Gli dèi della Grecia: differenze tra le versioni

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Negli ''Atti degli apostoli'' Dike viene richiamata, come credenza "pagana", nel ruolo di punire gli assassini. Così quando Paolo di Tarso, giunto naufrago sull'isola di Malta e accolto benevolmente dalla popolazione, mentre ravvivava un fuoco viene morso da un serpente:
{{q|Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli abitanti (βάρβαροι) dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, perché, sebbene scampato dal mare, la dea della giustizia (δίκη) non lo ha lasciato vivere».|''Atti degli apostoli'' XXVIII, 4|ὡς δὲ εἶδον οἱ βάρβαροι κρεμάμενον τὸ θηρίον ἐκ τῆς χειρὸς αὐτοῦ, πρὸς ἀλλήλους ἔλεγον· πάντως φονεύς ἐστιν ὁ ἄνθρωπος οὗτος ὃν διασωθέντα ἐκ τῆς θαλάσσης ἡ δίκη ζῆν οὐκ εἴασεν. |lingua=grc}}
 
==Kronos==
'''Kronos''' (Κρόνος) è una divinità pre-olimpica della [[mitologia greca|mitologia]] e della [[religione greca]],
figlio di [[Urano (mitologia)|Urano]] (Cielo) e di [[Gea|Gaia]] (Terra).
 
===Kronos nella ''Teogonia'' di Esiodo===
Nella ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'' di Esiodo, ai vv. 133-138, viene narrato che unendosi a Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante"), Gaia (Γαῖα, "Terra") genera i Titani: [[Oceano (mitologia)|Oceano]] (Ὠκεανός)<ref>In ''Iliade'', XIV 201, Oceano è detto «padre degli dèi». [[Aristotele]], in ''Metafisica'' I (A) 3,983 intende questo, «Oceano e Teti genitori del divenire», come anticipazione delle teorie di Talete.</ref>, [[Ceo (mitologia)|Coio]] (Κοῖος, anche Ceo), [[Crio|Creio]] (Κριός, anche Crio), [[Iperione (mitologia)|Iperione]] (Ύπέριον), [[Iapeto]] (Ιαπετός, anche Giapeto), [[Teia (mitologia)|Theia]] (Θεία, anche Teia o Tia)<ref>Pindaro ''Istmica'' V la canta; da intendere come divinità della luce (cfr. Colonna p.83) </ref>, [[Rea (mitologia)|Rea]] (Ῥέα), [[Temi|Themis]] (Θέμις, anche Temi), [[Mnemosyne]] (Μνημοσύνη, anche Menmosine), [[Febe (Urano)|Phoibe]] (Φοίϐη, anche Febe), [[Teti (Urano)|Tethys]] (Τηθύς, anche Teti) e '''Kronos''' (Κρόνος, anche Crono).
 
Dopo i Titani (vv. 139-153), l'unione tra Gaia e Urano genera i tre [[Ciclopi]] (Κύκλωπες: Brontes, Steropes e Arges<ref>Dèi con un "occhio solo", i loro nomi richiamano rispettivamente il "Tonante", il "Fulminante" e lo "Splendente".</ref>)<ref>Da notare la differenza con l'<nowiki></nowiki>''Odissea'', IX 187, dove i Ciclopi risultano dei giganteschi e selvaggi pastori e in cui, uno di questi, Polifemo, è figlio di Posidone. Qui, nella ''Teogonia'' esiodea, sono invece tre, dèì figli di Urano e Gaia, costruttori di fulmini che poi consegneranno a Zeus; in Callimaco, ''Inno ad Artemide'', sono gli aiutanti di Efesto, costruttori delle fortificazioni delle città dell'Argolide, ma lo scoliaste (Esiodo ''Theog.'', 139) indica questi ultimi come una "terza" categoria di Ciclopi: «perché di Ciclopi ci sono tre stirpi: i Ciclopi che costruirono le mura di Micene, quelli attorno a Polifemo e gli dèi stessi.»</ref>; e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, [[Ecatonchiri]]): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile<ref>Così lo scoliaste (148): «Costoro sono detti venti che prorompono dalle nubi, e sono di sicuro devastatori. Per questo miticamente sono provvisti anche di cento braccia perché hanno pulsionalità guerresche. Cotto, Briareo e Gige sono i tre momenti (dell'anno): Cotto è la canicola, cioè il momento dell'estate, Briareo è la primavera in rapporto con il fiorire ('bryein') e crescere le piante; Gige è il tempo invernale.» (Trad. Cassanmagnago, p. 503.</ref>.
 
