Fisica e filosofia: differenze tra le versioni

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3 – Passaggio tra infanzia ed adolescenza nelle strutture pre-statuali, rispetto
all' universo strutturale statuale.
 
Cap. 21:
Universi strutturali pre-statuali
§ 1: Universi strutturali pre-statuali: caratteristiche organizzative
1 - Nelle strutture pre-statuali non vi è un rapporto di produzione ben definito e distinto dal rapporto sociale. Si può parlare di rapporto di riproduzione piuttosto che di rapporto sociale, ossia si ha un rapporto sociale che prevale sia sul rapporto di produzione sia sul rapporto di scambio, entrambi quindi, non ben scissi dal rapporto sociale.
2 - Emil Durkheim affermava che negli universi strutturali pre-statuali, ove la divisione del lavoro è di “tipo naturale” (basata unicamente sull' età e sul sesso), non vi sia “solidarietà organica bensì meccanica (o per somiglianza), poiché tali società possono essere viste come composte di 'segmenti' tra loro simili e indifferenziati”. Egli affermava, pertanto, che in tali strutture non esista divisione verticale del lavoro e pertanto la “solidarietà sociale” sia di un tipo diverso, ossia non verticistico ma orizzontale (1). Questo vale per universi strutturali dove non vi sia stratificazione verticale della società, ma solo organicità, ossia per gli universi strutturali dell' orda e tribale.
3 - J. Copans si chiedeva se fosse possibile classificare le società secondo una progressione che parta da società prive di funzioni politiche istituzionalizzate (autorità) in modo autonomo, a quelle in cui lo stato costituisce un aspetto della proiezione ideale, essendosi la società scissa in: referente materiale e proiezione ideale. D. Easton fondava una classificazione su tre tipologie di differenziazioni:
-      il grado di differenziazione strutturale tra ruoli “politici” e gli altri ruoli sociali;
-      il grado di differenziazione dei ruoli “politici”;
-      il grado di specializzazione dei ruoli “politici” particolari (2).
Morgan analizzava l' organizzazione territoriale (civitas), che considerava anch' essa propria dell' universo strutturale statuale, poiché egli poneva il discrimine tra strutture basate su rapporti personali e strutture basate su istituzioni territoriali, distinguendo così nettamente tra strutture pre-statuali e strutture statuali. I rapporti interpersonali, nelle strutture statuali, non hanno più la rilevanza che avevano nelle strutture pre-statuali dove includevano la totalità strutturale, ma rappresentano una struttura, pre-istituzionale (3) .
§ 2: Rapporto tra i sessi nelle strutture pre-statuali
1 - Radcliffe-Brown affermava che “il gruppo ha diritto in personam...(ed) in rem” sopra i membri del gruppo (dei maschi). Le donne, con il patriarcato, “non sono membri del gruppo nello stesso senso in cui lo sono gli adulti maschi”; esse costituiscono in un certo senso oggetti del gruppo. I maschi, dopo l' iniziazione, divengono “proprietà (1) del gruppo in modo pieno e non più indiretto, attraverso il padre”. Egli definiva successione il semplice raggiungimento della pubertà in quanto tale fatto implica la loro acquisizione di diritti sui membri e sul patrimonio del gruppo. Tale successione può essere patrilineare (con esclusione delle donne) o matrilineare (esclusione degli uomini). Nella successione matrilineare chi detiene i diritti sono gli uomini, ai quali vengono trasmessi per via materna (in rapporto cioè alla gens della madre) ossia tramite la madre (mentre non acquisiscono diritti, in seguito al matrimonio, nella gens della moglie). Nel patriarcato i figli acquisiscono una parte di diritti sulla gens del padre: questo indica come la distinzione tra patriarcato e matriarcato non sia mai netto ne possieda eccessiva importanza. Morgan affermava che la matrilinearità rappresentò, in origine, il fondamento di una ginecocrazia (o matriarcato) successivamente attenuatosi fino a scomparire, pur col conservarsi della matrilinearità in alcuni luoghi. Morgan riteneva, dunque, che la matrilinearità determini ginecocrazia. In realtà vi sono esempi numerosi di matrilinearità con preminenza maschile, con esclusione di ogni privilegio femminile, ad esclusione di una certa parità (2). Radcliffe-Brown utilizzava i concetti di patriarcato e matriarcato e pertanto definiva scientificamente le due istituzioni. Definiva patriarcato le istituzioni ove vi sia: patrilinearità, patrilocalità, l' eredità e la successione secondo la linea paterna e la famiglia sia impostata secondo il principio della patria potestà. Matriarcato si definisce l' istituzione in cui: discendenza, eredità dei beni, e successione avvengono secondo la linea materna, il matrimonio sia matrilocale e l' autorità sui figli sia esercitata dai parenti della madre (3). Affermava che spesso non vi sia ne patriarcato ne matriarcato, sebbene alcune società si avvicinino di più ad un tipo od all' altro. Egli citava il caso di un rapporto tra fratello della madre e figlio della sorella in cui il primo aveva poteri illimitati sul secondo ed i suoi fratelli e sorelle; esercitava quindi una “avunculi potestas” che giunse fino al potere di vita e di morte. Questo tipo di rapporto ben esemplifica la tipologia di istituzioni matriarcali. Egli rilevava come nel matriarcato il legame matrimoniale sia molto più labile se non evanescente (assenza di un vero e proprio matrimonio) mentre contano invece i vincoli tra fratelli e sorelle (4). Il matriarcato si può definire un particolare rapporto sociale presente in alcune strutture pre-statuali. Il fatto che la discendenza matrilineare sia un fatto marginale è testimoniato da Livingstone il quale riporta di aver trovato società in cui le donne erano “proprietà” dell' uomo sebbene esistesse matrilinearità e matrilocalità (5).
