Filosofia presocratica e socratica/Nascita della filosofia in Grecia: differenze tra le versioni
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La Grecia alla fine del VII secolo a.C. si presentava come un insieme di ''poleis'', città-stato legate da affinità linguistiche e culturali ma prive di unità politica, distribuite nella parte meridionale della penisola balcanica. Oltre a queste, varie colonie, politicamente indipendenti dalla madrepatria, erano state fondate nel resto del Mediterraneo, in una vasta area compresa tra la Spagna, il mar Nero e la costa settentrionale dell'Egitto. Con la fine del '''[[w:Medioevo ellenico|medioevo ellenico]]''' nel IX secolo, infatti, si era avviato il processo che aveva portato alla crisi della società micenea e all'affermarsi di regimi aristocratici nelle ''poleis''. Nell'VIII secolo l'uso della moneta metallica sostituì il baratto, mentre le strutture politiche cittadine furono scosse da conflitti sociali, che portarono i governanti a sviluppare differenti risposte istituzionali: a Sparta vi fu la riforma oligarchica di Licurgo, mentre in molte altre ''poleis'' durante il VII secolo si instaurarono delle tirannidi. Più complessa fu la situazione di Atene, dove alla legislazione di Dracone (620 a.C.) seguirono la riforma oligarchica di Solone (593), la tirannide di Pisistrato (560) e la costituzione democratica di Clistene (508).<ref>Cioffi ''et al.'', pagg. 26-32</ref>▼
La Grecia alla fine del VII secolo a.C. si presentava come un insieme di ''poleis'', città-stato legate da affinità linguistiche e culturali ma prive di unità politica, distribuite nella parte meridionale della penisola balcanica. Oltre a queste, varie colonie, politicamente indipendenti dalla madrepatria, erano state fondate nel Mediterraneo, in una vasta area compresa tra la Spagna, il mar Nero e la costa settentrionale dell'Egitto.
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==Grecia contro Oriente==
La filosofia, intesa come indagine critica e razionale, appare come il «grande parto» del genio ellenico.<ref name="a21">Abbagnano, pag. 21</ref><ref name="R23">Reale, pag. 23</ref> Se infatti il
Si potrebbe obbiettare che i Greci abbiano sviluppato la filosofia in forme analoghe all'Oriente, così come
* Nessun filosofo in epoca classica accenna a una derivazione della filosofia greca dall'Oriente. Lo stesso Platone cita più volte la sapienza orientale, e i personaggi presenti nei suoi dialoghi si richiamano più volte all'autorità di un sapere molto più antico di loro; tuttavia evidenzia lo spirito pratico e non fine a se stesso del sapere egiziano, rispetto a quello greco.<ref>Reale, pag. 26</ref>▼
▲* Nessun filosofo in epoca classica accenna a una derivazione della filosofia greca dall'Oriente. Lo stesso Platone cita più volte la sapienza orientale, e i personaggi presenti nei suoi dialoghi si richiamano più volte all'autorità di un sapere molto più antico di loro; tuttavia evidenzia lo spirito pratico e non
* Come fa notare anche lo storico Zeller, prima del'epoca di Alessandro Magno presso i Greci la conoscenza delle lingue di altri popoli era limitata alle finalità commerciali: gli interpreti, di norma ben preparati, potevano trattare con i mercanti stranieri ma non erano in grado in tradurre libri contenenti insegnamenti filosofici.<ref>Reale, pag. 28</ref>
* La conoscenza orientale è più simile a una sapienza per eletti piuttosto che, come la filosofia greca, a un'analisi della realtà
Lo stesso processo avvenne per le conoscenze scientifiche prese da popoli orientali, come la matematica dagli Egizi e l'astronomia dai Babilonesi. Entrambe le scienze avevano infatti scopo pratico nei luoghi d'origine, e furono i Greci a elevarle a un livello teorico. Si può quindi concludere che, se i Greci assimilarono dagli orientali nozioni di vario tipo, allo stesso tempo le trasformarono qualitativamente, operando un passaggio dall'aspetto utilitaristico alla speculazione pura e disinteressata.<ref>Reale, pagg. 30-32</ref> È inoltre importante sottolineare che i Greci sono stati i primi a produrre '''testi scritti''' di filosofia e a vedere in questa una '''libera indagine critica e razionale'''.<ref name="a20" />
▲* La conoscenza orientale è più simile a una sapienza per eletti piuttosto che, come la filosofia greca, a un'analisi della realtà con la ragione. Anche se alcuni presocratici parlano di una mentalità "collettiva" che si ferma all'apparenza ingannevole e non ragiona (Eraclito parla di uomini a due teste, e Parmenide indica due vie: la via della sapienza non è percorribile facilmente), a nessun uomo libero è preclusa la ricerca della verità intesa come il filosofare.
