito il suo cognome in Parini, nacque il 23 maggio 1729 in [[Brianza]], a Bosisio (oggi Bosisio Parini, provincia di Lecco), presso il lago di [[w:Pusiano]], da Francesco Maria Parino, modesto commerciante di seta, e da Angiola Maria Caspani, sorella del curato di un paese vicino. Quella del poeta era una numerosa famiglia di estrazione popolare e i genitori, non potendo permettersi di mantenere il figlio agli studi, lo affidarono, a dieci anni, alle cure di una prozia che abitava a Milano, dove Giuseppe venne iscritto alle classi inferiori delle Scuole di Sant'Alessandro, o Scuole Arcimbolde, gestite dai padri barnabiti.
 
Nel 1741 la prozia lasciò in eredità al nipote dodicenne una modesta rendita annua sui beni immobiliari, a condizione che divenisse sacerdote. Il giovane, che era debole di salute e desiderava continuare gli studi, si avviò così al sacerdozio (prenderà i ''voti'' nel 1754) e proseguì gli studi senza grande profitto, come risulta dai registri della scuola che nell'anno 1749-1750 così riporta: «Parinus Joseph: ut plurimum abfuit, subdole per aliquot dies interfuit; litteris testimonialibus habitis, abfuit perpetuo». Gli scarsi risultati negli studi sono dovuti sia al fatto che, a causa delle difficoltà economiche, il giovane fu costretto a dare lezioni private e a copiare carte per vari studi legali, ma soprattutto a una sua spiccata insofferenza verso i metodi rigidi e antiquati d'insegnamento. Degli anni trascorsi in quella scuola conservatrice anche se prestigiosa, della quale furono allievi anche Pietro Verri e Cesare Beccaria, gli rimasero più che altro le letture personali dei classici greci e latini, come Anacreonte, Virgilio, Orazio e quella degli scrittori italiani, Dante, Ariosto, oltre ai poeti del Settecento.
Quella del poeta era una famiglia di estrazione popolare e numerosa e i genitori, non potendo permettersi di mantenere il figlio agli studi, lo affidarono, a dieci anni, alle cure di una prozia che abitava a Milano, dove Giuseppe venne iscritto alle classi inferiori delle Scuole di Sant'Alessandro, o [[w:Liceo Classico Cesare Beccaria (Milano)|Scuole Arcimbolde]], gestite dai [[w:San Barnaba|padri barnabiti]].
 
Terminate le scuole nel 1752, grazie a una maggiore, anche se modesta, sicurezza economica dovuta alla rendita della prozia (che aveva ottenuto nel 1751 in seguito ad una causa con l'esecutore testamentario, Antonio Rigola), il giovane chierico pubblicò una prima raccolta di rime, dal titolo ''Alcune poesie di Ripano Eupilino'' (Ripano è l'anagramma di Parino, Eupili è il nome latino del lago di Pusiano: Parino da Eupili) sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere sacro, profano, amoroso, pastorale e satirico, che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito bernesco. Da questi versi semplici e non encomiastici si riscontra l'immagine di un giovane ancora socialmente e intellettualmente isolato che non conosce i dibattiti dell'ambiente lombardo ma che è ancora rivolto all'ambito dell'Accademia dell'Arcadia e del classicismo cinquecentesco.
Nel 1741 la prozia lasciò in eredità al nipote dodicenne una modesta rendita annua sui beni immobiliari, a condizione che divenisse sacerdote.
Il giovane, che era debole di salute e desiderava continuare gli studi, si avviò così al sacerdozio (prenderà i ''voti'' nel 1754) e proseguì gli studi senza grande profitto, come risulta dai registri della scuola che nell'anno 1749-1750 così riporta: "Parinus Joseph: ut plurimum abfuit, subdole per aliquot dies interfuit; litteris testimonialibus habitis, abfuit perpetuo".
 
