Fisica e filosofia: differenze tra le versioni

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5 – Rapporto tra possibilità del superamento del lavoro e necessità del
superamento della realtà strutturale storica.
 
Capitolo 11:
Individualità e socialità; processo di individuazione e progresso della socialità
§ 1: Rapporto tra individualità e socialità.
1 - Dei quattro aspetti della percezione del sé, riferita al sé e percepita dal soggetto stesso, teorizzato dagli psicologi, la percezione di sé come portatore di valori e mete porta a sviluppare un sé ideale, dove il soggetto giudica la propria condotta effettiva in rapporto a tale ideale. Gli ideali ed i giudizi di terzi concorrono a creare un equilibrio tra le motivazioni sociali. La valorizzazione e la protezione di sé costituiscono il tema centrale della motivazione sociale. La percezione del sé è dunque inscindibile dalla motivazione sociale (1). La pulsione alla realizzazione degli interessi individuali è l' essenza stessa dell' individualità, esprimendone la soggettività, mentre il bisogno di socialità, presente pressoché in ogni forma di vita, e dunque caratteristica intrinseca della vita, si può dire sia un aspetto del bisogno individuale, necessario per completare la propria essenza. Le pulsioni sociali sono, in origine, basate su aspetti fisiologici o biologici. Questo dimostra ulteriormente la imprescindibilità del bisogno di socialità. Vi è però una mediazione dell' educazione, quanto viene espresso si può definire disposizioni motivazionali che, se attivate, assumono l' aspetto di motivi attivati; diventano cioè bisogni molto mediati e perciò irriconoscibili come pulsioni di base (2). Vi è la preminenza del bene dei singoli su quello generale della specie, il quale ultimo consegue a quello dei singoli, essendo la specie costituita da individui, i quali hanno finalità insieme di tipo individuale e di specie. Il progresso della specie non può che derivare da quello dei singoli. I bisogni individuali o di integrazione dell'io si confondono con i bisogni sociali e questa è la riprova di come l' io non si realizzi pienamente senza la piena realizzazione della socialità. Jung concepiva l'inconscio come un “organismo” autonomo in divenire, tendenzialmente naturale, la cui evoluzione spontanea, se non ostacolato o deformato dalla coscienza, conduce progressivamente alla “individuazione”, inteso come progressiva realizzazione o concretizzazione, attraverso vari stadi, della natura psichica dell' uomo (3). L' autocoscienza è amore di sé, il quale amore di sé richiede l' amore di terzi, come conferma e riequilibrio. Alcuni psicologi riconoscono come vi sia un rapporto inscindibile tra un autentico amore di sé ed amore per gli altri, ossia vi sia inscindibilità tra realizzazione della propria essenza individuale e della socialità, poiché nascenti da profondi bisogni umani (4). I bisogni individuali, quanto quelli sociali, nascono dalla natura dei singoli. Di per sé tali bisogni non possono essere disgiunti o divenire antitetici, se non distorcendone la natura dell' uno o dell'altro. La socialità effettiva, se naturale per l' essere umano, nasce dal bisogno di socialità, la quale ultima è elemento costitutivo essenziale del soggetto bio-psicologico individuale. L' etologia ha dimostrato come l' istinto della cura della prole sia alla base della socialità naturale, unitamente alla sessualità. Il rapporto intercorrente tra individualità e socialità è desumibile nell' atto sessuale dove la soddisfazione psichica di ciascuno dei partners è data dal godimento fisico che si è stati capaci di generare nell' altro partner. La socialità costituisce dunque un bisogno insieme fisico e psichico naturale. L' erotismo e la sessualità, nonché il piacere sessuale, sono componenti della socialità e dell' individualità, in quanto strumento ineludibile della coscienza di sé, così come lo è la socialità. Una corretta sessualità è strumento di corretta socialità, pur essendo vero anche il reciproco. Si può affermare che la sessualità sia il legame naturale tra l' individualità e la socialità dei singoli, essendo manifestazione di entrambi gli aspetti della natura umana. Gli psicologi riconoscono come la socialità sia la quintessenza dell' auto-realizzazione dell'individuo (5). Hilgard, contraddicendo Freud ed il suo pansessualismo, affermava che vi siano altri fattori, oltre la sessualità, a determinare il comportamento associativo. Tale bisogno o pulsione è definito dagli psicologi: motivazione gregaria od associativa (6). La comunicazione interpersonale e l' espressione della socialità degli individui consente al soggetto stesso di acquisire la piena coscienza dei propri bisogni e capacità e di giungere all' auto-realizzazione di sé, essendo la socialità inscindibile dall'individualità dei singoli. I filosofi, come Platone ed Aristotele, tendevano ad identificare la felicità, che individuavano nella coerenza tra bisogni e desideri naturali, con la moralità. Questo, perchè ritenevano inscindibile l'individualità e la socialità. Aristotele riconosceva come l' amicizia (o la socialità) sia indispensabile all' uomo (7). Egli affermava che la socialità derivi dalla natura fisica dell' uomo e degli altri animali (8). Affermava che amicizia e giustizia appartengano allo stesso genere e natura (9) e che amicizia e bontà siano inscindibili (10). Egli classificava l'amicizia in rapporto ai seguenti motivi:
-       in vista di un bene,
-       per il piacere,
-       assolutamente,
-       in vista della persona amata,
-       in seguito ad una certa somiglianza (11).
