Storia della filosofia/Leon Battista Alberti: differenze tra le versioni

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Filosofo, scrittore e architetto, Leon Battista Alberti fuè una delle figure più poliedriche dell'Umanesimo e del Rinascimento. Fa parte della seconda generazione di artisti dell'Umanesimo, di cui fu una figura emblematica per il suo interesse nelle più varie discipline.
 
Suo costante interesse eraè la ricerca delle regole, teoriche o pratiche, in grado di guidare il lavoro degli artisti. Nelle sue opere menzionòmenziona alcuni canoni: nel ''De statua'' esposeespone le proporzioni del corpo umano, nel ''De pictura'' fornìfornisce la prima definizione della prospettiva scientifica e infine nel ''De re aedificatoria'' (opera terminata nel 1450) descrissedescrive tutta la casistica relativa all'architettura moderna, sottolineando l'importanza del progetto e le diverse tipologie di edifici a seconda della loro funzione.
 
Come architetto Alberti vieneè considerato, accanto a Brunelleschi, il fondatore dell'architettura rinascimentale. L'aspetto innovativo delle sue proposte consistevaconsiste nel mescolare l'antico ed il moderno esaltando così la prassi degli antichi e quella moderna inaugurata da Brunelleschi. Inoltre, secondo Leon Battista Alberti: «...l'artista in questo contesto sociale non deve essere un semplice artigiano, ma un intellettuale preparato in tutte le discipline ed in tutti i campi». Una concezione figlia dell'enciclopedismo medievale degli uomini dotti, ma aggiornata all'avanguardia umanista. La classe sociale a cui Alberti facevafa riferimento è comunque unl'aristocrazia e l'alta "borghesia" illuminata fiorentina., Eglie lavoròlavora al servizio dei committenti più importanti dell'epoca: il papato, gli Este a Ferrara, i Gonzaga a Mantova, i Malatesta a Rimini.
 
==VitaLa vita==
[[File:CdM, pisanello, ritratto di leon battista alberti.JPG|thumb|left|Presunto autoritratto su placchetta, (Parigi, Cabinet des Medailles)]]
Leon Battista Alberti nacquenasce il 18 febbraio 1404 a Genova, figlio illegittimo di Lorenzo Alberti, esponente di una ricca famiglia di mercanti e banchieri fiorentini, banditi dalla città toscana nel 1402 per motivi politici.
 
I primi studi furonosono di tipo letterario, prima a Venezia al seguito del padre che si spostava per i suoi commerci e poi a Padova nella scuola dell'umanista Gasparino Barzizza, dove studiòstudia il latino e forse anche il greco.<ref name=Cecil>Cecil Grayson, ''Studi su Leon Battista Alberti'', Firenze, Olschki, 1998, pag.419-433</ref> Si trasferìtrasferisce poi all'Università di Bologna, per studiare diritto canonico, coltivando però parallelamente il suo amore per altre discipline artistiche quali la musica, la pittura, la scultura.
 
Alberti si dedicòdedica all'attività letteraria sin da giovane. A Bologna scrissescrive una commedia autobiografica in latino, una lingua della quale possedeva una padronanza assoluta, la ''Philodoxeos fabula'' ("Amante della Gloria"), con la quale ingannòinganna tutti gli esperti dell'epoca, che la ritenneroritengono originale e la attribuironoattribuiscono a Lepido, nome con il quale Alberti si firmòfirma. ComposeCompone dialoghi, sempre in latino, intitolati ''Intercoenales'' e, nel 1428, un'opera chiamata ''Deifira'', dove spiegavaspiega come fuggire da un amore iniziato male, probabilmente ispirato a vicende personali.
 
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1421, Alberti ritornòritorna temporaneamente a Padova, dove trascorsetrascorre alcuni anni pieni di difficoltà, entrando in forte contrasto con i parenti che non volevanovogliono riconoscere i suoi diritti ereditari né favorire i suoi studi. In questi anni coltivòcoltiva soprattutto gli studi scientifici, astronomici e matematici.<ref name=Cecil/> Ritornato nuovamente a Bologna si laureòlaurea nel 1428, nonostante le difficoltà economiche e di salute.
 
