Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Armi: differenze tra le versioni

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Ma UK, Germania, Francia, USA, si sono largamente disinteressate a continuare tale tradizione nel dopoguerra, a parte sopratutto la seconda di queste, autrice di una fortunata famiglia di cannoni automatici da 100 mm che, nonostante non fosse un calibro 'anglosassone', ha avuto parecchio successo, sempre in navi che inizialmente non avevano SAM o quantomeno, non a corto raggio.
 
Gli USA avrebbero potuto dare un sostituto all'eccellente cannone automatico da 76,2/50 mm messo a punto. Ad un certo punto accadde davvero, ma questo sviluppo anglo-americano finì per presentare troppi problemi e apparentemente segnò il disimpegno da tali artiglierie leggere, mentre continuò quello sulle armi di medio calibro, più che altro intese come lotta anti-superficie (ma il 127/54 mm Mk 42 è stato il primo cannone di tale calibro capace di arrivare a 40 c.min). In Italia si prese atto che il cannone da 76/50 era valido, ma in prospettiva ci si attendeva di meglio. Per il programma navale del 1950 erano comprese 4 corvette classe Centauro e si volle qualche cosa di meglio. Il cannone da 76/62 mm SOVRAPPOSTO, divenuto operativo nel 1957. Dato che succedeva di una dozzina d'anni l'arma americana non stupisce che ebbe anche prestazioni migliorate, cadenza di tiro portata da 45-50 c.min a 60, gittata da 13.700 a 15-16 km. Era un cannone curioso, in quanto la torre per ospitarne i sistemi di caricamento aveva le canne sovrapposte, mentre per il resto era totalmente chiusa. Non ebbe in verità grande successo, se presto comparve il modello '''MMI''', arma singola, che comparve nel 1962 sulle fregate 'Bergamini' e sul GARIBALDI ammodernato, poi in 6 pezzi sulle due 'Alpino', in 4 sui due 'Impavido' (che avevano ancora una torre binata americana da 127, non essendo l'OTO di quel calibro ancora disponibile), 8 per ciascuna delle tre navi portaelicotteri a livello di incrociatore (Doria, Duilio e V.Veneto) e altre ancora, per un totale di ben 82 cannoni. Ma nessuno all'estero si curò di tale arma, e non senza ragione perché l'efficienza era lontana dall'ottimale. In effetti, ci si può solo meravigliare di tale consistente armamento artiglieresco delle navi italiane, tanto che, ricorda Annati, forse tali numeri erano dovuti semplicemente alle pressioni dell'industria e della 'categoria' dei direttori di tiro. Non che tutto andasse bene, allora. Si dice che c'era di che complimentarsi con tanto di brindisi se uno di questi cannoni MMI, per quanto più semplici rispetto ai Sovrapposto, sparasse una serie di 10 colpi senza incepparsi, per cui forse anche per questo ce n'erano così tanti sulle navi, sulle quali occupavano poco spazio del resto.
 
La loro sostituzione avrebbe però dovuto essere stata fatta almeno con il VENETO, che inspiegabilmente, piuttosto che rimpiazzarli con 8 'Compatto' preferì integrarli con 3 cannoni DARDO da 40 mm, facendo diventare tale incrociatore in possesso di ben 14 artiglierie su 11 torrette diverse, un caso assolutamente unico nella storia postbellica, eccetto per la portaerei Kutzentsov sovietica che arriva a 22 bocche da fuoco sempre su 14 armi, e i vecchi incrociatori di progetto postbellico come gli 'Sverdlov'. L'MMI è stato poi sistemato anche su navi come le corvette 'Da Cristofaro', 'S.Marco', 'Stromboli' e le stesse 'Centauro' che presto cambiarono le loro poderose ma inaffidabili torri da 120 c. min l'una (due cannoni).
 
