Gallerie di piazza Scala/X: differenze tra le versioni

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Signorini, che dal 1862 condivide con Borrani l’esperienza della scuola di Piagentina, coglie in questo dipinto l’immediatezza della scena ricorrendo a una pittura rapida ma ricca di raffinati effetti di luce e indugiando su alcuni particolari dell’arredo come le cornici dei dipinti che si affollano lungo la parete.
 
*'''149. Lorenzo Delleani, ''Paesaggio'', 1887'''
 
*'''150. Lorenzo Delleani, ''Campagna verso l'inverno'', 1892'''
*[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Delleani_Lorenzo,_Campagna_verso_l%27inverno.jpg|thumb|499px|150. Lorenzo Delleani, ''Campagna verso l'inverno'', 1892]]
 
L’autentica dello scultore Leonardo Bistolfi, come risulta dal timbro apposto sul retro dell’opera, accompagnato dalla firma a matita e dal numero “61”, lascia supporre che il quadro provenga dal folto nucleo di opere rinvenute nell’atelier di Lorenzo Delleani alla sua scomparsa. Il profondo vincolo di amicizia e consuetudine che legava i due artisti, infatti, spinse la famiglia del pittore ad affidare a Bistolfi l’incarico di inventariare e autenticare tutto il materiale rintracciato. A questo nucleo è riferibile anche Autunno Dorato, giunto in Collezione dal mercato antiquario, che presenta la stessa autenticazione dell’opera in esame, seguita dal numero “58” tracciato a matita blu.
Gran parte dei dipinti e delle tavolette rinvenute nello studio, confluì nella Mostra postuma di Lorenzo Delleani, promossa da “La Stampa”, e ordinata dallo stesso Leonardo Bistolfi e da Enrico Thovez nei locali della Società Promotrice di Belle Arti di Torino, dal 17 gennaio al 17 febbraio 1909. Vi figuravano circa duecento opere, tra dipinti e studi dell’artista; tuttavia, l’impossibilità di reperire il catalogo della mostra, che con ogni probabilità non fu pubblicato, non ci permette di stabilire con certezza la presenza delle due opere in Collezione.
La data apposta dall’artista sul margine inferiore della tavola, ne colloca l’esecuzione nel dicembre del 1892. Nell’estate dello stesso anno Delleani aveva condotto un lungo viaggio di studio in Svizzera, con il poeta e amico Giovanni Camerana, estimatore di Antonio Fontanesi, che fin dal 1872 lo aveva incoraggiato ad abbandonare il quadro storico e operare una decisa svolta verso la pittura di paesaggio, condotta dal vero.
Il quadro ritrae una veduta della campagna biellese, probabilmente in una zona nei pressi di Pollone, paese natale di Delleani, adottando una gamma cromatica circoscritta a poche tonalità di bruni, ricavata dagli esempi della pittura di paesaggio nordica che l’artista aveva avuto modo di studiare in occasione del suo viaggio di formazione in Olanda del 1883. Adottando un punto di vista ribassato, lo stagno in primo piano avvolto in un’ampia zona d’ombra diventa il punto d’attrazione della scena, chiusa da pochi casolari e da una ricca vegetazione che sfuma all’orizzonte. La tavoletta ricalca nel formato e nella stesura abbreviata la ricca produzione dell’artista di rapidi studi tratti dal vero, tuttavia se ne distingue per la qualità pittorica ed espressiva e per l’intenso realismo.
 
*'''151. Lorenzo Delleani, ''Autunno dorato'', 1903'''
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[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Delleani_Lorenzo,_Autunno_dorato_o_Tramonto_a_novembre_(effetti_di_luce).jpg|thumb|499px|152. Lorenzo Delleani, ''Autunno dorato (Tramonto a novembre)'', 1904]]
 
L’autentica dello scultore Leonardo Bistolfi sul verso, accompagnata dal numero “58” tracciato a matita blu, è del tutto identica a quella di un’altra tavola di Lorenzo Delleani in Collezione, Campagna verso l’inverno. Anche questo quadro, quindi, potrebbe rientrare nel regesto inventariale delle opere rimaste nello studio alla scomparsa dell’artista, molte delle quali esposte nel 1909 all’importante mostra commemorativa di Delleani ordinata presso la Società Promotrice di Belle Arti di Torino, su iniziativa de “La Stampa”, ordinata da Enrico Thovez, Leonardo Bistolfi, Giacomo Grosso e Davide Calandra.
Il dipinto, eseguito nel 1903, potrebbe fare parte della serie di tavolette realizzate dall’artista durante le sue escursioni artistiche nel biellese, tra Pollone e Oropa, avviate fin dagli anni ottanta dell’Ottocento e, come in questo caso, puntualmente documentate con l’apposizione della data esatta dell’esecuzione dell’opera. Una produzione quasi seriale, condotta dal vero con pochi rapidi tratti per fermare, come in un’impressione, il variare delle condizioni atmosferiche e della luce. Nella vastissima produzione del pittore gli studi assumevano talvolta il carattere di opere finite, come nel ciclo di 65 tavolette presentate all’Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1892, che ripercorrevano il repertorio dell’artista attraverso vedute dell’Olanda, del Cervino, dalle valli biellesi, delle pianure romane, della laguna veneta. In altri casi si trattava di rapidissime annotazioni utilizzate come modello per opere di maggior impegno che l’artista realizzava in inverno nel suo studio di Torino.
Nelle opere della maturità, come questa in Collezione, Delleani approda ad una personalissima tecnica pittorica condotta con un colore pastoso, sovrapposto in densi strati, che in alcuni punti giunge fino a raggrumarsi mentre in altri si assottiglia lasciando a vista la preparazione sottostante. L’opera è accostabile a Autunno dorato, Tramonto a novembre del 1908, sia per la condotta pittorica, sia per la calibrata ricerca di effetti di luce, che suggerisce una visione malinconica della natura avviata verso l’inverno.
 
*'''153. Eugenio Gignous, ''Lo stagno'', 1879-1881'''
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[[File:Artgate Fondazione Cariplo - Bianchi_Mos%C3%A8,_Vecchia_Milano.jpg|thumb|499px|155. Mosè Bianchi, ''Vecchia Milano'', 1890]]
questa tavola di piccole dimensioni, datata 1890, appartiene a una serie di opere ispirate al tema della veduta urbana eseguite tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo. In anni di profonde trasformazioni urbanistiche, il pittore indugia sulla brulicante vita delle strade di Milano, da via Torino al corso di Porta Ticinese fino alla darsena del Naviglio. Queste vedute ritornano anche nelle opere di altri pittori, formatisi come Bianchi alla scuola del naturalismo lombardo, tra i quali ricordiamo Emilio Gola presente in collezione con Lavandaie sul Naviglio.
In Vecchia Milano l’atmosfera nebbiosa e carica di pioggia avvolge un viale e i suoi edifici; la scena è animata dal passaggio di un gruppo di persone che si riparano sotto gli ombrelli mentre un carro trainato da due cavalli attraversa la strada e, sullo sfondo, un omnibus chiude la linea prospettica al punto di fuga. Ne deriva un brano di convincente pittura dal vero dove l’atmosfera e la luce, colta nel suo rifrangersi sulla strada bagnata, sono rese con grande maestria e con evidenti richiami alla pittura francese contemporanea.
 
*'''156. Giovanni Boldini, ''Canale a Venezia'', 1899-1913'''