Negli anni della formazione Alberti incontrò tra Padova e Bologna e intrecciòintreccia amicizie con molti importanti intellettuali, come Paolo dal Pozzo Toscanelli, Tommaso Parentuccelli, futuro papa NicolòNiccolò V, e probabilmente Niccolò Cusano.
 
Gli anni 1428-1431 non sono documentati, anche se si ipotizza che si sia recato a Firenze dopo il ritiro del Bando (1428) e che fossesia entrato al seguito del cardinal Albergati accompagnandolo in Francia e nel Nord Europa.<ref name=Cecil/>
 
La difficile situazione personale portòporta Alberti a maturare la decisione di prendere i voti religiosi per iniziare la carriera ecclesiastica, come lui stesso spiega nel ''De commodis''. Nel 1431 diventòdiventa segretario del patriarca di Grado e trasferitosi a Roma con questi, nel 1432 fuè nominato abbreviatore apostolico, (il cui ruolo consistevaconsiste, tra l'altro, nel redigere i brevi apostolici, le disposizioni papali inviate ai vescovi, oltre alle epistole ed ai discorsi pubblici degli alti prelati della curia). CosìEntra entròcosì nel prestigioso ambiente umanistico della corte papale al servizio del papa Eugenio IV, che lo nominònomina (1432) titolare della pieve di San Martino a Gangalandi a Lastra a Signa, vicino a Firenze, e del cui beneficio godettegode fino alla morte, pur compiendovi visite molto sporadiche.<ref name=Cecil/>
 
Alberti, vivendo prevalentemente a Roma ma spostandosi per periodi anche lunghi e per varie incombenze ed occasioni anche a Ferrara, Bologna, Firenze, Mantova e Rimini, lavoròlavora come abbreviatore per la curia per ben 34 anni, fino al 1464, quando il collegio degli ''abbreviatori'' fuviene soppresso. RestòRimane comunque a Roma fino alla morte, avvenuta il 20 aprile 1472 all'età di 68 anni.
 
==''I libri della famiglia''==
{{vedi source|I libri della famiglia}}
Tra il 1433 ed il 1434 Alberti scrissescrive, in pochi mesi, i primi tre libri ''Della Famiglia'', un trattato in volgare completato conda ilun quarto libro nel 1441. Si tratta di un trattatoComposto in forma di dialogo ambientato anella Padova, neldel 1421. Al dibattito partecipano vari componenti della famiglia Alberti, personaggi realmente esistiti, scontrandosi su due visioni diverse: da un lato c'è la mentalità moderna e borghese e dall'altro la tradizione, aristocratica e legata al passato. L'analisi che il libro offre è una visione dei principali aspetti ed istituzioni della vita sociale dell'epoca, quali il matrimonio, la famiglia, l'educazione, la gestione economica del focolare, l'amicizia ede in genere i rapporti sociali: Alberti esprime qui il suo punto di vista "filosofico" pienamente umanistico che ricorre in tutte le sue opere di carattere morale e che consiste nella convinzione che gli uomini sono responsabili della propria sorte e che la virtù sia insita nell’uomonell'uomo e debba essere realizzata attraverso l'operosità, la volontà e la ragione.<ref name=Cecil/>
 
== ''De pictura'' ==
{{vedi source|De pictura|la}}
Tra il 1434 ed il 1443 Alberti vissevive prevalentemente a Firenze al seguito della corte papale che soggiornòsoggiorna a lungo in città per partecipare al Concilio che dovevadovrebbe riappacificare la Chiesa latina e quella greca. La lunga permanenza fuè interrotta da una permanenza a Bologna intorno al 1436, da visite a Perugia e Venezia e da un periodo in cui il Concilio si spostòsposta a Ferrara dal 1438 all’inizioall'inizio del 1439.
 