[[File:76mm gun chikuma.JPG|300px|right|thumb|Il classico cannone degli ultimi 35 anni sulla maggior parte delle navi medio-piccole, il 76 mm Compatto]]
L'MMI aveva problemi d'affidabilità e nessuno all'estero fu interessato alle sue capacità. Nei tardi anni '60 apparve invece il nuovo COMPATTO. Non c'era quindi niente di esoterico nella sua evoluzione, semplicemente si trattava di un processo durato quasi 20 anni in cui l'OTO aveva continuato a sviluppare nuove tecnologie. I Sovietici, per esempio, fecero lo stesso e infatti furono loro a costruire il primo cannone da 76 Super Rapido, nei tardi anni '70, per le corvette 'Tarantul', diversi anni prima che apparisse il Super Rapido italiano (tra l'altro come prima applicazione era l'OTOMATIC terrestre, nella MMI entrò in servizio solo con l'ammodernamento dell'Audace nel 1989 circa). Il nuovo cannone era molto più affidabile e pesava appena 7,5 t anziché circa 10 t. Dotato di notevole velocità angolare e di reazione, è diventato un cannone di grande successo. Questo sopratutto perché per le nuove motocannoniere missilistiche era impensabile sia un armamento di sole mitragliere, che di cannoni di grosso calibro. Per qualche ragione nessuno, eccetto gli Svedesi con il meno potente 57 mm (capace però di 200-220 c.min) fece altrettanto e così l'OTO si diffuse a macchia d'olio, sia come arma primaria per le motocannoniere e motocannoniere missilistiche, sia ben presto come arma secondaria per fregate che avevano per lo più spazio destinato a missili ed elicotteri, dove peraltro il cannone risultava fin troppo modesto (la MMI volle infatti il 127 mm, che all'opposto, sembra fin troppo grande per le 'Lupo', e appena accettabile per la stazza delle successive 'Maestrale', che restano comunque molto pesantemente armate per la loro struttura).
 
In seguito arrivò ad oltre 40 utenti con oltre 800 cannoni, e persino gli USA, troppo a lungo disinteressati al settore, finirono per adottarlo nel '73 (per alcune navi dell'US Coast Guard, le 'Perry' e i 'Pegasus'), mentre Spagna, Australia e Giappone, come gli stessi USA, lo produssero su licenza. Da notare che il cannone da 76 mm aveva una giostrina sotto il cannone (e la sua caratteristica cupola emisferica in vetroresina di colore bianco), che poteva contenere ben 80 colpi. Il cannone di per sé, differentemente dal tipo MMI, non ha un operatore al suo interno nella torretta né alcun sistema locale di tiro, la copertura (con un portellone posteriore) è a tenuta NBC, e l'arma è raffreddata ad acqua per mantenere la velocità di tiro che parte dal colpo singolo, fino al tiro automatico tra i 10 e gli 85 c.min. In quest'ultimo caso, chiaramente, l'arma non può sparare a ritmo continuo oltre una cadenza di tiro di un certo valore, sia perché non si può rifornire i suoi colpi molto rapidamente, sia perché la canna si surriscalda.
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*proiettile: 6,3 kg, colpo completo 12,3 kg
 
La nuova arma venne sviluppata dal '64 e divenne operativa nel '69, ma non con la MM, che la ebbe solo con i caccia Audace dal '72, ma con le motocannoniere come le 'Saar' israeliane costruite su progetto tedesco in Francia, l'utente che le ha usate più spesso in azione, contro le unità missilistiche arabe nel '73 (pressoché inefficaci dopo avere lanciato i missili, dato l'armamento di sole mitragliere), ma alle volte anche con bombardamenti che hanno massacrato inermi civili (come successe il 4 giugno 1982 e ancora negli annio, scorsirecentemente, quando per esempio una cannonata uccise un'intera famiglia palestinese, e nel periodo 2006-2009 contro le coste di Gaza con altri danni contro iai civili).
 
