Gli dèi della Grecia/Afrodite: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: File:Cnidus Aphrodite Altemps Inv8619.jpg|thumb|250px|right|Afrodite di "Cnido" (anche Afrodite Cnidia), copia in marmo conservata presso il Museo nazionale di Roma; trattasi di c...
 
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{{q|Afrodite rappresenta la potenza irresistibile dell'amore e l'impulso alla sessualità che stanno alla radice della vita stessa. In ogni creatura vivente la dea, se vuole, sa accendere il desiderio, che procede come un incendio, travolgendo ogni regola [...]. Al di là delle regole, al di là della giustizia, una forza possente travolge ogni creatura e la spinge a osare ciò che non avrebbe mai osato se fosse stata in senno. Poiché quando ama, ognuno sembra perdere la ragione, e si lascia trascinare dalla passione, quella di Afrodite è considerata μανία, una follia appunto, ma di tipo particolare: "i più grandi doni (scrive Platone, ''Fedro'' 244 a) vengono agli uomini da parte degli dèi attraverso la follia, quella che viene data per grazia divina".|Giulio Guidorizzi. ''Il mito greco - Gli dèi''. Milano, Mondadori, 2009, p. 507}}
 
==Il nome e le origini==
Il nome Ἀφροδίτη (''Aphrodítē'') non è attestato in Lineare B (miceneo). D'altronde il suo accostamento etimologico, a partire da Esiodo, al termine ἀφρός (spuma del mare)<ref> ''Teogonia'' di Esiodo 188-206</ref> sembrerebbe di tipo "popolare" <ref>Chantraiine p. 148.</ref>. Il suo nome è stato collegato alla fenicia dea Astarte <ref>Francis Redding Walton, p.30.</ref>(greco antico: Ἀστάρτη, "Astártē; fenicio: ''ʻštrt'', "Ashtart"), o al radicale di πρύτανις ("guida")<ref>Carnoy, ''Dict. ét.''</ref>.
 
Atteso che non vi sono certezze sul significato originario del nome di Afrodite, anche l'origine della sua figura divina è piuttosto controversa. La tradizione greca la vuole di derivazione orientale: Erodoto<ref>I, 105</ref> sostiene che il suo santuario di provenienza è quello di Afrodite Urania ad Ascalona, da lì i Ciprioti ne importarono il culto; mentre, per Pausania, i Fenici trasferirono direttamente il culto a Citera<ref>Pausania, I, 14, 7.</ref>. Comunque sia la sua figura venne ellenizzata già al tempo di Omero<ref>Walter F. Otto, 98; >Francis Redding Walton, p.30; </ref>: nell'<nowiki></nowiki>''Odissea''<ref>VIII, 363</ref> la si fa originare dal santuario di Pafo nell'isola di Cipro. Quindi se è probabile una sua influenza orientale è da tener presente che il tempio di Afrodite rinvenuto a Pafo è datato al XII secolo a.C., quando vi giunsero i Micenei (Achei), mentre la colonizzazione fenicia è invece attestata al IX secolo a.C.<ref>Ferrari I, 326</ref>.
 