2 - Morgan parlava di esistenza di “famiglie” “punalua” ossia di comunanza coniugale o di poligamia e poliandria, entro limiti prestabiliti, attuata in strutture preesistenti le strutture delle gentes, ossia nelle strutture delle orde. La presenza delle limitazioni era resa necessaria dall' esigenza di non far esplodere la demografia del villaggio. Tale organizzazione di promiscuità sessuale diventava indispensabile ed ovvia in condizioni demografiche molto ristrette ed in presenza di fertilità sessuale ridotta per via della vegetarianità.
3 - Morgan affermava che la regolamentazione degli scambi sessuali, nata nell'universo strutturale dell' orda, si conservi e si amplii nell' universo strutturale tribale, dove le “gentes” sono organizzate, appunto, sulla base di tale scambio sessuale (6). Bachofen affermava che il passaggio dalla poligamia e poliandria alla monogamia sia provato dall' esistenza di un rito, tra i popoli appena giunti alla monogamia, teso ad “espiare” la trasgressione dell' antica norma della poligamia e poliandria: l'abbandono temporaneo della donna. Bachofen vedeva nell' Oreste di Eschilo un' immagine della lotta tra “diritto materno e diritto paterno”. L' antropologo Mac Lennan notava come il ratto avvenga presso i popoli ove esista la patrilinearità. Si può arguire che la patrilinearità sia conseguenza di tali ratti.
4 - Taylor, in luogo della “famiglia punalua” od “andina” di Morgan, introdusse il termine “parentela a cuginanza trasversale”, onde evitare di applicare il termine “famiglia” a realtà che hanno preceduto il sorgere del termine “famiglia” (7). Morgan affermava che tra la famiglia “punalua” e la famiglia monogamica vi sia uno stadio intermedio in cui, pur esistendo in sé la monogamia, la coppia possedeva una scarsa autonomia all' interno del gruppo con cui coabitava. Morgan definiva tale famiglia: “sindiasmiana”, distinguendola da quella patriarcale, in quanto sarebbe di un livello inferiore a quest' ultima. In effetti la famiglia “sindiasmiana” differisce dalla famiglia “patriarcale” poiché non determina al suo interno un potere maschile o femminile definito e costante e l' individualità dei membri del gruppo è ancora scarsa. La “famiglia sindiasmiana”, come quella “patriarcale”, non appare fondata su un legame affettivo dei coniugi ma su di un rapporto basato sulla “convenienza e la necessità”. Erano cioè generalmente le madri che combinavano i matrimoni all'insaputa dei figli. Il legame durava però esclusivamente finché lo sopportavano i componenti e quindi vi era la separazione, con un senso più o meno sentito (in rapporto allo stadio dell'evoluzione strutturale) del “divorzio”. Il legame affettivo era pressoché assente, in quanto negli universi strutturali pre-statuali l' affettività è molto poco profonda, come poco profonda è la razionalità e la comunicatività interpersonali.
5 - L' esistenza storica della famiglia consanguinea (matrimonio tra fratelli) venne dedotta da Morgan dal sistema parentale della consanguineità, ancora presente, all'epoca in cui egli è vissuto, ad esempio in Polinesia ed Australia. Il persistere del sistema di denominazione parentale di tipo consanguineo testimonia di una sopravvivenza dalla pratica della famiglia consanguinea. Nel sistema consanguineo esistono cinque (in Polinesia) o sette o persino nove (in Cina) legami di sangue o gradi parentali, rappresentati dalle generazioni rapportate ad ego. Ciascuna generazione costituisce idealmente un' unica famiglia, in quanto nella famiglia consanguinea è possibile il “matrimonio” tra tutti i coetanei od appartenenti alla stessa generazione, senza distinzioni di sorta. E' evidente, pertanto, che il “sistema di consanguineità” deve essere sorto per esigenze classificatorie provocate dalla presenza della famiglia consanguinea. Dunque il “sistema di consanguineità”, di cui è provata l' esistenza, testimonia chiaramente l' esistenza della “famiglia consanguinea”. Morgan stabilì diversi tipi di “famiglia” ed, in corrispondenza di queste, diversi “sistemi parentali”. Le tipologie di famiglie che egli individuò sono: consanguinea, punalua, sindiasmiana e monogamica; i “sistemi parentali” corispondenti sono stati definiti: malese, turanico, ganowaniano ed ariano. Morgan avvertì, tuttavia, che l' evoluzione familiare non determini automaticamente l'evoluzione del “sistema parentale”, ma quest' ultimo evolva in rapporto alla mutazione della realtà strutturale: nascita dell'organizzazione gentilizia col sorgere dell' universo strutturale tribale e suo passaggio in secondo piano, fino alla scomparsa, con la metamorfosi alle strutture statuali. Tuttavia la mutazione della realtà strutturale non determinò automaticamente l' evoluzione del “sistema parentale”, soprattutto a livello nominale e dunque anche le tipologie di “famiglie” non mutano in modo automatico e sincronico con l' evoluzione strutturale. Gli antropologi moderni tendono a negare che l'evoluzione familiare proceda dalla promiscuità alla monogamia e soprattutto negano che esista alcun rapporto tra “sistema parentale” e tipo di “famiglia”. Tuttavia l'analisi delle strutture precedenti l'universo strutturale tribale fà ritenere che la teoria della promiscuità primordiale non sia affatto campata in aria, sebbene non sia esistito un rapporto biunivoco rigido tra tipo di “famiglia” e “sistema parentale”. L' evoluzione della “struttura parentale”, derivando dall' evoluzione demografica, procedette in rapporto indiretto con l'evoluzione strutturale. E' evidente, ad esempio, che l'organizzazione strutturale gentilizia (ed il relativo “sistema parentale”) sia sorta al fine di superare la promiscuità ed il rapporto tra fratelli e consanguinei (esigenza sorta allorché le femmine della specie raggiunsero uno stadio di ricettività sessuale costante ed il relativo “sistema parentale” si protrasse anche nell' universo strutturale statuale, non essendo incompatibile con quest' ultimo) (8). Morgan affermava che, prova dell'esistenza in Europa del “sistema turanico” e della “famiglia punalua”, sia data dall' esistenza, in alcune nazioni, di una denominazione dei fratelli come “maggiori” o “minori”, così come si faceva nel “sistema turanico”, ove fratelli erano considerati anche alcuni cugini collaterali ma erano classificati come “maggiori” o “minori”, come denominazione principale (9).
