Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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La costituzione delle prime forze corazzate italiane del dopoguerra era basato su mezzi di varia provenienza. Non mancavano, per esempio, ancora i semoventi da 75 mm di produzione bellica, come anche vari mezzi corazzati ruotati o cingolati. Nel contempo stavano arrivando anche i primi mezzi Alleati, sia come forniture dirette che come mezzi reperiti tra quelli fuori uso o abbandonati sul territorio nazionale, a causa della catastrofica guerra durata anni sull'intera penisola.
 
Inizialmente l'Italia, piegata dalla Seconda guerra mondiale, era stata autorizzata a disporre solo di 200 carri armati: inizialmente si trattò di M13, M40 (i semoventi), e persino i minuscoli L3. Ma poi le cose cambiarono. La prima unità corazzata è stata l'Ariete, nata come divisione neglinel anni '301939, rinata nel '48 come brigata corazzata. C'erano anche alcuni carri leggeri M5 Stuart, ed era grossomodo l'unica vera novità. Ma nel 1949 l'Italia entrò nella NATO: la furia di riarmarsi era data dal confronto sempre più teso con l'Est, dall'assedio di Berlino in particolare. L'invito all'Italia era stato dato dagli USA, e il trattato venne ratificato il 4 aprile 1949: era nata la NATO, North Atlantic Treaty Organization. Questo non rimase senza conseguenze: arrivarono cacciacarri M10, semoventi d'artiglieria M7, carri M4, ma sempre nel limite dei 200 corazzati da combattimento del trattato. Troppo pochi e questo significò cercare una soluzione. Questa fu trovata nel 1951 quando l'Italia chiese a tutti gli altri firmatari la revoca delle limitazioni militari. La Gran Bretagna era contraria ad alleggerire le sanzioni contro l'Italia, e certo nemmeno la Francia ebbe gioia nel ritrovarsi ancora una volta la 'cugina latina' elevata al rango delle maggiori potenze. Ma gli USA consideravano necessario riportare l'Italia in forze dopo che i cambiamenti politici avevano assicurato la 'svolta' definitiva rispetto al passato fascista, e poi (come già accadde o sarebbe di lì a poco successo con Germania e Giappone, peraltro in prima linea) era più sensato dare ad una nazione la possibilità di difendersi autonomamente (dopo averla 'pacificata') che sobbarcarsi gli oneri della sua difesa. E alla fine le potenze vincitrici occidentali (GB, USA ,Francia) si ritrovarono d'accordo. L'URSS, la Polonia e la Cecoslovacchia protestarono, ma non ci fu nulla da fare; da allora l'Italia poté ignorare le limitazioni del Trattato. La fine delle sanzioni, nonostante fossero passati appena 6 anni dalla fine della guerra, non salvò le due poderose corazzate 'Littorio', che la marina tentò di salvare fino all'ultimo (trovandosi in particolare contro la Gran Bretagna, che non certo a torto ribadiva di avere vinto contro gli italiani una guerra iniziata da questi ultimi), ma per le unità terrestri era tutto molto più semplice: non occorrevano certo cantieri immensi e personale altamente specializzato per ricostituire unità corazzate terrestri, e specialmente se le forniture provenivano da altre nazioni. Così nel 1951 già si ebbe il primo risultato: la Brigata corazzata Ariete tornò al rango di Divisione Corazzata, completando gli organici l'anno dopo. Era organizzata in un grande reggimento carri, uno bersaglieri, un reggimento semoventi da 105 mm (M7). Ognuno di questi reggimenti aveva 3 battaglioni. La Brigata corazzata Centauro venne costituita nel '51, anch'essa in memoria di una divisione corazzata, ma dopo pochi mesi venne trasformata in divisione. Le divisioni corazzate italiane erano 3, come del resto le grandi unità da battaglia classe 'Littorio' (ma ve n'era una quarta in costruzione, mai completata, come del resto era stata riformata la divisione Centauro II, impegnata vicino Roma contro i tedeschi dopo l'Armistizio).
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