L'arma era un buon sistema contro i caccia a reazione, ma servivano armi di tipo migliore per contrastare i missili veri e propri. Così venne aumentata la precisione dell'arma, aumentata la velocità del sistema di ricarica che passava da 0,7 a 0,5 secondi, migliorato il munizionamento e la centrale di tiro. Era questo il '''Super Rapido'''. A questo proposito, è da rimarcare che la prima stesura dei De la Penne (Classe Audace migliorata o Animoso), prevedeva 4 impianti Dardo. La nascita stessa del cannone originariamente prevedeva un pezzo da 76 binato, e la Germania era interessata al suo sviluppo, ma per ottenere tale cadenza di tiro si aveva un sistema troppo pesante e costoso e non se ne fece nulla. Sviluppare meglio i servomeccanismi consentì di 'compattare' tali prestazioni in un solo cannone da 120 c.min (nelle prove fino a 139, ma si tratta di armi sottoposte a sperimentazioni, senza la pretesa di funzionare in maniera ottimale in servizio). I proiettili da 76 antimissile avevano cubetti di tungsteno da 0,5 gr. L'OTO propose il proiettile MOM (Multirole OtoMelara), ma negli anni '80 venne scelto il PFF della BPD.
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===OTOMAT<ref>Leonardo Lanzara, ''Il missile antinave OTOMAT/Teseo'', RID n.2/2007 pagg 34-40.</ref>===
 
 
[[File:Otomat Mk 2 MGP 2007.jpg|300px|right|]]
 
*Motore: a razzo+ turbogetto da 400 kgs e 90 kg di carburante
*Peso: 770 kg e testata da 210 kg semi-AP
*Dimensioni: lunghezza 4,46 m, diametro 0,4 m
*Prestazioni: vel. max attorno a 310 m.sec, crociera circa 300 m.sec (0,9 mach o 1.100 kmh), gittata 180 km circa
 
 
L’'''Otomat''' è un missile a lungo raggio antinave, paritetico Italia-Francia, inizialmente sviluppato dal consorzio Oto Melara-Matra (da cui il nome Otomat) successivamente confluito nel gruppo MBDA, società partecipata del gruppo Finmeccanica. Il missile è stato largamente impiegato dalla Marina Militare Italiana.
 
La caratteristica principale del missile, la lunga gittata, è ottenuta con un motore francese a turbina Microturbo, che consente una gittata di circa 180 km con una testata da 210 kg, per un peso totale di circa 800 kg. Si tratta di un missile molto potente, ma non adatto ( o adattato) per aerei o sottomarini.
 
Il missile cominciò ad essere progettato attorno al 1967, e ben presto, quest'armavi ebbefu un accordo internazionale tra OTO-Melara e Matra, che diede al missile il nome definitivo: OTOMAT, in quanto si trattava diessendo una collaborazione paritetica. Il missile venne sperimentato tra il 1971 e il 1972, con il primo lancio di un missile completo già il 28 febbraio. Lo sviluppo, iniziato ufficialmente nel 1969 terminò nel 1974. A quel punto il missile era pronto per la produzione in serie e i primi missili, designati OTOMAT Mk 1 vennero messi in servizio nel 1976. Per metterli in servizio con una classe di navi adatta la MMI dovette attendere almeno un altro anno, con l'arrivo delle Lupo. L'evoluzione non si era però arrestata in quanto venne ben presto sviluppato un missile più moderno, dato il grande sviluppo della microelettronica in quegli anni, con il passaggio allo stato solido dei circuiti.
 
Il missile cominciò ad essere progettato attorno al 1967, e ben presto, quest'arma ebbe un accordo internazionale tra OTO-Melara e Matra, che diede al missile il nome definitivo: OTOMAT, in quanto si trattava di una collaborazione paritetica. Il missile venne sperimentato tra il 1971 e il 1972, con il primo lancio di un missile completo già il 28 febbraio. Lo sviluppo, iniziato ufficialmente nel 1969 terminò nel 1974. A quel punto il missile era pronto per la produzione in serie e i primi missili, designati OTOMAT Mk 1 vennero messi in servizio nel 1976. Per metterli in servizio con una classe di navi adatta la MMI dovette attendere almeno un altro anno, con l'arrivo delle Lupo. L'evoluzione non si era però arrestata in quanto venne ben presto sviluppato un missile più moderno, dato il grande sviluppo della microelettronica in quegli anni, con il passaggio allo stato solido dei circuiti.
 