6 - Morgan avanzò l' ipotesi che la “famiglia consanguinea” sia sorta partendo dal matrimonio tra fratelli carnali, estendendosi ai fratelli collaterali (o cugini), escludendo gradatamente i fratelli carnali, fino alla costituzione delle gentes con lo scopo preciso di escludere totalmente i fratelli carnali dal matrimonio. Nel “sistema di consanguineità” risulta pressoché impossibile distinguere tra rapporti di sangue e rapporti di affinità, per cui solo con difficoltà ed incertezza può praticarsi un rapporto coniugale che escluda i fratelli carnali. Questo lo si raggiunge con l'aggiunta di regole morali che superino il “sistema di consanguineità” in sé. Tali regole vengono determinate dal sorgere dell' organizzazione gentilizia od almeno dall' embrione di questa nella metamorfosi all' universo strutturale tribale. Tale passaggio genera la transizione alla “famiglia” punalua, pur col conservarsi del “sistema consanguineo” (ne sono esempio le Hawai nelle isole Sandwich, all' epoca della loro scoperta: il 1820). Morgan riportò come gli hawaiiani avessero un ricordo mitologico dell' unione tra genitori e figli (l' antenato eponimo che si “sposa” con la figlia). Questo fatto conferma l' ipotesi morganiana di una promiscuità precedente l'instaurarsi della “famiglia” consanguinea. Poiché nella “famiglia consanguinea” ogni generazione costituisce un' unica “famiglia”, si formano dei gruppi o segmenti al fine della convivenza e della sopravvivenza, gruppi i cui membri sono però intercambiabili in ragione dell' unicità famigliare all' interno di ciascuna generazione. Col costituirsi della famiglia “sindiasmiana” si conservò il sistema parentale “turanico”, pur consolidandosi l' universo strutturale tribale. Morgan affermò che nella “famiglia” sindiasmiana i coniugi non riconoscano gli obblighi del vincolo matrimoniale. Questo fatto conferma come il legame monogamico fosse debole, essendo debole l'individualità del singolo all'interno della collettività (10). Morgan affermò che l'organizzazione in “classi” o gruppi parentali (embrioni di gentes), riscontrata in società nella metamorfosi che conduce all' universo strutturale tribale, avesse lo scopo di impedire il “matrimonio” tra fratelli consanguinei. Morgan affermò che la suddetta organizzazione in “classi” abbia dato origine alla “famiglia punalua”. La “famiglia punalua”, basata su poligamia e poliandria, con esclusione dei fratelli consanguinei, ha dato luogo, con il suo consolidarsi, ad un “sistema parentale” corrispondente, ossia con introduzione dei termini e concetti di: zii, cugini, cognati, suoceri e generi. Tale “sistema parentale” venne definito da Morgan di “tipo turanico”. Morgan addusse molte prove dell' esistenza della famiglia “punalua” sia dalla mitologia greca, così dall' analisi della società hawaiiana, come dall' analisi delle società aborigene americane (in queste ultime permangono segni dell' esistenza di tale “tipo di famiglia”: la poligamia). Morgan affermò che la “famiglia punalua” nasca prima della gens e prima delle strutture tribali, ma costituisca un' anello che prelude la nascita della gens. Morgan affermò che la poligamia possa essere considerata una sopravvivenza della famiglia “punalua” e tale sopravvivenza permanga in varie società dell' universo strutturale statuale. Tale fatto indica come il “tipo di famiglia” e di “sistema parentale” non incida in modo fondamentale sulle strutture storiche, specie se di tipo statuale, mentre è prioritario negli universi strutturali pre-statuali. Morgan riferì che nei “sistemi parentali turanico” e “ganowaniano”,essendo la società divisa in gentes, i “rapporti parentali” differiscano a seconda del sesso di ego. Esempio: i figli delle sorelle sono nipoti se ego è maschio, figli se ego è femmina. Tale “sistema parentale” indica chiaramente l' esistenza della “famiglia punalua”, almeno al costituirsi del sistema (11). Le “classi sessuali” teorizzate da Morgan sono confermate da ulteriori ricerche antropologiche. Pare che le “classi sessuali”, escludendo i rapporti sessuali tra fratelli e sorelle e tra figli di fratelli e sorelle di lato materno, ma non escludano il rapporto tra genitori e figli. A questo tipo di “famiglia” si giunse con una prima divisione del gruppo in due “classi”. Successivamente si ebbe l'ulteriore scissione fino a formare quattro “classi”. Questa nuova suddivisione permise l' esclusione del rapporto tra genitori e figli, ossia tra generazioni diverse, in virtù del meccanismo che determina l' appartenenza ed il “matrimonio” tra le “classi”. Raggiunta questa complessità organizzativa si crearono le gentes, che vennero ad innestarsi sulle “classi”, in modo da continuare l' esclusione dei consanguinei dal rapporto sessuale e garantire nel contempo un regolare scambio di mogli. Le gentes hanno la funzione di perpetuare l'impossibilità di scambio sessuale tra consanguinei, sussumendo le “classi” e rafforzandone gradatamente il numero. Con l' ampliarsi progressivo del numero delle “classi” venne ad escludersi un sempre maggior numero di parenti dal rapporto sessuale, fino a rendere impossibile il “punalua”. La gens, accrescendo il numero delle “classi” fece sì che il “punalua” diventasse gradatamente impossibile e venisse sostituito dal “rapporto sindiasmiano”. Il “sistema consanguineo” appare così legato alle “classi” ed il “turanico” alle gentes. L' antropologo Westermarck affermò che gli esseri umani “primitivi” avessero in comune con gli animali i periodi dell' amore. Appare verosimile che nel periodo di evoluzione degli ominidi alla specie homo sapiens si sia realizzata gradatamente l' estensione temporale dell' attività sessuale, forse anche in rapporto allo sviluppo psichico.