Grazie però a una certa fama acquisita con questa raccolta, Parini venne accolto nel 1753 nell'Accademia dei Trasformati che si radunava in casa del conte Giuseppe Maria Imbonati ed era formata dal meglio dei rappresentanti della cultura milanese, dove troverà amici e protettori. Dopo aver ricevuto a Lodi l'ordinazione sacerdotale, il 14 giugno del 1754, le risorse economiche piuttosto scarse lo costrinsero ad accettare l'aiuto dell'abate Soresi che lo sosterrà nell'entrare al servizio del duca Gabrio Serbelloni come ripetitore del figlio Gian Galeazzo. Il servizio a casa Serbelloni durò dal 1754 fino al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza economica, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva Rousseau e Buffon, al padre Soresi che sosteneva con ardore le riforme in campo scolastico, al medico di casa, Giuseppe Cicognini (in seguito direttore della facoltà di medicina di Milano) che sosteneva il dovere morale ad allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati degni di colpa.
Gli scarsi risultati negli studi sono dovuti sia al fatto che, a causa delle difficoltà economiche, il giovane fu costretto a dare lezioni private e a copiare carte per vari studi legali, ma soprattutto ad una sua spiccata insofferenza verso i metodi rigidi e antiquati d'insegnamento.
 
Intanto in casa Serbelloni il Parini osservò la vita della nobiltà in tutti i suoi aspetti ed ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla Francia di Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Condillac e dell<nowiki>'</nowiki>''Encyclopédie'', che influenzarono gli scritti di questo periodo, come per esempio il ''Dialogo sopra la nobiltà'' (1757), le odi ''La vita rustica'' (che sarà pubblicata solamente nel 1790 nelle ''Rime degli arcadi'' con lo pseudonimo di Darisbo Eliconio), ''La salubrità dell'aria'' (1759), che affronta come la precedente l'opposizione città-campagna ma con uno stile completamente nuovo, e ''La impostura'' (1761). Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i ''Pregiudizi delle umane lettere'' (1756) del padre Alessandro Bandiera con il titolo ''Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere"'' e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i ''Dialoghi della lingua toscana'' del padre barnabita Onofrio Branda.
Degli anni trascorsi in quella scuola conservatrice anche se prestigiosa, della quale furono allievi anche [[w:Pietro Verri]] e [[w:Cesare Beccaria]], gli rimasero più che altro le letture personali dei classici [[w:Grecia|greco]]-[[w:storia romana|latini]], come [[w:Anacreonte]], [[w:Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[w:Quinto Orazio Flacco|Orazio]] e quella degli [[w:scrittori italiani|scrittori italiani]], [[w:Dante Alighieri|Dante]], [[w:Ludovico Ariosto|Ariosto]], oltre ai poeti del [[w:XVIII secolo|Settecento]].
 
Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica Giovanni Battista Sammartini che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato e, abbandonata casa Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo, al quale il poeta dedicherà, nel 1764, l'ode ''L'educazione''. Nel marzo del 1763, incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte Firmian, pubblicò anonimo presso lo stampatore milanese Agnelli ''il Mattino'', che otterrà accoglienza favorevole dalla critica e soprattutto dal Baretti che, nel primo numero della rivista ''La frusta letteraria'', uscito il 1° ottobre del 1763, dedicava una critica positiva all'opera.
===La prima raccolta di poesie===
Terminate le scuole nel 1752, grazie ad una maggiore, anche se modesta, sicurezza economica dovuta alla rendita della prozia (che aveva ottenuto nel 1751 in seguito ad una causa con l'esecutore testamentario, Antonio Rigola), il giovane [[w:chierico]] pubblicò una prima raccolta di [[w:rima|rime]], dal titolo ''Alcune poesie di Ripano Eupilino'' (Ripano è l'anagramma di Parino, Eupili è il nome [[w:lingua latina|latino]] del lago di Pusiano: Parino da Eupili) sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere [[w:sacro]], [[w:profano]], [[w:Poesia lirica|amoroso]], [[w:poesia bucolica|pastorale]] e [[w:Satira|satirico]], che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito [[w:Francesco Berni|bernesco]].
 
