La religione romana/Premessa: differenze tra le versioni

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Il sentimento religioso romano (''pietas'') verte dunque nella forte volontà di garantire il successo alla ''respublica'' mediante la scrupolosa osservanza della ''religio'', dei suoi culti, dei suoi riti, della sua tradizione, osservanza che consente di ottenere il favore degli dèi e garantire la ''pax deum'' (''pax deorum'')<ref>''Deum'' al posto di ''deorum'' per l'arcaicità del genitivo.</ref>. Tale concordia con gli dèi determinata dalla scrupolosa osservanza della ''religio'' e dei suoi riti è testimoniata dal successo di Roma nei confronti delle altre città e nel Mondo
{{q|... ma è nel sentimento religioso e nell'osservanza del culto e pure in questa saggezza eccezionale che ci ha fatto intendere appieno che tutto è retto e governato dalla volontà divina, che noi abbiamo superato tutti i popoli e tutte le nazioni.|Cicerone, ''De haruspicum responso'', 9; traduzione di Giovanni Bellardi, UTETin Cicerone, ''Le orazioni'' vol. III, Torino, UTET, 1975, pp. 302-305 |...sed pietate ac religione atque una sapientia,<br /> quod deorum numine omnia regi gubernarique perspeximus,<br />omnes gentes nationesque superavimus.|lingua=la}}
 
Il che fa concludere a Cicerone che:
 
{{q|E se vogliamo confrontare la nostra cultura con quella delle popolazioni straniere, risulterà che siamo uguali o anche inferiori sotto ogni altro aspetto, ma che siamo molto superiori per quello che concerne la religione, cioè il culto degli dèi.|Cicerone, ''De natura deorum''. II, 8; Traduzionetraduzione di Cesare Marco Calcante. Milano, Rizzoli, 2007, pp. 156-7.| Et si conferre volumus nostra cum externis, ceteris rebus aut pares aut etiam inferiores reperiemur, religione, id est cultu deorum, multo superiores.|lingua=la}}