Egli affermava che il vero scopo dell' amicizia sia l' interesse proprio od egoistico: si ama il proprio bene (12). Riteneva che l' amicizia e l' innamoramento plurimi siano impossibili, ma questo soprattutto per la scarsità dei “buoni” e della possibilità di “essere venuti con loro in familiarità” (13). Affermava che l' amicizia renda eguali (14). La comunanza di sentimenti crea una progressiva egualizzazione intellettiva, almeno sul piano affettivo. Socrate riteneva il rapporto interpersonale indispensabile all'individuo (15). Per Socrate, pertanto, la socialità sarebbe un bisogno primario dell' individuo. Spinoza affermava che i bisogni umani od “appetiti” derivino dalla natura umana stessa. Egli riconosceva come i bisogni della mente non possano che volgere al suo proprio maggiore bene, che egli definisce “fortezza”. Distingueva ciò che tende a vantaggio esclusivo del singolo e ciò che realizza il vantaggio del singolo attraverso il rapporto con terzi. Distingueva questi due tipi di bisogni definendoli rispettivamente “fermezza” e “generosità” (16). Egli affermava che anche i normali bisogni umani possano assumere aspetti patologici e mutarsi da cose buone in cattive (17). Spencer, pur ritenendo naturalmente antitetici i bisogni individuali e quelli sociali, riteneva che il progresso porterà ad un equilibrio ed integrazione, nella piena espansione, tra i due tipi di bisogni (18). Kropotkin riconosceva come il termine “egoismo” sia inesatto e come non esista di per sé “l'altruismo” come socialità “spogliata da ogni elemento di godimento personale” (19). Riconosceva, cioè, come non vi sia alcun contrasto tra “egoismo” ed “altruismo”, essendo due aspetti della natura umana e della natura vivente in genere, niente affatto conflittuali ma convergenti per la sopravvivenza dei singoli e delle specie. La stessa filosofia delle “upanisad” afferma che non esista l' amore altruistico ma che l' amore abbia sempre un carattere egoistico: amore di sé (20). Tale concezione porta però questa filosofia a proporre un' unità mistica tra l' individuo ed il tutto e poiché per “il tutto” si finisce per intendere soprattutto la realtà strutturale storica, si finisce per proporne l'accettazione incondizionata e supina (21). Gli indiani, come i greci, eccellono nella speculazione filosofica. Essi rifuggono generalmente dall' “edonismo”, sotto la spinta delle loro religioni e della loro cultura. Essi assumono prevalentemente atteggiamenti “eudemonistici”, ossia ricerca dell'attività e benessere come dovere morale (22). Lo spirito conservatore o rifiuto di rompere con la tradizione culturale collabora con la speculazione religiosa (23) ad alimentare un' eclettismo che si oppone allo sviluppo rapido della fase mercantile e della sua meta-cultura. Spinosa affermava che il desiderio di verità e di rapporti con i nostri simili sia “la vera essenza degli esseri umani” (24). Ossia il bisogno del rapporto con l' altro è inscindibile dalla natura umana, ma anche dalla vita di tutti gli animali con un minimo di socialità. L'amore di sé è definibile come autocoscienza, che consente al singolo l' espressione delle proprie capacità. L' amore interpersonale è la coscienza che consente al singolo l' espressione dei suoi bisogni sociali, anche di ordine fisico.
2.1 - Spencer affermava che l' amore non sia altro che una fede od una “rappresentazione ideale” dell' altro, come surrogato di una conoscenza soddisfacente e profonda della reale essenza degli altri (25). Hegel affermava che l'amore non consista in dipendenza dall' oggetto amato, ma debba consistere in gioia derivante dal compimento dell' amore stesso (26). L' amore è dunque anche soddisfazione egoistica di sé, estrinsecata socialmente. L' amore razionale per una persona è riferito all' alterità unica dell'altro e, contemporaneamente, alla sua universalità, ossia alla propria uguaglianza con il sé del soggetto amato, uguaglianza che non significa, tuttavia, identità. La felicità si può affermare consistere nell' amare una persona in modo da procurargli la felicità che quella persona desidera, nei modi che quella persona desidera, se non contrastano con la razionalità. Questo determina la felicità del soggetto amato, soddisfacendo al contempo il bisogno di auto-coscienza ed auto-realizzazione del soggetto amante, ossia soddisfazione dei bisogni individuali o di individuazione ed insieme di socialità. L' amore non può essere annullamento di sé ma ricerca della massima comunicazione: comunicazione psico-fisica, razionale-conoscitiva, affettiva, emozionale. L' amore razionale è dunque comunicazione autentica, la quale ultima costituisce l' autentico legame tra i partners e la quintessenza della socialità degli individui.
2.2 - Simmel affermava come, se il rapporto amoroso od erotico presenta possibilità di una comunicazione totale della personalità, tuttavia spesso tale tipo di rapporto impedisce la conoscenza della sfera pratica, morale ed intellettuale, mentre l'amicizia, col consentire il differenziarsi degli individui, rende particolarmente difficile un' intimità totale, mentre consente una conoscenza più profonda degli elementi intellettuali e pratico-morali. E' dunque evidente come la conoscenza totale sia realizzabile solo integrando amicizia e rapporto erotico come avveniva, seppur parzialmente, per l'amicizia nell' “antichità classica”, come l' “antica” Grecia (27). Poiché l'integrazione sociale, di qualsiasi tipo, è inversamente proporzionale alla formazione del segreto e quindi alla differenziazione personale (28), nelle città si ha, generalmente, una maggiore possibilità di autonomia e distinzione personale che non in campagna (29).
2.3.1 - Robert M. Pirsig riconosceva come l' amore crei la coscienza di sé (30). L'innamoramento equivale ad una fede irrazionale. Consiste infatti in attrazione sessuale, oltre ad illusione di poter instaurare una comunicazione affettiva profonda e soddisfacente, con conseguente scatenarsi delle emozioni, in una esaltazione fideistica, in tutto simile ad ogni altra fede irrazionale. Gli psicologi riconoscono, in base a precise dimostrazioni scientifiche, che l' innamoramento sia una forma di malattia mentale essendo una forma di fede irrazionale, come lo è, del resto, l' odio viscerale per una data persona (31). L' amore, non ricambiato, verso una persona, in quanto basato su una fede irrazionale nell' amore del partner, può definirsi non sentimento razionale, ma pura emotività, in quanto non accompagnata da conoscenza razionale dell' effettivo scambio affettivo.
