Pittura lombarda dell'Ottocento: differenze tra le versioni

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“Fu saldo disegnatore, compositore disordinato, schiettissimo pittore, succoso, fresco, vario in quel suo cromatismo in cui il colore dei veneziani riecheggia senza affievolirsi, esperto di ogni segreto dell'arte nel rendere la finezza dell'atmosfera e nel modellare con l'efficacia della pennellata nervosa” (Colasanti).
 
 
'''Chiostro'''
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Bianchi Mosè, Chiostro.jpg|thumb|600px|Chiostro]]
 
Databile al 1890, appartiene a un gruppo di opere ispirate al paesaggio e alla vita contadina nei pressi di Formaga, località sul lago di Garda vicina a Gargnano. Il dipinto mostra in particolare evidenti legami con due opere riferibili a questa serie: Pascolo a Formaga, tela di grandi dimensioni già nella collezione G. R., venduta all’asta presso la Galleria Scopinich di Milano nel 1933, e Nel chiostro, piccolo studio oggi in collezione privata.
 
Riprendendo un’iconografia già usata da Leonardo Bazzaro (Altri tempi, 1885, ubicazione ignota), come Bianchi tra i principali esponenti del naturalismo lombardo, il pittore raffigura nei tre dipinti un gregge al pascolo entro la cornice architettonica del chiostro del convento della chiesa di San Francesco a Gargnano, edificato nella prima metà del XIV secolo. Rispetto a Pascolo a Formaga e Nel chiostro questa veduta acquista tuttavia maggiore respiro: la scena non è più delimitata dal perimetro del chiostro ma si allarga al paesaggio circostante dove si erge il profilo del monte Baldo. La stesura pittorica, fatta di sapienti tocchi di colore e di accesi valori cromatici, ben esemplificata nella pittura di paesaggio elaborata negli stessi anni a Gignese nel Verbano, si fa qui più libera e abbreviata per diventare al contrario quasi calligrafica nella descrizione dell’architettura. Questa variabilità pittorica è accentuata dal contrasto tra la zona d’ombra in primo piano e la luce che colpisce un lato del chiostro, quasi abbagliando lo spettatore, e rischiara la catena montuosa sullo sfondo.
Dal novembre 2011 l’opera è visibile nell’allestimento delle Gallerie d’Italia a Milano.
 
'''Donna con gallina; Figura femminile'''
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Bianchi Mosè, Donna con gallina; Figura femminile.jpg
Donna con gallina; Figura femminile]]
Raffigura una donna in abiti contadini che stringendo una gallina fra le mani avanza lungo una calle probabilmente di Chioggia, di cui si intravedono gli edifici e, a destra, un ponte.
A Chioggia e a Venezia il pittore è solito recarsi a partire dal 1879 trovandovi, come altri protagonisti del naturalismo lombardo quali Leonardo Bazzaro, fonte di ispirazione per paesaggi e animate scene di vita, entrambi di notevole successo presso pubblico e critica.
L’opera è realizzata su una tela già pronta di cui è visibile la preparazione a gesso; questo dato e la rapidità del gesto pittorico giustificano una datazione vicina all’ultimo decennio del secolo. In questi anni il pittore riprende temi a lui cari, rievocando i personaggi e gli scorci lagunari tante volte osservati nei soggiorni veneti. Il gusto per la vita popolare caratterizza del resto non solo le scene chioggiotte, animate da barcaioli, pescatori e viandanti, ma anche quelle ambientate sulle alture del Verbano o nella più vicina Brianza come Cascinale (Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi) dove si nota la costante presenza delle giovani contadine ritratte in momenti di vita quotidiana.
 
'''Il ritorno dalla sagra'''
 
[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Bianchi Mosè, Il ritorno dalla sagra.jpg
Il ritorno dalla sagra]]
Nel 1880 Mosè Bianchi espone Il ritorno dalla sagra alla Promotrice di Genova e all’Esposizione di belle arti di Brera riscuotendo i favori della critica e del pubblico. Il dipinto entra successivamente nella collezione di Ferdinando Salterio per essere infine acquistato nel 1984. Il successo ottenuto al tempo dell’esposizione braidense rende il soggetto di quest’opera particolarmente richiesto dai collezionisti giustificandone le numerose repliche, fra le quali la più significativa è datata 1887, proveniente dalla raccolta di Francesco Ponti e oggi conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
La vivace scena di genere vede protagonisti due chierichetti raffigurati lungo un sentiero della campagna brianzola di ritorno da una sagra; nel viottolo, percorso in lontananza dal gruppo più compatto degli altri chierichetti, si fa loro incontro sotto una pioggia che pare incessante un chiassoso gruppo di oche. Il soggetto non è nuovo nella pittura di genere dell’artista monzese ma si arricchisce qui dell’ambientazione all’aperto, resa con sapienti effetti di luce e suggestivi accostamenti cromatici, elementi pittorici che caratterizzano il naturalismo lombardo.
Dal novembre 2011 l’opera è visibile nell’allestimento delle Gallerie d’Italia a Milano.
 
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