La lunghissima permanenza a Firenze permisepermette ad Alberti una profonda assimilazione della cultura fiorentina e l’inserimentol'inserimento in un ambiente artistico e intellettuale vivissimo. In questo periodo nascono importanti opere letterarie<ref>Howard Burns, Leon Battista Alberti, in "Storia dell'architettura italiana. Il Quattrocento", Electa, 1998</ref> e maturano gli interessi artistici di Alberti. ConobbeConosce le opere dei grandi innovatori (Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti, Donatello e Masaccio) e strinsestringe amicizia con alcuni di essi.
 
Del 1435 è il ''De Pictura'', scritto in latino e tradotto l'anno seguente in volgare (''[[s:Della pittura|Della Pittura]]''), con una dedica all'amico Brunelleschi.<ref>Howard Burns, ''op. cit.'' 1998</ref> In questo trattato l'Alberti si prefiggevaprefigge di dare una regola e una sistemazione alle arti figurative, anche attraverso la geometria, e con finalità probabilmente didattiche. Il ''De pictura'' fuè la prima trattazione di una disciplina artistica non intesa solo come tecnica manuale, ma anche come ricerca intellettuale e culturale,.<ref>Howard Burns, ''op. cit.'', 1998</ref> e sarebbe difficile immaginarla fuori dallo straordinario contesto fiorentino e scritta da un autore diverso da Alberti, grande intellettuale umanista, ma artista egli stesso, anche se una sua attività nel campo delle arti figurative è ancora da dimostrare, nonostante poco lusinghieri riferimenti del Vasari.
 
Il trattato è organizzato in tre "libri".<ref name=Cecil/><ref>L.B.Leon Battista Alberti, ''De Pictura'', a cura di C. Grayson, Laterza, 1980: versione on line [http://www.liberliber.it/biblioteca/a/alberti/de_pictura/html/dellapit.htm versione on line]</ref> Il primo contiene una delle prime trattazioni dirette al pubblico della prospettiva<ref>Howard Burns, ''op. cit.'', 1998</ref> Nel secondo libro Alberti tratta di “circonscrizione«circonscrizione, composizione, e ricevere di lumi”lumi» cioè dei tre principi che regolano l'arte pittorica: la ''Circumscriptio'' consiste nel tracciamento del contorno dei corpi; la ''Compositio'', era tracciamento delle linee che uniscono i contorni dei corpi e cioè la disposizione narrativa della scena pittorica la cui importanza è qui espressa per la prima volta con tale lucidità intellettuale; la ''Receptio luminum'', prendeva in considerazione i colori e la luce. Il terzo libro è relativo alla figura del pittore di cui si rivendica un ruolo di vero intellettuale e non di artigiano.
 
* la ''Circumscriptio'' consisteva nel tracciamento del contorno dei corpi;
* la ''Compositio'', era tracciamento delle linee che uniscono i contorni dei corpi e cioè la disposizione narrativa della scena pittorica la cui importanza è qui espressa per la prima volta con tale lucidità intellettuale;
* la ''Receptio luminum'', prendeva in considerazione i colori e la luce.
 
Il terzo libro è relativo alla figura del pittore di cui si rivendica un ruolo di vero intellettuale e non di artigiano. Con questo trattato Alberti influenzerà non solo il Rinascimento italiano ma tutto quanto si sarebbe detto sulla pittura sino ai nostri giorni.<ref>Vedi il ''The New De Pictura-Il Nuovo De Pictura'' pubblicato da Rocco Sinisgalli (Kappa Edizioni, Roma 2006)</ref>
 
