Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 5: differenze tra le versioni

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I cannoni da 47 mm controcarri, un progetto Bolher austriaco, rimasero i cannoni controcarri standard per la guerra intera, come anche l'armamento dei carri armati. Avevano un peso ridotto a 280 kg ed erano someggiabili, nonché una valida granata antipersonale. Ma la loro capacità perforante divenne col tempo del tutto inadeguata (43 mm a 500 m), anche se si tentò di fare qualcosa con munizioni migliorate, specie introducendo una HEAT scarsamente efficace. Uno dei difetti di quest'arma (una via di mezzo tra un vero cannone contro carro e un cannone da trincea della prima guerra mondiale) era che non poteva essere trainata da un automezzo, e quindi vi veniva caricata sopra. Un altro grave problema era la mancanza di scudatura a protezione dei serventi, difetto, quest'ultimo, molto grave perchè ben noto ai carristi nemici che in alcune occasioni (come a Bedda Fromm nel 1940) decimarono letteralmente i serventi con le mitragliatrici.
 
L'artiglieria nel 1940 comprendeva qualcosa come oltre 12.000 pezzi oltre il 47 mm di calibro. Era un parco enorme, ma i pezzi moderni erano solo alcuni cannoni contraerei da 7675/46 o da 90/53 e obici da 75/18. Il resto era ancora residuato bellico della guerra precedente, per lo più austro-ungarico. Quest'ultimo materiale fu una iattura per l'artiglieria italiana, perché era molto valido e superiore a quanto disponibile a livello nazionale, ma questa disponibilità di artiglierie moderne inibì il rinnovamento, comunque necessario, per i decenni successivi e molti progetti non passarono in produzione se non con tempi lunghissimi e in piccole quantità. Il calibro divisionale era ancora il 75 mm, anziché il 105 mm oramai affermato in buona parte del mondo (ma anche l'artiglieria sovietica era rimasta legata al 76,2mm, solo che si trattava della migliore arma di questa categoria mai prodotta). L'artiglieria di corpo d'armata e d'armata era altrettanto obsoleta. Per rimpiazzare queste artiglierie si era pensato a diversi nuovi armamenti che offrivano prestazioni valide ma si perse troppo tempo nell'incertezza su cosa e come ordinare.
Oltre tutto l'impiego dell'artiglieria era piuttosto convenzionale, i reparti d'artiglieria erano tradizionalemnte d'eliè e dotati di ufficiali competenti, ma a livello di strategie si reterava l'uso della prima guerra mondiale, raramente ricorrendo a grandi concentrazioni di pezzi per appoggiare un assalto con un fuoco breve ed intenso, e ancora più raramente (per non dire mai), facendo il "contrario", ovvero dislocando parti dell'artiglieria di corpo d'armata e d'armata direttamente con le punte più avanzate impiegate nell'assalto, assegnandola a gruppi di combattimento, in modo da poter disporre di un'artiglieria pesante per l'appoggio con il tiro diretto. Ambedue queste tattiche erano invece molto praticate dai tedeschi e dai sovietici e solo verso il 1942 si iniziarono a praticare anche nel Regio Esercito (ma con parsimonia e come iniziative dei comandanti periferici, non secondo precise direttive del comando centrale).