==Caratteristiche della potenza divina di Afrodite==
{{q|O Musa, dimmi le opere di Afrodite d'oro,<br>dea di Cipro, che infonde il dolce desiderio negli dei <br>e domina le stirpi degli uomini mortali,<br>e gli uccelli che volano nel cielo, e tutti gli animali,<br>quanti, innumerevoli, nutre la terra, e quanti il mare|''Inni omerici- Ad Afrodite'', V, 1-4. Traduzione di Filippo Càssola, Milano, Mondadori/Lorenzo Valla, 2006, pp.254-5|μοῦσά μοι ἔννεπε ἔργα πολυχρύσου Ἀφροδίτης, <br>Κύπριδος, ἥτε θεοῖσιν ἐπὶ γλυκὺν ἵμερον ὦρσε <br>καί τ᾽ ἐδαμάσσατο φῦλα καταθνητῶν ἀνθρώπων <br>οἰωνούς τε διιπετέας καὶ θηρία πάντα, <br>5ἠμὲν ὅσ᾽ ἤπειρος πολλὰ τρέφει ἠδ᾽ ὅσα πόντος |lingua=grc}}
La potenza divina<ref>Come ha acutamente evidenziato Jean-Pierre Vernant (cfr. Gabriella Pironti, ''Il "linguaggio" del politeismo in Grecia: mito e religione'' vol.6 della ''Grande Storia dell'antichità'' (a cura di Umberto Eco). Milano, Encyclomedia Publishers/RCS, 2011, pag.31.) gli dèi greci non sono persone con una propria identità, quanto piuttosto risultano essere "potenze" che agiscono assumendo poliedriche forme e segni non identificandosi mai completamente con tali manifestazioni. Queste potenze sono, come già ricordava Walter F. Otto in ''Gli dèi della Grecia'' (Adelphi, Milano 2004) "il motore del mondo". E André Motte aggiunge: {{q|Non cessano mai di muoversi e di agire al suo interno e condizionano l'esistenza umana attraverso l'ambiente naturale, i mezzi di sussistenza e tutti gli aspetti della vita sociale e politica. Ma agiscono anche all'interno degli uomini, nella loro intimità più profonda, quella che, per brevità, noi chiamiamo anima, sapendo bene, tuttavia, che può essere rischioso, usare questo concetto in relazione all'esperienza greca del divino|André Motte. ''Il mondo greco. Il sacro nella natura e nell'uomo: la percezione del divino nella Grecia antica'' in ''Le civiltà del Mediterraneo e il sacro'' (a cura di Julien Ries). ''Trattato di Antrolopologia del sacro'' vol.3. Milano, Jaca Book, 1992, pag. 250}}
</ref> di Afrodite è l'amplesso (γάμος), non solo quello "legittimo" perché «qualunque attività umana può assumere una dimensione sacrale; e l'amplesso è sacro in quanto vi si manifesta "la forza" (δύναμις) che congiunge l'elemento maschile con l'elemento femminile, impersonata da Afrodite»<ref>Filippo Càssola. ''Op.cit.'' p.228</ref>.
 
{{q|È verosimile d'altronde, che anche di Afrodite (''Aphrodíte'') si tramandi che sia nata nel mare per nessun altro motivo se non per questo: affinché tutto venga all'essere, c'è bisogno di movimento e di umidità, fatto entrambi presenti nel mare in abbondanza. [...] Afrodite, per altro, è la potenza che conduce insieme il maschile e il femminile: forse ha assunto tale denominazione in virtù del fatto che i semi generatori degli animali sono spumosi (''aphróde'') [...] È presentata come bellissima, poiché agli uomini risulta gradito in massima misura il piacere relativo al congiungimento come eccellente al di sopra di tutti gli altri, ed è chiamata per questo anche "amante del sorriso" (''philomeidés'') [...] La fascia ricamata, poi, è come adorna, trapunta e variegata, e ha il potere di legare e serrare insieme. È chiamata inoltre sia celeste (''ouranía'') sia terrena (''pándemos'') sia marina (''pontía''), poiché la sua potenza si osserva sia in cielo sia in terra sia in mare.|Anneo Cornuto, ''Compendio di teologia greca'' XXIV; traduzione di Ilaria Ramelli, Milano, Bompiani, 2003, pp. 247 e sgg.}}
 