Il tipo Mk I era un missile con ridotte capacità, ma costituiva una valida base per ulteriori perfezionamenti. La gittata era di 60 km e non poteva essere controllato dopo il lancio, pertanto le sue capacità di ingaggio oltre l'orizzonte non potevano essere aiutate da update con operatori esterni. Nondimeno, offriva una gittata maggiore dell'Exocet e una testata da 210 kg. Ma l'Exocet, pur non essendo meno pesante era più compatto e soprattutto, interamente francese, così divenne il sistema per la Marine Nationale, mentre il binazionale franco-italiano OTOMAT venne prodotto in entrambi i Paesi per la MM e l'export. Che l'OTOMAT fosse capace di superare, principalmente per il tipo di motore, l'Exocet sarebbe ben presto stato dimostrato con il successivo sviluppo.
 
La nuova arma,la Mk 2 venne sviluppata a partire dal 1973 e il primo lancio venne eseguito nel 1974'74. Lo sviluppo arrivò al compimento nel 1976, in linea con l'entrata in servizio del modello 1, ma il primo lancio oltre l'orizzonte, probabilmente dal poligono sardo di Salto di Quirra, avvenne solo nel 1978. Ben presto anche quest'arma arrivò in servizio con la MM, ma inizialmente non fu offerta all'export.
 
Tecnicamente, il missile si presentava come un'arma di grosse dimensioni, non tanto per la lunghezza, ma per la larghezza dovuta ad una fusoliera larga 40 cm e dotata di due impulsori a razzo laterali ROXEL laterali e un turbogetto TR-281 ARBIZON III, 400 kg/s che offre una spinta circa il 50% maggiore che nel caso del similare Harpoon. La testata, 210 kg è appena davanti alla sezione motore che comprende un totale di 90 litri, sufficienti per almeno 10 minuti di autonomia. La testa di ricerca è ancora avanti e comprende un radar di ricerca autonomo, ospitato dietro un muso in materiale dielettrico. In definitiva, lo schema della fusoliera, realizzata in lega leggera di alluminio verte quindi, da prua a poppa, nelle sezioni: guida, elettronica, testata, carburante, motore. Le superfici di controllo sono quattro grosse ali stabilizzatrici al centro fusoliera e quattro alette mobili alla sua estremità posteriore.
[[Immagine:Teseo launcher.jpg|thumb|left|250px|contenitore- lanciatore per i missili ad alette ripiegabili, con la sezione ovale]]
La sequenza di lancio e funzionamento è eseguita nel seguente modo: il contenitore lanciatore in vetroresina, di forma caratteristica e piuttosto grande e squadrata, pesante circa 1.700 kg. Aperta la sezione frontale, viene lanciato il missile, che non richiede alla nave di cambiare rotta: è infatti capace di cambiare rotta esso stesso per un massimo di almeno 200 gradi. Lasciata la nave sotto la spinta dei due ROXEL, capaci di 6 t/s per circa 5 secondi, il missile accelera a circa 1.000-1.100 km/h con il turbogetto, mentre un radar altimetro controlla la quota da 200, poi, a 20 metri (non è chiaro quando la transizione ha luogo). Giunto a circa metà gittata, sempre che sia previsto, viene aggiornato da un elicottero con il data-link, dopodiché arriva sull'obiettivo, aziona il radar e colpisce a volo radente, con una testata che contiene 65 kg di ECTOTAL e un involucro semiperforante, che grazie alla velocità di circa 1100 km/h raggiungibile con il missile progressivamente alleggerito dal carico di carburante, sfonda fino a 90 mm di acciaio, e poi tende a deviare l'esplosione verso il basso, colpendo quindi la nave anche sotto la linea di galleggiamento, rendendo ulteriormente pericoloso questo missile perché non si limita a mettere fuori uso la nave, ma con il carburante in eccesso spesso la incendia e comunque tende a danneggiarne anche la carena. La testata può causare uno squarcio anche di 6 metri di larghezza.
 