7 - Si ebbe il passaggio al “sistema ariano” con la metamorfosi che ha portato all'universo strutturale stratificato e successivamente a quello statuale. Contemporaneamente la “famiglia sindiasmiana” divenne patriarcale. Morgan affermò che all' interno della “famiglia punalua” si costituisse generalmente un rapporto preferenziale tra ogni singolo “marito” ed una singola “moglie”. Questo in rapporto al sorgere del potere nel gruppo famigliare e di una certa affettività. Morgan affermò che il passaggio tra la “famiglia di tipo punalua” ed il tipo “sindiasmiano” sia avvenuto in seguito all'estendersi dei rapporti dei membri della gens con altre gentes non imparentate, anche al di fuori della propria tribù (a fine matrimoniale) e questo in rapporto ai conflitti inter-tribali, conflitti che spesso portavano al realizzarsi di “matrimoni” in seguito a ratto o conquista. Tali modalità di “matrimonio” incentivò comunque il costituirsi di un' interesse personale nel formarsi del rapporto di coppia. Si determinò in questo modo un progresso dell' individualità all' interno del gruppo. In alcuni casi, ove persisteva la matrilinearità, realizzandosi la metamorfosi all'universo strutturale (da Morgan definito “età etnica”) statuale, la successione si attuava prima della morte onde evitare che si effettuasse a favore di altri che non fossero i figli maschi. Si realizzava così un patriarcato pur in presenza di matrilinearità (12). Morgan notò come il termine “famiglia” sia sorto non per indicare il rapporto di coppia, bensì per indicare l' insieme di servi che lavoravano per il “pater familias”, il che dimostra come la prima “forma della famiglia” nelle strutture statuali fosse di tipo patriarcale e pertanto non fosse di per sé di tipo monogamico o mononucleare. Dimostrò inoltre come la famiglia patriarcale sia sorta sostanzialmente con la metamorfosi che ha portato alle strutture statuali e come nelle strutture pre-statuali siano esistiti altri tipi di famiglia. Morgan affermò che la iniziale povertà di nomenclatura del “sistema parentale ariano” sia dovuta alla provenienza dal “sistema ganowaniano” precedente (13).
8 - Morgan affermava che la monogamia si accompagni ad un progresso socio-intellettivo, ma evitava di dire se la monogamia sia causa od effetto di tale progresso. Più propriamente la monogamia si produce all' interno di determinate strutture sociali, strutture che comportano un' evoluzione loro propria, solo indirettamente connessa con l' evoluzione socio-intellettiva: i diversi universi strutturali possono indicare un avvenuto progresso socio-intellettivo e di individuazione, ma all' interno di tali universi non si nota alcun significativo elemento di progresso umano, almeno a livello non reversibile (14). Morgan affermava che, essendosi evoluto il rapporto parentale dalla promiscuità alla monogamia, si sia avuta parallelamente una evoluzione del “sistema di consanguineità” e di “denominazione dei rapporti parentali”. Il “tipo di famiglia”, ed ancor più il “sistema di consanguineità”, anziché evolversi in base ad una evoluzione naturale (come affermava Morgan), si è evoluto in rapporto all' evoluzione strutturale. La natura bio-fisiologica dell' uomo ed ancor più della donna si è evoluta nel senso della costante ricettività sessuale e dunque i “rapporti parentali” si dovrebbero evolvere nel senso della promiscuità e non della monogamia. Questo testimonia la innaturalità delle strutture storiche, siano esse statuali o pre-statuali. Morgan riconosceva comunque come il “sistema di consanguineità” evolva in modo sfasato rispetto all' “evoluzione della famiglia”. In realtà egli pare volesse affermare esservi sfasatura tra bisogni umani e “relazioni parentali”, mentre il “sistema di consanguineità” evolve in modo parallelo all'“evoluzione famigliare”, essendo la “famiglia” un elemento delle strutture storiche, inscindibile da queste. Morgan riferiva come Platone, nella “Repubblica”, proponesse il ritorno alla “famiglia consanguinea” ed al relativo “sistema di parentela”, affermando che tale “famiglia” sia l' equivalente del “paradiso terrestre” o “stato di natura” o “campi elisi” od “età dell' oro”. Morgan affermava che una tale teoria derivasse a Platone più dalla conoscenza della realtà pre-statuale della Grecia che da un disegno filosofico. In ogni caso la teoria platonica dimostra come si possa sognare un regresso ad un'universo strutturale pre-statuale, senza percepirlo come un regresso di socialità, di umanità e di individuazione (15).