2.3.2 - L' amore è inteso dalla cultura occidentale come donazione di sé ad un' altra persona. Si trasformerebbe quindi in un rapporto di donazione – possessione. L'amore razionale è invece essenzialmente comunicazione o trasmissione interpersonale di: sensazioni, emozioni, sentimenti, ragionamenti e conoscenza. L'intensità o profondità dell' amore sarà tanto maggiore quanto più numerosi saranno i campi in cui avviene tale comunicazione e quanto più intensa sarà tale trasmissione. La donazione o dedizione può essere solo conseguenza secondaria dell' amore e non la sua essenza e sarà su base di reciprocità. La donazione o rinuncia all' espressione della propria individualità è sintomo di un' amore deviato o conseguenza della realtà strutturale storica. L' amore autentico o razionale sarà tale solo se consentirà la realizzazione piena della socialità del soggetto, la quale ultima non può essere disgiunta o posta in antitesi alla piena auto-realizzazione o realizzazione piena della propria individualità. L' “altruismo” non esiste, se non come negazione di sé; esiste essenzialmente nelle ideologie, in quanto miranti alla sottomissione, alla logica strutturale, degli individui stessi. L' amore razionale è, tuttavia, una forma di “altruismo”, sebbene presenti solo in parte le caratteristiche dell' “altruismo”, in quanto è essenzialmente finalizzato alla realizzazione della socialità del singolo. Solo la creazione di una socialità più autentica potrà far superare l' amore basato sulla fede nell'altro e dunque sull' irrazionalità, fonte di coercizione ed infelicità. L'appello “cristiano” all' amore, inteso come oblio di sé o supererogatorio, deriva dalla conoscenza dei limiti della coscienza, nella realtà strutturale statuale, limiti che non consentono di recepire il valore dell' amore autentico, per la coscienza del singolo. La concezione “cristiana” dell' amore, come puro “altruismo” dimentico di sé, sebbene sia rimasta nel sottofondo ideologico del “cristianesimo”, ha tuttavia incentivato una concezione “romantica” od irrazionale dell' amore.
2.4.1 - Scopo dell' amore, o di ogni rapporto interpersonale, è l'accrescimento della coscienza di sé e dunque uno scopo puramente individuale e soggettivo e lascia dunque all' altro piena libertà di decidere quale sia il suo bene, presupposto perché il rapporto gli consenta di acquisire piena coscienza di sé. L'amore non è in antitesi con la massima valorizzazione di sé, ma è anzi strumento della massima coscienza del proprio valore, in quanto il proprio valore si esprime soprattutto nella socialità. L' amore di sé può essere considerato come socialità rivolta verso sé stesso. Tale socialità non è tuttavia realizzabile in modo completo se priva di un adeguato amore per gli altri o socialità verso terzi. L' amore irrazionale, simile alla fede irrazionale, od innamoramento subitaneo è un' aspetto dell' irrazionalità presente in ogni individuo. L' amore razionale, basato sull' affettività più profonda che il soggetto possa manifestare, senza le iperboli emozionali di tipo irrazionale, sebbene l'emozionalità non sia assente, anche nella tipologia di amore più ponderato e razionale.
2.4.2 - L' interdipendenza tra bisogni sociali e bisogni individuali sta nel fatto che la socialità consente una coscienza equilibrata o razionale di sé. Con il termine di socialità individuale si intende il bisogno di un rapporto con altri individui. Tale bisogno non implica desiderio di identificazione con l' altro ma confronto e tendenza all' egualizzazione nella distinzione ed autonomia di un soggetto dall' altro. Il progresso della socialità non può implicare un ritorno all' indistinzione tra gli individui, come era nelle società pre-strutturali, ma un rapporto inter-personale, basato sulla massima comunicatività, che consenta la piena espressione dell'individualità dei soggetti coinvolti. La socialità progredisce infatti realmente se consente un parallelo progresso nel processo di individualizzazione. La socialità razionale od amore razionale, nella reciprocità del rapporto affettivo, consente all'individuo di acquisire una retta coscienza di sé. Il bisogno di socialità nasce dal bisogno di manifestarsi in conformità alla propria autocoscienza. L' altro, rispetto al soggetto, non ha esistenza piena se non per sé. Non è dell' altro e della sua esistenza che l' individuo necessita, ma del rapporto con un sé fuori di sé: con uno specchio di sé stesso. Tale rapporto consente al soggetto di acquisire piena coscienza di sé. L'altro, dunque, esiste in sé solo in quanto sia simile al soggetto, ossia a potenziali soggetti che possono avere relazioni con lui, ossia in quanto siano soggetti dotati della stessa universalità. Se non è dell' esistenza in sé e per sé dell' altro che il soggetto necessita, necessita però di un rapporto reale con un soggetto, esistente in sé e per sé. L' amore autentico o razionale, nei rari casi in cui prevale nelle relazioni interpersonali, caratterizza le relazioni interpersonali, come scambio auto-realizzativo. Ogni partner scambia ciò che ha, ossia ciò che crea, non potendosi imitare l' altro nella creazione dell' affettività o dell'azione razional-conoscitiva, poiché ogni creazione non può che essere autonoma, l' emulazione non essendo che limitata all' intensità dello scambio. La creatività ed auto-espressione più alta necessita del confronto a priori ed a posteriori, come conferma della creazione stessa, confronto che sarà dunque incentivato dalla stessa creatività. L' emulazione sarà relativa non allo scambio ed ai suoi risultati, ma all'intensità della creazione, la quale rispecchierà la personale capacità e volontà di manifestazione del soggetto od auto-manifestazione. L' amore razionale può definirsi strumento della coscienza di sé.
