Storia della letteratura italiana/Galileo Galilei: differenze tra le versioni

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Il nome di Galileo è associato a importanti contributi alla dinamica (principio di inerzia, legge della caduta dei gravi e un primo approccio alla relatività) e all'astronomia – fra cui il perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche<ref>La scoperta della rotazione della Terra, delle macchie solari, delle montagne della Luna, dei satelliti di Giove, le fasi di Venere, le stelle che compongono la Via Lattea.</ref> – e all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso ''metodo galileiano'' o ''metodo scientifico sperimentale''). Di primaria importanza furono il suo ruolo nella rivoluzione astronomica e il suo sostegno al sistema eliocentrico e alla teoria copernicana.
 
==VitaLa vita==
[[Immagine:Galileo.arp.300pix.jpg|thumb|left|Galileo Galilei, ritratto di Justus Sustermans]]
===La giovinezza===
Galileo Galilei nacque il 15 febbraio 1564 a Pisa, primogenito dei sette figli di Vincenzo Galilei e di Giulia Ammannati. Gli Ammannati, originari del territorio di Pistoia e di Pescia, vantavano importanti origini; Vincenzo Galilei invece apparteneva ad una più umile casata, per quanto i suoi antenati facessero parte della buona borghesia fiorentina.
 
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Galileo cercava intanto una regolare sistemazione economica: oltre a impartire lezioni private di matematica a Firenze e a Siena, nel 1587 andò a Roma a richiedere una raccomandazione per entrare nello Studio di Bologna al famoso matematico Christoph Clavius, ma inutilmente, perché a Bologna gli preferirono alla cattedra di matematica il padovano Giovanni Antonio Magini. Su invito dell'Accademia Fiorentina tenne nel 1588 due ''Lezioni circa la figura, sito e grandezza dell'Inferno di Dante'', difendendo le ipotesi già formulate da Antonio Manetti sulla topografia dell'Inferno immaginato da [[../Dante Alighieri|Dante]].
 
===L'insegnamento a Pisa===
Galileo si rivolse allora all'influente amico Guidobaldo Del Monte, matematico conosciuto tramite uno scambio epistolare su questioni matematiche. Questi lo raccomandò al fratello cardinale Francesco Maria Del Monte, che a sua volta parlò con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua protezione, Galileo ebbe nel 1589 un contratto triennale per una cattedra di matematica all'Università di Pisa. Frutto dell'insegnamento pisano è il manoscritto ''De motu antiquiora'', che raccoglie una serie di lezioni nelle quali egli cerca di dar conto del problema del movimento. A Pisa Galileo non si limitò alle sole occupazioni scientifiche: risalgono infatti a questo periodo le sue ''Considerazioni sul Tasso'' che avranno un seguito con le ''Postille all'Ariosto''. Si tratta di note sparse su fogli e annotazioni a margine nelle pagine dei suoi volumi della ''Gerusalemme liberata'' e dell'''Orlando furioso'' dove, mentre rimprovera al [[../Torquato Tasso|Tasso]] «la scarsezza della fantasia e la monotonia lenta dell'immagine e del verso, ciò che ama nell'[[../Ludovico Ariosto|Ariosto]] non è solo lo svariare dei bei sogni, il mutar rapido delle situazioni, la viva elasticità del ritmo, ma l'equilibrio armonico di questo, la coerenza dell'immagine l'unità organica – pur nella varietà – del fantasma poetico».<ref>A. Banfi, ''Galileo Galilei'', Milano, 1949, p. 59.</ref>
 