==Afrodite nei poemi del ciclo "omerico"==
* Nell'<nowiki></nowiki>''Iliade'' Afrodite appare come figlia di Zeus (Ζεύς) e di Dione (Διώνη)<ref>Tale divinità è la paredra di Zeus a Dodona, potrebbe rappresentare la Dea-madre di antichi culti (cfr. Lewis Richard Farnell ''The Cults of the Greek States'', I, 39) ma il suo nome corrisponde al femminile di Ζεύς (cfr. Arthur Bernard Cook, ''Zeus. A Study In Ancient Religion'' vol.II, 350 e n.6) che farebbe corrispondere come uranica tale divinità. Con Omero (''Iliade'' V, 370) viene, in qualità di coniuge di Zeus, sostituita da Hera (Ἥρα).</ref> <ref>Anche in Apollodoro (I,3,1) Afrodite è figlia Zeus e di Dione, qui nereide, figlia di Nereo e Doride, (cfr. I,2,7) in tal senso Paolo Scarpi in Apollodoro ''I miti greci'', Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, 2008, p.733 (sempre in Apollodoro, I,1,3,lo stesso nome lo possiede una Titanide); così anche in Euripide (cfr. ''Elettra'', 1008). In Esiodo (''Teogonia'' v.353) Dione è indicata come una delle Oceanine. In Igino, cfr. ''Progolo'', Venere è figlia Giove e Dione. Da questi elementi identifichiamo due differenti genealogie della dea Afrodite: una che la vuole figlia di Zeus e di Dione, la seconda, altrettanto antica, la vuole emersa dalla spuma del mare provocata dal seme fuoriuscito dal membro evirato di Urano lì gettato da Kronos.</ref>, difende i Troiani ed è madre dell'eroe Enea, generato con l'eroe troiano Anchise, da lei personalmente difeso. La sua origine non guerriera è in questo poema evidenziato dal fatto che non solo viene ferita dall'eroe greco Diomede ma anche che, a seguito di ciò, il re degli dèi e suo padre, Zeus, la rimprovera di occuparsi di fatti guerreschi anziché attendere a quelli riguardanti "amabili cose d'amore" che sono di sua competenza<ref>''Iliade'', V, 428-9.</ref>.
* Anche nell'<nowiki></nowiki>''Odissea'', Afrodite è la dea dell'amore ma qui è moglie del dio Efesto (Ἥφαιστος)<ref>Nell'<nowiki></nowiki>''Iliade'' Efesto ha come moglie Cháris (Χάρις, Grazia, cfr. ''Iliade'', XVIII, 382) </ref> ma è amata anche da Ares (Ἄρης)<ref>''Iliade'' VIII, 266-366</ref>.
 
