Storia della letteratura italiana/Ippolito Nievo: differenze tra le versioni

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==BiografiaLa vita==
[[Immagine:Ippolito Nievo.jpg|thumb|left|Ippolito Nievo]]
Ippolito Nievo nasce a Padova il 30 novembre 1831, nel palazzo Mocenigo-Querini<ref>Ora Casa della studentessa ''L. Meneghetti'' sita in via Sant'Eufemia 2/4, nella quale era morto esule nel 1708 l'ultimo duca di Mantova Ferdinando Gonzaga</ref>, primogenito<ref>I suoi fratelli furono Luigi (1833), vissuto pochi mesi, Carlo (1835), Elisa (1837) e Alessandro (1839)</ref> di Antonio, un magistrato della piccola nobiltà mantovana, e di Adele Marin, figlia della contessa friulana Ippolita di Colloredo e del patrizio veneziano Carlo Marin, intendente di finanza a Verona. I conti di Colloredo Mels sono titolari del feudo di Monte Albano, dove sorge il castello di Colloredo, a mezza strada tra Tricesimo e San Daniele, luoghi frequentati nell'infanzia da Ippolito quando, nel 1837, il padre viene trasferito da Soave nella pretura di Udine.
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===La poetica: gli «Studii sulla poesia popolare e civile»===
Il 6 aprile 1854 viene rappresentato a Padova, senza successo, il suo unico dramma ''Gli ultimi anni di Galileo Galilei''<ref>Dario Mantovani, cit., pag.37</ref> e poi viene pubblicato il saggio ''Studii sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia'' che già precedentemente era uscito in sei puntate su "L'Alchimista Friulano" dal 9 luglio al 15 agosto 1854. Nel saggio, che risulta quasi una messa a punto della sua polemica contro l'attuale letteratura, il Nievo tracciava un ampio panorama storico che dalle origini delle letterature romanze arrivava fino ai tempi presenti. Quello che egli cercava nella letteratura romantica era una letteratura nuova che, partendo dal rispetto della tradizione e rifacendosi a [[../Dante Alighieri|Dante]], risalisse lungo i secoli per attingere dall'insegnamento virile di [[../Vittorio Alfieri|Alfieri]] e di Parini, in parte di Foscolo fino a [[../Alessandro Manzoni|Manzoni]]. Il saggio si concludeva con un elogio al Giusti del quale egli lodava non solo i valori morali che la sua poesia aveva espresso, ma anche la lingua vigorosa e parlata.
 
Ancora più attenuata sarà l'influenza di Giusti nelle successive raccolte: "Le Lucciole. Canzoniere (1855-1857)<ref>[http://unastranagioia.files.wordpress.com/2012/05/paolo-steffan-alcune-lucciole-per-nievo-poeta-articolo-pdf1.pdf Saggio introduttivo alla poesia nieviana con analisi di alcuni testi del canzoniere ''Le lucciole'']</ref>", pubblicato a Milano dall'editore Redaelli nel 1858 e "Gli Amori Garibaldini", pubblicato a Milano dall'editore Agnelli nel 1860.