Fisica e filosofia: differenze tra le versioni

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3 – Natura della fede irrazionale.
4 – Natura della fede razionale.
 
CAP. 13
Concetti di universalità e di desiderabilità
§ 1: Desiderabilità ed inevitabilità
1 - L' inevitabilità di un fatto ha il suo naturale paradigma nella morte. Nulla è, generalmente, considerato meno desiderabile. Tutti, pur tuttavia, tentano di auto-convincersi della bontà dell' ineluttabile. La necessarietà non basta, peraltro, a determinare la desiderabilità di un evento, ed anzi la necessarietà, da sola, è antitetica alla desiderabilità. Tuttavia la psiche umana riesce a rendersi piacevole ciò che è necessario, il quale può, quindi, essere percepito come desiderabile. La natura ha provveduto a rendere piacevole la soddisfazione dei bisogni e doloroso e persino insopportabile la loro mancata soddisfazione. L' ineluttabile che non migliori la situazione esistente non può che essere odioso, a meno che non intervengano inganni psicologici a far considerare migliorativo ciò che è in realtà peggiorativo. A questo scopo provvedono in genere le ideologie, specie quelle basate sulla fede irrazionale. Nelle società mercantili si finisce per considerare desiderabile solo ciò che è superfluo, poiché i bisogni vengono considerati soddisfatti dalla psiche, anche quando non lo sono affatto, ed in genere non lo sono. Questo è connesso con il comportamento irrazionale. La soddisfazione dei bisogni non è solo ineluttabile ma foriera di felicità, ove i bisogni autentici siano realmente e pienamente soddisfatti.
2 - La necessarietà assoluta è necessarietà a livello generale o di specie. A livello individuale essa non esclude ma implica una libera scelta, il cui prezzo sarà lo scotto della propria personale insoddisfazione. La natura biologica ha provveduto a rendere le azioni inevitabili per la vita, piacevoli per gli esseri viventi. In tal modo tali azioni o bisogni, da inevitabili o fonte di sofferenza, divengono desiderabili, in quanto fonte di piacere. In tal modo, poiché gli esseri viventi tendono spontaneamente al piacere, le incombenze inevitabili per la conservazione della vita sono state trasformate nelle fonti principali del piacere. Questo trasformarsi dell'ineluttabilità in desiderabilità indica la coerenza di questi bisogni con le finalità individuali degli esseri viventi. Viceversa, tutto ciò che riveste carattere di ineluttabilità ma resta privo di piacere o valenza positiva in rapporto alla desiderabilità, dimostra di essere estraneo alle finalità individuali dei viventi e dunque indesiderabile per il singolo e per lui innaturale. Un evento ineluttabile, se esterno alla natura dell' individuo, anche qualora l' individuo lo “accetti” “volontariamente”, non si può classificare come una scelta libera. Tale “accettazione” implica una schiavizzazione mentale, in quanto dimostra una illibertà del singolo. L'inevitabilità e la necessarietà divergono per il diverso grado di costrizione che implicano. La prima non contempla alternative di alcun genere, né possibilità di scelta dei modi e dei tempi della sua attuazione. La necessarietà presenta alternative, per quanto di diverso grado di desiderabilità, e lascia margini di tempi e di modi della sua attuazione. Eymieu riconosceva come l'azione realmente libera sia coerente con la massima soddisfazione, consentita dal grado momentaneo di manifestazione del soggetto, delle sue tendenze di base, determinate a priori di ogni scelta della volontà (1). L' accettabilità piena di un evento si basa su tre elementi: scientificità (che ne assicuri la realizzabilità), desiderabilità (che lo renda appetibile per il soggetto che lo accetta) e neutralità, su base di reciprocità, per chi non lo accetta.