==La gestazione della filosofia==
Se la filosofia si sviluppò proprio in Grecia nei secoli VII-V a.C. è perché vi furono le condizioni che lo permisero.
===L'arte===
Fu soprattutto la '''poesia''' a influenzare la filosofia
===La religione===
Quando si parla di «religione greca» si pensa a Zeus, Apollo e in generale agli dèi della tradizione omerica. Questa però è solo una faccia della religiosità greca, poiché la '''religione pubblica'''
Molte persone però non erano soddisfatte da tale religione, sentendola lontana. Per questo si diffusero i '''misteri''', tra i quali i più influenti sono quelli '''orfici'''. Questi ebbero
Inoltre l'assenza di libri sacri, dogmi
===Le condizioni socio-politiche===
L'uomo greco, che vantava di
==Mito e ''logos''==
La realtà viene indagata tramite la ragione, il '''''logos''''' (il vero discorso, la vera ragione, il giusto pensiero):
==Chi erano i presocratici==
Come è già stato detto, i presocratici non costituiscono un gruppo omogeneo, ma si differenziano
*le colonie greche in '''Asia minore''', dove nacquero e vissero i primi filosofi (la scuola di Mileto nella Ionia, Eraclito a Efeso),
*le colonie italiche della '''Magna Grecia''', dove si diffuse successivamente (si pensi al pitagorismo, a Empedocle e Parmenide).
Con Anassagora, che si trasferì ad Atene e collaborò con il governo di Pericle, la filosofia raggiunge la capitale dell'Attica, dove si svilupperà
Per quanto riguarda invece la loro indagine, i primi filosofi cercavano il
Il gruppo di filosofi che va da Talete a Democrito è chiamato '''naturalista''', perché cerca di determinare la natura dell'essere e del divenire. Vengono poi i '''sofisti''' che, pur approdando al relativismo, incentrano la loro attenzione sull'uomo e sulla
Tuttavia, negli ultimi anni è sorta una nuova questione terminologica: poiché il passaggio dallo studio della natura a quello dell'uomo è avvenuto con i sofisti prima che con Socrate, alcuni studiosi hanno proposto di distinguere questi dai filosofi a loro precedenti, preferendo indicare i
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Le principali fonti di cui dispongono gli storici per conoscere il pensiero dei primi filosofi sono:
* le '''opere''' dei filosofi, che però sono quasi interamente andate perdute e di cui si conservano rarissimi frammenti;
* le '''testimonianze''' su questi filosofi riportate in opere di autori successivi. Tra questi ad esempio ricordiamo Platone, che nei suoi dialoghi cita tesi e dottrine di pensatori a lui precedenti, e Aristotele, autore della ''Metafisica'', considerato per certi versi il «primo saggio di storiografia filosofica»;
* le '''opere dossografiche''' (da ''doxa'', opinione), raccolte risalenti al tardo periodo ellenistico in cui venivano riunite le opinioni dei filosofi del passato su un determinato argomento.
Le testimonianze sui presocratici sono state raccolte nel XX secolo da due filologi tedeschi, Hermann Diels e Walter Kranz, che le hanno catalogate. A questa edizione si fa riferimento quando si citano i frammenti dei primi filosofi, che sono contrassegnati dalla sigla DK (abbreviazione di Diels-Kranz).
== Note
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