Gli dèi della Grecia/Eros: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: File:Eros bow Musei Capitolini MC410.jpg|thumb|right|300px|''Eros che incorda l'arco'' - Copia romana in marmo dall'originale di Lisippo conservata nei Musei Capitolini di Roma.<b...
 
Nessun oggetto della modifica
Riga 4:
Nella cultura greca ἔρως (ὁ) (''eros (ho)'', l'amore) è ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza<ref>Cfr. Ivan Gobry. ''Eros'' in ''Le vocabulaire grec de la Philosophie'' 2002, trad.it. ''Vocabolario greco di filosofia''. Milano, Bruno Mondadori, 2004, pag.80. Anche {{q|The word erōs is the ordinary noun denoting that emotion; it could be personified and treated as an external being because of its unfathomable and irresistible power over humans (and animals and gods).|M. L.West (1987) Eleonora Cavallini (2005). ''Eros'' in ''Encyclopedia of Religion'', vol.4. New York, Macmillan, 2004, pag. 2832}}</ref><ref>La corrispondente nozione latina è resa come ''desiderium'', ''amor'', ''cupiditas'', ''libido''</ref>. In ambito greco, quindi, non vi era una precisa distinzione tra «la passione d'amore e il dio che la simboleggiava»<ref>Cfr. George M. A. Hanfmann. ''Oxford Classica Dictionary''. Oxford University Press, 1970. In italiano ''Dizionario delle antichità classiche'', Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag. 849.</ref>.
 
===La nozione di ''Eros'' in Omero e nei lirici===
La prima apparizione della nozione di ''Eros'' è nelle opere attribuite ad Omero. In tale contesto ''Eros'' non viene personificato, quanto piuttosto come principio divino corrisponde all'irrefrenabile desiderio fisico come quello vissuto da Paride nei confronti di Elena:
{{q|Ma ora andiamo a letto e facciamo l'amore:<br>non mi ha mai preso il cuore un desiderio (''ἔρως '') tanto possente|''Iliade'' III, 441-2. Traduzione di Guido Paduano in Omero ''Iliade''. Milano, Mondadori, 2007.|ἀλλ' ἄγε δὴ φιλότητι τραπείομεν εὐνηθέντε<br>οὐ γάρ πώ ποτέ μ' ὧδέ γ' ἔρως φρένας ἀμφεκάλυψεν|lingua=grc}}
Riga 28:
{{q|Ancora Eros m'ha colpito:<br> con un gran maglio, come un fabbro,<br>e mi ha temprato tuffandomi<br>in una fiumana invernale.|''Anacreonte'' 19.Traduzione di Marina Cavalli, in ''Lirici greci''. Milano, Mondadori, 2007, pag.335}}
 
=== Il dio Eros e il suo culto ===
[[File:Eros addormentato (Museo archeologico nazionale di Atene).jpg|500px|thumb|center|Statua in marmo di Eros addormentato risalente al II d.C. di provenienza sconosciuta, è conservata al Museo archeologico nazionale di Atene. Il giovane Eros alato è addormentato su una roccia, il braccio sinistro funge da cuscino mentre un giovane leone fa la guardia al dio.]]
Nell'opera teogonica di Esiodo sono due i passaggi che riguardano Eros qui attestato per la prima volta come quel dio primordiale in grado di domare con la passione sia gli dèi che gli uomini:
Riga 58:
{{q|Invano, invano, sull'Alfèo, <br> nei templi di Febo a Delfi, addensa<br> la Grecia ecatombi se d'Amore<br> tiranno dell'uomo, ch'è custode<br> dei letti figliolo<br> d'Afrodite, non c'è riguardo, e non si venera<br> il dio che tutto rovina<br> e dà calamita<br>all'uomo, se giunge.|Euripide. ''Ippolito'' 535 e sgg. Traduzione di Filippo Maria Pontani, in Euripide, ''Le tragedie'' vol.1, Milano, Mondadori, 2007, p.279 }}
 
===Eros nelle teogonie orfiche===
Eros possiede un ruolo fondante in alcune teogonie orfiche. Questo emerge già nella teogonia di tipo "parodistico", ma di derivazione orfica, presente in Aristofane (V-IV secolo a.C.) negli ''Uccelli'' (vv.693-702)<ref>{{q|Uomini nati nel buio della vostra vita, simili alla stirpe caduca delle foglie, essere fragili, impasto di fango, vane figure d’ombra, senza la gioia delle ali, fugaci come il giorno, infelici mortali, uomini della razza dei sogni, date ascolto a noi: immortali e sempre viventi, creature del cielo, ignari di vecchiezza, esperti di indistruttibili pensieri. Ascoltate da noi tutta la verità sulle cose del cielo e la natura degli uccelli, sull'origine degli dèi e dei fiumi, e dell'Erebo e del Caos. Conoscerete il vero, e da parte mia direte a Prodico di andare alla malora, per l'avvenire. In principio c'erano il Caos e la Notte e il buio Erebo e il Tartaro immenso; non esisteva la terra, né l'aria né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo, la Notte dalle ali di tenebra generò dapprima un uovo pieno di vento. Col trascorrere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio: sul dorso gli splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti. Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce. Neppure la razza degli immortali esisteva avanti che Eros congiungesse gli elementi dell'universo. Quando avvennero gli altri accoppiamenti, nacquero il cielo e l'oceano e la terra, e la razza immortale degli dèi beati|Aristofane. ''Gli uccelli'' 685-702. Traduzione it. di Dario Del Corno, in Aristofane. ''Commedie''. Milano, Mondadori, 2007, pag. 301}}</ref>:
* in principio vi sono Chaos, Nyx (Notte), Erebo e Tartato;