===Il periodo padovano===
Nell'estate del 1591 il padre Vincenzo morì, lasciando a Galileo l'onere di mantenere tutta la famiglia. Guidobaldo Del Monte intervenne ad aiutare nuovamente Galilei nel 1592, raccomandandolo al prestigioso Studio di Padova, dove era ancora vacante la cattedra di matematica dopo la morte, nel 1588, del professore Giuseppe Moleti. Qui Galileo intrattenne rapporti cordiali anche con personalità di orientamento filosofico e scientifico lontano dal suo, come il docente di filosofia naturale Cesare Cremonini, filosofo rigorosamente aristotelico. Frequentò anche i circoli colti e gli ambienti senatoriali di Venezia, dove strinse amicizia con il nobile Giovanfrancesco Sagredo, che Galileo renderà protagonista del suo ''Dialogo sopra i massimi sistemi'', e con Paolo Sarpi, teologo ed esperto altresì di matematica e di astronomia. Una "nuova stella" (Supernova) fu osservata il 9 ottobre 1604 dall'astronomo fra Ilario Altobelli, il quale ne informò Galileo.<ref>Con lettera da Verona del 30 dicembre 1604, l'Altobelli riferiva a Galileo, senza dar credito, che la stella, «quasi un arancio mezzo maturo», sarebbe stata osservata per la prima volta il 27 settembre 1604.</ref> Luminosissima, fu osservata successivamente il 17 ottobre anche da Keplero, che ne fece oggetto di uno studio, il ''De Stella nova in pede Serpentarii'', così che quella stella è oggi nota come ''Supernova di Keplero''. Su quel fenomeno astronomico Galileo tenne tre lezioni, il cui testo non ci è noto, ma contro le sue argomentazioni scrisse l'aristotelico Antonio Lorenzini, probabilmente su suggerimento di Cesare Cremonini, e contro entrambi intervenne anche lo scienziato milanese Baldassarre Capra. Da loro sappiamo che Galileo aveva interpretato il fenomeno come prova della mutabilità dei cieli, sulla base del fatto che, non presentando la "nuova stella" alcun cambiamento di parallasse, essa dovesse trovarsi oltre l'orbita della Luna.
 
Non sembra che, negli anni della polemica sulla "nuova stella", Galilei si fosse già pubblicamente pronunciato a favore della teoria copernicana: si ritiene<ref>L. Geymonat, ''Galileo Galilei'', p. 37.</ref> che egli, pur intimamente convinto copernicano, pensasse di non disporre ancora di prove sufficientemente forti da ottenere invincibilmente l'assenso della universalità degli studiosi. Aveva, tuttavia, espresso privatamente la propria adesione al copernicanesimo già nel 1597: in quell'anno, infatti, a Keplero – che aveva recentemente pubblicato il suo ''Prodromus dissertationum cosmographicarum'' – scriveva di essere copernicano da molti anni e di aver prove (che però non espose) a sostegno di Copernico, «praeceptoris nostri».<ref>Lettera di Galileo a Keplero, 4 agosto 1597: «in Copernici sententiam multis abhinc annis venerim».</ref> Le prove a sostegno della teoria copernicana potevano essere offerte solo dopo meticolose osservazioni e lo strumento che le avrebbe rese possibili era stato appena inventato: il cannocchiale, costruito per la prima volta dall'artigiano Hans Lippershey. Galileo ne ebbe notizia – e forse anche un esemplare – nella primavera del 1609 e, ricostruito e potenziato empiricamente, il 21 agosto lo presentò come propria invenzione al governo veneziano che, apprezzando l'«invenzione», gli raddoppiò lo stipendio e gli offrì un contratto vitalizio d'insegnamento.
 
===Il periodo fiorentino===
Per tutto il resto di quell'anno Galileo s'impegnò nelle osservazioni astronomiche: acquisì informazioni più precise sui monti lunari, sulla composizione della Via Lattea e scoprì i quattro maggiori satelliti di Giove. Le nuove scoperte furono pubblicate il 12 marzo del 1610 nel ''Sidereus Nuncius'', una copia del quale Galileo inviò al granduca di Toscana Cosimo II, insieme a un esemplare del suo cannocchiale e la dedica dei quattro satelliti, battezzati da Galileo in un primo tempo ''Cosmica Sidera'' e successivamente ''Medicea Sidera'' («pianeti medicei»). Il 5 giugno 1610 il governo fiorentino comunicava allo scienziato l'avvenuta assunzione come «Matematico primario dello Studio di Pisa e Filosofo del Ser.mo Gran Duca senz'obbligo di leggere e di risiedere né nello Studio né nella città di Pisa, et con lo stipendio di mille scudi l'anno, moneta fiorentina».
 
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Le scoperte astronomiche avvaloravano la teoria eliocentrica: l'esistenza delle fasi di Venere e anche quelle di Mercurio, osservate da Galileo, dimostrava che quei pianeti ruotavano intorno al Sole. Il 12 maggio del 1612 ribadiva a Federico Cesi la sua visione copernicana. Fra il 1612 e il 1615 Galileo difese il modello eliocentrico e chiarì la sua concezione della scienza in quattro lettere private, note come "lettere copernicane" e indirizzate a padre Benedetto Castelli, due a monsignor Pietro Dini, una alla granduchessa madre Cristina di Lorena.
 