==La questione del volgare==
Pur scrivendo numerosi testi in latino, lingua alla quale riconoscevariconosce il valore culturale e le specifiche qualità espressive, Alberti fuè un fervente sostenitore del volgare, considerato più adatto alle esigenze di cambiamento della nuova società che stavasta nascendo. La doppia stesura in latino ede in volgare del ''De pictura'' manifesta l'interesse di Alberti per il dibattito in corso tra gli umanisti sulla possibilità di usare il volgare italiano come lingua adatta alla trattazione di ogni materia. In un dibattito avvenuto a Firenze tra gli intellettuali della curia, Flavio Biondo aveva affermato la diretta discendenza del volgare dal latino classico e Alberti, condividendo tale tesi, in una lettera dedicatoria del terzo libro III della ''Famiglia'' a Francesco d’Altobiancod'Altobianco, difende l'uso del volgare, giustificandolo per la sua utilità, visto che è il mezzo per divulgare la cultura ada un pubblico più vasto e giudicandolo perfettibile ricorrendo alla sintassi ede al lessico della lingua madre. Alberti fuè così uno dei primi intellettuali a comprendere pienamente l'origine delle lingue romanze e a liberarsi dai pregiudizi verso il volgare.<ref name=Cecil/> ScrisseScrive intorno al 1442 la prima grammatica del volgare, della «nostra oggi toscana» basata non su esempi letterari ma sul normale uso della lingua, proponendo anche riforme ortografiche.<ref name=Cecil/>
 
Da qui deriva la significativa esperienza del ''Certame coronario'', una gara di poesia dedicata al tema dell'amicizia, organizzata a Firenze nel 1441 da Piero de’de' Medici con la collaborazione di Alberti e che dovevaavrebbe serviredovuto allfavorire l'affermazione dell'importanza e del valore del volgare. All'idea di questo concorso va associata la stesura di sedici esametri sul tema dell'amicizia da parte dell'di Alberti, raccolte e pubblicate successivamente con il titolo di ''Rime'', innovative tanto nello stile quanto nella metrica. Si tratta infatti di uno dei primi tentativi di adattare i metri antichi alla poesia italiana (metrica «barbara»).<ref name=Cecil/>
 
Nonostante questo continuòcontinua a scrivere anche in latino, come per esempio negli ''Apologi'', una sorta di breviario della sua filosofia di vita, composti intorno al 1437.
 
==L'attività di architetto==
[[File:1984Italia0057Mantova.JPG|thumb|Facciata della chiesa di Sant'Andrea, Mantova]]
Concluso il concilioConcilio nel 1443 Alberti ritornòritorna, al seguito della corte papale, a Roma dove abiterà a lungo, anche se con lunghi soggiorni a Rimini, Firenze e Mantova. In questo periodo maturano gli interessi più propriamente architettonici di Alberti che, già nei primi anni romani ebbeaveva ancheavuto modo di studiare gli antichi resti architettonici di Roma che furonosono l'oggetto della sua ''Descriptio urbis Romae'', datata intorno al 1445, in cui tentavatenta, per la prima volta, una ricostruzione della topografia di Roma antica, esemplificata in un disegno oggi perduto. Il suo interesse archeologico lo portòporta perfino a tentare una spedizione di ricerca e recupero di navi romane affondate nel lago di Nemi.
 
Questi interessi per l'architettura, che diventeranno prevalenti negli ultimi due decenni della sua vita, non impedironoimpediscono una ricchissima produzione letteraria. Del 1450 è una delle opere più interessanti, il ''Momus'', un romanzo satirico in lingua latina, che tratta in maniera abbastanza amareggiata dei rapporti tra letteratura e politica, un binomio classico per la letteratura.
 
Dopo l'elezione di Niccolò V, Alberti, come antico conoscente, entròentra nella cerchia ristretta del papa, dal quale ricevettericeve anche la carica di priore di Borgo San Lorenzo. Tuttavia i rapporti con il papa sono considerati piuttosto controversi dagli storici, sia per quel che riguarda gli aspetti politici chesia per l'adesione o la collaborazione dell'di Alberti al vasto programma di rinnovamento urbano voluto da Niccolò V. Forse venneè impiegatostato duranteimpiegnato ilnel restauro del palazzo papale e dell'acquedotto romano e della fontana dell'Acqua Vergine, disegnata in maniera semplice e lineare, creando la base sulla quale, in età Barocca, sarebbe stata costruita la Fontana di Trevi.
 
