Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 5: differenze tra le versioni

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Meno validi erano gli oramai vecchiotti fucili Mod. 91, adottati molti anni prima, quando erano un progetto d'avanguardia, ma oramai piuttosto obsoleti, nel 1938 si tentò di sotituirlo con una versione modernizzata con la cartuccia da 7,35 anziché 6,5 mm, per problemi di standardizzazione si tornò rapideamente al 6,5 mm a guerra iniziata (nel '39 per la precisione, quando cioè la guerra era già iniziata ma l'Italia era in non belligeranza). Anche i reparti (sopratutto Alpini)che usarono il 7,35 in azione se lo videro togliere per ritornare al vecchio 6,5, di cui vi erano enormi depositi; questo creò malumori e lamentele, perché i soldati del "Monte Cervino" avevano apprezzato il nuovo calibro, che rendeva il moschetto leggermente più preciso e, sopratutto, aumentava il potere d'arresto e la letalità dell'arma. Nel 1943 il regio esercito, anche grazie alle forniture alleate, convertì parte dei suoi moschetti '91/38 per accettare l'ottimo 7,7 mm britannico (che, con una complicazione tipica di quegli anni, era anche il calibro standard della Regia Areonautica sin dagli anni '20), fu un esperimento di breve durata (e in retrospettiva uno spreco di denari ed energie, comprensibile solo per l'attaccamento ideologico-sentimentale ad un'arma autarchica, da tutti deprecata ma con cui veniva identificato il fante italiano), armi più moderne erano già in corso di fornitura direttamente dagli alleati anglo-americani.
 
Sin dall'inizio del '900 si erano sperimentate armi automatiche per la fanteria in Italia, come ad esempio l'inefficente Cei-Rigotti (un fucile automatico sviluppato tra gli anni '90 del XIX secolo e il 1911, ma sempre tendente ad incepparsi e inaffidabile in condizioni fangose ed umide), negli anni '20 vi furono altri prototipi, come in particolare il MTB 1925, o MTB 25, in calibro 6,5x52 Carcano depotenziato, dalla Meccanica Bresciana Tempini. Non(prodotto videroin pochi prototipi), di alcunques'impiegoarma, ecome furonoanche pordottidel inMoschetto Automatico Terni mod. 1921, e mod. 21/23 (meno di una dozzina di esemplariprototipi), venne anche proposta nel 1924 l'adozione di una nuova rivoluzionaria munizione da parte dell'ingengere e capitano Ipazio Masella, il calibro 6,5x34. Si tratava di un calibro che mescolava una modernità assoluta (ovvero la decisione di passare al calibro intermedio, tipico di tutti i fucili d'assalto odierni) con una tradizionalità (era ottenuto dal vecchio 6,5x52 Carcano semplicemente accorciato, mantenendo la punta semisferica e non conico-ogivale che dal 1908 andava diffondendosi negli eserciti europei). Ipazio Masella nel 1924 progettò anche una mitragliatrice e un moschetto automatico in questo calibro, che però non furono mai costruiti (pare) nemmeno come prototipi e rimasero sul tavolo da disegno.
I lavori di progettazione continuarono con ben tre ipotesi costruttive: l'armaguerra Mod. 39 (prescelto per la produzione in serie) in cal. 6,5x52 o 7,35x51, i progetti Scotti Mod. X (1932) e Mod. IX (1931)in cal 6,5 (impiegati in operazione in Etiopia in alcune decine d'esemplari, del Mod. X furono prodotti circa 250 esemplari) e il Breda mod. 1935 PG in cal. 6,5 (esportato, 450 esemplari, in cal 7x57 Muaser al Costarica nella versione completamente automatica), vi furono poi due prototipi Beretta in cal 6,5 il F.A. (fucile automaticco) modello 31 e il F.A. modello 37.