9 - Kovalevsky provò l' esistenza della “comunità” o famiglia patriarcale come “stadio intermedio” tra “famiglia sindiasmiana” e famiglia monogamica mercantile (16). Engels, richiamandosi a Morgan, definiva “eterismo” i rapporti extraconiugali esistenti a lato della monogamia. Tale eterismo nacque evidentemente con il sorgere della famiglia patriarcale, con colorazioni dapprima di carattere religioso, indi con chiaro carattere socio-culturale come contropartita della monogamia stessa. Engels affermava che l' “amore sessuale” sia frutto della monogamia. L' attrazione sessuale-affettiva si manifesta in misura ridotta nella famiglia patriarcale, propria delle fasi feudali, e si manifesta interamente nella “famiglia monogamica” (o nucleare) delle fasi mercantili, come riconosceva lo stesso Engels (17). La “famiglia” tendenzialmente monogamica è un' istituzione della società statuale, ed evolve con l'evolvere di questa. Le cosiddette "comuni" sono “modelli famigliari” che si manifestano nel periodo di transizione alla società feudale e si caratterizzano per una maggiore gerarchizzazione dei rapporti sociali, venendosi gradatamente a costituire la figura del patriarca.
§ 3: Potere nelle strutture pre-statuali
1 - La presenza di leaders carismatici con potere totale ed illimitato, nelle strutture pre-statuali, conferma la presenza di una più limitata comunicazione interpersonale rispetto almeno ad alcuni sistemi sociali propri dell' universo strutturale statuale (1). Dalle affermazioni di Weber si desume che l' “autorità carismatica” sia più propria delle società pre-statuali che non delle fasi feudali dell' universo strutturate statuale, poiché vi è un elemento di anti-tradizionalità nell' “autorità carismatica” (2). Le strutture pre-statuali sono caratterizzate da una totalitarietà assoluta del potere, che si manifesta nel sottomettere ogni atto individuale e sociale alla gerarchia sociale ed al suo potere. Il passaggio alle strutture statuali si caratterizza con un allentarsi di tale potere totalizzante, poiché il potere si istituzionalizza, ossia si congela o fossilizza nell' autorità costituita. Fossilizzazione che non è mai totale, permanendo un certo potere autonomo rispetto all' autorità istituzionalizzata. L' antropologia politica riconosce il carattere totalizzante del potere esistente nelle strutture pre-statuali in genere ed in particolare nelle strutture tribali. I rapporti sociali, assolutamente prioritari in tale forma di struttura, sono basati sull' ordine di parentela (che può essere di linea patri-lineare o matri-lineare): dall' ordine di parentela consegue infatti la stratificazione sociale, il codice di comportamento ed il modello culturale in genere. Negli universi strutturali pre-statuali si realizza un controllo della collettività sull' individuo tendenzialmente illimitato e fortemente oppressivo. Questo avviene a causa della assoluta non regolamentazione e limitazione di tale controllo. Tale mancanza di limitazione del controllo determina un basso livello di individuazione dei singoli.
2 - Nelle strutture pre-statuali l' autorità ed il potere coincidono automaticamente e sono contemporaneamente tabù: ne consegue che il controllo sulla vita sociale ed individuale dei singoli sia totale. Essendo forza magica, il tabù distrugge chi lo viola se non è detentore di potere e rende chi è detentore di potere un essere superiore e perciò temibile. Il carattere del tabù è connesso alla percezione del potere nelle società tribali.
3 - Il potere viene percepito come forza negativa (quando utilizza la coercizione) e contemporaneamente come forza positiva (in quanto emancipa l' uomo dalla vita istintuale pre-strutturale). Nelle strutture pre-statuali la cultura equivale pressoché alla potenza fisica ed al culto di essa: ne consegue che il potere e la potenza si equivalgono e la forza stessa è il fattore di legittimità, avendo la capacità di agire in senso positivo (difesa dai nemici) o negativa (coercizione). Il detentore del potere o capo è l' intermediario tra la forza e la realtà, suo compito è di determinarne l' effetto positivo. L' effetto positivo è ottenuto con tre elementi: continuità, comportamento adeguato alla detenzione del potere e conformità al sacro. La continuità, come coesione di comportamento, è un elemento mutuato dalla natura. L' opposizione-integrazione patriarca-sudditi viene anche inteso come fatto naturale, ossia presente nella natura fisica.
