William Shakespeare/Contesto storico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Yuma (discussione | contributi)
mNessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Riga 6:
 
Quella dell'autore teatrale era una professione remunerativa, ma soltanto per coloro che riuscivano a produrre due pezzi teatrali all'anno. Dato che i drammaturghi guadagnavano poco dalla vendita delle loro opere, per vivere dovevano scrivere moltissimo.
La maggior parte dei drammaturghi professionisti guadagnava una media di 25 sterline all'anno, una cifra notevole per l'epoca. Erano in genere pagati per stati di avanzamento nel corso della stesura e se infine il loro testo era accettato potevano inoltre ricevere i proventi di un giornata di rappresentazione. Essi tuttavia non godevano di alcun [[diritto d'autore|diritto]] su ciò che scrivevano. Quando il testo era stato venduto ad una compagnia, questa lo possedeva e l'autore non aveva alcun controllo sulla scelta degli attori o sulla rappresentazione, né sulle successive revisioni e pubblicazioni.
 
Le caratterizzazioni di celebri attori come [[w:Edward Alleyn|Edward Alleyn]], interprete di tragedie ambiguamente politiche quali Tamerlano il Grande di [[w:Christopher Marlowe|Christopher Marlowe]], (''Tamburlaine the Great'', 1587) già avevano reso necessaria una scrittura teatrale che si affidasse e offrisse spunti al talento dell'attore. Con Shakespeare si assiste a una ancora più completa fusione tra il testo e la sua esecuzione. Shakespeare, a differenza di Marlowe, scrisse drammi corali, vere e proprie macchine teatrali in cui ogni personaggio contribuisce all'incisività dell'insieme. Non si affidò alla perizia del solo Richard Burbage (che pure fu in grado di veri e propri virtuosismi, innanzitutto vocali, alle prese con i personaggi maggiori) ma a quella di un gruppo affiatato. Si trattò del perfezionamento di un vero e proprio ''artigianato teatrale'', come già riconobbe la studiosa britannica Muriel Bradbrook nell'intitolare un suo studio, appunto, ''Shakespeare l'artigiano''<ref>M. C. Bradbrook, ''Shakespeare the Craftsman''.</ref> nel quale la scrittura del copione procedeva di pari passo con il lavoro di palcoscenico, misurando i ruoli sugli interpreti, le cui doti migliori dovevano essere valorizzate nella costruzione dei personaggi.