Fisica e filosofia: differenze tra le versioni

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statuale.
3 – Giustificazione delle società post-strutturali.
 
III PARTE
CAP. 17:
Universalità o “globalità” della realtà strutturale storica § 1: Universalità dell’ evoluzione strutturale storica 1 – Gli stoici teorizzano il cosmopolitismo. Questo deriva loro dal riconoscere l’univocità dell’ evoluzione storica (1). Hobbes riconosceva la validità globale della realtà strutturale storica ed alla logica di tale realtà egli attribuiva il concetto di “leggi naturali” (2). Immanuel Kant definiva “possibile” tutto ciò “che s’ accorda colle condizioni formali dell’ esperienza” (3) e che esiste “necessariamente” ciò “la cui connessione col reale è determinato secondo le condizioni universali dell’esperienza” (4). Riconosceva cioè l’ universalità (provvisoria) della realtà strutturale, connessa, secondo lui, alla stessa natura umana. Kant affermava che tutta la realtà sottostia a regole o leggi necessarie ed univoche o tali da conferire un’unitarietà alla realtà stessa (5). Egli quindi si rendeva conto della sostanziale unitarietà della realtà strutturale storica. Toynbee riconosceva l’ influenza reciproca intercorrente tra “civiltà” contemporanee e riconosceva la sostanziale unitarietà della storia, almeno per quanto riguarda quello che definiamo l’ universo strutturale statuale (6).
2 - Franz Boas affermava che gli animali abbiano in comune con l' uomo “molti fenomeni della cultura materiale” (ossia la conoscenza) e delle relazioni sociali (ossia la natura delle strutture) e presentino “fenomeni paralleli agli abiti sociali dell'uomo”. Tuttavia egli non osava affermare che essi abbiano una cultura (forse temendo il ridicolo, da parte delle persone impregnate di pregiudizi antropocentrici). Ma i pregiudizi sono mutati dall' epoca di Boas: oggi (di fronte alla nuova religiosità animalista) si rischia forse di più il ridicolo se si negasse che gli animali abbiano una loro cultura, sebbene non ancora di tipo statuale. Boas notava come specie simili presentino differenze sociali sostanziali: alcune strutturate ed altre no. Nella sua analisi dettagliata delle società animali (7) allargava il campo delle società strutturali agli insetti : formiche, api e vespe ed animali inferiori in genere, evidenziando così come gli universi strutturali pre-statuali quali l'orda e la società tribale non richiedano una vasta comunicazione interpersonale e dunque possano esistere anche tra gli animali inferiori: dove il livello di capacità intellettiva non è così inferiore come piace pensare agli esseri umani. Notava come la differenziazione e l' evoluzione degli “abiti sociali” sia diversa rispetto alla differenziazione ed evoluzione bio-fisica. Il che dimostra come si tratti di due ordini di fenomeni diversi e non interconnessi, come egli era costretto ad ammettere. Egli notava come il comportamento stereotipizzato riscontrabile nelle società degli animali inferiori non derivi da istintualità comportamentali (come si riteneva), bensì dal tipo stesso di strutture sociali realizzate. Infatti, anche quando tali strutture sono realizzate dagli esseri umani, si nota una pressoché uguale generalizzazione e stereotipizzazione del comportamento, se non per quanto riguarda la maggiore differenziazione locale del linguaggio dovuta alla tradizione. Lo stesso Boas notava il parallelismo tra universi strutturali pre-statuali e società animali, sebbene avesse avuto qualche remora a definirle uguali. Boas riconosceva che la generalizzazione di determinati tipi di società dipenda, in ultima analisi, dall' evoluzione interna delle singole società. Tale conclusione non discende dall' eguaglianza tra gli esseri umani, che egli peraltro riconosceva e ne fece la ragione di base, né discende da un' ipotetica eguaglianza tra esseri umani ed altre specie animali (che egli avrebbe rifiutato inorridito), ma da condizioni esteriori, tali da determinare un medesimo processo ovunque. Vi è dunque una logica strutturale che gli esseri viventi, ad un dato stadio della loro evoluzione psichica, non possono evitare di adottare e che possiede una sua logica interna che ne determina l' evoluzione, al di là ed al di fuori del controllo e della coscienza di chi ne è partecipe.