4 - La stretta interconnessione tra sacralità e potere è evidenziata dalla ritualità: il rito sacro è in realtà una pratica sociale in grado di influire sulle forze negative e positive (essenza e dinamica del potere). Tale pratica sociale si basa sull' analogia tra azione simbolica e comportamento reale. I rituali collettivi tendono a trasformare l'opposizione in cooperazione e lo squilibrio in equilibrio. Hanno la funzione, cioè, di risolvere la conflittualità interna, neutralizzando la carica eversiva (ribellismo) dei subordinati. I rituali hanno due diverse e specifiche caratteristiche: la prima concerne il rapporto uomo-realtà strutturale, natura fisica-natura umana. La seconda presenta, infatti, i caratteri di un rituale della ribellione. Nel primo caso il rapporto vita-morte, ordine-disordine viene rappresentato attraverso rituali che ricreano ed affermano la vita: questo avviene attraverso il culto degli antenati (in essi viene vista, in termini religiosi, la continuità della vita); di quì la riaffermazione della validità della realtà strutturale come luogo della continuazione della vita: in tal modo la realtà strutturale in atto viene giustificata in quanto essa regola la continuazione della vita secondo le proprie norme ed esigenze. La morte diviene così un carattere della realtà strutturale, esorcizzabile attraverso la realtà strutturale stessa. Il culto degli antenati acquista così il valore di una proiezione “metafisica” del conflitto tra esigenze di ordine e spinte anti-strutturali, viste in termini di: vita (ordine) e morte (caos). Nel rituale della ribellione si praticano “atti alla rovescia”, dove si realizza un capovolgimento dei rapporti di potere. Si ha cioè un periodo ben delimitato di licenziosità ove i rapporti gerarchici capovolti permettono di sfogare la prepotenza sociale ed il ribellismo anti-strutturale. Si ha così una soluzione del conflitto attraverso un capovolgimento dei ruoli. Attraverso un simbolico abuso di potere, smodato ed aberrante, si riconferma la validità del potere reale come la soluzione migliore od inevitabile. Si realizza una sorta di auto-contestazione del potere, o meglio licenza di contestazione, che ha lo scopo di rafforzarlo e legittimarlo. Vi è poi il rito del “capro espiatorio”, allorché si verifica il pericolo di uno squilibrio interno alla gens. Tale pericolo viene identificato e proiettato in una minaccia esterna (il nemico) o proiettato nello stregone, che così diventa il simbolo dei mali sociali. Lo stregone assume simbolicamente tale funzione e simbolicamente la scarica attraverso la ritualità stessa, caricandosi così di una sacralità o potere che lo rende immune dalle ire scatenate; se però il suo potere non fosse solidamente confermato egli diverrebbe oggetto della “caccia alle streghe”. Questo avviene in particolare quando lo stregone viene identificato negli “schiavi”, ossia in coloro che non appartengono alla parentela della gens e sono quindi emarginati e subordinati alla collettività. Se la sacralità sfugge al controllo del potere può determinare la crisi anziché la continuazione del potere stesso. Si verificano infatti spesso movimenti messianici dove si manifesta una tensione verso la liberazione ed il superamento della realtà strutturale in atto. La logica di tali movimenti non esula comunque dalla sacralità o magia e si risolve in un piano di rivolta che ha comunque il risultato di porre in crisi il potere costituito (3).
5 - Nelle strutture pre-statuali vi è una totale ineguaglianza sociale, mentre vi è un'apparente eguaglianza “economica” o di disponibilità di beni. Tale eguaglianza “economica” è solo apparente: infatti lo strato più elevato della società, od il soggetto dominante, gode di una ineguaglianza “economica” totale, mentre all'interno dello strato sottomesso vi è tra i soggetti un' eguaglianza “economica”, che prescinde dalla diversità di meriti. Tali caratteristiche si rispecchiano, in gran parte, nella fase feudale dell' universo struttturale statuale.
6 - Gaetano Mosca affermava che nelle strutture pre-statuali il potere si giustifichi col suo solo possesso di fatto, mentre nelle strutture statuali vi è una base morale e legale del potere, base che implica l' articolarsi della morale e delle leggi. Questo implica una limitazione del potere stesso, anche perché basato solo sulla morale indotta e contingente, che è solo una parte della morale delle strutture statuali, sulla quale l'autorità non ha un totale dominio, contrariamente alla morale e le norme delle strutture pre-statuali che sono immutabili e su cui dunque ogni concreto potere può vantare un dominio illimitato (4). Radcliffe-Brown riconosceva come gli universi strutturali pre-statuali siano caratterizzati dall' assenza di un sistema giuridico e dell'autorità in genere (5).
7 - Weber parlava di “routinizzazione del carisma” (6), allorché il carisma, da espressione di una situazione contingente divenga espressione di una realtà stabile. Egli associava il carisma anche con la realtà di quelle che abbiamo definito le fasi feudali, sebbene riconosca (7) che in questo caso si abbia prevalenza di tradizione rispetto al carisma. Affermava che in quelle che abbiamo definito le fasi mercantili il carisma non possa preservarsi (8), se non in presenza di crisi della specidfica fase mercantile in atto (come hanno dimostrato i casi del “nazismo”, del “fascismo” e del “new deal” nel XX secolo) (9).
8 - Marcel Mauss parlava di “usurpazione della coscienza individuale” operata dalla collettività, nelle strutture pre-statuali, ed operante sia a livello psichico, sia a livello bio-fisiologico. Egli citava il caso della auto-emarginazione ed auto-eliminazione conseguente all' esclusione di un individuo dalla collettività a riprova della suddetta considerazione (10). Durkheim riconosceva come la metamorfosi tra strutture pre-statuali e l' universo strutturale statuale comporti una maggiore individualizzazione (11), rispetto alla precedente indistinzione e “tirannia collettiva” (12). Anche Simmel riconosceva come la sottomissione al gruppo sia maggiore o più totale di quella che si verifica nei confronti del sovrano (13), per quanto con potere “assoluto”. Il “comunismo” o comunitarismo esistente negli universi strutturali pre-statuali, implicava il completo obnubilamento e rinuncia alla individualità dei singoli. Con la metamorfosi all' universo strutturale statuale, nelle fasi feudali, il “comunismo” che si determina automaticamente in tali società consiste nella sostituzione, da parte della casta dominante, degli interessi dell' intera collettività con i propri interessi individuali e collettivi.