La guida a mezza corsa è un plus del missile, con la possibilità di attaccare bersagli navali oltre l'orizzonte. In genere la gittata massima per missili capaci di eseguire lanci sull'orizzonte è di circa 40 km, come nel caso dell'MM.40 Exocet. La gittata con lanci oltre l'orizzonte che si può sviluppare praticamente arriva sui 100 km con i missili Harpoon, ma per distanze superiori vi è la necessità o di costosi missili supersonici, oppure di missili con un sistema di aggiornamento-datalink. L'operazione di correzione di mezza corsa è però delicata. L'elicottero AB-212 dei tipi dotati di apposito datalink TG-2 deve scoprire la nave e aspettare poi il missile, che deve passargli sotto per ricevere i segnali. Questo ovviamente, con distanze pratiche di scoperta dell'ordine dei 40-50 km se l'elicottero vola a bassa quota, può essere molto pericoloso se il nemico ha velivoli da intercettazione, anche altri elicotteri poiché un Lynx o un Dauphin è assai più veloce e maneggevole di un AB-212ASW e lo spostamento dell'elicottero anche solo di alcune centinaia di metri può portare al mancato aggancio. Inoltre può essere ingaggiato un solo bersaglio per volta, anche se con più missili.
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Un sistema di questo tipo, il TESEO, è installato sulle navi italiane. Per le navi Saudite vi è invece l'ERATO. Qui è la nave che riceve i dati e li ritrasmette ai missili, cosicché il ''rendez-vous'' con l'elicottero non è più necessario. Ma i missili devono sollevarsi fino a 900 m di quota per ricevere i dati, compromettendo teoricamente la furtività della manovra d'attacco. Tuttavia gli elicotteri che restano in vicinanza di una nave per minuti non sono meno evidente e la traccia radar di un missile è tale che difficilmente da oltre 50 km può essere avvistato. Il sistema ERATO può controllare fino a 16 missili su 10 bersagli, il che consente di controllare simultaneamente tutti i missili di due navi attaccando navi di una intera formazione.
 
Il turbogetto francese è la chiave della potenza di questo missile, in termini di forza: consente la realizzazione di una gittata molto maggiore di quanto possibile altrimenti, con un motore a razzo di analoga massa, anche se costa di più ed è più complesso.
 
L'OTOMAT non è stato sviluppato con lanci da sottomarini e aerei, ma per navi e batterie costiere.
 
Gli sviluppi sono stati nondimeno parecchi: le alette ripiegabili hanno consentito di raddoppiare il numero di missili da uno a due per ciascuna rampa, lasciando il limite soprattutto nei pesi in alto per le navi. Così se il 'Vittorio Veneto (550)' aveva 4 missili, il 'Garibaldi' ne ha 8, e anche le Maestrale possono-salvo problemi di peso- potrebbero imbarcare le stesse armi delle Lupo, cosa talvolta fatta parzialmente con due lanciatori singoli e due binati sovrapposti, dalla caratteristica forma ovale. Infatti i missili OTOMAT anche con alette ripiegabili hanno ancora i razzi laterali, quindi non possono essere ospitati in tubi di lancio perfetti come nel caso degli Harpoon, che hanno un unico booster posteriore, che negli OTOMAT non potrebbe essere usato se non allungando parecchio la struttura complessiva dell'arma.
[[Immagine:Misil Otomat MKII.jpg|thumb|left|250px|Ecco un OTOMAT Mk 2 peruviano, che nella vista 3/4 posteriore mostra praticamente tutti gli elementi salienti della sua fisionomia]]
Altre modifiche sono state studiate durante gli anni '80: l'OTOMACH venne pensato come missile supersonico, ma venne abbandonato perché costoso e perché la migliore misura era quella di rendere l'arma maggiormente tecnologia stealth. L'ULISSE venne pensato come aggiornamento in tale senso e suscitò l'interesse della US Navy che però finì per comprare le ultime versioni dell'Harpoon. L'ULISSE era aggiornato nella componente elettronica, costruito con tecnologia stealth e con un ottimo sensore IR realmente provato su missili normali, che consentiva il riconoscimento di bersagli anche costieri, ma il ritiro della US Navy portò alla fine del programma.
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In termini di guida, i missili italiani hanno una traiettoria d'attacco radente con la testata prodotta dalla SMA di Firenze, mentre i missili francesi hanno una traiettoria d'attacco con picchiata finale da 175 m di quota, per confondere le difese aeree. Per quanto causa di problemi, sia per la riflessione dalla superficie del mare che per complesse manovre sui tre assi, questo sistema consente di ingannare abbastanza agevolmente le difese aeree, e un sistema simile venne inizialmente applicato anche agli Harpoon, che però hanno poi utilizzato una traiettoria interamente a volo radente, che consente maggiore semplicità e la possibilità teorica di riattaccare in caso le ECM ingannassero il missile ed in effetti vi sono dei pro e contro in tale applicazione. In quanto al sistema motore, l'Exocet Block 3 ha cambiato il motore a razzo con lo stesso apparato dell'OTOMAT ed è singolare che proprio questo componente, che fornisce le prestazioni di gittata richieste, sia di produzione francese ma non sia stato usato dalla Marine Nationale per tutti questi anni. Il totale di missili OTOMAT costruiti a partire dal 1975 è di circa 1.000 esemplari. La loro carriera ha visto lanci in esercitazione oltre i 120 km e l'uso contro le difese aeree della US Navy, superate dalla maggior parte dei missili di un piccolo lotto comprato per valutazione, e dotati di una particolare manovra d'attacco finale che sembra simile all'attacco in picchiata delle armi francesi.
 