Intorno al 1450 Alberti cominciòcomincia ad occuparsi attivamente di architettura con progetti da eseguire fuori Roma, a Firenze, Rimini e Mantova, città in cui si recòreca varie volte durante gli ultimi decenni della sua vita.
 
A Firenze lavoròlavora come architetto soprattutto per Giovanni Rucellai, intimo amico suo e della sua famiglia. Le opere fiorentine saranno le uniche tra i progetti di Alberti ada essere compiute. Tra esse Palazzo Ruccellai e la facciata della basilica di Santa Maria Novella.
 
Alberti fuè poi a Ferrara, tra il 1438 ed il 1439, stringendodove stringe amicizie alla corte estense. Vi ritorna nel 1441 e forse nel 1443, chiamato a giudicare la gara per un monumento equestre a Niccolò III d'Este.<ref> In tale occasione manifestò il suo interesse per la morfologia e l'allevamento dei cavalli con il breve trattato ''De equo animante'' dedicato a Leonello d'Este.</ref>
 
Nel 1450 l'Alberti venneè chiamato a Rimini da Sigismondo Pandolfo Malatesta per trasformare la chiesa di San Francesco in un tempio in onore e gloria sua e della sua famiglia. Alla morte del signore il tempio fuè lasciato incompiuto mancando della parte superiore della facciata, della fiancata sinistra e della tribuna.
 
Nel 1459 Alberti fuè chiamato a Mantova da Ludovico III Gonzaga, nell'ambito dei progetti di abbellimento cittadino per il Concilio di Mantova. Qui progettòprogetta gli interventi nelle chiese di San Sebastiano e Sant'Andrea.
 
Dopo la metà del secolo Alberti fuè la figura guida dell'architettura, succedendo a Brunelleschi. Questo riconosciuto primato rende anche difficile distinguere, nella sua opera, l'attività di progettazione dalle tante consulenze e dall'influenza più o meno diretta che dovette avere, per esempio, sulle opere promosse a Roma, sotto Niccolò V, come il restauro di Santa Maria Maggiore e Santo Stefano Rotondo o come la costruzione di Palazzo Venezia, il rinnovamento della antica basilica di San Pietro, del Borgo e del Campidoglio. Potrebbe essere stato il consulente che indica le linee guida o aver avuto un ruolo più diretto. Sicuramente il prestigio della sua opera e del suo pensiero teorico condizionaronohanno condizionato direttamente l'opera di progettisti come Francesco del Borgo e Bernardo Rossellino, influenzando anche Giuliano da Sangallo.<ref>Christoph L. Frommel, ''Architettura e committenza da Alberti a Bramante'', Olschki, 2006, ISBN 978-88-222-5582-2</ref>
 
===''De re aedificatoria''===
[[File:Leon Battista Alberti by Matteo de Pasti 1.jpg|thumb|Matteo de' Pasti, ''Medaglia di Leon Battista Alberti'' (1446-1450 circa)]]
 
Le sue riflessioni teoriche trovaronotrovano espressione nel ''De re aedificatoria'', un trattato di architettura in latino, scritto a Roma, completato nel 1450 e rivolto non solo ad un pubblico specialistico, ma anche al pubblico colto di educazione umanistica. Il trattato fuè concepito sul modello dei dieci libri del ''De Architectura'' di Vitruvio, allora circolanti in copie manoscritte e non ancora corrette filologicamente. L'opera, considerata il trattato architettonico più significativo della cultura umanista, è divisa anch'essa in dieci libri: nei primi tre si parla della scelta del terreno, dei materiali da utilizzare e delle fondazioni (potrebbero corrispondere alla categoria vitruviana della ''firmitas''); i libri IV e V si soffermano sui vari tipi di edifici (''utilitas''); il libro VI tratta la bellezza architettonica (''venustas''), intesa come un'armonia esprimibile matematicamente grazie alla scienza delle proporzioni, con l'aggiunta di una trattazione sulle macchine per costruire; i libri VII, VIII e IX parlano della costruzione dei fabbricati, suddividendoli in chiese, edifici pubblici ed edifici privati; il libro X tratta dell'idraulica. Nel trattato si trova anche uno studio basato sulle misurazioni dei monumenti antichi per proporre nuovi tipi di edifici moderni ispirati all'antico, fra i quali le prigioni, che cercò di rendere più umane, gli ospedali ed altri luoghi di pubblica utilità.
 