3 - Il prodursi di una nuova possibilità rende l' ineluttabile non più tale, ma semplice possibilità. Tutto ciò che fa parte della natura degli individui non è avvertito dal soggetto come inevitabile. Anche la morte, se connessa all' esaurirsi dell' energia vitale od all' esaurirsi del ruolo dell' individuo nell' ambito della manifestazione dell'essere, si trasformerebbe da inevitabile in volontaria, almeno se l' individuo sarà cosciente del proprio ruolo vitale. Se l' inevitabile è la quintessenza di logiche estranee alla natura di chi lo subisce, la sua accettazione passa attraverso un'appetizione, conseguenza dello spirito di adattamento di chi riconosce come la non accettazione dell' ineluttabile conduca direttamente alla morte od alla completa rovina. Il necessario, al contrario, è di origine interna ai soggetti che lo avvertono ed è quindi non solo accettabile ma spontaneamente appetito e spesso in misura eccessiva. L' inevitabile trasmuta nell' impossibile allorché cessi di essere inevitabile, in quanto sia sorta un' alternativa ad esso. Solo dove sussistano più alternative e la scelta dei singoli cada sull' alternativa che giudicano preferibile e desiderabile, se ne ha una prova della sua validità universale, in quanto l' universalità è patrimonio di ciascun individuo, il quale ha in se la totalità della valenza della specie che gli è propria. L' inevitabile relativo è inumano, per il fatto stesso di essere tale, se non ha contemporaneamente il carattere della desiderabilità od almeno della sceglibilità. Creandosi la possibilità concreta di avere un' alternativa valida e realizzabile alla realtà strutturale storica, quest' ultima perderebbe il suo carattere di inevitabilità, divenendo potenzialmente sceglibile liberamente. La fine della condizione di inevitabilità con il sorgere di una nuova possibilità, rende l' inevitabile stesso praticamente impossibile per il rifiuto generalizzato che gli deriverà dalla nuova condizione umana. Ma l' impossibile di prima, divenuto finalmente possibile e desiderabile, rischia di trasformarsi od essere considerato un nuovo inevitabile. Tuttavia la caratteristica del possibile e del desiderabile consiste nell' essere multiforme e progrediente col progredire della manifestazione degli esseri che ne sono protagonisti e dunque, se a livello collettivo sarà l' inevitabile della nuova condizione umana, a livello del singolo sarà il possibile ed il desiderabile. La libertà può presentarsi come inevitabilità esterna rispetto al soggetto, in quanto il soggetto può sceglierla o meno e scegliendola liberamente ne sarà modificato per scelta autonoma e consapevole. Al contrario l' illibertà dell' ineluttabile consiste nel non poter essere scelto ma nell' essere determinati direttamente da tale ineluttabilità, seppure nell' inconsapevolezza. Allorché la scelta della libertà diventasse generale, se ne potrebbe dedurre che la libertà è divenuta pressoché ineluttabile, ma questo non sminuisce il valore della sua desiderabilità, in quanto non ne inficia la sceglibilità in alternativa ad altre vie.
§ 2: Concetti di universalità, di ineluttabilità e di accettabilità
1 - L' evoluzione ciclica, con elementi progressivi, è presente in vari aspetti della natura, come la stessa natura cosmica. Vi è quindi analogia con l' evoluzione della realtà strutturale statuale (dove l' elemento progressivo è rappresentato pressoché esclusivamente dal progresso scientifico o della conoscenza). Se l' evoluzione cosmica avviene attraverso una modifica deii corpi cosmici, i quali evolvendosi, mutano lo stato della materia, in modo profondo, rispetto a quello originale; così l' evoluzione dalla realtà strutturale storica determina una modificazione profonda della stessa natura umana, definibile come progresso umano. Per la natura cosmica inanimata si ha inevitabilità assoluta, data dalle leggi fisiche, sebbene esistano elementi di casualità nella stessa materia inanimata. Per le società “di natura” o pre-strutturali si ha inevitabilità biologica, poiché il comportamento è dettato essenzialmente dai bisogni biologici o bio-ecologici ed evolutivi. Per gli esseri umani, che vivono nelle società strutturali ossia nelle strutture storiche, si ha inevitabilità strutturale. Realizzandosi la società post-strutturale o coerente con la natura umana si avrà libertà razionale. L' inevitabile è scindibile in: inevitabile assoluto ed inevitabile relativo. L' inevitabile relativo è sotteso alle circostanze ed a specifiche condizioni. L' inevitabile assoluto è tale se non ha alternative e costituisce un epilogo certo, come ad esempio la morte del singolo. La realtà strutturale storica, ove non vi siano alternative praticabili, costituisce un inevitabile assoluto ed, all' interno di questo, l' evoluzione dell'universo strutturale statuale costituisce in se un inevitabile relativo, dove i tempi di evoluzione, la sua direzione e le modalità del suo verificarsi, costituiscono un inevitabile relativo. Vi è, invece, una necessarietà od inevitabilità di tipo ontologico, insita nella natura cosmica e nella natura umana : tale inevitabilità è definibile come inevitabilità assoluta. Per l' inevitabilità della realtà strutturale storica si può parlare invece di inevitabilità relativa, caratterizzata dall' incoscienza e dalla automaticità della evoluzione strutturale, la quale avviene secondo meccanismi e ritmi autonomi rispetto alla volontà umana ed alla stessa logica della razionalità e progressività umana. La scelta cosciente e volontaria della realtà sociale, allorché sarà resa possibile, sarà in sintonia con l' inevitabilità assoluta. Infatti la scelta di una alternativa desiderabile e vantaggiosa in senso assoluto, per quanto libera, sarà coerente con l' inevitabilità assoluta, ossia con la razionalità cosmica ed umana. La libertà è definibile come coincidenza tra volontà individuale e necessità assoluta.
