La religione romana/Le fabulae/Volcanus: differenze tra le versioni

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{{q|Anche gli aruspici etruschi affermano nei loro libri sacri che i templi di Venere, Vulcano e Marte devono essere posti fuori delle mura, onde evitare che i giovani e le madri di famiglia si abituino ai piaceri di Venere, e per preservare la città dal pericolo di eventuali incendi evocando la potenza di Vulcano con riti e sacrifici celebrati fuori dal tessuto urbano. Infine essendo il tempio di Marte collocato fuori dalla cinta muraria non insorgeranno lotte intestine tra i cittadini, ma piuttosto esso fungerà da baluardo contro i nemici e preserverà la città dal pericolo di guerre.|Marco Vitruvio Pollione ''De Architectura'', I, 7,1; traduzione di Luciano Migotto. Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1990, pp. 54-5|Id autem etiam Etruscis haruspicibus disciplinarum scripturis ita est dedicatum, extra murum Veneris, Volcani, Martis fana ideo conlocari, uti non insuescat in urbe adulescentibus, seu matribus familiarum veneria libido, Volcanique vi e moenibus religionibus et sacrificiis evocata ab timore incendiorum aedificia videantur liberari. Martis vero divinitas cum sit extra moenia dedicata, non erit inter cives armigera dissensio sed ab hostibus ea defensa a belli periculo conservabit. |lingua=la}}
 
Il dio Volcanus fu venerato fin dalle origini dai Romani che gli dedicarono la festa dei ''Volcanalia'', (23 di agosto, mese ''Sextilis'', dopo mese ''Augustus'') e un'area cultuale, il ''Volcanal'', collocata nell'''Area Volcani'', nel Foro Romano. Da tener presente che l'area cultuale del Volcanal <ref>VIII secolo a.C., cfr. Carandini pp. 500 e 599.</ref> precede la prima pavimentazione del Foro<ref> Cfr. Carandini, p.500</ref> risultando collocata inizialmente al di fuori del perimetro cittadino<ref>Filippo Coarelli, ''Foro Romano'', 1983, pp.164 e sgg.</ref>. Un suo nuovo tempio fu collocato in Campo Marzio nel III secolo a.C. <ref>HJR e Scheid, OCD4 p.1563</ref>.
 
Il nome ''Volcanus'' non è certamente di origine latina<ref>HJR e Scheid, OCD4 p.1563<</ref>