3 - Franz Boas notava come nell' America pre-colombiana, così come in Asia e nel vecchio mondo, per la specie umana, si siano verificati fenomeni tra loro analoghi: si realizzò l' universo strutturale statuale attraverso una metamorfosi laboriosa, a partire da universi strutturali pre-statuali. Boas contestava l' affermazione, allora come oggi in voga, di una evoluzione dalla semplicità alla complessità. Egli citava, a tal proposito, i casi della lingua, dell' arte e del sistema famigliare che, partendo da un'originaria complessità si andò via via semplificando. Il linguaggio in modo particolare si è andato semplificando al fine di agevolare la comunicazione nella sua complessità infinita. Egli affermava inoltre che la coerenza logica e psicologica siano invece progredite in parallelo con l' evoluzione strutturale. Questo assunto appare pretestuoso ed erroneo. La verità è che non vi è alcuna connessione diretta tra il progresso tecnico – scientifico – conoscitivo e l' evoluzione strutturale e neppure è ipotizzabile una relazione stretta tra sviluppo delle capacità psichiche ed universi strutturali in atto, ove si escluda l' universo strutturale statuale di cui non si conoscono esemplari tra le specie pre-umane, sebbene non possa essere del tutto escluso a priori come possibilità.
4 - William James affermava esservi una sostanziale unitarietà della cultura umana, pur in presenza di differenziazioni marginali (8). James affermava esservi una parziale libertà od autonomia degli aspetti parziali o particolari dalla totalità della realtà, considerata come unità (9). Questo si verifica essenzialmente nella variabilità dei sistemi sociali di ciaascuna delle due fasi dell' universo strutturale statuale. Wissler esprimeva il concetto di “modello culturale universale” per indicare la totalità delle strutture storiche o modello strutturale universale (10). Lo storico S. A. Dange, criticato da molti orientalisti, rintracciava nella storia dell' India le “fasi classiche schiavistica e feudale” (11), dimostrando come le accuse di schematismo siano pretestuose. Vi possono essere peculiarità per la storia di ogni popolo, ma questo non inficia la generale universalità del percorso strutturale, comune persino con altre specie viventi. R. Jardine affermava che non sia possibile ritenere unilineare la storia dell' umanità perché esistono obiettive “difficoltà di rinvenire, nel passato di ogni popolo, una fase caratterizzata dal predominio di un' economia schiavistica”. Al contrario Shapiro, citando Kuo Mo Jo, affermava “che la Cina è passata attraverso tutte le fasi tipiche dell' Occidente, dalla società schiavistica al feudalesimo”. E' dunque innegabile che la Cina, come l' Asia in generale, abbia avuto più di una fase feudale e di una fase mercantile, più o meno sviluppate e più o meno in ritardo od anticipo rispetto all' Occidente (12). Pirenne affermava che il “feudalesimo” sia cosmopolita (13), ossia non sia un fenomeno unicamente europeo, ma un aspetto di una realtà universale. Alcuni storici riconoscono come, ad esempio nelle Hawai, molti popoli che non avevano ancora avuto contatti con la “civiltà” occidentale, abbiano vissuto nell'universo strutturale statuale nella fase feudale (14). Alcuni storici notano come le “civiltà antiche” si siano sviluppate in modo sostanzialmente parallelo od uniforme (15), sia nel succedersi delle fasi statuali, che nella durata di ciascuna di esse.