Urano (vv.154-182), tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gaia, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori<ref>Cfr. [[Fritz Graf]]. ''Il mito in Grecia''. Bari, Laterza, 2007, p.61; Cassanmagnago ''Op.cit.'' p.929</ref>, nella loro "mostruosità". Ecco che la madre di costoro, Gaia, costruisce dapprima una falce dentata e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l'ultimo dei Titani, Kronos, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Kronos, nascosto<ref>Nella vagina della madre, ''locheòs'', (così legge [[Shawn O'Bryhim]], ''Hesiod and the Cretan Cave'' in "Rheinisches Museum fuer Philologie" 140: 95-96, 1997.)</ref> lo evira.
 
Da questo momento inizia il dominio di Kronos il quale, unendosi a [[Rea (mitologia)|Rea]], genera: [[Estia|Istie]] (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), [[Demetra]] (Δήμητρα), [[Era (mitologia)|Era]] (Ἥρα, anche Hera), [[Ade]] (Ἅιδης) ed [[Poseidone|Ennosigeo]] (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Posidone o Poseidone Ποσειδῶν<ref>Cfr. Colonna nota 31 p.86.</ref>); ma tutti questi figli vengono divorati da Kronos in quanto, avvertito dai genitori Gaia e Urano che uno di questi lo avrebbe spodestato, non vuole cedere il potere regale. Grande sconforto questo stato di cose procura a Rea, la quale, incinta dell'ultimo figlio avuto da Kronos, Zeus (Ζεύς), e consigliatasi con gli stessi genitori, decide di partorire nascostamente a Lycto (Creta)<ref>O sul monte Egeo, per il confronto cfr. Arrighetti p. 345-6.</ref>, consegnando a Kronos una pietra che questi divora pensando fosse il proprio ultimo figlio.
 
Zeus (vv.492-500) cresce in forza e intelligenza e infine sconfigge il padre Kronos facendogli vomitare <ref>In Apollodoro I,2,1 è Metis (Μῆτις), una delle oceanine e prima moglie di Zeus, a far somministrare a Kronos l'emetico che lo costrinse a vomitare i figli.</ref>gli altri figli che aveva divorato, e il primo oggetto vomitato da Kronos è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus<ref>Pasuania, X, 24,6 testimonia di una "pietra sacra" collocata sul monte Parnaso, nei pressi della tomba di Neottolemo.</ref>. Quindi Zeus (vv.501-506) scioglie dalle catene i tre Ciclopi<ref>Vanno letti infatti come Brontes, Steropes e Arges: in tal senso, e tra gli altri, Arrighetti, p.347 e Cassanmagnago (89) p.936.</ref> così costretti dallo stesso Kronos, i quali lo ricambieranno consegnandogli il tuono, il fulmine e il lampo.
 
I versi 617-720 della ''Teogonia'' si occupano della Titanomachia, la lotta tra i titani residenti sul monte Othrys<ref>Collocato a sud del monte Olimpo e a nord della piana della Tessaglia.</ref> e gli dèi dell'Olimpo (figli di Kronos e di Rea): da dieci anni la lotta tra i due schieramenti prosegue incerta quando Zeus, su consiglio di Gaia, libera i tre Centimani precedentemente costretti nella terra da Urano e, dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Posidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani.
 
