Filosofia presocratica e socratica/Socratici minori: differenze tra le versioni

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socratici minori
 
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==Antistene e la scuola cinica==
'''Antistene''' (444 – 365 a.C.) nacque ad Atene e fu allievo di Gorgia prima di unirsi a Socrate. Dopo l'esecuzione del maestro si rifugiò, insieme ad altri condiscepoli, a Megara, in casa di Euclide; quindi tornò ad Atene e stabilì la sua scuola al ginnasio del Cinosarge, da cui deriva il terminenome '''cinismo'''.
 
Ricollegandosi alle [[Filosofia presocratica e socratica/Sofisti#Protagora|antilogie sofistiche]], Antistene porta alle estreme conseguenze il metodo confutatorio di Socrate, affermando che per nessuna proposizionetesi è possibile individuare un criterio che ne stabilisca la verità o la falsità. Il linguaggio infatti non è in grado né di conoscere né di comunicare la verità. Da qui, la polemica sulla dottrina platonica delle idee: di ogni cosa è possibile predicare solo ''ciò che è'' attraverso un nome, e quindi di un ''cavallo'' – per esempio – si potrà dire solo che ''è un cavallo''. Esprimere un giudizio come «il cavallo è un animale» è impossibile, poiché significherebbe identificare il termine «cavallo» con il termine «animale» (secondo un celebre aneddoto Antistene avrebbe obiettato a Platone: «Vedo il cavallo, non la cavallinità»). Non è quindi possibile connettere un termine particolare con uno universale, e di conseguenza non è possibile formulare definizioni e portare avanti ragionamenti scientifici. Anche la virtù non è raggiungibile attraverso la conoscenza, ma solo liberandosi dai bisogni inutili, così da raggiungere la piena conoscenza di sé mediante l'esercizio e la fatica.<ref>Cioffi ''et al.'', pagg. 290-291</ref> Antistene individua nell'orgoglio e nel piacere i due ostacoli sulla via che conduce alla sapienza filosofica. Il primo consiste nella presunzione di sapere già, mentre il secondo è contrario alla saggezza e all'autachia, cioè il non avere bisogno di nulla.<ref>Reale, pag. 313</ref>
 
'''[[w:Diogene di Sinope|Diogene di Sinope]]''' (413 – 323 a.C.), allievo e successore di Antistene, incarnerà perfettamente l'ideale del saggio cinico. Abbandonato ogni interesse per l'indagine logico-linguistica, Diogene con la sua vita fu un modello dell'etica cinica: errante e senza casa (si racconta che vivesse in una botte), vestiva in modo trascurato, portava con sé solo una bisaccia e disprezzava i valori della società civile, come la nobiltà, la divisione in classi, il matrimonio. Il suo esempio fu seguito da altri esponenti della scuola, come per esempio Cratete e la moglie Ipparchia, Bione di Boristene, Cercida di Megalopoli, Talete.
 
==Aristippo e la scuola cirenaica==
Nato a Cirene da una famiglia agiata, '''Aristippo''' (435 – 360/355 a.C.) conobbe Socrate quando si trasferì ad Atene. Come Antistene, ricevette probabilmente lezioni dai sofisti: a questo proposito Reale sottolinea come l'influenza della sofistica sia ben evidente nel pensiero dei due autoripensatori, soprattutto sul piano della morale.<ref name="R320">Reale, pag. 320</ref> La sua filosofia si basa sul distacco dalle cose materiali e dall'attività politica, al fine di raggiungere la libertà. Questa consiste nel dominio delle cose e dalnel controllo delle passioni, evitando le esasperazioni e gli eccessi.
 
Secondo alcuni interpreti furono invece i suoi successori - come il nipote Aristippo il Giovane, Anniceri, Egesia, Teodoro - a sostenere la '''tesi edonistica''' che rese famosa la '''scuola cirenaica'''. Lo scopo della vita, secondo questa dottrina, è il '''piacere''' corporeo, che coincide con il bene ed è inteso come movimento debole opposto al movimento violento che è il dolore (che coincide con il male). <ref>Cioffi ''et al.'', pagg. 291-292</ref> Criterio della verità per i cirenaici è infatti la sensazione, la quale come puro stato soggettivo è sempre vera, mentre può essere falso solo l'oggetto prodotto dai sensi. Se così stanno le cose, anche in ambito etico si dovranno seguire quelle sensazioni che provocano piacere, che è il fine verso cui tendono tutti gli esseri viventi.<ref name="R320" /> Dal piacere viene però nettamente distinta la '''felicità''', intesa come somma dei piaceri particolari. Inoltre, il saggio non ricerca assiduamente il piacere, ma si limita a coglierlo quando gli si presenta: in caso contrario il piacere non sarebbe più «dolce» ma diventerebbe un dolore.<ref>Reale, pagg. 322-323</ref>
 
==Euclide e la scuola megarica==
'''Euclide''' (c. 445 – c. 375 a.C.) e i suoi allievi vengono definiti da Reale «i meno socratici fra i Socratici minori» poiché «sono più propriamente degli eleatizzanti o Neo-eleati».<ref>Reale, pag. 328</ref> Formatosi inizialmente allo studio dell'[[Filosofia presocratica e socratica/Parmenide e l'eleatismo|eleatismo]], Euclide fu intimo amico di Socrate e nei tempi successivi alla sua morte nascoseospitò nella propria casa di Megara gli altri discepoli del filosofo. Riprendendo il concetto parmenideo di unità dell'essere, sostenne che questo coincide con il «bene» socratico, il quale a sua volta consiste in un'unica virtù. È contraddittorio ritenere che il movimento e il divenire esistano, ed è sbagliato (pura ''opinione'') pensare che le cose come enti separati. Lo stesso linguaggio, che designa cose diverse con nomi diversi, è una mera convenzione. Se ne conclude che non è possibile fare affermazioni oggettive, poiché qualunque cosa si dica può essere portata alla contraddizione e all'assurdo. Questo spiega lo sviluppo logico-dialettico della '''scuola megarica''', che sfociò nell''''eristica''' e nei sofismi che caratterizzano il'attività dei suoi principali esponenti, come Eubulide, Alessino, Clitomaco, Diodoro Crono, Stilpone.<ref>Cioffi ''et al.'', pag. 292</ref>
 
==Note==