Il delitto di Cogne/Capitolo 7: differenze tra le versioni

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Il letto è composto di: testiera, rete, materasso, lenzuolo, coprilenzuolo, piumone e due cuscini. Presenti i due pigiami dei coniugi, quello del Lorenzi accuratamente piegato e messo sotto al suo cuscino, quello della Franzoni gettato scompostamente in due punti come detto prima. La testa del bambino si trovava a circa 40 centimetri dalla testiera che è stata imbrattata di materia ematica e cerebrale. Il piumone è del tipo trapuntato, la trapuntatura lo divide in piccoli rettangoli. Tutta la superficie del piumone è coperta di macchie di sangue tranne una zona dove si ritiene fosse appoggiato l’assassino mentre colpiva. Anche le lenzuola presentano varie macchie alcune delle quali prodotte in fase di soccorso. I cuscini sono entrambi macchiati, quello della Franzoni perché la testa del bambino appoggiava proprio lì, e quello di Lorenzi causa la propagazione degli schizzi durante l’aggressione.
 
I pantaloni e la giacca del pigiama della Franzoni presentano numerose gocce di sangue la cui conformazione fa pensare che fossero indossati dall’assassino, anche se la casacca è macchiata all’interno, infatti è stata trovata rivoltata, e quindi si deve dedurre che o è stata indossata già al contrario o si è macchiata in seguito. Tutto quanto si trova alle spalle della testiera e nei suoi dintorni è macchiato di sangue per l’effetto spruzzo: parete, comodini, abat-jours. La composizione di questi spruzzi dimostrano che l’assassino si trovava sul letto e con la sua mole soverchiava il piccolo Samuele. Sempre per effetto spruzzo si è macchiata la parete a destra dove gocce sono finite anche sul calorifero e sulle tendine della finestra. Gli armadi della parete posteriore presentano gocce che non sono state proiettate direttamente ma sono invece gocciolate dal soffitto. Le tendine della porta-finestra presentano gocce di sangue causate però dalle operazioni di soccorso.
 
Anche i cassetti del comò presentano gocce di sangue che sono invece assenti sulla specchiera posizionata sopra a questo. Gocce sulla facciata esterna della porta dimostrano che questa era aperta verso l’interno. Il soffitto presenta strisciate di sangue evidentemente staccatosi dall’arma del delitto mentre questa era in fase di “alzata”. Le macchie sul pavimento sono state prodotte in fase di soccorso, non si riscontrano orme di scarpa.
 
Per quanto riguarda i restanti locali, nella camera dei bambini non risultano intrusioni; da notare che la Franzoni afferma che prima di uscire ha lasciato la porta aperta, mentre al ritorno l’ha trovata accostata. Nel bagno della zona “notte”, le tracce ematiche trovate sono ovviamente state lasciate dalla Franzoni e dalla Satragni che si sono lavate le mani, inoltre nel water è stata versata l’acqua contenuta nella bacinella. Sulla porta che permette di scendere nel garage dall’interno il paraspifferi è stato trovato al suo posto, a dimostrazione che nessuno è passato da lì. Sulle scale sono state trovate gocce di sangue ma anche in questo caso sono state lasciate dalle due donne. Sul pavimento del garage non sono state trovate tracce di nessun genere. Quelle trovate due anni dopo dal team comandato dall’avvocato Taormina sono state chiaramente lasciate dopo.
 
Uno dei grandi misteri di questo caso è l’assenza dell’arma del delitto. Non è stata trovata ne dentro ne fuori la casa e nella casa stessa non manca nessun oggetto. Se è stato utilizzato un oggetto della casa, bisogna concludere che questo, dopo l’omicidio, è stato lavato accuratamente e con appositi accorgimenti tanto da sfuggire ai rilevamenti dei RIS. Può un assassino esterno, coi tempi già risicati, avere il tempo di fare tutto ciò? Nel caso la colpevole sia la Franzoni, l’arma può essere stata portata fuori mentre la donna accompagnava il figlio allo scuolabus, lasciata da qualche parte e poi recuperata e fatta sparire definitivamente prima che i carabinieri iniziassero le ricerche. Ma che cosa ha usato se nella casa non manca niente? Come si vede le incognite sono tante e non è stato possibile nemmeno farsi un’idea precisa del tipo di arma usata: un soprammobile? Un mestolo? Un mazzo di chiavi? Non si sa e probabilmente non si saprà mai.