2 - L' universalità è anche un fatto individuale, essendo conseguenza ed espressione della razionalità, che ha come base la natura umana e meta nella finalità umana: l'universalità, come la razionalità, ha vari gradi di manifestazione. Vi è infatti un'universalità individuale, consistente nello specifico individuale, anche se irripetibile ed unico. Vi è poi un' universale collettivo. L' universalità di una data teoria e la sua accettabilità da parte dei singoli individui possono, dunque, essere divergenti. Col progredire della manifestazione dell' essere degli umani si accresce la loro universalità e dunque la loro capacità di aderire alle teorie di valenza universale. L' universalità di una certa teoria la rende contemporaneamente accettabile da quanti hanno raggiunto un dato grado di manifestazione dell' essere, mentre per gli individui che rimangono al di sotto di quel livello necessitano di una variabilità od adattabilità della teoria, elementi questi ultimi che ne limitano, tuttavia, l'universalità. La divergenza tra universalità o valore universale di una data teoria e la sua accettabilità od accettazione pratica, nascente dalla compresenza nel singolo individuo dell'universale, seppure a diversi livelli di manifestazione per ciascuno e del particolare, unico ed irripetibile, che è la caratteristica di base di ciascun individuo. E' tuttavia il diverso livello di manifestazione dell' universale nel singolo che conduce ciascuno di questi singoli ad individuare l' universalità anche in teorie che ne sono totalmente prive. Si possono definire razionali ed universali le teorie, solo se le suddette, asserite, caratteristiche sono riconosciute liberamente e consapevolmente da tutti coloro che vi aderiscono. Le teorie di emancipazione umana si giustificano solo se rendono effettivamente concreta la libertà.
3 - La concezione delle ideologie, specie di quelle consone alle fasi feudali, secondo cui non si può avere la piena realizzazione del fine che esse propongono se l'ideologia non è accettata da tutto il genere umano, ed è in tale accettazione che ripongono la conferma della validità universale dell' ideologia stessa. In tal modo postulano l' aggressione come mezzo di realizzazione dei fini proposti. La supposta accettazione universale della loro ideologia sancirebbe la sua ineluttabilità e non la sua desiderabilità e dunque non sarebbe comunque provata la validità universale dell'ideologia stessa. La pretesa delle ideologie di farsi accettare universalmente per confermare la propria universalità, dimostra come siano gli stessi suoi propugnatori a dubitare dell' universalità di quell' ideologia. L' aggressione che compiono le ideologie per assicurarsi la generale accettazione ne dimostra l' assenza di universalità. L' universalità di una data teoria sarà misurabile se sarà possibile misurare il grado di manifestazione dell' essere dell' umanità in un dato momento storico. Sarà possibile allora stabilire il contributo dato da quella certa teoria al progresso della manifestazione dell' essere, il che determinerà il grado di universalità di quella stessa teoria. Vi è un legame diretto tra accettazione volontaria di una data teoria ed il grado della sua universalità. Vi è invece un rapporto inverso tra grado di universalità ed imposizione di quella stessa teoria. La concezione secondo cui una certa teoria od ideologia o religione debba essere condivisa dall'intero genere umano per poter produrre tutti i suoi frutti, fa parte delle ideologie di tipo feudale. Tale concezione è la madre stessa dell' intolleranza e dei tentativi di dominio assoluto e generalizzato sull'umanità: si può definirla una concezione nemica dell' umanità. L'idea secondo cui la condivisione più o meno estesa di un'idea o credo ne determini la credibilità, è espressione di spirito religioso. Le ideologie, quali il “marxismo” ed anche il “cristianesimo”, pur proponendo formalmente una giustificazione di sé stesse a posteriori (“non si taglia una pianta prima che abbia dato tutti i suoi frutti”) e pur non proponendo esplicitamente l' identificazione tra universalità e generale accettazione (non affermano mai esplicitamente l' obbligatoria accettazione), tuttavia non rinunciano alle giustificazioni a priori: per il “marxismo” l'ineluttabilità del progresso (identificato con l' evoluzione dalla fase mercantile alla fase feudale), per il “crisitianesimo” la “resurrezione di Cristo”. Tuttavia le ideologie filo-feudali tendono ad imporre, di fatto, la loro accettazione, lasciando credere che la generale accettazione sia indicatrice della loro universalità.
4 - Lev Tolstoy riconosceva come vi sia una netta distinzione (e contrasto) tra chi agisce secondo ragione e chi agisce secondo la stretta determinazione strutturale dello specifico momento storico in cui vive (1). L' individuo ha necessità di basare il proprio comportamento su un sistema logico completo e coerente che gli conferisca sicurezza di agire rettamente. Tale sistema logico è fornito, nelle strutture storiche, dalle ideologie e dalla morale dominante, basate a loro volta sull' assurdo insito nella stessa realtà strutturale. L' individuo quindi, finisce per accettare, più o meno coscientemente, l' assurdo come categoria valida ed imprescindibile. Hobbes affermavqa che gli uomini “si appellano alla ragione contro il costume ed al costume contro la ragione” (2). Riconosceva, cioè, l' esistenza del contrasto insanabile tra cultura e ragione, ove con quest' ultima si intende la razionalità. Se in assenza di alternative valide l' arrendersi all' ineluttabilità è da ritenersi saggio e necessario, è tuttavia inumano trasformare l' adattamento all' ineluttabilità esteriore all' uomo nella sua accettazione convinta ed attiva. Equivale al tradimento dell' umanità. Marx, il quale aveva teorizzato il passaggio dal “regno della necessita'” al “regno della libertà”, evitando di teorizzare il superamento della realtà strutturale storica alla cui logica si è inchinato incondizionatamente e totalmente, ha tradito la sua stessa teoria oltreché l' umanità nel suo insieme.