L'OTOMAT non è stato usato mai in combattimenti reali, ma è stato esportato in diverse nazioni, anche a rischio come la Libia e l'Iraq.
 
Il 31 ottobre 2006 è riuscito un test di lancio del nuovo ''Teseo Mk2/A'' ('''OTOMAT Mk2 Block IV'''), ultima evoluzione del programma, avvenuto presso il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Quirra, con un volo di 300 secondi per una distanza di circa 80 km. Il loro impiego è previsto nelle nuove fregate italiane Classe FREMM ed è stato ordinato in 38 esemplari dalla Marina Militare per il 2008.
 
OTOMAT Mk.2
*Motore: a razzo+ turbogetto da 400 kgskg/s e 90 kg di carburante
*Peso: 770 kg e testata da 210 kg semi-AP
*Dimensioni: lunghezza 4,46 m, diametro 0,4 m
*Prestazioni: vel. max attorno a 310 m.sec, crociera circa 300 m.sec (0,9 mach o 1.100 kmh), gittata 180 km circa
 
 
===Milas===
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All'epoca la tecnologia elettronica e di difesa italiana era diventata tra le più avanzate a livello mondiale, e la Selenia ne costituiva uno degli elementi di spicco. Così, oltre al missile (aiutata da fornitori come la BPD) era anche l'autrice dei radar e dei computer di tiro e controllo, diventando così un 'fornitore unico' che certo giovava a coordinare meglio lo sviluppo e i rapporti con i clienti.
 
Tecnicamente, per quello che riguarda l'Aspide vero e proprio, si tratta di un'arma di 3,7 metri di lunghezza, 203 mm di diametro e 1,02 metri circa di apertura alare (in termini anglosassoni: 12 piedi, 8 pollici e 4 piedi). Il motore è della BPD-Difesa Spazio, così come la testata da 33 kg a frammentazione (preferita alla 'continous rod' dello Sparrow E/F; successivamente anche lo Sparrow M è tornato alle testate a frammentazione, ma da 39,5 kg), che è posta davanti alla prima coppia di ali, quella di manovra. Il missile ha una struttura in alluminio, eccetto che l'ogiva, in ceramica per resistere meglio al calore dell'attrito, nonché per permettere alla testata di ricerca di funzionare, essendo la ceramica dielettrica e quindi, trasparente al radar (una soluzione simile è stata fatta anche per il Super R.530). Il sistema di guida, realizzato dalla Selenia, opera in banda I (8-10 GHz), ed è seguito con un ricevitore monopulse in banda stretta con antenna Cassegrain da 14,5 cm di diametro. La guida ha anche un autopilota e un accelerometro. All'interno del missile l'energia è data da un generatore a gas, anche questo (come il motore) a propellente solido, che attiva una turbina a gas (Microtecnica) coassiale al generatore da 5 kW; vi è anche un raddrizzatore. La pressione idraulica deriva dalla stessa turbina, che muove un'apposita pompa e che serve per attivare l'antenna mobile del missile e i servocomandi delle alette<ref>Nativi, Andrea, articolo sul sistema Spada RiD 10/83 p.20-25</ref>. La spoletta è stata concepita per funzionare anche a quote molto basse e in presenza di ECM; del resto, questo è lo stesso fatto con i missili Sparrow, che nel tipo Sea Sparrow RIM-7E avevano una tangenza minima di 30 metri, nell'F calata a meno di 15 e nell'M a circa 8 metri, proprio per via di una spoletta più adatta a colpire a bassa quota (armi da guerra riferisce che la quota minima nominale per l'Aspide fosse di 15 metri, quindi al pari del RIM-7F)<ref>Armi da guerra, p.642</ref>.
 
