Gallerie di piazza Scala/III: differenze tra le versioni

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Riga 250:
*Tecnica/materiale olio su tavola
*Dimensioni Altezza: 37 cm. Larghezza: 30 cm.
Pietro Ronzoni, paesaggista di successo attivissimo a Verona per una colta committenza internazionale dal 1815 al 1824, ebbe modo di conoscere il Piccio al suo rientro definitivo a Bergamo, per il tramite dell’allora direttore dell’Accademia Carrara, Giuseppe Diotti. Eseguito nel 1825, il ritratto presenta Ronzoni di tre quarti, in parte nascosto dall’ombra scura proiettata dalla visiera del cappello da pittore calcato sulla testa, l’acconciatura ricciuta e i basettoni che scendono lungo le guance secondo la moda allora in voga, mentre volge lo sguardo verso lo spettatore. La luce che investe la figura genera un intenso contrasto chiaroscurale, contribuendo a conferire all’immagine un vivace naturalismo e una straordinaria freschezza. Il paesaggio montuoso che sfuma in lontananza sembrerebbe alludere alla specializzazione di Ronzoni nella veduta.
Il rapporto di confidenza con l’effigiato permise all’artista di impiegare un’inedita libertà pittorica, rinunciando alla severa impostazione della ritrattistica neoclassica adottata, invece, per effigiare i colti collezionisti bergamaschi gravitanti attorno all’Accademia Carrara. La salda amicizia tra i due artisti, appartenenti a generazioni differenti, è testimoniata anche da un dipinto del 1847 (Bergamo, collezione privata), nel quale il Piccio raffigura Ronzoni, ormai anziano, in abito da pittore e con la tavolozza e i pennelli in mano, e da una versione più tarda del 1858 (Bergamo, Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino).
 
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