Il trattato fu stampato, grazie al mecenatismo di Lorenzo il Magnifico ed a cura del Poliziano,<ref>Liana Castelfranchi Vegas, ''L'arte del Quattrocento in Italia e in Europa'', 1996</ref> solo nel 1485 e fu poi tradotto in varie lingue diventando un'opera imprescindibile per molti uomini di cultura. Pellegrino Prisciani scrisse il suo ''Spectacula'' (dedicato ad Ercole I d'Este) fra il 1486 e il 1502, con l'intento di meglio esplicare quelle parti del testo dell'Alberti che trattano sommariamente del teatro antico, integrandole con brani di Vitruvio che erano stati omessi. Nel De re aedificatoria, Alberti affronta anche il tema delle architetture difensive e intuisce come le armi da fuoco rivoluzioneranno l'aspetto delle fortificazioni. Per aumentare l'efficacia difensiva indica che le difese dovrebbero essere "costruite lungo linee irregolari, come i denti di una sega" anticipando così i principi della fortificazione alla moderna.
Nel trattato si trova anche uno studio basato sulle misurazioni dei monumenti antichi per proporre nuovi tipi di edifici moderni ispirati all'antico, fra i quali le prigioni, che cercò di rendere più umane, gli ospedali ed altri luoghi di pubblica utilità.
 
Il trattato fu stampato, grazie al mecenatismo di Lorenzo il Magnifico ed a cura del Poliziano,<ref>Liana Castelfranchi Vegas, ''L'arte del Quattrocento in Italia e in Europa'', 1996</ref> solo nel 1485 e fu poi tradotto in varie lingue diventando un'opera imprescindibile per molti uomini di cultura.
 
Pellegrino Prisciani scrisse il suo ''Spectacula'' (dedicato ad Ercole I d'Este) fra il 1486 e il 1502, con l'intento di meglio esplicare quelle parti del testo dell'Alberti che trattano sommariamente del teatro antico, integrandole con brani di Vitruvio che erano stati omessi.
 
Nel De re aedificatoria, Alberti affronta anche il tema delle architetture difensive ed intuisce come le armi da fuoco rivoluzioneranno l'aspetto delle fortificazioni. Per aumentare l'efficacia difensiva indica che le difese dovrebbero essere "costruite lungo linee irregolari, come i denti di una sega" anticipando così i principi della fortificazione alla moderna.
 
===''De statua''===
Il trattato, scritto in latino, relativo alla teoria della scultura completa la trilogia sulle arti maggiori insieme con il ''De re aedificatoria'' (architettura) e il ''De pictura'' (pittura) ed è generalmente datato intorno al 1464.<ref>La datazione è molto controversa e potrebbe essere molto da anticipare agli anni trenta del Quattrocento. Cfr. Rudolf Wittkower, ''La scultura raccontata da Rudolf Wittkower. Dall'antichità al Novecento'', Einaudi, 1993 trad. di ''Sculpture. Processes and principles'', Penguin Books, 1977.</ref>
Nel ''De statua'', Alberti rielaboròrielabora profondamente le concezioni e le teorie relative alla scultura tenendo conto delle innovazioni artistiche del Rinascimento, attingendo anche ad una rilettura critica delle fonti classiche e riconoscendo, tra i primi dignità intellettuale alla scultura, prima di allora sempre condizionata dal pregiudizio verso un'attività tanto manuale.
 