5.1 - L' universale storico si identifica con il progresso strutturale storico, con le metamorfosi tra i vari universi strutturali. L' universalità autentica non si identifica con il ripetibile e l' uniforme, trattandosi di un' universale effettivo, come è desumibile dalla voce “Universale” del Dizionario di filosofia. L' universalità autentica progredisce parallelamente alla razionalità, sorgente dalla specifica natura umana.
5.2 - L' universalità individuale non è di valore inferiore rispetto all' universalità collettiva ed a quella storica, essendo la progressione della razionalità basata esclusivamente sulla natura umana, che è l' autentico universale, a cui ogni azione ed espressione umana si riferisce.
§ 3: Giustificazione dell' inevitabile
1 - La filosofia “induista” afferma esservi una base naturale a fondamento della realtà strutturale storica, identificata con l' universo o “prakrti” o “sakti” o “mayà” (1), che però si differenzia dalla natura o divinità o “bhagavat” o “isvara” (2), sebbene essa non identifichi con assoluta chiarezza tale differenza (3).
2 - Spinoza definiva l' assurdo, che identificava con l' impossibile, come contraddizione con la natura o con le sue possibili cause (4). Egli, tuttavia, non individuava la contraddizione con la natura umana che vi è nella realtà strutturale storica, essendo le strutture: la realtà concreta.
3 - Il senso del dovere nasce dallo scontro tra i bisogni e l' irrazionalità dell'inevitabile. Finché sussisterà l' inevitabile, persistendo la necessità della sua accettazione o del sottomettervisi, il senso del dovere persisterà, qualificandosi come adattamento ad una realtà innaturale per l' essere umano. In presenza dell'irrazionalità della realtà strutturale storica, l' assenza in un individuo del “senso del dovere” crea un di più di infelicità per il soggetto stesso e di quanti interagiscono con lui. A contrario, l' eccesso di “senso del dovere” inibisce quel poco di soddisfazione dei desideri concesso dalla realtà strutturale in atto.
§ 4: Razionalità ed universalità
1 - La razionalità, che abbiamo definito come comportamento conforme ai bisogni umani naturali, può anche definirsi comportamento umano, da contrapporsi al comportamento inumano imposto dalla realtà strutturale.
2 - Gli “illuministi” identificavano la razionalità con la ragione universale, affermando che vi sia una sola ragione ed una sola verità da scoprire (1). Benedetto Croce affermava che la razionalità cresca con la manifestazione reale del soggetto e si identifichi con l' universale (2). La razionalità di un fatto od evento consiste nella sua rispondenza con la natura profonda dell' individuo che opera tale fatto od evento. La natura del soggetto è, a sua volta, conseguenza dell' essenza del soggetto e della sua potenzialità e capacità reale di manifestazione. La capacità reale di manifestazione definisce il grado di universalità del soggetto, non in quanto capacità acquisita od autonoma rispetto all' essenza originaria, ma in quanto capacità di essere coerente con l' essenza originaria. La libertà dell' individuo è insita nella sua possibilità di costante ricerca della massima manifestazione di sé, ricerca resa possibile dall' accesso della razionalità individuale alla razionalità universale. La razionalità individuale è infatti espressione della razionalità universale, tendente costantemente ad accrescere tale espressione. Non vi è contrasto tra peculiarità individuale del singolo e la sua universalità, poichè la prima non è che manifestazione specifica della seconda, la quale manifestazione è, nel suo insieme, contemporaneamente universale (ove sia condivisibile) ed individuale (ove sia puramente unica). L' unicità non implica irrazionalità ma è caratteristica dell'universalità stessa, la quale necessita dell' apporto specifico dell' individuo o dell'unità assoluta.
3 - La concezione secondo cui la razionalità sia sottesa all' utilità personale, decisa autonomamente dal soggetto, è certamente di derivazione “utilitarista”. La scienza, che consentirà a ciascun individuo di determinare i propri bisogni di origine naturale e di soddisfarli pienamente in assenza di ogni forma di sfruttamento ed oppressione, sarà definibile come razionalità storica. Gli interessi individuali, autonomamente definiti e coerenti con la natura dei singoli, sono definibili come razionalità umana. Non esiste una razionalità immutabile per l' essere umano. L' essere umano muta infatti continuamente nei suoi bisogni, nella sua razionalità, nella sua affettività, nelle sue conoscenze e capacità psichiche: espresse e potenziali. Solo l' istintualità di base è immutabile.