Nel 1765 uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto il ''Mezzogiorno'', che ottenne dai critici un giudizio positivo, tranne che da Pietro Verri sul ''Caffè''. I due poemetti, con la loro satira della nobiltà decaduta e corrotta, richiamarono l'attenzione sul Parini e nel 1766 il ministro Du Tillot lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'università di Parma, incarico che egli rifiutò nella speranza di poter ottenere una cattedra a Milano. Nel 1768 la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di Maria Teresa che era rappresentato in Lombardia dal conte Carlo Giuseppe de Firmian il quale, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel 1768 poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro e venne incaricato di adattare per la scena lirica la tragedia ''Alceste'' di Ranieri de' Calzabigi. Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della ''Gazzetta di Milano'', organo ufficiale del governo Austria|austriaco, e nel 1769 la cattedra di eloquenza e belle arti presso le Scuole Palatine, cattedra che conservò fino al 1773, con il titolo di "principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di Brera.
Da questi versi semplici e non encomiastici, si riscontra l'immagine di un giovane ancora socialmente e intellettualmente isolato che non conosce i dibattiti dell'ambiente lombardo ma che è ancora rivolto all'ambito dell'[[w:Accademia dell'Arcadia]] e del classicismo [[w:XVI secolo|cinquecentesco]].
 
Tra il 1770 e il 1771 Parini scrisse il testo delle opere teatrali l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa incostanza'' e l'''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e l'opera pastorale ''Ascanio in Alba'' per le nozze dell'arciduca Ferdinando d'Austria con Maria Beatrice d'Este, che verrà successivamente musicata da Mozart (opera K 111) e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il 17 ottobre 1771. Tradusse dal francese la tragedia ''Mitridate re del Ponto'' (''Mithridate'' nell'originale) di Racine, che Mozart aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da Vittorio Amedeo Cigna-Santi - ricavandone l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il 26 dicembre 1770. Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni "Accademici trasformati" tra cui il Verri una parte del poemetto ''La Colombiade'' pubblicato da Anne Marie Du Boccage. Nel 1774 fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedica alla composizione de ''Il Giorno'' e delle ''Odi''.
===Membro dell'Accademia dei Trasformati e precettore di casa Serbelloni===
 
Nel 1776 gli venne attribuita una pensione annua dal papa Pio VI e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura. Con il nome di ''Darisbo Elidonio'' entrò nel 1777 a far parte dell'Arcadia di Roma proseguendo intanto nella composizione delle odi: ''La laurea'' (1777), ''Le nozze'' (1777), ''Brindisi'' (1778), ''La caduta'', ''In morte del maestro Sacchini'', ''Al consigliere barone De Marini'' (1783-1784), ''Il pericolo'' (1787), ''La magistratura'' (1788), ''Il dono'' (1789). Nel 1791 Parini venne nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode ''La gratitudine''. Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue delle sue odi con il titolo ''Odi dell'abate Parini già divolgate''. Le ultime due parti del ''Giorno'', il ''Vespro'' e la ''Notte'', pur risultando promesse in una lettera al Boldoni, saranno invece pubblicate postume.
Grazie però ad una certa fama acquisita con questa raccolta, il Parini venne accolto nel 1753 nell'[[w:Accademia dei Trasformati]] che si radunava in casa del conte [[w:Giuseppe Maria Imbonati]] ed era formata dal meglio dei rappresentanti della cultura milanese, dove troverà amici e protettori.
 
Tra il 1793 e il 1796 ospite del suo amico marchese Febo D'Adda scrisse altre odi (''Il messaggio'', ''Alla Musa'', la '' Musica'') e quando i francesi di Napoleone occuparono Milano, seppure con riluttanza, entrò a far parte della Municipalità per tre mesi, rappresentando, insieme al Verri, la tendenza più moderata. Presto smise di partecipare alle assemblee della Municipalità e poco dopo venne destituito dalla carica. Come appare nel frammento dell'ode ''A Delia'', scritta tra il 1798 e il 1799, il poeta è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perché non poteva cantare "i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gransangue plebeo".
Dopo aver ottenuto a Lodi l'ordinazione sacerdotale, il 14 giugno del 1754, le risorse economiche piuttosto scarse per farlo vivere in modo dignitoso, lo costrinsero ad accettare l'aiuto dell'abate Soresi che lo sosterrà nell'entrare al servizio del duca [[w:Gabrio Serbelloni]] come ripetitore del figlio Gian Galeazzo.
 
Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto 1799, a pochi mesi di distanza dall'ingresso degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso sonetto ''Predàro i filistei l'arca di Dio'', nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.
Il servizio a casa Serbelloni durò dal 1754 fino al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza economica, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva [[w:Jean Jacques Rousseau|Rousseau]] e [[w:Georges-Louis Leclerc|Buffon]], al padre Soresi che sosteneva con ardore le [[w:Riforma scolastica|riforme]] in campo scolastico, al medico di casa, [[w:Giuseppe Cicognini]] (in seguito direttore della facoltà di medicina di Milano) che sosteneva il dovere morale ad allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati degni di colpa.
 
==La poetica di Parini==
Intanto in casa Serbelloni il Parini osservò la vita della [[w:nobiltà]] in tutti i suoi aspetti ed ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla Francia di [[w:Voltaire]], [[w:Montesquieu]], [[w:Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[w:Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]] e dell' ''Encyclopédie'', che influenzarono gli scritti di questo periodo al quale risalgono, tra gli altri, il ''[[w:Dialogo sopra la nobiltà]]'' ([[1757]]), le [[w:Ode|odi]] ''La vita rustica'' (che sarà pubblicata solamente nel [[1790]] nelle ''Rime degli arcadi'' con lo [[w:pseudonimo]] di Darisbo Eliconio), ''La salubrità dell'aria'' ([[1759]]), che affronta come la precedente l'opposizione [[w:città]]-[[campagna]] ma con uno stile completamente nuovo, e ''La impostura'' ([[1761]]).
Parini è un intelettuale lontano dal cosmopolitismo che aveva caratterizzato gli illuministi, e si dimostra piuttosto legato agli schemi classici tipici della letteratura cinquecentesca. Il suo classicismo non si limita tuttavia agli aspetti formali, ma mira all'analisi della realta e presenta una forte tensione morale. Si pone quindi come «poeta civile», impegnato a diffondere nella società una moderata razionalità. Secondo Parini, infatti, la filosofia moderna era strumento per recuperare la razionalità della natura, e nella sua ideologia fondeva elementi illuministici con valori della tradizione classica.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 513.</ref> Il suo giudizio sulla società, e la nobiltà in particolare, è però influenzato dalla sua condizione di povero sacerdote e letterato subalterno, che lo indusse a sviluppare una amara coscienza delle differenze tra le parti sociali. Ai modelli dati dalla nobiltà a lui contemporanea, Parini oppone i valori provenienti dalla classicità, come la laboriosità, la serverità, l'eroismo. A questi si aggiunge l'invito a perseguire il bene comune così da avere un ruolo sociale positivo. Con gli anni si accentuerà questa visione positiva della nobiltà, grazie soprattutto all'esempio di alcuni aristocratici da lui frequentati.<ref>Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 514.</ref>
 
Per Parini, la poesia e la tradizione classica sono le uniche forme che consentono una vita sociale razionale e vicina alla natura.<ref name="Ferroni515">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, p. 515.</ref> Spirito didattico e satirico si fondono in un delicato equilibrio: per questo motivo mirava a forme espressive pacate e sapienti, che unissero sdegno e ironia. La lingua utilizzata ha un fondo letterario-tradizionale, a cui si affiancano termini scientifici o lontani dal linguaggio poetico consueto, così da suggerire sensazioni vivaci.<ref>Giuseppe Petronio, ''L'attività letteraria in Italia'', Palumbo, Palermo, 1970, pp. 528-529.</ref>
Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i ''Pregiudizi delle umane lettere'' (1756) del padre [[w:Alessandro Bandiera]] con il titolo ''Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere"'' e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita [[w:Onofrio Branda]].
 
==''Il Giorno''==
Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica [[w:Giovanni Battista Sammartini]] che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato e, abbandonata casa Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo al quale il poeta dedicherà, nel 1764, l'ode ''L'educazione''.
{{vedi source|Il giorno}}
''Il Giorno'' è l'opera più importante di Parini, alla quale lavorò per svariati anni fino alla morte, lasciandola incompiuta. Come accennatto in precedenza, in vita il poeta pubblicò solo i due poemetti de ''Il Mattino'' (1763) e ''Il Mezzogiorno'' (1765). Il progetto iniziale prevedeva un terzo poemetto, ''La Sera'', ma presto maturò la decisione di un poema in endecasillabi intitolato appunto ''Il Giorno'' e composto da quattro parti: ''Il Mattino'', ''Il Meriggio'', ''Il Vespro'', ''La Notte''. I primi due poemetti furono quindi rimaneggiati, e la parte finale del ''Mezzogiorno'' confluì nella prima parte del ''Vespro'' (la più breve e meno elaborata). ''La Notte'' fu abbandonata negli ultimi anni, e di questa rimangono 673 versi oltre a vari appunti. <ref name="Ferroni515"/>
 