Nel trattato, che si compone di 19diciannove capitoli, Alberti parte, sulla scorta di Plinio, dalla definizione dell'arte plastica tridimensionale distinguendo la scultura o per ''via di porre'' o per ''via di levare'', dividendola secondo la tecnica utilizzata:
 
Nel trattato che si compone di 19 capitoli, Alberti parte, sulla scorta di Plinio, dalla definizione dell'arte plastica tridimensionale distinguendo la scultura o per ''via di porre'' o per ''via di levare'', dividendola secondo la tecnica utilizzata:
* togliere e aggiungere: sculture con materie molli, terra e cera eseguita dai "modellatori"
* levare: scultura in pietra, eseguita dagli "scultori"
 
Tale distinzione fusarà determinante nella concezione artistica di molti scultori come Michelangelo e non era mai stata espressa con tanta chiarezza.<ref>Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993</ref>
 
[[File:Definitor.gif|thumb|Il ''definitor'', lo strumento inventato da Leon Battista Alberti]]
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Relativamente al metodo da utilizzare per raggiungere il fine ultimo della scultura che è l'imitazione della natura, Alberti distingue:
 
* la ''dimensio'' (misura) che definisce le proporzioni generali dell'oggetto rappresentato mediante l’l'''exempeda'', una riga diritta modulare atta a rilevare le lunghezze e squadre mobili a forma di compassi (''normae''), con cui misurare spessori, distanze e diametri.<ref>Rudolf Wittkower,''op. cit.'' 1993</ref>
* la ''finitio'', definizione individuale dei particolari e dei movimenti dell'oggetto rappresentato, per la quale Alberti suggerisce uno strumento da lui ideato: il ''definitor'' o ''finitorium'', un disco circolare cui è fissata un'asta graduata rotante, da cui pende un filo a piombo. Con esso si può determinare qualsiasi punto sul modello mediante una combinazione di coordinate polari e assiali, rendendo possibile un trasferimento meccanico dal modello alla scultura.<ref>Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993</ref>
 
Alberti sembra anticipare i temi relativi alla raffigurazione '"scientifica'" della figura umana che è uno dei temi che percorre la cultura figurativa rinascimentale.<ref>Leon Battista Alberti, ''De statua'', a cura di M. Collareta, 1998</ref> e addirittura aspetti dell'industrializzazione ed addirittura della digitalizzazione, visto che il ''definitor'' trasformavatrasforma i punti rilevati sul modello in dati alfanumerici.<ref>Mario Carpo, ''L'architettura dell'età della stampa: oralità, scrittura, libro stampato e riproduzione meccanica dell'immagine nella storia delle teorie architettoniche, 1998.</ref>
 
L'opera fusarà tradotta in italiano solo nel 1568 da Cosimo Bartoli. Il testo latino originale fuè stato pubblicato solo alla fine del XIX secolo, mentre solo recentemente sono state pubblicate traduzioni moderne.<ref>Leon Battista Alberti, ''De statua'', a cura di M. Collareta, 1998</ref> I sistemi di definizione meccanica dei volumi proposti da Alberti, appassionaronohanno Leonardo che approntòappronta, come si può rilevare dai suoi disegni, dei sistemi alternativi, sviluppati a partire dal trattato albertiano <ref>Rudolf Wittkower, ''op. cit.'' 1993</ref> e utilizzòutilizza le "''Tabulae dimensionum hominis"'' del "''De statua"'' per realizzare il celeberrimo "Uomo vitruviano" <ref>Paola Salvi, ''L'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci e il De statua di Leon Battista Alberti: la misura dell'armonia'', in ''Approfondimenti sull'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci'', a cura di Paola Salvi, CB Edizioni, Poggio a Caiano, 2012, pp. 21-60</ref>.
 
== Altri progetti ==
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==Note==
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[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Alberti]]
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