4 - La misurazione del grado di razionalità presente nei rapporti di produzione è data dal grado di espressione delle capacità produttive concesso ai singoli individui. I rapporti di scambio misurano la propria umanità sulla base del grado di soddisfazione dei bisogni autentici concesso agli individui. Per i rapporti sociali si può misurare il grado di estensione della povertà presente nella società ed il divario economico-sociale intercorrente tra gli strati sociali estremi. Per i rapporti politici si può misurare il grado di conoscenza della politica e di capacità di co-decisione di ogni singolo individuo, diffuso nella società.
5 - Tommaso d' Aquino identificava l' estetica con il bene o la parte conoscitiva del bene (3). La razionalità conoscitiva varia col variare della conoscenza, che è anche conoscenza della stessa razionalità (4). Col concetto di razionalità e razionale si intende, correttamente, ciò che è scientifico, in un dato ambito conoscitivo. Questo, non è in contrasto col concetto di razionalità attribuito alla natura più autentica degli individui. Tuttavia i teorici della razionalità finiscono per attribuire tale significato anche ad ogni pensiero logico e questo ne snatura totalmente il significato (5). Epicuro affermava che la “conoscenza della natura” sia necessaria per realizzare la vita felice e priva di fede (6), fede che egli considerava male peggiore del caos.
6 - Un aspetto dell' irrazionalità è l' assenza di significato, all' interno di una certa finalità, di un fatto, un' affermazione od un evento. Così, se un' azione non ha rilevanza rispetto al fine proposto, per quanto abbia in sé elementi di valore, sarà da considerare a valore nullo od irrazionale. L' errore nelle scelte non è attribuibile sempre ad irrazionalità comportamentale o caratteriale del soggetto, ma essere conseguenza di inconoscenza, personale o collettiva, della realtà. La conoscenza scientifica della realtà e delle conseguenze delle azioni è infatti sempre limitata e parziale e non sempre sufficiente a determinare scelte efficaci rispetto agli scopi proposti.
7 - La menzogna e l' immoralità sono il fondamento stesso della realtà strutturale storica, essendo quest' ultima basata sull' ingiustizia delle varie forme di sfruttamento e di oppressione. Le idee, se possiedono una validità razionale, hanno valore universale e dunque divengono patrimonio dell' umanità intera. La realtà strutturale storica è basata sulla legge della giungla, o per dirla con Sechi, si tratta di società a somma zero, in cui vi è chi perde e chi guadagna sempre. Sono cioè inumane od irrazionali, in quanto estranee alla natura umana. Alcune idee, parzialmente razionali, se fatte proprie da organi strutturali vengono istituzionalizzate e rese coerenti con: chiese, sette, partiti o movimenti, divenendo parte della costruzione irrazionale di quelle strutture che le hanno assunte a loro fondamento. In tal modo finiscono per perdere ogni aspetto razionale, restando anche patrimonio pressoché esclusivo di quelle strutture sociali, almeno nelle intenzioni di quelle stesse strutture. Questo avviene per le strutture chiuse, o con organizzazione cristallizzata e non con società aperte alla razionalità, all' universalità ed al progresso della conoscenza.
8 - Morgan attribuiva all' uniformità della psiche umana il costituirsi e l' evolversi analogo delle strutture storiche, pur in situazioni di luogo e di tempo molto diverse (7). Le strutture storiche hanno qualcosa in comune con le strutture psichiche non solo dell' uomo ma di ogni essere vivente. Tuttavia tali strutture storiche non corrispondono ai bisogni degli esseri umani e dunque sono innaturali per l' uomo, e l'essere umano vi si trova immerso suo malgrado. Del resto anche le malattie mentali, come la paranoia e la psicosi, corrispondono alla natura psichica degli esseri viventi e degli umani in particolare, ma non sono auspicabili, né da ritenere naturali per gli esseri umani. Si tratta di un' universalità parziale per la realtà strutturale storica e di una universalità razionale per la realtà sociale post-strutturale.
§ 5: Cause dell' irrazionalità presenti nel comportamento umano.
1 - I pensatori evidenziano come l' irrazionalità non sia solo frutto della storia e della società statuale ma sia una caratteristica dell' uomo e della natura in genere (1). Aristotele riconosceva l' esistenza di un conflitto tra le varie parti del sé, essendo queste parti classificabili come parte razionale ed irrazionale (2). L' irrazionalità può essere ritenuta come non avente valore universale, essendo estranea alla natura umana più profonda od autentica. Essa assume le caratteristiche di inconfrontabilità, presentando caratteristiche di ordinalità, essendo specificità di tipo incomparabile. L'irrazionalità non è solo conseguenza della sottomissione degli esseri umani alle strutture storiche ma fa parte di un elemento di irrazionalità, comune a tutta la natura cosmica e biologica. L' irrazionalità è inscindibilmente connessa con l' azione umana. Questo è dimostrato dalla stessa generalizzazione della realtà strutturale storica. L' irrazionalità fa dunque parte del processo di pensiero umano. Occorre, dunque, tenerne conto per annullarne gli effetti, al fine di impedire che tale irrazionalità residua impedisca agli esseri umani di auto-organizzarsi in modo autonomo rispetto alla realtà strutturale storica .