3.1.1 - Guyau negava che le “tendenze antisociali” siano naturali (32). Paulsen definiva “energetismo” (33) la concezione che pone l' insieme di “egoismo” ed “altruismo” come base della morale, ritenendo inscindibili i due momenti. Horkheimer riconosceva come l'individualità comprenda anche la socialità, ossia il bisogno di socialità. Guyau riconosceva come la socialità non sia che un elemento dell'“egoismo” ove, se l' elemento soggettivo di tale “egoismo” mira al “nutrimento ed all'assimilazione”, la parte oggettiva mira alla “produzione o fecondità” (34), ossia all' espansione sociale, definibile come la conservazione ed espansione della propria affettività, agita e recepita.
3.1.2 - L' “altruismo” si configura spesso come una distorsione della socialità degli individui e della loro stessa individualità, poiché non conduce ne alla piena soddisfazione del bisogno di socialità ne all' esaltazione, se non in maniera distorta, della loro individualità. I grandi “filantropi” tendono all'esaltazione della propria individualità in modo ipertrofico, dimostrando il proprio eroismo ed eccezionalità e la loro socialità ne è ugualmente distorta, in quanto basata apparentemente in modo esclusivo sulla dazione e non su un rapporto equilibrato con le persone con cui entrano in contatto.
3.2 - In campo fisiologico o “materiale” l' unico bisogno che ha attinenza con la socialità è la soddisfazione del bisogno sessuale. In campo “spirituale”, ossia per i bisogni sorgenti dalla psiche, il discrimine tra bisogni individuali e sociali passa tra il bisogno di conoscenza, la cui soddisfazione è generalmente puramente individuale ed il bisogno di auto-coscienza o razionalità. L' individuo totalmente isolato non può dare uno scopo preciso e completo al proprio sforzo di raggiungere una conoscenza soddisfacente, se non rende altri partecipi del risultato di tale sforzo: solo la trasmissione della conoscenza rende l' individuo cosciente pienamente della conoscenza acquisita. Vi è inoltre il bisogno di auto-stima e di stima da parte di terzi, connessa all' affettività, che non può essere soddisfatto dall' individuo autonomo se non in modo limitato e distorto. Il bisogno di affettività, sia agita che ricevuta, è un bisogno sociale per eccellenza. Se, dunque, sul piano fisiologico, l' individuo ha bisogni prevalentemente individuali, sul piano psichico i suoi bisogni sono prevalentemente di tipo sociale.
§ 2: rapporto tra sviluppo intellettivo e socializzazione
1 - Gli scienziati hanno provato come vi sia una dipendenza dello sviluppo intellettivo dalla socializzazione (1). Alcuni ricercatori rilevano come l' intelligenza umana si sviluppi in rapporto alla socialità espressa dai soggetti (2). La socialità non è solo il mezzo per rendere l' individuo cosciente, in modo equilibrato, di sé. E' anche il mezzo per creare e trasmettere la conoscenza, poiché la conoscenza non può prescindere dalla socialità. La felicità dei singoli è basata sulla loro socialità, essendo quest' ultima lo scopo della realizzazione della loro individualità piena.
2 - Giacomo Rizzolatti, insieme ad altri ricercatori dell' Università di Parma, ha scoperto i “neuroni specchio”, ossia dei “neuroni motori molto particolari che permettono al nostro cervello di descrivere l' atto visivo che osserviamo e associarlo immediatamente a ciò che sappiamo, creando delle catene di movimento che sappiamo prevedere ma anche riprodurre”. Questi neuroni consentono all' individuo non solo di interagire con gli altri ma di adattarsi al gruppo od ai singoli con cui interagisce, acquisendone le manifestazioni di pensiero più evidenti ed emergenti, se non anche quelle meno evidenti ed inespresse. Rizzolatti affermava che l' interazione tra gli individui sia necessaria al singolo “per crescere e svilupparsi, non solo sul piano culturale, ma soprattutto biologico” (3).
3 - L' evoluzione degli esseri viventi in generale è misurabile in relazione allo sviluppo della socialità. Se negli animali inferiori l' “istinto” sociale non trova modo di esprimersi, data la mancanza di una spinta alla cooperazione determinata da una capacità psichica limitata, la socialità va sviluppandosi col crescere delle capacità psichiche. Il che origina le prime società strutturali. Le società pre-strutturali possono ritenersi connaturate agli animali che le creano, data la limitata capacità psichica, che non consente loro di accedere a società strutturali. L' accrescersi delle capacità comunicative, con il progredire delle capacità psichiche, ingenerata dal vivere nelle società pre-strutturli o società di natura inferiori, determina la possibilità di dar luogo a società strutturali ed il vivere nelle società strutturali pre-statuali, per svariati millenni, può accrescere le capacità comunicative, psichiche e cognitive in modo da rendere possibile l' accedere alle strutture statuali. La vita nell'universo strutturale statuale, per svariati cicli storici, rende gli esseri umani insoddisfatti della realtà storica in atto e li spinge a cercare i mezzi conoscitivi adatti a rendere la specie umana capace di trascendere la realtà strutturale storica.
§ 3: Ostacoli frapposti dalla realtà strutturale storica all' individuazione ed alla soddisfazione piena della socialità
1 - Rousseau intuì come la “società” sia costituita da “uomini artificiali e di passioni fittizie che sono il risultato di tutti questi nuovi rapporti e non hanno alcun vero fondamento nella natura” (1). Egli, quindi, intuiva correttamente la reale natura delle strutture storiche e la loro influenza sugli esseri umani. La società strutturale denuncia la propria innaturalità rispetto agli esseri umani poiché ha scopi o finalità autonome rispetto agli esseri umani, sia in quanto individui che in quanto specie. Se l'uomo raggiungerà la pienezza della socialità, realizzerà la convergenza piena tra interessi individuali ed interessi sociali, evitando ogni possibilità di conflitto tra questi due tipi di bisogni. In tale condizione non vi sarà contrasto tra gli individui e la società, poiché la società sarà soltanto l' espressione della socialità dei soggetti, con la conoscenza necessaria all' espressione piena della socialità e dell' individualità dei soggetti. L' individualità di ciascun individuo è costituita dalla manifestazione potenziale del suo essere: la sua umanità potenziale o coerente con la sua natura autentica, ma inespressa in presenza della realtà strutturale storica.