==Afrodite nella ''Teogonia'' di Esiodo==
[[File:Aphrodite's Rock 5313.jpg|center|350px|thumb|Roccia di Afrodite (Πετρα του Ρωμιου, Roccia dei Romani) nei pressi di Pafo, Cipro. Il luogo dove, secondo la tradizione che si rifà alla ''Teogonia'' di Esiodo, emerse l'Afrodite "Cipride" (κύπρις).]]
Esiodo nella ''Teogonia'' (vv. 188-206) fa derivare il nome Ἀφροδίτη da ἀφρός (spuma, ''aphrós'')<ref>Dalla schiuma ''aphroghenèia'' ἀφρογένεια; ; anche lo scoliaste (191a) parla di "seme dall'aspetto di schiuma"; sull'essere letta questa come misto di seme e acqua marina: cfr. Cassanmagnago nota 37 p.930 e William Hansen. Foam-Born Aphrodite and the Mythology of Transformation; in American Journal of Philology 121 (2000): 1–19.</ref> e ne narra in questo modo la nascita provocata dalla spuma marina, frutto del seme del membro di Urano evirato da Kronos, mischiato con l'acqua del mare:
{{q|E come ebbe tagliati i genitali con l'adamante<br> lì getto dalla terra nel mare molto agitato,<br>e furono portati al largo, per molto tempo; attorno bianca<br> la spuma dall'immortale membro sortì, e in essa una fanciulla<br> nacque, e dapprima a Citera divina<br>giunse, e di lì poi giunse a Cipro molto lambita dai flutti;<br> lì approdò, la dea veneranda e bella, e attorno l'erba<br> sotto i piedi nasceva; lei Afrodite,<br> cioè dea Afrogenea e Citerea dalla bella corona,<br> chiamano dèi e uomini, perché nella spuma<br>nacque; e anche Citerea, perché prese terra a Citera;<br> Ciprogenea che nacque in Cipro, molto battuta dai flutti;<br>oppure Philommedea perché nacque dai genitali.<br> Lei Eros<ref>Ἔρως il dio primordiale, ma qui inteso non come "forza generatrice primordiale" bensì come "componente gradevole dell'attrazione amorosa" (Arrighetti, p. 326).</ref> accompagnò e Himeros<ref>Ἵμερος, Dio del "desiderio d'amore" ovvero, come spiega lo scoliaste (201), Eros sorge dalla vista, Himeros sorge dall'appetito dopo aver visto (Cassanmagnago p.930).</ref> bello la seguì<br>da quando, appena nata, andò verso la schiera degli dèi immmortali.<br>Fin dal principio tale onore lei ebbe e sortì<br>come destino fra gli uomini e gli dèi immortali,<br>ciance di fanciulle e sorrisi e inganni<br>e il dolce piacere e affetto e blandizie.|Esiodo, ''Teogonia'', 188-206. Traduzione di Graziano Arrighetti, in Esiodo ''Opere'' : 1998 Einaudi-Gallimard; 2007 Mondadori, p. 11.13|Μήδεα δ᾽ ὡς τὸ πρῶτον ἀποτμήξας ἀδάμαντι<br>κάββαλ᾽ ἀπ᾽ ἠπείροιο πολυκλύστῳ ἐνὶ πόντῳ,<br>ὣς φέρετ᾽ ἂμ πέλαγος πουλὺν χρόνον, ἀμφὶ δὲ λευκὸς<br>ἀφρὸς ἀπ᾽ ἀθανάτου χροὸς ὤρνυτο• τῷ δ᾽ ἔνι κούρη<br>ἐθρέφθη• πρῶτον δὲ Κυθήροισιν ζαθέοισιν<br>ἔπλητ᾽, ἔνθεν ἔπειτα περίῤῥυτον ἵκετο Κύπρον.<br>Ἐκ δ᾽ ἔβη αἰδοίη καλὴ θεός, ἀμφὶ δὲ ποίη<br>ποσσὶν ὕπο ῥαδινοῖσιν ἀέξετο τὴν δ᾽ Ἀφροδίτην<br>[ἀφρογενέα τε θεὰν καὶ ἐυστέφανον Κυθέρειαν]<br>κικλῄσκουσι θεοί τε καὶ ἀνέρες, οὕνεκ᾽ ἐν ἀφρῷ<br>θρέφθη• ἀτὰρ Κυθέρειαν, ὅτι προσέκυρσε Κυθήροις•<br>[Κυπρογενέα δ᾽, ὅτι γέντο πολυκλύστῳ ἐνὶ Κύπρῳ•<br>ἠδὲ φιλομμηδέα, ὅτι μηδέων ἐξεφαάνθη.] <br>Τῇ δ᾽ Ἔρος ὡμάρτησε καὶ Ἵμερος ἕσπετο καλὸς<br>γεινομένῃ τὰ πρῶτα θεῶν τ᾽ ἐς φῦλον ἰούσῃ.<br>Ταύτην δ᾽ ἐξ ἀρχῆς τιμὴν ἔχει ἠδὲ λέλογχε<br>μοῖραν ἐν ἀνθρώποισι καὶ ἀθανάτοισι θεοῖσι,<br>Παρθενίους τ᾽ ὀάρους μειδήματά τ᾽ ἐξαπάτας τε<br>τέρψιν τε γλυκερὴν φιλότητά τε μειλιχίην τε.|lingua=grc}}
 
==Afrodite nei Lirici==
André Motte e Vinciane Pirenne-Delforge ricordano come Afrodite si presenti già nella ''Teogonia'' di Esiodo, come la prima figura femminile in forme antropomorfe, emergendo da un contesto di desiderio e di violenza che ne caratterizza i tratti di seduzione e di inganno, poi presenti nella prima donna, Pandora<ref>André Motte e Vinciane Pirenne-Delforge, ''Aphrodite'' in ''The Oxford Classical Dictionary'', 4 ed. p.116.</ref>.
{{q|Afrodite, immortale che siedi<br> sopra il trono intarsiato,<br>figlia di Zeus, tessitrice di inganni<br> ti supplico: non domare il mio cuore<br>con ansie, tormenti, o divina.|Saffo; traduzione di Giulio Guidorizzi, in ''Lirici greci'', Milano, Mondadori, 2007, pp. 240-1| ποικιλόθρον' ἀθανάτ' Αφρόδιτα, παῖ Δίος δολόπλοκε, λίσσομαί σε, μή μ' ἄσαισι μηδ' ὀνίαισι δάμνα, πότνια, θῦμον|lingua=grc}}
 
