Piemontese/Letteratura: differenze tra le versioni

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Nella prima metà dell'Ottocento nel Parnas Piemonteis, raccolta letteraria pubblicata annualmente, vengono raccolte tutte le nuove proposte letterarie e la piccola patria piemontese si stringe attorno alle sue favole e alle sue fiabe tradizionali di Gep Arnaud: i valori proverbiali della società produttiva vengono sintetizzati in racconti brevi e con fini morali, e sono spesso antiche tradizioni orali che solo ora vengono trascritte in lingua letteraria. Questo genere rientra sempre nel romanticismo e può essere paragonato per tipologia e grazia, ma non per dimensione e successo, al ruolo che i fratelli Grimm hanno avuto nella Germania di quel periodo. Àngel Brofè (Angelo Brofferio) e Norbert Reusa (Norberto Rosa) costituiranno la poesia tardo-romantica. Nella seconda metà dell'Ottocento il piemontese diventa l'unica lingua possibile per i realisti subalpini: le storie di tutte le classi sociali (baròt, bajet, travet e sgnor, contadini, soldati, impiegati e aristocratici) vengono ritratte in commedie, sonetti e prose (anche romanzi). Luis Pràiva (Luigi Pietracqua) scrive romanzi storici e più tardi segue Tòjo Bërsess (Vittorio Bersezio) negli anni 60, la cui opera più celebre e di successo è stata Le miserie 'd monsù Travet, sulla vita di uno scapestrato impiegato di Torino che per sfuggire a vessazioni e pregiudizi della borghesia preferisce l'indipendenza del fare il libero professionista di classe bassa, il fornaio. Contemporaneamente la poesia d'amore in piemontese sviscera i sentimenti più profondi di molti autori e la semplicità dell'amore adolescenziale. Il realismo evolve poi in naturalismo: i più famosi sono Giaco Albertin (Giacomo Albertini) e Carl B. Frè (Carlo B. Ferrero).
 
Ma già a fine Ottocento inizia a emergere un fattore che via via si ingigantirà sempre di più: autori come Arigh Frusta si rivendicano: non si sentono più al sicuro come piemontesi in Piemonte, sentono l'arrivo dell'italiano e Torino declassata a provincia di confine come minacce alla loro identità. Ancora sentono la forte necessità di preparare la lingua a resistere alla minaccia: L'Aso e Ij Brandè sono riviste e giornali pubblicati per anni interamente in piemontese. Pinin Pacòt porta avanti nella prima metà del Novecento intensi studi filologici e si codifica con maggiore precisione grafia e grammatica. Questa corrente, che si può definire "della decadenza" dura ancora oggi e raccoglie tutta la produzione più elevata in lingua piemontese. Il filone si è adattato e potenziato con i riferimenti ai fatti che hanno rapidamente deteriorato l'identità piemontese come l'Unità d'Italia, il fascismo e la massiccia immigrazione nel periodo del Miracolo economico. Tòni Baudrìe ed altri hanno riscoperto e usato nei loro componimenti parole difficili, ripulendo la lingua dall'influenza italiana per rivendicarne l'originalità. Parallelamente sono andate avanti le pubblicazioni e le rappresentazioni di commedie in lingua, nei teatri e nelle televisioni locali, e anche le raccolte di racconti, proverbi e saggi letterari. La musica è per lo più goliardica e folcloristica e non ha più spessore letterario, come invece potevano avere i testi di Gipo Farassino. È alAl momento dispersochi conosce il generepiemontese delscritto romanzo,per chepassione vedepersona soloè rarededito traduzioniprincipalmente alla traduzione di classici italiani e stranieri. Nel 2007 Luis Dario Felissian, giovane torinese, ha pubblicato un romanzo e una raccolta di racconti con il preciso scopo di parlare di qualcosa che non fosse legato la tradizione, ma allo spirito dell'epoca in cui l'opera si inserisce.
 
===Antologia di opere consultabili - Archeujta d'euvre ch'as peul vacé===