2.1 - Hobbes distingueva tra “foro interno” ossia l' intenzione e “foro externo” od azione (2), ritenendo possibile un divario tra i due. Riferiva come il termine latino persona indichi “il travestimento o l' apparenza esterna” (3). Da questo se ne deduce come la personalità sia riconosciuta da Hobbes come una conseguenza della realtà strutturale ed estranea alla natura dei singoli. Il carattere o personalità di un soggetto costituisce la manifestazione reale od effettiva, dunque soggetta o co-determinata dalla realtà strutturale storica.
2.2 - L' introiezione della logica della realtà strutturale in atto, di cui parlano gli “psicoanalisti”, avviene per gli adolescenti, attraverso il passaggio da una crisi di socializzazione che denuncia il rifiuto della logica della realtà strutturale statuale nella forma contingente assunta in quel dato momento storico (4). Kurt Lewin affermava addirittura che l' organizzazione interna della persona segua i tipi dei regimi (o tipi di governo) che si alternano nell' evoluzione dell' universo strutturale statuale e che egli classificava così: autocratica, democratica, lassar-faire. Questo dimostra il grado di interiorizzazione della realtà strutturale, capace di modellare il carattere degli individui secondo le variazioni dei tipi di governo, oltre alle articolazioni maggiormente coinvolgenti, dei vari universi strutturali, in cui il soggetto vive (5), ossia le fasi statuali ed i sistemi sociali.
3 - La realtà strutturale storica inibisce la realizzazione di una adeguata socialità. A tale situazione gli individui reagiscono attraverso il tentativo di realizzare un ipertrofico amore di sé. Tale amore risulta distorto, falsato ed insoddisfacente, in quanto non consente una completa realizzazione di sé stessi. John Platt definiva “trappole sociali” le tendenze a massimizzare gli interessi personali a breve termine, creando squilibri sociali, i quali determinano, a loro volta, penalizzazioni per gli stessi individui, in tempi medio – lunghi. Le ideologie filo-feudali e fideistiche in genere affermano di non voler contrastare il processo di progressiva individuazione, ma di voler limitare lo spazio d' azione degli individui unicamente per limitarne l'individualismo. In realtà l' individualismo è frutto di una individuazione limitata e distorta, costretta ad esprimersi all' interno di strutture storiche che limitano la socialità dei singoli e consentono di esprimerla in modo inumano in quanto gerarchica. Sviluppando la socialità e l' individualità dei singoli in modo pieno emergerà come l' individualità e la socialità non confliggano ma coesistano naturalmente e si esprimano insieme.
4 - Il bisogno di amore è caratteristica umana insopprimibile che sta alla base della possibilità stessa di superare la realtà strutturale storica, come ha affermato Orwell nel suo “1984”.
§ 4: Progresso sociale e sviluppo della socialità
1 - Le strutture storicamente date sono basate su leggi naturali. Il loro susseguirsi nel tempo testimonia un avanzamento nel grado di socialità, esprimibile da parte della media della popolazione e quindi di un progredire della stessa natura umana nel suo grado di manifestazione. Michelet e Quinet identificavano la “marcia della civiltà” con la marcia del progresso e ritenevano migliorabile la storia, ove per storia intendevano quella che noi abbiamo definito realtà strutturale storica. Lercux riteneva che l' accresciuto potere sulla natura, realizzato col progresso scientifico, dia la possibilità di organizzare meglio la società. Lercux riteneva che fulcro della palingenesi sia la “solidarietà” intesa come comunicazione totale, come fonte di amore totale. Per “palingenesi” egli intendeva il superamento della realtà strutturale storica e nel contempo una sorta di reincarnazione tesa a compensare l' ingiustizia derivante dal far sopportare il peso del processo progressivo (come egli riteneva che fosse l' evoluzione della società statuale) alle generazioni che non ne hanno goduto i vantaggi (1). Comte e Spencer ritenevano che la “civiltà” si evolva sotto l' impulso di un perfezionamento derivante dall' evoluzione bio-psichica dell' uomo. Comte identificava il concetto di “civiltà” (Kultur) con il concetto di progresso ed affermava che quest' ultimo consista essenzialmente in un progresso morale, il cui fine è la felicità del genere umano ed il progressivo il prevalere delle migliori caratteristiche dell' essere umano (2). Il progresso umano consiste nella tendenza verso la massima soddisfazione degli autentici bisogni umani. Gli ideologi identificano il progresso con la crescita dell' organicismo sociale. Questo significa identificare il progresso sociale con l' evoluzione della realtà strutturale statuale verso una nuova fase feudale. L'evoluzione umana, e biologica in generale, consiste nella graduale presa di coscienza della natura dei bisogni, la cui soddisfazione renderà la vita completa. L'istintualità biologica non consente di distinguere tra le varie urgenze ne, tanto meno, di individuare i modi di soddisfarli. Consente unicamente di avvertire un malessere od insoddisfazione, tanto più marcato quanto maggiore sia il grado di insoddisfazione dell' insieme dei bisogni. Tra gli animali più complessi, ove le urgenze sono molteplici, solo l' apprendimento conduce a comportamenti, i quali, consentendo la piena soddisfazione di un dato bisogno, consentono l' attenuazione dell' urgenza relativa, poiché determinano l' individuazione del bisogno stesso e del modo di soddisfarlo. Così, ogni successiva individuazione dei bisogni e dei mezzi per la loro soddisfazione, determina la via che conduce alla realizzazione completa dell'individualità e della socialità ed alla coerenza tra necessarietà interna all'individuo e relativa soddisfazione.