Il poema fu stampato postumo nel 1801 a cura di Francesco Reina, allievo di Parini, il quale era intervenuto in maniera arbitraria sui manoscritti originali. Solo con l'edizione critica di Dante Isella (1969) è stato possibile risolvere alcuni dei problemi filologici legati all'opera, distinguendo i testi dei due poemetti pubblicati separatamente da quelli presenti sui manoscritti. ''Il Mattino'' è inoltre preceduto da una dedica in prosa intitolata ''Alla Moda'': l'obiettivo dell'intero poema è infatti descrivere la vita ''alla moda'' di un «giovin signore», del quale Parini finge di essere un «Precettore d'amabil rito» che lo istruisce su come organizzare la propria giornata. L'intento ironico dell'opera è evidente nel tono eroico utilizzato per raccontare la vita frivola del protagonista, così come palese è l'intento morale dell'autore che si lancia contro la degenerazione dell'aristocrazia dell'epoca.<ref name="Ferroni515">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, pp. 516-517.</ref>
===Precettore a casa Imbonati===
Nel marzo del 1763, incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte Firmian, pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''il Mattino'' che otterrà accoglienza favorevole dalla critica e soprattutto dal [[w:Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[w:La frusta letteraria]]'', uscito il 1° ottobre del 1763, dedicava una [[w:Critica letteraria|critica]] positiva all'[[w:opera (disambigua)|opera]].
 
==Le ''Odi''==
Nel [[w:1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto il ''Mezzogiorno'', che ottenne dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[w:Pietro Verri]] sul [[w:Caffè (rivista)|"Caffè"]].
Parini compose le sue ''Odi'' in diverse fasi della sua attività poetica, tra la fine degli anni cinquanta e il 1795. Ciascuna di esse fu inizialmente pubblicata separatamente, e solo nel 1791 uscì una raccolta di ventidue odi «già divolgate». A queste seguì una seconda racconta accrescita nel 1795 e una terza, a cura di Reina, nel 1801. Nella loro composizione sono distinguibili tre fasi:
 
*una prima (dagli anni cinquana agli anni settanta), dominata da questioni come il benessere sociale, analizzato alla luce del moralismo di Parini;
===La protezione di Carlo Giuseppe Firmian===
*una seconda, iniziata con ''La laurea'' del 1777, caratterizzata da tematiche educative;
I due [[w:poema|poemetti]], con la satira della nobiltà decaduta e [[w:Corruzione|corrotta]] richiamarono l'attenzione sul Parini e nel 1766] il ministro [[w:Guillaume du Tillot|Du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'università di [[w:Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poter ottenere una cattedra a Milano. Nel 1768 la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[w:Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]] che era rappresentato in [[w:Lombardia]] dal conte [[w:Carlo Giuseppe de Firmian]] che, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel 1768 poeta ufficiale del [[w:Teatro alla Scala|Regio Ducale Teatro]] e venne incaricato di adattare per la scena lirica la [[tragedia]] ''[[w:Alceste]]'' di [[Ranieri de' Calzabigi]].
*una terza, iniziata alla fine degli anni ottanta, che potrebbe essere definita ''neoclassica'' e si concentra sulla nobiltà spirituale e la coscienza della dignità del poeta.
 
In generale, le odi rappresentano il punto di riferimento per poeti come [[../Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[../Ugo Foscolo|Foscolo]], [[../Alessandro Manzoni|Manzoni]]. Le strofe sono costituite da versi brevi, il più delle volte settenari, mentre la struttuta sintattica delle frasi è spesso composta e difficile. Il ritmo latineggiante descrive le cose in modo netto e definito, sottoposti a un io che si presenta ben saldo nella sua coscienza morale. In generale, le ''Odi'' trasmettono l'immagine del poeta come voce educatrice, cioè colui che indica i valori positivi e gli aspetti negativi della realtà.<ref name="Ferroni515">Giulio Ferroni, ''Profilo storico della letteratura italiana'', Einaudi, Torino, 2001, pp. 520-521.</ref>
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della "Gazzetta di Milano", organo ufficiale del governo [[w:Austria|austriaco]], e nel [[1769]] la cattedra di [[w:eloquenza]] e [[w:belle arti]] presso le [[w:Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al 1773, con il titolo di "principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[w:Brera]].
 
== Altri progetti ==
Tra il 1770 e il 1771 Parini scrisse il testo delle opere teatrali l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa incostanza'' e l'''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e l'[[w:opera pastorale]] ''[[w:Ascanio in Alba]]'' per le nozze dell'arciduca [[w:Ferdinando d'Asburgo-Este|Ferdinando d'Austria]] con [[w:Maria Beatrice d'Este]], che verrà successivamente musicata da [[w:Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], catalogata come opera [[w:K 111]] e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il 17 ottobre 1771.
{{interprogetto|w=Giuseppe Parini|s=Autore:Giuseppe Parini|s_preposizione=di|q=Giuseppe Parini|commons=Giuseppe Parini}}
 
===Le traduzioni dal francese===
[[Immagine:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|200px|thumb|right|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[w:Cesare Beccaria]] a Milano.]]
Tradusse dal [[w:lingua francese|francese]] la tragedia "Mitridate re del Ponto" (''Mithridate'' nell'originale) di [[w:Jean Racine|Racine]], che Mozart aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da [[w:Vittorio Amedeo Cigna-Santi]] - ricavandone l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il 26 dicembre 1770.
 
Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni "Accademici trasformati" tra cui il Verri una parte del poemetto "La Colombiade" pubblicato da [[w:Anne Marie Du Boccage]].
 
===La partecipazione alla riforma scolastica===
Nel [[1774]] fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedica alla composizione de ''[[Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]'' e delle ''Odi''.
 
===Membro della società patriottica===
Nel 1776 gli venne attribuita una pensione annua dal [[w:papa Pio VI]] e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura.
 
===La composizione delle Odi===
 
{{quote|Va per negletta via<br/>Ognor l'util cercando<br/>La calda fantasïa,<br/>Che sol felice è quando<br/>L'utile unir può al vanto<br/>Di lusinghevol canto.|Giuseppe Parini, ''[[Odi (Parini)|Odi, La salubrità dell'aria]]''}}
 
Con il nome di Darisbo Elidonio entrò nel 1777 a far parte dell'[[Arcadia]] di [[Roma]] proseguendo intanto nella composizione delle odi: ''La laurea'' (1777), ''Le nozze'' (1777), ''Brindisi'' (1778), ''La caduta'', ''In morte del maestro Sacchini'', ''Al consigliere barone De Marini'' (1783-1784), ''Il pericolo'' (1787), ''La magistratura'' (1788), ''Il dono'' (1789).
 
Nel [[1791]] il Parini venne nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode ''La gratitudine''. Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue delle sue odi con il titolo ''Odi dell'abate Parini già divolgate''. Le ultime due parti del "Giorno", il ''Vespro'' e la ''Notte'', pur risultando promesse in una lettera al Boldoni, saranno invece pubblicate postume.
 
===Gli ultimi anni di vita===
Tra il 1793 e il 1796 ospite del suo amico marchese Febo [[w:D'Adda]] scrisse altre odi (''Il messaggio'', ''Alla Musa'', la '' Musica'') e quando i francesi di [[w:Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] occuparono Milano, seppure con riluttanza, entrò a far parte della Municipalità per tre mesi, rappresentando, insieme al Verri, la tendenza più moderata. Presto egli smise di partecipare alle assemblee della Municipalità e poco dopo venne destituito dalla carica.
 
Come appare nel frammento dell'ode ''A Delia'', scritta tra il 1798 e il 1799, il poeta è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perché non poteva cantare "''i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gransangue plebeo"''.
 
