Filosofia presocratica e socratica/Pluralisti: differenze tra le versioni

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===Le quattro radici===
[[File:Populaire wetenschap.PNG|thumb|I [[quattro elementi]]]]
La filosofia di Empedocle si presenta come un tentativo di combinazione sintetica delle precedenti dottrine ioniche, pitagoriche, eraclitee e parmenidee. Dalla filosofia ionica e da quella di Eraclito egli accoglie l'idea del divenire, del continuo e incessante mutamento delle cose. Da Parmenide, al contrario, accetta la tesi dell'immutabilità e dell'eternità dell'Essere. Empedocle – e come lui anche gli altri fisici pluralisti – cerca di risolvere questa contraddizione distinguendo la realtà che ci circonda, mutevole, dagli elementi primi, immutabili, che la compongono.
 
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Nel pensiero di Empedocle ricopre un ruolo importante l'aspetto religioso. Uno dei suoi due poemi a noi giunti, le ''Purificazioni'', tratta del tema della divinità, intesa come una mente in grado di muoversi per l'intero universo a una velocità istantanea, non coglibile attraverso i sensi. L'anima dell'uomo è invece un dèmone cacciato dall'Olimpo per una colpa originaria, il quale potrà però ritornavi in seguito a una '''purificazione''', attraverso una serie di incarnazioni in vite via via sempre più nobili.<ref>Reale, pagg. 167-168</ref>
Qui Empedocle riprende la teoria orfica e pitagorica della metempsicosi, affermando l'esistenza di una legge di natura che fa scontare agli uomini i propri peccati attraverso una serie continua di nascite e di morti, tramite cui l'anima, di origine divina, trasmigra da un essere vivente all'altro (animale o vegetale) per millenni. Questa concezione conduce al rifiuto assoluto dei sacrifici, poiché in ogni essere vivente vi è un'anima umana, che sta compiendo il suo ciclo di reincarnazioni. Se nel corso di questo ciclo l'anima si è comportata secondo giustizia, al termine potrà tornare nella sua condizione divina.<ref>Cfr. Angelo Tonelli, ''Empedocle. Frammenti e testimonianze: Origini, Purificazioni con i frammenti del Papiro di Strasburgo'', Bompiani, 2002, pag. 12 e segg.</ref>
 
==Anassagora==