§ 2: Autonomia dell' evoluzione della realtà strutturale statuale
1 - L' evoluzione storica ha tempi e modi assolutamente incontrollabili dalla volontà umana, al di là di forzature contingenti che si possono realizzare, con gravi danni sociali ed umani. Le strutture storiche nascono indipendentemente dalla volontà e coscienza dei protagonisti. Esse rispecchiano il grado di evoluzione della socialità della maggioranza delle popolazioni, in relazione al: nascere, l' affermarsi e l'evolversi di dette strutture. L' evoluzione storica statuale avviene in modi e tempi non controllabili dall' azione politica, culturale o d' altro genere, almeno non dall'azione cosciente, dipendendo da fattori estranei all' azione politica diretta, come anche dal progresso scientifico e tecnico. L' azione individuale, per quanto potente ed incisiva, non può determinare l' evoluzione della realtà strutturale in atto, specie della realtà strutturale statuale. E' la meta-cultura inconsapevolmente prevalente in una data società, a determinare o co-determinare, l' evoluzione della società statuale. Il divario tra le convinzioni espresse, e più o meno sentite, dei governanti e le loro scelte concrete ed il divario tra queste e gli eventi che si susseguono, oltre ad indicare il prevalere della logica evolutiva dell' universo strutturale statuale sulla volontà dei singoli, indica l' inadeguatezza a comprendere tale logica da parte delle varie ideologie o pseudo-scienze in campo (economia, sociologia e politologia) ed infine indica la scarsa partecipazione e responsabilizzazione dei cittadini rispetto alle scelte comuni, i quali non sono forniti del senso del possibile e del necessario, ma rielaborano i loro desideri con i parametri loro forniti dalle ideologie dominanti e dalla ricezione che essi hanno di queste ultime. Come avviene per tutte le ideologie, specie quelle a sfondo fideistico, come nel caso del “marxismo – leninismo”, i suoi fautori non riconoscono nel risultato delle loro azioni, nonostante il grado di forzatura “volontaristicamente” introdotto, ciò che essi auspicavano. Infatti, ad esempio, Lenin disse: “non fate come abbiamo fatto noi”, Stalin disse: “è finito tutto in merda” e Pol Pot: “non abbiamo potuto fare altrimenti”. La realtà strutturale storica, pur con tutte le forzature o violenze che può subire, è ineluttabile nella sua evoluzione autonoma. La morte è il suo paradigma, in quanto quintessenza dell'ineluttabilità ed indesiderabilità.
2 - Solo creando le premesse per il superamento della realtà strutturale storica ed allorché sorgano effettive alternative ad essa, anche la stessa realtà strutturale storica, nelle sua varie manifestazioni, diverrà opzionale e quindi accessibile a chi eventualmente la desideri ancora.
§ 3: Giustificazione delle società strutturali storiche
1 - Le varie società o sistemi sociali appartenenti all' universo strutturale statuale, come le società appartenenti ad altri universi strutturali organico-stratificati, si giustificano affermando di essere sorte per volontà di una divinità o di un profeta o semi-dio o per la forza preminente delle armi. Hanno, dunque, una giustificazione esterna o precedente all' evento stesso del loro sorgere. Le ideologie sono costruite secondo uno schema fisso ed immutabile, basato su un fine dichiarato, rispondente ai bisogni umani più profondi e con una proposta di mezzi e metodi coerenti con la natura della specifica società strutturale che gode della predilezione del demiurgo ideologo. Esse hanno lo scopo effettivo di giustificare tali società, qualificandosi come l'elemento più evidente e caratterizzante della cultura prevalente di quelle società. Tale compito è reso possibile dallo stesso fine dichiarato dell' ideologia, il quale, rispondendo ai bisogni naturali dell' essere umano, giustifica non solo l'insieme dell'ideologia, che viene percepita come un mezzo volto al raggiungimento di quel fine, ma anche la stessa realtà strutturale di cui l' ideologia si è fatta strumento. Il fine dichiarato dell' ideologia diviene dunque, col