==Altri miti su Afrodite==
* Nell'Inno omerico (VI) ''ad Afrodite'', la dea emerge nuda dalle acque del mare, sono le divinità Horai (Ὥραι) che accogliendola, l'abbigliarono con divine vesti.
* Nella teogonia orfica riportata dal ''Papiro di Derveni'', un rotolo di papiro rinvenuto semicombusto all'interno di una tomba macedone collocata a Derveni (nei pressi di Salonicco) datata al IV secolo a.C., la dea Afrodite è concepita dal re degli dèi, Zeus
:{{q|Zeus è re, Zeus dalla vivida folgore il sovrano di tutte le cose;<br> li nascose tutti e poi alla luce dispensatrice di gioia<br> li fece salire dal suo cuore sacro, terribili atti compiendo.<br>In verità prima di ogni altra cosa l'aurea Afrodite, <br>l'Urania desiderabile, con una sola eiaculazione concepì |''Papiro di Derveni''. Traduzione di Paolo Scarpi, in ''Le religioni dei misteri'' vol.1, pp.369 e sgg.}}
* Afrodite sconvolge le menti degli uomini, ma sa suscitare il desiderio anche nelle menti divine, per l'Inno omerico (V) ''ad Afrodite'' solo tre dee non vengono influenzate: Atena, Artemide ed Estia.
 
==Afrodite nelle teologie==
* In Empedocle, Amore (Φιλότης) è indicato anche con il nome di Afrodite (Ἀφροδίτη)<ref>D-K 31 B 17, B 22, B 66, B 71</ref>, o con il suo appellativo di ''Kýpris'' (Κύπρις)<ref>D-K 31 B73, B 75, B 95, B 98.</ref>, indicando qui la «natura divina che tutto unisce e genera la vita»<ref>Werner Jaeger, ''La teologia...'' p. 215.</ref>. Tale accostamento tra Amore e Afrodite ispirò al poeta epicureo romano Lucrezio l'inno a Venere, collocato nel proemio del ''De rerum natura''. In questa opera Venere non è la dea dell'amplesso, quanto piuttosto «l'onnipotente forza creatrice che pervade la natura e vi anima tutto l'essere», venendo poi, come nel caso di Empedocle, opposta a Marte, dio del conflitto<ref>Werner Jaeger, ''La teologia...'' p. 236.</ref>.
 
==Culto==
Nonostante la prerogativa della potenza divina della dea Afrodite fosse l'amore inteso come amplesso, il suo culto era generalmente serio se non austero<ref>Francis Redding Walton. ''Op.cit.'' p.31</ref>.
 
Le prostitute la invocavano come loro protettrice <ref>Ateneo, XIII 572e-573a.</ref> e, a Corinto, si esercitava la ierodulia in suo onore<ref>Strabone, 378; Ateneo 573.</ref>.
 
Non si sa molto delle feste in onore di Afrodite<ref>Walter F. Otto, p.105</ref>, ma la dea era sovente onorata al termine di imprese importanti<ref>Senofonte, ''Elleniche'', V, 4,4; Plutarco, ''Comparatio Cimonis et Lucullis'' 1; Plutarco, ''Non posse suaviter vivi secundum Epicurum'', 12.</ref>. Plutarco <ref>''Questiones grecae'' 44.</ref> ricorda che in suo onore si chiudevano le celebrazioni a Posidone a Egina.
 
Le feste "Afrodisie" erano proprie dei marinai, che la veneravano come dea sorta dal mare, al termine del loro viaggio per mare, vissute con larga partecipazione dei piaceri <ref>''Non posse suaviter vivi secundum Epicurum'', 16; ''An seni sit gerenda res publica'', 4.</ref>.
 
==Note==