Quanto ai radar, il PLUTO (sempre della Selenia) è un tipo moderno in banda S(basato su sistemi navali analoghi, tipo SPS-702), capace di vedere bersagli in volo fino a mach 3, con localizzazione di aerei di piccole dimensioni a circa 100 km. La sua produzione era partita già nel 1980 per un cliente non noto. Ovviamente era un sistema moderno, con tecnologie allo stato solido e migliore definizione in presenza di clutter del terreno. La potenza di picco era di 135 kW. Che si tratti di un sistema prettamente a bassa quota è chiaro dall'angolo di rotazione verticale: solo da -2 a +5 gradi, mentre la rotazione orizzontale era possibile al ritmo massimo di 15 giri/minuto<ref>Nativi, Andrea, articolo sul missile Spada RiD 10/83 p.32</ref>. Nel caso del PLUTO dello SPADA, invece, il sistema ha visto ridursi la portata a 50-60 km, ma è stato portato a 30 giri/min, oltre a 'stringere' il fascio per dargli maggior risoluzione, minori lobi laterali e maggiore capacità di vedere attraverso i disturbi elettronici e il clutter, migliorando le capacità a bassissime quote.
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Quanto alle prestazioni, l'Aspide è noto per la potenza del suo motore, ma nondimeno le prestazioni dichiarate erano assai superiori a quelle effettive. Con riferimento al tipo originale, il motore è uno SNIA-BPD con 57 kg di propellente. Si dice che esso sia in grado di accelerare l'arma fino a mach 4,4 oppure, lanciata da terra, fino a 2,5 (o 2.850 km/h). Questi erano i dati riportati acriticamente dalla stampa negli anni '80. In realtà le cose stavano diversamente: la velocità 'aria-aria' è data dalla sommatoria tra la velocità dell'aereo lanciatore (teoricamente fino a mach 2, ma in pratica sensibilmente meno) e quella del missile, ovviamente con un lancio ad alta quota. Il motore era dichiarato come avente un impulso totale di 120.000 N, corrispondenti a 3.500 kg/s per 3,5 secondi. Questo valore è però sufficiente ad accelerare il missile a 'soli' 630 m/sec, posto un peso medio di 190 kg (accelerazione=forza:massa), e in effetti, Wikipedia attualmente parla di 650 m/sec. La differenza non è accademica: si parla di mach 1,86, molto di meno di mach 2,5 quindi. Per arrivare a questa velocità a bassa quota, l'Aspide avrebbe bisogno di oltre 150.000N, più la resistenza aerodinamica che ne richiede molti altri, anche perché il disegno dell'Aspide è ottimale per l'agilità, ma non per l'efficienza nel conservare energia durante il volo (il che richiede ali di piccola apertura e grande allungamento, come nel S.R.530, Phoenix e Standard). Presumibilmente l'attuale Aspide 2000 è capace di questo livello di prestazioni, ma all'epoca non era così e si 'glissava' sul fatto che la velocità a bassa quota del suono, era di circa 320-340 m/sec, quindi era matematicamente impossibile arrivare a mach 2,5. Quest'argomento sulla 'velocità' non era estraneo al fatto che il concorrente Sparrow era accreditato di circa mach 2, quindi l'Aspide veniva definito come 'il più veloce'<ref>Nativi, RiD 1983, op.cit.</ref>. Purtroppo non sono disponibili dati sulla spinta del motore dello Sparrow per eseguire comparazioni, ma l'Aspide era pressoché identico dimensionalmente e con spinta presumibilmente pari (ma non superiore) allo Sparrow F o M, i tipi potenziati apparsi grossomodo contemporaneamente (con l'F dotato ancora della scansione conica, l'M provvisto invece, finalmente, della 'mono-pulse', ma entrato in produzione attorno al 1982)<ref>vedi Armi da guerra, p.642</ref>.
 