===La morte===
[[Immagine:Estatua de Giuseppe Parini, Milán.JPG|270px|thumb|right|Monumento a Giuseppe Parini a Milano.]]
Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto [[1799]], a pochi mesi di distanza dall'entrata degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso [[sonetto]] ''Predàro i filistei l'arca di Dio'', nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.
 
 
Fu sepolto a Milano nel cimitero di Porta Comasina con [[funerale|funerali]] molto semplici come egli stesso aveva voluto nel suo testamento:
 
{{quote|Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei cittadini}}
 
[[Immagine:DSC02723 Milano, Biblioteca di Brera - Lapide di Giuseppe Parini - Foto Giovanni Dall'Orto - 20 jan 2007.jpg|220px|thumb|center|Lapide tombale di Giuseppe Parini, oggi presso la Biblioteca di Brera a Milano.]]
 
== Opere ==
=== Opere poetiche ===
 
* ''Alcune poesie di Ripano Eupilino''
* ''Dialogo sopra la nobiltà''
* ''[[s:Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]''
 
* ''[[s:Odi (Parini)/L'innesto del vaiuolo|L'innesto del vaiuolo]]'' (1765)
* ''[[s:Odi (Parini)/La salubrità dell'aria|La salubrità dell'aria]]'' (1759)
* ''[[s:Odi (Parini)/La vita rustica|La vita rustica]]'' (1758)
* ''[[s:Odi (Parini)/Il bisogno|Il bisogno]]'' (1765 - 1766)
* ''[[s:Odi (Parini)/Il brindisi|Il brindisi]]'' (1778)
* ''[[s:Odi (Parini)/La impostura|La impostura]]'' (1761)
* ''[[s:Odi (Parini)/Il piacere e la virtù|Il piacere e la virtù]]'' (1774)
* ''[[s:Odi (Parini)/La primavera|La primavera]]'' (1765)
* ''[[s:Odi (Parini)/L'Educazione|L'Educazione]]'' (1764)
* ''[[s:Odi (Parini)/La laurea|La laurea]]'' (1777)
* ''[[s:Odi (Parini)/La Musica|La Musica]]'' (1767)
* ''[[s:Odi (Parini)/La recita de' versi|La recita de' versi]]'' (1783 - 1784)
* ''[[s:Odi (Parini)/La tempesta|La tempesta]]'' (1786)
* ''[[s:Odi (Parini)/Le nozze|Le nozze]]'' (1777)
* ''[[s:Odi (Parini)/La caduta|La caduta]]'' (1786)
* ''[[s:Odi (Parini)/Il pericolo|Il pericolo]]'' (1787)
* ''[[s:Odi (Parini)/Piramo e Tisbe|Piramo e Tisbe]]''
* ''[[s:Odi (Parini)/Alceste|Alceste]]''
* ''[[s:Odi (Parini)/La magistratura|La magistratura]]'' (1788)
* ''[[s:Odi (Parini)/In morte del maestro Sacchini]]'' (1786)
* ''[[s:Odi (Parini)/Il dono|Il dono]]'' (1790)
* ''[[s:Odi (Parini)/La gratitudine|La gratitudine]]'' (1791)
* ''[[s:Odi (Parini)/Per l'inclita Nice|Per l'inclita Nice]]'' (1793)
* ''[[s:Odi (Parini)/A Silvia|A Silvia]]'' (1795)
* ''[[s:Odi (Parini)/Alla Musa|Alla Musa]]'' (1795)
 
=== Opere teatrali ===
* ''Amorosa incostanza''
* ''Iside salvata''
* ''[[s:Ascanio in Alba|Ascanio in Alba]]''
 
==Note==
<references/>
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*[http://www.girodivite.it/antenati/xviiisec/_parini.htm Approfondimento ]
*[http://web.archive.org/20011120074717/www.geocities.com/parini200/leopere.htm Opere di Parini on line]
*[http://www.liberliber.it/biblioteca/p/parini/index.htm Opere del Parini su LiberLiber]
*[http://www.fausernet.novara.it/fauser/biblio/bios/bio036.htm Biografia di Giuseppe Bonghi]
*[http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia/catalogo/browse/autore-autore.xq?autore=Parini,%20Giuseppe Opere] integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" [[Laterza]]
 
[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Parini]]
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