suo insieme di “valori”, il criterio di legittimità (1) delle realtà strutturali specifiche, le quali adattano le ideologie secondo i propri bisogni e la propria natura, modificandone la stessa interpretazione dei fini o “valori”, oltreché dell' intero corpo ideologico. In tal modo l' ideologia si caratterizza come “strumentalizzazione del pensiero” (Luigi Pareyson). Tale strumentalizzazione deriva dalla rappresentazione della medesima ideologia, conseguente all' istituzionalizzazione dei “valori” (2) proposti da quell'ideologia. Questo provoca una grande carica affettiva in chi crede in quell'ideologia. Tale carica affettiva è ambivalente poiché da un lato propone “valori” condivisi da chi aderisce all' ideologia, dall' altro poiché tali “valori” restano costantemente avulsi dalla realtà strutturale in atto, deve giustificare il loro mancato concretizzarsi. In tal modo, come affermava Leibniz nelle sue opere, l' “ideale” diventa strumentale alla realizzazione dell' “attitudine al sacrificio”, elemento di cui le strutture storiche non possono fare a meno, se vogliono perpetuarsi. Ad ulteriore dimostrazione della “strumentalizzazione del pensiero” ad opera delle ideologie vi è la perdita di vigore ed entusiasmo che accompagna generalmente le transizioni o metamorfosi storiche, le quali vedono il trionfo dell' ideologia che ha animato il movimento di riforma ed insieme il divario che le separa dalla realtà. Di qui la delusione dei partecipanti al movimento, constatato il risultato effettivo della loro azione rivoluzionaria o riformatrice. Mediante la “strumentalizzazione del pensiero” le ideologie trasformano il concetto della libertà in modo da farlo combaciare col concetto di servitù, facendo accettare il concetto della dipendenza del “destino” degli individui da volontà a loro esterne ed estranee. Il divario tra fine dichiarato e fine reale trasforma le ideologie da presunto mezzo volto alla realizzazione di un dato scopo, in fine auto-giustificantesi e teso all' auto-perpetuazione ed alla perpetuazione della realtà sociale che esse giustificano. I sociologi definiscono l' ideologia “sistema di illusioni” (3), elaborato ed impiegato per ingannare consapevolmente, definito “formula politica”, ingannevole e falsa, usata dalle classi politiche per razionalizzare e giustificare il loro governo, coprendo così la reale natura delle loro azioni. In tal modo le “concezioni totalitarie della democrazia” (4), identificando gli interessi di un popolo o di una classe o ceto sociale con interessi finalistici od assoluti, individuati aprioristicamente, giustificano tipi di governo anti-democratici od a tasso di democrazia assai limitato (democrazie formali ed apparenti).
2 - La persistenza dell' universo strutturale statuale si basa sul concetto maieutico secondo cui l' evoluzione dell' universo strutturale statuale (di cui le “scienze sociali” ne intuiscono solo vagamente la logica) giovi al miglioramento dell' uomo. In realtà il persistere dell' universo strutturale statuale è giustificabile solo in quanto consente, specie nelle fasi mercantili, il progresso conoscitivo e scientifico, capace, raggiunto un dato stadio, di porre le premesse del superamento dell' universo strutturale statuale stesso e delle strutture storiche in genere.
3 - La divinità delle religioni proprie dell' universo strutturale statuale tendono a coincidere con la giustificazione del “mondo” e dunque della realtà strutturale storica, sebbene alcune concezioni teologiche prospettino l' esistenza di una divinità superiore che conduce l' essere umano verso il suo fine ed una divinità inferiore (satana) che domina il “mondo”. Tale concezione teleologica tende a trascendere le stesse religioni, come è possibile desumere dall' “Apocalisse di Giovanni” (21 – 22), in una idealizzazione mitica della prospettiva del superamento della realtà strutturale storica. Una società post-strutturale si giustificherà unicamente per l'accettazione volontaria dell' individuo che vi aderisca.
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