Ad ogni modo, l'Aspide divenne particolarmente notevole perché riuscì ad entrare in servizio in tutte le armi italiane, sia pure con sistemi di contorno diversi, realizzando una molto apprezzabile unificazione logistica. Questo risultato, che comportò presumibilmente ordini per qualche migliaio di missili complessivamente, è stato raggiunto tuttavia con un certo ritardo. L'Aspide entrò in servizio con le 'Lupo' attorno al 1977, l'Albatros vero e proprio arrivò nel 1982 con le 'LupoMaestrale' e i caccia MEKO 360. Lo Spada entrò in servizio con le prime 3 batterie all'incirca contemporaneamente, ma l'acquisizione ha preso poi parecchio tempo ed è stata decurata apprezzabilmente dopo la fine della Guerra fredda. Ancora nel 1991, il totale era inferiore a 12 batterie, su 20 previste in origine. Infine lo Skyguard-Aspide, più pesante e complesso del tipo svizzero 'originale', è stato sviluppato durante gli anni '80, ma l'E.I. lo ha immesso in servizio solo dal 1994, quando il crollo del Patto di Varsavia rendeva molto .
 
Per quanto riguarda l'export, da segnalare che il Kuwait, in una delle tante vendite 'grigie' (non dichiarate) ricevette nei tardi anni '80 'alcune batterie' di Aspide (non è chiaro con che tipo di sistema, forse lo Spada), ma la cosa è diventata nota solo dopo la Guerra del Golfo, quando dovette ordinare gli Spada di nuova generazione allo scopo di sostituire le armi perdute a suo tempo.
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*'''motore''': un razzo a propellente solido SNIA-BPD da 120.000N (3.500 kg/s per 3,5 secondi)
*'''Peso''': 220 kg carico, 163 a fine combustione; peso testata HE, 33 kg
*'''Prestazioni''': velocità max attorno a mach 1,8, se lanciato da aerei fino a circa mach 4 in condizioni ideali (dichiaratamente 2,5-4,4 mach); tangenza massimatra 15 e 3.500-6.000 metri (almeno come valore pratico, limitato probabilmente dai sistemi di avvistamento e controllo tiro); gittata a bassa quota circa 15 km, massima attorno ai 18 (ultimi modelli: fino a 25). Manovrabilità max circa 35 G come massimo.
 
L'ultima cosa che si può dire dell'Aspide, che continua ad essere prodotto a tutt'oggi, è che esso è diventato anche un'arma orientale. Infatti, negli anni '80, prima dei fatti di Piazza Tienammen, il missile venne comprato in piccolo numero dai Cinesi, che ne derivarono una loro copia, nota come PL-11 (AAM) o LY-60 (SAM). Inizialmente la cosa era poco nota, poiché si pensava che i missili cinesi di questo tipo erano gli americani Sparrow; ma la copia di questi ultimi ('compromessi' ai tempi del Vietnam: anche i Sovietici provarono lo stesso percorso con il K-25, risultato però inferiore al K-24/R-24/AA-7 Apex migliorato), sotto forma di PL-10 o simili, per varie ragioni è stata di poco successo. Così vennero comprati gli Aspide in piccolo numero, per avere più informazioni della semplice clonazione delle armi americane. Il missile viene costruito e impiegato sia per difesa aerea navale o terrestre, che per armare i caccia più recenti di J-8B e J-10. La più recente versione del PL-11 ha un radar russo, che dovrebbe essere l'Agat dell'AA-12/R-77. Così l'Aspide Mk.2 è di fatto rinato in Cina, ibridato con la tecnologia russa; sebbene non sia chiaro quanto esso sia diffuso, è l'inizio di una storia che presumibilmente continuerà ancora assai a lungo.
 
 
===SL/ALQ-234<ref> F.J. A&D, Feb '89 p.28-29</ref>===