2 - La condizione umana di libertà si realizzerà allorché esisterà la possibilità concreta, per gli individui ed i popoli, di creare società diverse, in relazione al problema sociale, ossia al rapporto tra individualità e socialità e se tali società consentiranno ai singoli di realizzare pienamente i propri bisogni di individualità e socialità e dunque di essere pienamente liberi da condizionamenti esterni. Castoriadis, filosofo francese morto nel 1997, criticava l' “ontologia identitaria” della filosofia classica e teorizzava l' essere come creazione dell'immaginario. Egli è visto come esaltatore e cantore della democrazia, luogo in cui l'immaginazione si esprime e trionfa (3). In accordo con Castoriadis si può affermare che l' essere progredisca, nelle sue manifestazioni, trascinato dall'immaginario, il quale ultimo è vitale se è anticipatore e suscitatore di nuove realtà. Il progresso umano e sociale si misura sulla base del grado di individuazione e di socialità. Una crescita di socialità apparente (e soprattutto sbandierata come reale), ma con rapporti interpersonali viziati e distorti, equivale ad una diminuzione effettiva di socialità. Se a questo si aggiunge un regresso nel processo di individuazione, si ha un effettivo regresso umano, come avviene nelle fasi feudali, rispetto alle fasi mercantili. John Bury vedeva il progresso nel cammino verso la realizzazione della condizione della felicità per ogni individuo (4).
§ 5: Comunicazione interpersonale e socialità
1.1 - Simmel affermava che se ogni individuo riferisse, nella propria comunicazione interpersonale, in modo assolutamente esatto il proprio “reale psicologico” finirebbe in un ospedale psichiatrico (1). Quindi egli riconosceva l' esistenza di un sostrato di irrazionalità nella psiche umana. Riconosceva, tuttavia, come tale situazione di necessità della menzogna di tutti possa essere superata (2) in una conoscenza reciproca totale della “intera verità”. In quella che definiamo realtà strutturale, egli rilevava, il grado del quantum dell' “intera verità” conoscibile della personalità di ciascun individuo sia inversamente proporzionale alla schiavizzazione mentale degli individui stessi, ossia del grado di anti-democrazia vi sia nel regime in cui l'individuo stesso vive. L' anti-democrazia implica un rapporto interpersonale di tipo molto gerarchizzato ed una cultura molto ideologizzata.
1.2.1 - L' inconscio, evidenziato dalla “psicanalisi”, è lo strumento di salvaguardia della natura più profonda ed autentica degli individui. La realtà strutturale costringe il comportamento dei singoli all' inautenticità, ossia alla vita di pura apparenza e quindi di negazione dell' autenticità naturale. L' autenticità, negata in tal modo, finisce per essere negata anche per sé, dal soggetto stesso, per necessità di coerenza interiore. Viene così rimossa, divenendo inconscia.
1.2.2 - La “psicanalisi” lacaniana, partendo dalla tripartizione freudiana tra: conscio, subconscio ed inconscio, in cui il subconscio è inteso da Lacan come il luogo dei “significanti non utilizzati” seppure non “rimossi”, mentre quelli “rimossi” costituirebbero l' inconscio. Lacan affermava che l' inconscio formi il “soggetto rimosso” e costituisca un vuoto, essendo un “significante privo di significato”, e determini la solitudine del soggetto. Tale “solitudine” deriva da una non soddisfacente comunicazione con l' altro, e costituisca una “non comunicazione”.
1.3 - L'esperienza acquisita è una forma di conoscenza solo parzialmente trasmissibile. Si trasmette in parte la conoscenza relativa alle esperienze derivanti da modelli organizzativi specifici, da parte di popoli o gruppi più ristretti. In modo forse ancora più ristretto è trasmissibile l' esperienza acquisita nella formazione del carattere individuale, mentre lo è maggiormente per le specifiche abilità lavorative. Tale intrasmissibilità è, tuttavia, essenzialmente connessa all'attuale grado di capacità comunicativa.
2.1 - Spinoza affermava che la conoscenza di ogni singolo individuo sia tanto più “adeguata” quanto più il “suo corpo ha in comune con gli altri corpi” (3), ossia quanto più esiste comunicazione interpersonale e socialità autentica. L'”esistenzialismo” heideggeriano auspicava l' “abbandono” di quella che abbiamo definito realtà strutturale storica, che egli definiva basata sulla “volontà di potenza”. Egli affermava che tale “abbandono” non si baserebbe su una scelta volontaria ma sulle possibilità offerta dalle nuove conoscenze linguistiche le quali consentirebbero una sintesi tra scienza e filosofia, ossia tra “pensiero calcolante e pensiero meditante” (4).
2.2 - La cosiddetta “società di natura” o società pre-strutturale è una società che consente di realizzare il tipo di socialità consentita dalla capacità comunicativa propria di alcune specie animali sub-umane. Per umanizzare la società occorre umanizzare preventivamente il comportamento degli individui, rendendo il loro comportamento razionale o coerente con la loro natura effettiva. L' essere umano ha una capacità comunicativa assai superiore ad ogni altra specie animale. Tale capacità comunicativa gli consente di soddisfare pienamente il proprio bisogno di socialità. La specie umana, utilizzando pienamente la capacità comunicativa realizzata, anche grazie alle strutture storiche nella loro evoluzione e progresso, può realizzare una società post-strutturale o socialitaria, capace di soddisfare a pieno la socialità propria della specie umana.