===Il processo e l'abiura===
[[File:Galileo facing the Roman Inquisition.jpg|thumb|Cristiano Banti, ''Galileo di fronte all'Inquisizione'' (1857)]]
Il 21 dicembre 1614, dal pulpito di Santa Maria Novella a Firenze il frate domenicano Tommaso Caccini lanciava contro certi matematici moderni, e in particolare contro Galileo, l'accusa di contraddire le Sacre Scritture con le loro concezioni astronomiche ispirate alle teorie copernicane. Caccini giunse quindi a Roma, il 20 marzo 1615, e nel palazzo del Santo Uffizio denunciò Galileo in quanto sostenitore del moto della Terra intorno al Sole, e anche perché il confratello Ferdinando Ximenes aveva sentito dire da alcuni discepoli di Galileo che «Iddio non è altrimenti sustanza, ma accidente; Iddio è sensitivo, perché in lui son sensi divinali; veramente che i miracoli che si dicono esser fatti da' Santi, non sono veri miracoli».<ref>''I documenti del processo di Galileo Galilei'', a cura di S. M. Pagano, 1984, p. 82.</ref>
 
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Il rigore letterale fu mitigato nei fatti: la prigionia consistette nel soggiorno coatto per cinque mesi presso la residenza romana del Granduca di Toscana, Francesco Niccolini, a Trinità dei Monti e di qui, nella casa dell'arcivescovo Ascanio Piccolomini a Siena, su richiesta di questi. Quanto ai salmi penitenziali, Galileo incaricò di recitarli, con il consenso della Chiesa, la figlia Maria Celeste.<ref>F. Tornaghi e G. Mangiarotti, ''Galileo Galilei. Mito e realtà''. Ri. Ed., 1998, p. 56.</ref> A Siena il Piccolomini favorì Galileo permettendogli di incontrare personalità della città e di dibattere questioni scientifiche. A seguito di una lettera anonima che denunciò l'operato dell'arcivescovo e dello stesso Galileo,<ref>G. Galilei, Edizione nazionale delle opere, XIX, 393.</ref> il Sant'Uffizio provvide, accogliendo una stessa richiesta avanzata in precedenza da Galilei, a confinarlo nell'isolata villa («Il Gioiello») che lo scienziato possedeva nella campagna di Arcetri.<ref>Alceste Santini, ''Galileo Galilei'', l'Unità, 1994, pag. 160.</ref> Poté comunque mantenere una fitta corrispondenza con amici ed estimatori da tutta Europa. Morì infine nella notte dell'8 gennaio 1642 ad Arcetri, assistito da Viviani e Torricelli.
 
== GalileiGalileo e la scienza ==
{{quote|La storia del pensiero scientifico del Medioevo e del Rinascimento, che si comincia ora a comprendere un po’ meglio, si può dividere in due periodi, o meglio, perché l’ordine cronologico corrisponde solo molto approssimativamente a questa divisione, si può dividere, grosso modo, in tre fasi o epoche, corrispondenti successivamente a tre differenti correnti di pensiero: prima la fisica aristotelica; poi la fisica dell<nowiki>'</nowiki>''impetus'', iniziata, come ogni altra cosa, dai Greci ed elaborata dalla corrente dei Nominalisti parigini del XIV secolo; e infine la fisica moderna, archimedea e galileiana.|Alexandre Koyré, ''Introduzione alla lettura di Platone'', Vallecchi editore (in Marazzini-Culzi-Bonicalzi, ''Che cos'è la fisica'', Editoriale Jaca Book. p.372}}
 
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Nel ''Dialogo'' i due massimi sistemi messi a confronto sono quello tolemaico e quello copernicano – Galileo esclude così dalla discussione l'ipotesi recente di Tycho Brahe – e tre sono i protagonisti: due sono personaggi reali, amici di Galileo, e all'epoca già defunti, il fiorentino Filippo Salviati (1582-1614) e il veneziano Gianfrancesco Sagredo (1571-1620), nella cui casa si fingono tenute le conversazioni, mentre il terzo protagonista è Simplicio, un personaggio inventato che richiama nel nome un noto, antico commentatore di Aristotele, oltre a sottintendere il suo semplicismo scientifico. Egli è il sostenitore del sistema tolemaico, mentre l'opposizione copernicana è sostenuta dal Salviati e, svolgendo una funzione più neutrale, dal Sagredo, che finisce però per simpatizzare per l'ipotesi copernicana.
 
=== I ''Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze'' (1638) ===
{{vedi source|Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze}}
[[File:Galileo Galilei, Discorsi e Dimostrazioni Matematiche Intorno a Due Nuove Scienze, 1638 (1400x1400).png|thumb|''Discorsi e dimostrazioni matematiche'']]