2 - L'azione dell'uomo o lavoro non è di per sè artificiale ma, in quanto dettata dalla logica della realtà strutturale, ed in specifico dalla realtà strutturale statuale, assume aspetti artificiosi in quanto in contrasto con la natura od essenza umana: come è ad esempio la guerra.
3 - La stessa pazzia, realtà irrazionale per antonomasia, in alcuni suoi aspetti e forme, può essere considerata conseguenza, diretta od indiretta, della realtà strutturale in atto. E' questa la tesi di alcuni riformatori delle strutture di cura delle malattie mentali (come ad esempio l'italiana “Legge 180” di abolizione dei manicomi).
4 - Di fronte all' individuo perfettamente integrato nella realtà strutturale storica non si può non notarne la piena disumanizzazione ed irrazionalità. Solo con sforzi di fantasia si riesce a cogliere il sostrato di umanità ed un barlume di sentimenti umani, la cui potenzialità bisogna in ogni caso riconoscere.
5 - Le capacità raziocinanti di un individuo vengono annullate nelle situazioni fideistiche in cui il soggetto venga a trovarsi. Questo, nel caso di fede irrazionale.
6 - Robert Lowie affermava esservi la tendenza a razionalizzare (ossia ad attribuire una razionalità) eventi in sé irrazionali. Riteneva che questa tendenza fosse propria di ogni società, al fine di giustificarsi. Affermava quindi che la cultura “appare come un sistema chiuso” (3). Egli si rendeva quindi ben conto di come la cultura non sia un fatto razionale, nè coerente con la natura umana.
§ 6: Conquista della razionalità comportamentale
1 - L' autentica trasformazione del comportamento dei singoli in comportamento razionale non può prescindere dal rendersi conto delle “costruzioni” e “pregiudizi” che gli individui stessi si creano nel valutare le persone che conoscono e dal demolire tali “costruzioni”, guardando agli individui nella manifestazione autentica della loro naturalità ed universalità.
2 - La libertà di rinunciare ad utilizzare il proprio comportamento irrazionale ed inconscio costituisce il presupposto per concretizzare la propria libertà razionale. Vi potrà essere un' istituzione volta ad aiutare l' individuo ad individuare l' irrazionalità presente nel proprio pensiero e nei propri desideri. Sarà un' istituzione razionale se non darà luogo ad un potere irrazionale. L' irrazionalità presente nel comportamento umano è neutralizzabile, se viene individuato correttamente ed ogni individuo si fa carico equamente della totalità del proprio comportamento irrazionale e della totalità delle sua conseguenze, nei limiti in cui tale carico sia umanamente sostenibile.
§ 7: Fede razionale e fede irrazionale
1 - La fede è in se un sentimento e come tale può avere la caratteristica di razionalità o coerenza con la natura umana. Le sue manifestazioni od oggetti possono essere di tipo razionale od irrazionale. Se l' oggetto della fede è irrazionale il soggetto che ne sia vittima genera, per salvaguardare la propria capacità di raziocinio, la convinzione di possedere una verità assoluta ed indubitabile. La fede in oggetti razionali, al contrario, limita la convinzione della verità fino alla prova del contrario od alla sua falsificazione. La fede nell' irrazionale non può che avere oggetti euristici statici, mentre la fede nella razionalità ha oggetti euristici dinamici o progredienti e tendenti alla verità completa, distinta dalla verità assoluta, che consiste nell' assolutizzazione di verità molto relative o pallidi adombramenti. La fede irrazionale è tale se ha per oggetto un' entità considerata perfetta e dunque statica nel tempo. Acquisisce razionalità se considera l' evoluzione in atto nel suo oggetto e ne segue il percorso.
2 - Data la natura irrazionale delle società strutturali storiche e della vita in esse, una fede o speranza irrazionale, in quanto non pienamente giustificata dalle prospettive concrete e concretamente realizzabili, è indispensabile per sopravvivere in tale realtà disumana. La fede irrazionale è motivata dall' incapacità di attribuire un valore adeguato alla propria esistenza ed alla vita umana in generale. Questo non solo in conseguenza dell' inconocenza, ma altresì dall' integrazione nella logica della realtà strutturale storica e nell' inesistenza di un' alternativa percorribile nota. In tale condizione l' adesione alla fede irrazionale è l' unica via di salvezza concessa al di là della disperazione. La fede irrazionale, nasce dal bisogno razionale di giustificare l'ineluttabile, è rifiutata dalla coscienza dei singoli, la quale tende a “razionalizzare” tale forma di fede, cercando di trovarvi ragioni e spiegazioni che le conferiscano giustificazioni e parvenza di razionalità. Allorché la conoscenza scientifica raggiunga il livello della scientificità della conoscenza della realtà strutturale e dell' evoluzione storica, nonché della natura umana, la fede irrazionale si trasformerà da necessità sociale in elemento di inimicizia nei confronti dell' umanità.