§ 4: Elementi comuni agli universi struttturali pre-statuali e all' universo struttturale statuale
1 - Lo spirito rapace è una meta-teoria emersa con l' universo strutturale stratificato e persistente nell' universo strutturale statuale.
2 - Le strutture pre-statuali presentano spesso elementi di tipo “liberistico”, ossia propri della fase mercantile della società statuale, come se fossero anticipazioni della metamorfosi alla realtà strutturale statuale.
3 - Le strutture pre-statuali presentano caratteristiche tipiche delle due fasi delle strutture statuali: presentano cioè caratteristiche ora delle “società aperte” (o fasi mercantili) ora delle “società chiuse” (o fasi feudali). Esempio: gli indios pueblos od i mir russi presentano caratteristiche delle fasi mercantili, pur vivendo in società pre-statuali, almeno all'apparenza. Godelier evidenziava come vi fossero elementi di scambio mercantile nelle strutture pre-statuali (magari sotto forma di baratto) nonché la proprietà privata di alcuni utensili. Godelier evidenziava come nelle strutture pre-statuali non vi sia netta distinzione tra rapporti materiali od economici e rapporti sociali o di parentela (1). Egli evidenziava come nelle strutture pre-statuali coesistano elementi propri della fase mercantile accanto ad elementi propri della fase feudale delle strutture statuali. Infatti i cosiddetti “prigionieri” hanno alcune caratteristiche proprie dei servi ed altre proprie degli schiavi. Cora Dubois ha suddiviso i prodotti esistenti nelle strutture pre-statuali in due categorie: beni di sostentamento e beni di prestigio. I beni, infatti, sono classificati in categorie gerarchiche e circolano entro ambiti rigidamente chiusi, ossia non si possono scambiare beni di sostentamento con beni di prestigio. L' antropologo P. Bohannan definì “policentrica” la distribuzione negli universi strutturali pre-statuali, intendendo con ciò evidenziare la presenza di elementi mercantili e feudali insieme nello scambio attuato in tali società pre-statuali. Così gli antropologi esemplificano: presso i tiv esistono tre categorie di beni: sostentamento, prestigio, donne. Presso i siane si ha invece la seguente classificazione: beni di sostentamento, beni di lusso, beni preziosi (conchiglie, piume di uccelli, asce ornamentali, maiali: ossia oggetti rituali). Alcuni antropologi, come M. Godelier, hanno affermato che nelle strutture pre-statuali esista quella che noi definiamo distribuzione mercantile accanto a quella che definiamo distribuzione di tipo feudale. Tra le forme di distribuzione feudale Godelier includeva la divisione, il dono, le prestazioni seguite da redistribuzione da parte del beneficiario della prestazione, il tributo, ecc. Poiché sussistono elementi di proprietà individuale, questi determinano, ad esempio nella cacciagione, una distribuzione in base agli elementi di proprietà individuale: ad esempio in rapporto alla proprietà della freccia che ha colpito l'animale. Il rapporto di distribuzione è sempre coerente col rapporto di scambio in atto. Esempio tipico di distribuzione feudaleggiante nelle strutture pre-statuali è il Potlatch. Quest' ultimo consiste in un assembramento di persone che dimostrano, tramite lo scambio, la gerarchia sociale tra di loro esistente. Questo si dimostra nel donare più di quanto l'altro sia in grado di contraccambiare (ad esempio in coperte), indi, se l' altro non può più contraccambiare in coperte, si propone il passaggio agli oggetti di rame istoriato, continuando con tale genere finché emerga chi possiede l'oggetto in rame in più, il che sanziona la sua superiorità. Il dono svolge una funzione sociale primaria: sanzionare o giustificare, attraverso opportuni meccanismi, il potere in atto. Il commercio esistente nelle strutture pre-statuali, di cui parlava Engels, non è di tipo mercantile ma è regolato gerarchicamente, come riconosceva lo stesso Engels, il quale affermava che in tale “scambio” fungessero da “intermediari i capi delle gentes” (2). Il predominio gerarchico implica un potere totale in ogni ramo di attività, esso si trasmette ereditariamente ed implica un codice di comportamento onnicomprensivo e valido non solo tra le varie gentes ma anche all'interno di esse. Il principio della discendenza regola la funzione sociale e le relazioni economiche e dunque non vi è una reale distinzione tra rapporti sociali e rapporti economici di produzione e di scambio. Lo scambio economico è legato alle obbligazioni gerarchico-genealogiche e pertanto il valore dei beni deriva dalla loro funzione socio-gerarchica. Si possono però distinguere due diverse sfere di scambio connesse alla qualificazione dell' oggetto: come bene di sussistenza o di privilegio. Per i beni di sussistenza non si ha scambio, non avendosi alcuna divisione del lavoro, ma solo distribuzione. Per i beni di privilegio si ha invece scambio. Le due sfere: distribuzione e scambio, avvengono con modalità diversa seppure il principio gerarchico le presieda in modo totale. I prodotti di sussistenza vengono prima raccolti tra i vari componenti di ogni singola gens e quindi redistribuiti dal detentore del potere secondo la scala gerarchica. Pertanto la redistribuzione ha il duplice scopo di garantire la sopravvivenza e la subordinazione totale al potere. I beni di prestigio vengono invece