====Gli uomini al tempo di Kronos====
Sempre Esiodo, in ''Opere e giorni'' (Ἔργα καὶ Ἡμέραι), narra di un'era d'oro per gli uomini quando signore del Cosmo era il titano Kronos:
{{q|Prima una stirpe aurea di uomini mortali <br> fecero gli immortali che hanno le Olimpie dimore.<br>
Erano ai tempi di Kronos, quand'egli regnava nel cielo;<br> come dèi vivevano, senza affanni nel cuore,<br>
lungi e al riparo da pene e miseria, né triste<br> vecchiaia arrivava, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia,<br>
nei conviti gioivano, lontano da tutti i malanni;<br> morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni<br>
c'era per loro; il suo frutto dava la fertile terra<br> senza lavoro, ricco ed abbondante, e loro, contenti,<br>
in pace, si spartivano i frutti del loro lavoro in mezzo a beni infiniti,<br> ricchi d'armenti, cari agli dèi beati.|[[Esiodo]], ''[[Erga]]'', 109-120. Traduzione di [[Graziano Arrighetti]], in Esiodo ''Opere'' : 1998 Einaudi-Gallimard; 2007 Mondadori, p.61|χρύσεον μὲν πρώτιστα γένος μερόπων ἀνθρώπων <br>ἀθάνατοι ποίησαν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχοντες. <br>οἳ μὲν ἐπὶ Κρόνου ἦσαν, ὅτ᾽ οὐρανῷ ἐμβασίλευεν: <br>ὥστε θεοὶ δ᾽ ἔζωον ἀκηδέα θυμὸν ἔχοντες <br>νόσφιν ἄτερ τε πόνων καὶ ὀιζύος: οὐδέ τι δειλὸν <br>γῆρας ἐπῆν, αἰεὶ δὲ πόδας καὶ χεῖρας ὁμοῖοι <br>τέρποντ᾽ ἐν θαλίῃσι κακῶν ἔκτοσθεν ἁπάντων: <br>θνῇσκον δ᾽ ὥσθ᾽ ὕπνῳ δεδμημένοι: ἐσθλὰ δὲ πάντα <br>τοῖσιν ἔην: καρπὸν δ᾽ ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα <br>αὐτομάτη πολλόν τε καὶ ἄφθονον: οἳ δ᾽ ἐθελημοὶ <br>ἥσυχοι ἔργ᾽ ἐνέμοντο σὺν ἐσθλοῖσιν πολέεσσιν. <br>ἀφνειοὶ μήλοισι, φίλοι μακάρεσσι θεοῖσιν.|lingua=grc}}
 
====Kronos liberato dal Tartaro e signore dell'Isola dei beati====
Sempre Esiodo in ''Opere e giorni'' (Ἔργα καὶ Ἡμέραι; 170 e sgg.) ci dice che Kronos, liberato dal Tartaro, diventa re dell'Isola dei beati (μακάρων νῆσοι) dove sono destinati da Zeus gli [[Heros|Eroi]], lì felici e liberi dagli affanni. Qui Kronos viene indicato come divinità del Tempo.
 
===Kronos nelle altre tradizioni mitologiche greche===
* [[Pindaro]] (''Olimpiche'' II,55-83) ci dice che Kronos regna sull'Isola dei beati dove dimorano non solo gli Eroi ma anche le anime dei giusti<ref>Evidente l'influenza delle dottrine orfiche, a tal proposito cfr. [[Giulio Guidorizzi]]. ''Il mito greco'' vol.1 Gli dèi. Milano, Mondadori, 2009, p.1182</ref>.
*[[Diodoro Siculo]] ('' Bibliotheca historica'' V, 64 e sgg.) riferisce che secondo i Cretesi, i Titani nacquero al tempo dei Cureti. Essi vivevano nei pressi di Cnosso, erano sei maschi (Crono, Iperione, Ceo, Iapeto, Crio, Oceano) e cinque femmine (Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti), figli di Urano e di Gea, oppure figli di uno dei Cureti andato in sposo a una certa Titaia da cui essi presero il nome. Ognuno di questi Titani ebbe modo di lasciare un dono prezioso in eredità agli uomini conquistando in questo modo un onore imperituro. Crono, dei Titani il più anziano, fu re, e grazie a lui gli uomini passarono dallo stato selvaggio alla civiltà. Insegnò agli uomini anche ad essere probi e semplici d'animo, questa è la ragione per cui si sostiene che gli uomini al tempo di Crono furono giusti e felici.
* [[Plutarco]] (''Il volto della luna'' XXVI, 940f-942a) narra del viaggio iniziatico del cartaginese Silla condotto verso l'estremo Occidente: a cinquemila stadi dall'isola di Ogigia, questa collocata a cinque giorni di navigazione dalle coste della Britannia, si situano le Isole dei beati dov'è Crono, imprigionato e addormentato da Zeus in una caverna color dell'oro assistito da dèmoni benefici che conoscono i suoi sogni, i quali corrispondono poi alle premeditazioni di Zeus, e li comunicano agli uomini desiderosi di sapere.