§ 6: Ostacoli frapposti alla comunicazione interpersonale da parte della realtà strutturale storica
1 - L' analisi degli elementi di cultura presenti in alcune specie di primati dimostra come vi possa essere e vi sia trasmissione di sapere tra gli individui della stessa specie, pur in presenza della società pre-strutturale o di universi strutturali pre-statuali in formazione (1). La comunicazione interpersonale, nella realtà strutturale storica, non può mai andare oltre un certo limite, svelando gli effettivi bisogni, desideri e pensieri dei singoli agli altri, poiché questo esporrebbe i singoli a sopraffazioni che renderebbero impossibile od assai penosa la vita stessa. Questo limita fortemente le possibilità di comunicazione interpersonale. Chiosando Luhmann, ritenuto il mentore per eccellenza dalla generalità degli “intellettuali” contemporanei, secondo cui “è il mezzo a fare il messaggio”, si può affermare che in realtà, sia la natura della società in atto a determinare il tipo di messaggio, indipendentemente dal mezzo comunicativo usato. Così a partire dai pettegolezzi delle comari alle più evolute tecniche multi-mediali, vi è pressoché un' unica forma di comunicazione, espressione dei sistemi sociali via via in atto, i quali consentono uno specifico livello di possibilità comunicativa. Carl J. Friedrich affermava che l'autorità di una comunicazione imperativa o comando stia nella sua razionalità, ossia nella “rispondenza a valori parimenti condivisi dal soggetto e dall' oggetto del comando”, potenzialmente dimostrabile (2). In realtà la comunicazione imperativa o comando non può essere mai razionale, in quanto è per sua natura estranea alla natura autentica sia del soggetto che lo impartisce quanto di chi lo riceve. Il comando o comunicazione imperativa si giustifica solo in un contesto irrazionale ed occorre delimitarne al massimo l' oppressione, rendendo i soggetti interessati ugualmente e razionalmente coscienti. La razionalità implica l' assenza di contraddizioni tra la natura umana, manifestantesi nei soggetti interessati, nei loro assunti, atteggiamenti ed azioni. Tale condizione è palesemente assente, ovunque si manifestino autorità od influenza non naturali. Oscar Wilde definiva, con buon fondamento, il matrimonio come basato essenzialmente sulla reciproca incomprensione. La comunicazione interpersonale è infatti, nella realtà strutturale, assai limitata ed ostacolata nell' esprimersi pienamente.
2 - La superiorità del sapere, in nozioni e competenze possedute, non implica necessariamente influenza od autorità irrazionale ma può comportare semplice travaso di conoscenza, ove si sostituisca alla comunicazione imperativa la dimostrazione dell' assunto. Si può parlare, in quest' ultimo caso, di autorità naturale o razionale. A tale ultima forma di autorità non può accompagnarsi alcuna forma di potere o di comando, ma solo una coscienza condivisa della realtà. Il “nichilismo moderno” propone un' apparente assolutizzazione della volontà umana, negando la contrapposizione classica tra essenza ed apparenza, finendo per assolutizzare l'apparenza. Occorre invece rivalutare l' essenza ed il dialogo inter-soggettivo, consono con l' essenza, ossia basato sull' universalità dell' essere.
3 - La razionalità nasce dagli individui, attraverso il manifestarsi delle loro tendenze naturali e della loro creatività, e si trasmette alle collettività attraverso la comunicazione tra gli individui stessi e tra questi e le collettività. Le strutture storiche, consentendo una limitata comunicazione interpersonale, ne consegue che la razionalità dei singoli diventi raramente o solo parzialmente patrimonio della collettività. Di qui il contrasto tra individui e collettività.
§ 7: Progresso nel processo di individuazione e del grado di socialità e progresso strutturale ed umano
1 - Nelle strutture pre-statuali la razionalità e l' affettività sono di grado inferiore, compensata da una maggiore emotività, rispetto all' universo strutturale statuale, nelle sue due fasi.
2 - La metamorfosi tra le strutture pre-statuali e le strutture statuali ha segnato un indubbio progresso, in quanto si passò da un potere totale della collettività e degli organi strutturali alla costituzione delle istituzioni e dell' autorità, che delimitano il potere sul singolo, ufficializzandolo. Allorché si costituirono le istituzioni e l'autorità, distinta dal potere, queste acquisirono una certa autonomia rispetto alla cultura collettiva, e gli individui si distinsero sia rispetto alla cultura collettiva ed anche rispetto alle istituzioni ed all' autorità. Si ebbe, cioè, un progresso nel processo di individuazione (1).
3.1.1.1 - J. J. Rousseau affermava che la felicità sia inversamente proporzionale al progresso strutturale (2). Si può invece affermare che, con il progresso strutturale, cresca la coscienza dell' inadeguatezza delle strutture storiche a rendere felici gli esseri umani. Questo è dimostrato dal crescere del ribellismo nei confronti delle stesse strutture storiche.
3.1.1.2 - Nisbet, esponendo le diverse concezioni dell' alienazione formulate dalla sociologia del XIX secolo, parlava di un' alienazione dell' individuo nei confronti della società, intesa come rifiuto della realtà strutturale, come teorizzato esplicitamente da Hegel (3). Si tratta di alienazione ontologica, che si manifesta soprattutto allorché gli esseri umani acquisiscono le libertà sociali e politiche proprie essenzialmente del sistema capitalista concorrenziale e del sistema capitalista oligopolista (4). Il livello di razionalità raggiunto dall' essere umano che abbia vissuto a pieno la fase mercantile della società statuale è tale da fargli considerare naturale il bisogno di libertà, intesa non solo come libertà democratiche, ma altresì come liberazione dalle strutture statuali.
3.1.2 - Niebuhr concepiva la libertà umana non insita in quella che definiamo logica strutturale, ma come capacità dell' uomo di trascendere tale logica, seppure provvisoriamente solo idealmente (5). B. F. Skinner affermava che il bisogno umano di libertà dipenda dalla natura stessa dell'uomo (6). Skinner evidenziava come il determinismo della realtà strutturale conduca alla disperazione se non vi fosse la prospettiva del superamento della stessa realtà strutturale (7).
