Storia della letteratura italiana/Giovanni Verga: differenze tra le versioni

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Giovanni Verga (Catania 1840 - 1922) fu il principale esponente del verismo, nonché uno dei più influenti scrittori degli anni settanta e ottanta dell'Ottocento. Siciliano, proveniente dall'aristocrazia agraria, mise in scena nelle sue novelle e nei suoi due romanzi, ''I Malavoglia'' e ''Mastro-don Gesualdo'', la vita delle classi sociali più umili descritta da un punto di vista popolare attraverso la tecnica del discorso indiretto libero.
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===La prima maniera===
Risalgono alla prima maniera tutti quei romanzi - come ''Una peccatrice'' del 1866, ''Storia di una capinera'' del 1869, ''Eva'' e ''Tigre reale'' del 1873, ''Eros'' del 1875 - che si possono considerare autobiografici nel senso che, come scrive Giuseppe Petronio<ref>Giuseppe Petronio, ''L'attività letteraria italianain Italia'', 1968, pag. 734</ref>, «Verga mirava a effondere stati d'animo e sentimenti che erano anche suoi, e a vivere, nei suoi libri, avventure non vissute effettivamente ma sognate». Oltre a questo suo desiderio autobiografico si trova però in questi romanzi la volontà di analizzare la società del suo tempo, soprattutto dello strato sociale più elevato, mettendo in evidenza i fallimenti sentimentali e l'immoralità, non solo dei singoli personaggi ma di tutta la società. Le storie di questi primi romanzi, dal tono spiccatamente melodrammatico, descrivono tutte un mondo che, seppur descritto, è in un certo senso negato.<ref>Giuseppe Petronio, ''L'attività letteraria italianain Italia'', 1968, pagg. 735</ref>
 
Nel 1866 Verga pubblica il romanzo ''Una peccatrice'', nel quale si ritrovano molti dei motivi che il giovane scrittore riprenderà, rielaborandoli, nei romanzi che seguiranno. È anche considerato un romanzo autobiografico, sebbene Verga non lo ritenga tale: arriverà addirittura a ripudiare l'opera negli anni successivi.