3 - La fede irrazionale non è una caratteristica esclusiva dell' essere umano. Essa infatti è una conseguenza delle strutture storiche ed essendo queste ultime non appannaggio esclusivo della specie umana, ne consegue che si possono riscontrare manifestazioni di fede in specie inferiori. Così, ad esempio, si hanno manifestazioni fideistiche eclatanti da parte di alcuni cani nei confronti dei loro “padroni”. Gli animali possono perdere la fede in seguito a schok emotivi: come ad esempio cani i quali in seguito a contrasti gravi coi “padroni” fuggono e divengono randagi, senza per questo acquistare capacità razionale, analogamente gli esseri umani in condizione fideistica, se subiscono traumi da parte dell' oggetto della loro fede divengono momentaneamente scettici, ossia perdono provvisoriamente la fede, in attesa di una nuova fede. Essi ben difficilmente approdano alla razionalità. Gli esseri umani, vittime di una data fede irrazionale, si degradano ad un livello pre-umano. La capacità razionale dell' individuo appartenente alla specie umana è evidenziata dalla capacità di dubbio. Allorché l'individuo acquisisca una fede in un' ideologia o religione, perde la sua capacità di dubbio e dunque la razionalità. La fede irrazionale è rinuncia alla razionalità ed al raziocinio autonomo a favore di una credenza pre-fabbricata od anche fabbricata dal soggetto stesso (vedasi l' innamoramento) ed è quindi una degradazione dell' umanità del soggetto credente. Questo è determinato dall' incapacità della ragione di risolvere i quesiti posti dal sentimento, per lo scarso grado di razionalità consentito dalla realtà strutturale statuale. Le religioni e tutti i movimenti che si basano sulla fede irrazionale possono imporre le loro imposture, indipendentemente dalla palese assurdità delle loro affermazioni e da quanto sia evidente tale assurdità, col semplice confronto con la realtà. La fede irrazionale, inoltre, inibisce la corretta percezione della realtà e la distorce in modo da farla coincidere con i postulati e le “analisi” propinate dai movimenti fideistici. La fede irrazionale è tale essenzialmente per l' irrazionalità del suo oggetto, ossia per la mancanza di scientificità nella conoscenza dell' oggetto di tale forma di fede, nonché dell' irrazionalità della causa generante tale forma di fede: ossia l' assenza di alternative praticabili e più soddisfacenti, quali vie per soddisfare il desiderio di base che determina tale credenza. La fede irrazionale implica la convinzione dell'esistenza di esseri dotati di maggiori qualità essenziali e soprattutto che tali esseri possano prendersi cura del soggetto credente. Tale atteggiamento è alla base della meta-teoria di fondo delle strutture organico-stratificate, poiché si basano sulla concezione della realizzazione del singolo come frutto dell' opera e volontà di terzi. La fede irrazionale non consiste solo nel credere in un' entità altra rispetto alle proprie potenzialità e facoltà, ma anche nel credere siano nulle, compromesse od inadeguate le proprie potenzialità o facoltà. La frustrazione che l' individuo prova di fronte alla realtà strutturale storica determina la fede irrazionale, con l' unica alternativa della caduta nella disperazione o nello scetticismo nihilista. La concezione secondo cui la fede irrazionale connessa alla religione sia dono della divinità stessa, propria di varie teologie, è giustificata dalla necessarietà, generata dalla realtà strutturale, della fede irrazionale o dello spirito religioso in genere. La fede irrazionale sponsorizzata dalle religioni si appoggia, specie in Occidente, su una certa carenza di contraddizioni con la conoscenza scientifica realizzata, sebbene le religioni temano costantemente che il progresso scientifico consenta di scalzare definitivamente i fondamenti della fede irrazionale. La fede irrazionale evidenzia tutta la propria irrazionalità nel fatto per cui coloro che se ne dichiarano pervasi ne sono spesso del tutto esenti (gli adepti delle fedi religiose), mentre chi ne è permeato si adonta se gli si attribuisce una fede (fenomeno frequente per i seguaci di fedi politiche). La conoscenza razionale acquisita dai soggetti può sempre essere posta in discussione dagli stessi individui. Non così per l'oggetto della loro fede irrazionale, base spesso della loro coscienza di sé e della coscienza del mondo. Tale fede irrazionale sostanzia e determina gran parte della conoscenza, acquisita ed acquisibile, dal soggetto. Ne consegue che la maggior parte della conoscenza del soggetto non sia discutibile. In ciascun individuo, per quanto pervaso da una fede irrazionale, deve sussiste una convergenza tra la sua fede ed il suo raziocinio, poiché la sussistenza di un contrasto interno tra fede e raziocinio lo porterebbe alla follia. La fede irrazionale implica quindi un limite ben preciso all'uso del raziocinio intorno all' oggetto del “credo” del soggetto. Se salta quel limite, viene meno la fede in quel “credo”. La fede irrazionale è una condizione pre-razionale dello spirito ed è dunque un fatto pre-umano. Le situazioni in cui l'individuo si trova, all' interno di una massa ed opera in sintonia con questa, caratterizzano una situazione di fede irrazionale, così come, ad esempio, l'innamoramento od ogni situazione in cui alcune persone esercitano un' influenza psichica irrazionale. L' irrazionalità della fede in un' entità altra rispetto al soggetto, deriva, oltreché dall' assenza di affidabilità piena, per il soggetto, di ogni altro al di fuori di sé stesso, dal carattere di quasi impossibilità che ha una tale forma di fede, per il soggetto. Quest' ultima forma di irrazionalità è testimoniata dalla stessa teologia che parla di fede come frutto di una “grazia” della divinità stessa. La fede irrazionale determina nel soggetto la disabitudine a ragionare e dunque anche la scomparsa della motivazione reale che stà alla base della fede irrazionale può non essere sufficiente a determinare la scomparsa della stessa fede irrazionale. Se la fede nella magia tende ad esaltare lo spirito umano, sia pure in modo distorto e sostanzialmente mortificante; la fede religiosa o di tipo politico tende ad annullare lo spirito umano, rendendo l' uomo simile alle specie sub-umane. Il fanatismo o parossismo della fede irrazionale, è essenzialmente fissazione nella fede, su dati concetti e credenze di una data religione od ideologia.
