Storia della letteratura italiana/Modernità e avanguardie: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
(Nessuna differenza)

Versione delle 14:12, 1 giu 2014

Indice del libro

All'inizio del Novecento esplodono a livello europeo le cosiddette avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali della letteratura.

Tra i maggiori movimenti d'avanguardia, sia in campo artistico che letterario, sono il dadaismo con Marcel Duchamp; la pittura volutamente deformata di Picasso e in generale del Cubismo; l'espressionismo, che tendeva a far interagire codici linguistici e stilistici diversi tra loro; il futurismo, la prima e più consapevole avanguardia letteraria in Italia.

Benedetto Croce giudicò molto severamente quasi tutti gli scrittori contemporanei, influenzando così un largo numeri di critici accademici. All'inizio del XX secolo si colloca, unica e folgorante, l'esperienza artistica del poeta Dino Campana che nel 1914 pubblica i Canti Orfici.

Nel 1908 fu fondata, da Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini, La Voce, rivista di cultura e politica. Continuò le pubblicazioni fino al 1916. Fu una delle più importanti riviste culturali italiane del Novecento. Con l'interventismo emergono autori come Scipio Slataper e Filippo Corridoni.

Il libro poetico più rilevante della fase primonovecentesca è senza dubbio L'allegria di Giuseppe Ungaretti[1]. Per quanto riguarda la narrativa, essa si presenta in Italia dotata di una tradizione molto meno forte rispetto alla lirica, e comunque dominata per lungo tempo dal modello de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. In questo primo novecento occupano la scena della narrativa Gabriele D'Annunzio e Antonio Fogazzaro. Ma la critica tende oggi a individuare i testi più significativi fra quelli di Luigi Pirandello, che, pur partendo da premesse tardoveriste, si propone nel 1904 come sperimentatore e addirittura precorritore di alcune soluzioni metanarrative con Il fu Mattia Pascal, in cui si colgono nel testo le componenti della poetica pirandelliana più tipica: l'antipositivismo e l'antirazionalismo, non ben apprezzate da Croce.

Nel contempo, intorno agli anni venti, si veniva rafforzando una tendenza antinovecentesca, cioè ostile ai caratteri sperimentali tipici del primo novecento, che trovava il suo punto di riferimento nel Canzoniere di Umberto Saba.

Note

  1. Alberto Casadei, "Il Novecento", il mulino, Bologna, 2005