3.2.1 - Comte analizzava la storia partendo dal presupposto di un naturale ed inevitabile progresso della “civiltà” (che egli considerava derivante dal livello del progresso intellettuale). Tale progresso di “civiltà” non è in realtà riscontrabile, se non in dose minima e reversibile, nella storia della società statuale. Il progresso della “civilizzazione” ed intellettuale resta un fatto auspicabile, dal momento del sorgere della società statuale, sebbene la stessa società statuale costituisca un progresso intellettuale e di “civilizzazione” rispetto agli universi strutturali pre-statuali, i quali, non erano appannaggio esclusivo della specie umana (8). Comte definiva, poi, “sviluppo” quello che gli “scienziati sociali” definiscono il “processo di incivilimento”, ossia il susseguirsi dei diversi tipi di strutture storiche, il cui avvicendarsi egli considerava foriero di accrescimento morale, culturale e perfino fisico ed intellettuale. Per “progresso” intendeva il perfezionarsi e radicarsi delle varie strutture storiche, che comunque considerava non illimitatamente perfettibili (9). Comte vedeva nello “sviluppo” un progresso costante della ragione ed un ampliamento degli istinti sociali ossia della socialità. Non riusciva, però, a cogliere il nesso inscindibile tra progresso della socialità e progresso dell'individuazione: egli parlava infatti di “identificare sempre più l' individuo con la specie” (10).
3.2.2 - Il progresso delle strutture storiche, a partire dal livello delle bande od orde fino alle strutture statuali, rispecchia l'evoluzione della psiche animale, che evolve da gradi inferiori di complessità a gradi superiori. Questo non implica la naturalità delle strutture statuali. Se le strutture statuali possono essere ritenute coerenti con il grado di sviluppo psichico raggiunto dall' essere umano, tuttavia esse non sono connaturate all' uomo in quanto non sono rispondenti ai bisogni più autentici degli esseri umani. Tale constatazione, antica quanto le stesse strutture storiche, poiché implicita nell' escatologia di quasi tutte le religioni e della filosofia, dimostra la superabililità delle strutture statuali (11).
3.3.1 - Lotze affermava che, pur essendo stati compiuti enormi progressi nello sviluppo della conoscenza , non vi sia stato alcun progresso sociale o in direzione della vita felice (12).
3.3.2 - I filosofi tendono ad identificare il “progresso” nel progresso degli standards espressivi dell' essere. Questo è solo in parte accettabile. Se fino ad ora il progresso espressivo della manifestazione dell' essere è avvenuto esclusivamente attraverso il susseguirsi di standards espressivi dell' essere od universi strutturali, le cui leggi di sussistenza e di evoluzione esulano e sono del tutto indipendenti dalla natura e dalla volontà umana, è ipotizzabile un progresso ben più sostanziale coerente con la volontà e la natura umana e dunque basato sui protocolli di razionalità della scienza dell' uomo e della sua socialità.
3.4 - L' emergere, nel corso del XX secolo, della capacità tecnico-scientifica di distruggere la specie umana, rende la realtà strutturale storica inadatta a garantire la sopravvivenza della specie umana, poiché la stessa natura della realtà strutturale storica, che implica il ricorso alla guerra, pone costantemente in pericolo la sopravvivenza dell' umanità. Il 3 maggio 1988 la stampa internazionale ha riportato la notizia secondo cui uomini politici vicini al governo U.S.A. ritenevano che il governo stesso non potesse far altro che arrendersi al commercio degli stupefacenti, legalizzandone lo smercio. Questo fatto è stato commentato dalla stampa internazionale come l' equivalente dell' inizio di una terza guerra mondiale. Questo dimostra come, insieme con l' atomica e la “bomba demografica”, l' universo strutturale statuale non sia più all' altezza delle esigenze contemporanee, per la sopravvivenza, oltreché del progresso umano.
4 - Se i riformatori utopisti si sono sempre chiesti se occorra cambiare prima l' uomo o prima la società, il riformatore realista riconosce come non sia possibile agire sulla natura dell' essere umano, la quale sta alla realtà come l' hardware sta al softwhare per i calcolatori elettronici. Diversamente dagli attuali calcolatori l' essere umano può scegliere tra i programmi a disposizione, ossia tra i vari universi strutturali. La scelta tra tali “programmi”, ipoteticamente libera, avviene in realtà in modo collettivo ed inconscio. Tale “scelta” esclude interventi “volontaristici” da parte di singoli o gruppi, in quanto il ”programma” ed i suoi autonomi meccanismi impongono ai soggetti singoli ed alle collettività i comportamenti consoni al “programma” stesso. In tale situazione, qualsiasi tentativo di modificare il comportamento degli esseri umani, singoli o collettività, non può che essere vano se prescinde dalla modificazione del “programma” od universo strutturale in atto. Gli esseri umani hanno ormai raggiunto un livello conoscitivo in campo sociale ed umano tale da consentire loro di costruire un “programma” tale da consentire loro una libera e cosciente scelta, attuata sulla conoscenza approfondita dei propri bisogni. Questo nuovo “programma” sarà inoltre flessibile o personalizzabile secondo le necessità ed i desideri di ciascuno.
5 - Il lavoro od “arbeit” strumentale, secondo la concezione schopenhaueriana (13) nacque ben prima dell' universo strutturale statuale ed, altresì, dell' universo strutturale stratificato. Questo dimostra come la stratificazione sociale propria della società statuale non sia connessa col lavoro né con l' arte e le scienze. I reperti pittorici rinvenuti in grotte, montagne e deserti indicano come l' arte sia nata ben prima dell' universo strutturale stratificato. Tuttavia gli universi strutturali stratificato e statuale hanno dato indubbiamente impulso allo sviluppo della produzione e della conoscenza, rispetto agli universi strutturali preesistenti. Il vantaggio principale dell' universo strutturale statuale è l' impulso dato alla capacità comunicativa dell' uomo, capacità a sua volta dipendente dal processo di individuazione il quale, a sua volta, determina lo sviluppo della socializzazione. Il superamento del lavoro, che ora si prospetta come possibile, toglierà una giustificazione della stratificazione sociale. Inoltre, se la realtà strutturale storica non verrà superata, il superamento dell' “arbeit” strumentale sarà negativo sulla morale umana, la quale ne trarrà sensazioni di inutilità e vacuità, non potendosi accedere all' attività dotata di “potere teleologico” (14), per l' ostacolo strutturale allo sviluppo ulteriore della comunicazione interpersonale.
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