4 – Se la fede in un essere altro è quasi impossibile, la fede in se stessi è una dura e difficile conquista, particolarmente difficile in una situazione di irrazionalità generale. La fede razionale non consiste nella convinzione della divinità dell’ io ma nella convinzione della divinità dell’ essere, ossia nella sua potenzialità illimitata di manifestazione, di cui l’ io è l’ espressione contingente ma reale e concreta, mentre la potenzialità psichica e conoscitiva è la base del divenire dell’ io. La fede razionale crede nella possibilità dell’ auto-realizzazione del singolo, basata sui propri mezzi naturali, pur non escludendo, in termini di merito, il contributo di terzi, che comunque non implica particolari sudditanze, ma è alla base di una solidarietà mutua e paritaria tra tutti gli esseri umani. La fede razionale è tale sia per la razionalità del suo oggetto, sia per la razionalità e volontarietà della causa che la genera, quale la fede nel risultato dell’ azione. La fede razionale è definibile come fede, in quanto si tratta di conoscenza indiziaria e non corroborata da prove. La fede razionale è tale se il soggetto è disposto a porre la conoscenza ad essa connessa in un confronto critico con altre conoscenze o strumenti euristici. La fede razionale nella possibilità per l’individuo di accedere alla razionalità universale è non meno difficile della stessa fede irrazionale, sebbene si tratti di fede nella ragione e nella possibilità di realizzare, tramite quest’ ultima, la piena soddisfazione dei bisogni naturali. La fede razionale è coerente con la condizione umana di non completa conoscenza della realtà e delle condizioni del suo modificarsi, se non attraverso una prefigurazione labile o più o meno vaga. In tal modo ogni essere vivente si può dire che non viva se non in conseguenza di continui atti di fede: a partire dal primo respiro, che può essere inteso come un atto di fede nella possibilità di sopravvivere attraverso l’ apertura delle vie respiratorie e dei polmoni. La razionalità della fede nello sviluppo delle possibilità della ragione di mutare la condizione umana sta nella constatazione della necessarietà del raggiungimento dei fini umani. Tale constatazione deriva dall’evidenza dei bisogni prioritari degli esseri umani. La fede può avere un oggetto razionale, come ad esempio l’ autostima o la fiducia nella possibilità di sviluppo della scienza. In tal caso la fede, necessaria soprattutto in presenza della realtà strutturale storica, diviene fondamentale per l’ auto-realizzazione dell’ individuo e l’espressione della sua socialità. Il pensiero umano è la quintessenza della sua natura e della razionalità umana. La fede aiuta a vivere ed è positiva se non entra in conflittto con il pensiero, ossia se è razionale. Il credere nella vita, ossia nella possibile libertà dell’ essere umano o possibile trascendenza della realtà strutturale è, in presenza della realtà strutturale stessa, un vero e proprio atto di fede, senza il quale vi è rassegnazione o vita limitata alla pura esistenzialità o disperazione. E’ questa l’essenza della fede in un’ oggetto degno della natura dell’ essere umano, di cui la fede proposta dalle religioni non è che un surrogato od un oggetto deviato e deviante, espressione sostanziale della paura della morte più che fede nelle vere potenzialità umane. La fede nei dettami delle religioni costituisce un’ uso degradante delle facoltà psichiche. La fede nella scienza, sia in quella realizzata, sia nelle sue potenzialità di sviluppo, sia pure nella realtà strutturale storica in cui sono inseriti gli esseri umani, è strumento di progresso conoscitivo. Tuttavia non si tratta, in questo caso, di fede irrazionale, ma essenzialmente di speranza, ossia con una base di razionalità.
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