scambiati secondo il principio di reciprocità, con la funzione di confermare o modificare i rapporti sociali e la loro gerarchia. Anche i beni di prestigio possono avere una funzione di assistenza (anche in questo caso si presuppone la possibilità del contraccambio). In via generale il bene di prestigio presuppone l' immediato contraccambio con un bene equivalente. Nel caso dei beni di sussistenza, lo scambio ha lo scopo di conservare il potere e la stratificazione esistenti. Partecipa cioè alla formazione del rango creando seguaci e quindi prestigio e forza. L' accumulazione è quindi effettuata allo scopo di redistribuire a fini gerarchici. Nel caso dei beni di prestigio, il credito che si crea ad ogni scambio funge da molla per successivi scambi (la donazione infatti crea un credito per il donatore, tale credito viene inteso come favore da contraccambiare quanto prima). Questo tipo di scambio esiste al fine di creare alleanze, regolare trattati di pace o creare matrimoni, regolando la convivenza pacifica. Ha inoltre un aspetto gerarchico: lo scambio con un bene di minor prestigio sancisce il successo del primo donatore. Il successo, a sua volta ingenera modificazioni nella stratificazione sociale, portando alla scissione del gruppo di maggior successo con la costituzione di una nuova gens, col relativo capo-fondatore, che si costituisce tale con atti di forza. Le due suesposte modalità di scambio prefigurano le caratteristiche ed i fondamenti economici delle due fasi statuali. Nella struttura tribale coesistono queste due forme economiche in nuce, in assenza di una vera e propria dinamica temporale evolutiva, sia pure in forma ciclica e ripetitiva, come è per l' universo strutturale statuale. Lo scambio su base di reciprocità prefigura lo scambio mercantile, svolgendo funzioni di tipo liberale e pacificatrice; al contrario la redistribuzione dei beni di sopravvivenza prefigura la realtà economica propria della fase feudale, in cui le caste dominanti hanno potere di vita e di morte sulle caste sottomesse e ne regolano tutti gli aspetti della vita. La dinamica genealogica non dà luogo a modificazioni strutturali ma permette di riprodurre strutture analoghe, modificando marginalmente la stratificazione sociale. Tali modificazioni gerarchiche avvengono in rapporto a tre fattori: il succedersi delle generazioni, la lotta tra i vari gruppi per l' indipendenza e per l' unità all' interno della gens, l' emergere di particolari capacità personali che permettono di scalzare il potere detenuto all' interno della gens. Il potere è detenuto dal patriarca e la stratificazione è determinata sulla base di gruppi genealogici, a seconda della loro prossimità genealogica con il “capo-clan” o capo della gens.
§ 5: Magia e religione negli universi struttturali pre-statuali
1 - Radcliffe-Brown esplicava come il termine tabù indichi le proibizioni od imposizioni esistenti negli universi strutturali pre-statuali. Nella pratica il tabù acquista caratteristiche particolari: determinati oggetti sono tabù ossia non si devono toccare (le persone dei capi, i cadaveri, i neonati, ecc.); chi li tocca diviene esso stesso tabù ossia deve comportarsi in un determinato modo, è in stato di pericolo e costituisce pericolo per le altre persone. Questo tipo particolare di tabù denota l'essenza del potere e degli schemi sociali presenti negli universi strutturali pre-statuali. Il comportamento dei singoli è immerso in un complesso sistema di superstizione che rende il potere su di lui realmente totalizzante ed asfissiante. Radcliffe-Brown, analizzando a fondo il succitato tipo particolare di tabù, utilizzava i termini di “proibizioni rituali” (1), che definiva in base ai concetti di “status rituale” e “valore rituale”. La proibizione rituale è una norma comportamentale la cui infrazione implica una modifica dello status rituale che necessita di un ripristino attraverso particolari e specifiche forme rituali.
2 - Radcliffe-Brown, contrariamente a Durkheim e Frazer, non operò distinzione alcuna tra magia e religione in ordine ai tabù. Vi è infatti una stretta correlazione tra magia e religione negli universi strutturali pre-statuali. A dimostrazione della suddetta tesi Radcliffe-Brown riferiva come negli universi strutturali pre-statuali non esista distinzione tra “santo” ed “impuro”; tuttavia se il tabù appartiene ad un detentore del potere egli acquisisce inviolabilità, se viceversa appartiene a chi non detiene il potere questi può essere ucciso. Ad esempio l' incesto tra fratelli nelle Haway porta all' uccisione di chi lo compie se non ha potere, se lo ha diviene maggiormente inviolabile. Egli indicava il concetto di sacro (comprendente sia il concetto di santità che di impurità) con il termine “valore rituale” (2). Tutto ciò che è oggetto di proibizione rituale ha valore rituale.
3 - Kurt Lewin testimoniava come nelle “società primitive” (3) il passaggio tra infanzia ed adolescenza avvenga in modo brusco, mentre nella società statuale tale transizione avviene attraverso una crisi più o meno lunga (più graduale nella fase mercantile), ove si acquisisce una certa conoscenza della realtà strutturale ed il suo rapporto con l' essenza umana. Tale crisi è spesso drammatica ed insuperata per tutta la vita.
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