La religione greca/La religione greca come mito, culto e rappresentazione: differenze tra le versioni

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[[File:Hermes Logios Altemps 33.jpg|250px|right|thumb|''Ermes Loghios'' ((Ερμής ο Λόγιος), copia romana di originale greco del V secolo a.C., collezione Boncompagni Ludovisi, Museo nazionale romano, Roma. Ermes è il dio dell'eloquenza e il gesto oratorio della mano destra sembra identificarlo con questa qualità. Sul braccio sinistro regge la clamide (χλαμύς), il mantello corto da sella, adatto per i viaggi a cavallo; il copricapo è il petaso (πέτασος) che protegge dal sole e dalla pioggia. Ermes è il dio del λόγος (parola, ragione) e messaggero di Zeus. In ambito stoico è identificato con lo stesso λόγος che pervade l'universo.[[File:Hermes Musei Capitolini MC60.jpg|150px|right]] A destra un'altra scultura del dio Ermes, sempre copia romana di un originale greco del IV secolo a.C., conservata presso i Musei Capitolini di Roma. Gli attributi di Ermes sono, oltre la clamide e il petaso, il caduceo (κηρύκειον) il bastone donatogli da Apollo, proprio degli araldi. Qui il caduceo e avvolto da due serpenti, simboli dell'oltretomba, che identificano il dio come ψυχοπομπός (''psychopompós'') guida delle anime durante il loro viaggio verso l'Ade<ref>Cfr. Stefania Ratto ''Grecia'' p. 113. In Atenagora (cfr. ''Apologia per i cristiani'', XX = OF 58), polemista cristiano del II secolo, i due seprenti "annodati" rappresentano Zeus unito alla propria madre Rea, la quale, rifiutandosi a lui si trasformò in serpente, il re degli dèi fece altrettanto per raggiungere il suo scopo.</ref>. Le ali poste alle caviglie, sul petaso e sul caduceo lo indicano come ἄγγελος (''ánghelos''), messaggero degli dèi. La borsa che regge con la mano sinistra lo indica come protettore dei commerci e quindi adottato anche dai ladri e dai truffatori.]]
 
Seppure nozione dibattuta<ref>{{q|Definire la religione è compito tanto ineludibile quanto improbo. È infatti evidente che, se una definizione non può prendere il posto di una indagine, quest'ultima non può avere luogo in assenza di una definizione.|Giovanni Filoramo, ''Religione'' in ''Dizionario delle religioni'' 1993, p. 621}}</ref>, la religione si esprime per mezzo di racconti, rappresentazioni artistiche, culti<ref>{{q|Le concezioni religiose si esprimono in simboli, in miti, in forme rituali e rappresentazioni artistiche che formano sistemi generali di orientamento del pensiero e di spiegazione del mondo, di valori ideali e di modelli di riferimento|[[Enrico Comba]]. ''Antropologia delle religioni. Un'introduzione''. Bari, Laterza, 2008, pag.3}}</ref>.
 
La religione greca è comunemente conosciuta soprattutto per mezzo dei miti<ref>Da considerare che il termine "mito" (μύθος, ''mýthos'') possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia" (cfr. «per gli antichi greci μύθος era semplicemente "la parola", la "storia", sinonimo di λόγος o ἔπος; un μυθολόγος, è un narratore di storie» Fritz Graf, ''Il mito in Grecia'' Bari, Laterza, 2007, 1; cfr. «"suite de paroles qui ont un sens, propos, discours", associé à ἔπος qui désigne le mot, la parole, la forme, en s'en distinguant...» Pierre Chantraine, ''Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque'', p. 718). Un racconto "vero" (μυθολογεύω, ''Odissea'' XII, 451; così Chantraine (Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, 718: «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en εύω pour des raisons métriques».), pronunciato in modo autorevole (cfr. «in Omero ''mýthos'' designa nella maggior parte delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in pubblico, in posizione di autorità, da condottieri nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un discorso di potere, e impone obbedienza per il prestigio dell'oratore.» Maria Michela Sassi, ''Gli inizi della filosofia: in Grecia'', Torino, Boringhieri, 2009, p.50), perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato da un vecchio re saggio»(Giacomo Camuri, ''Mito'' in ''Enciclopedia Filosofica'', vol.8, Milano 2006, pag.7492-3). Nella ''Teogonia'' è μύθος ciò con cui si rivolgono le dee Muse al pastore Esiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato" (cfr. 23-5: Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον ἔειπον)</ref> che ne compongono la mitologia. Fin dall'avvio del suo studio nel corso del Rinascimento, infatti, e per tutto il XIX secolo, la religione greca è stata considerata essenzialmente come mitologia: