I promessi sposi/Alessandro Manzoni: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785 da [[Giulia Beccaria]] e da don [[Pietro Manzoni]], figlio di Alessandro Valeriano, pronipote di un ricchissimo mercante -ed imprenditore lecchese, [[Giacomo Maria Manzoni]], e di Margherita di Fermo Porro.
 
I suoi primi due anni di vita li trascorre nella ''[[Cascina a corte|cascina]] Costa'' di [[Galbiate]], tenuto a balia da Caterina Panzeri. Questo fatto è attestato dalla targa tuttora affissa nella cascina. In seguito alla separazione dei genitori (la madre dal 1793 convive con il colto e ricco [[Carlo Imbonati]], prima in Inghilterra, poi in Francia, a Parigi), Alessandro Manzoni viene educato in collegi religiosi; dal 1796 al 1798 presso il collegio Sant'Antonio dei padri [[Chierici Regolari di Somasca|Somaschi]] a [[Merate]] e [[Lugano]] (ebbe come insegnante [[Francesco Soave]]), poi presso i [[Chierici Regolari di San Paolo|Barnabiti]]. Pur essendo insofferente di tale pedantesca educazione, della quale denunciò i limiti anche disciplinari, e pur venendo giudicato uno studente svogliato, da tali studi gli deriva una buona formazione classica e il gusto per la letteratura. Nel 1799 sviluppa una sincera passione per la poesia e scrive due notevoli [[sonetti]]. Il nonno materno gli insegna a trarre dall'osservazione del reale conclusioni rigorose e universali.
 
Il giovane Manzoni dal 1801 al 1805 vive con l'anziano padre, don Pietro, dedica buona parte del suo tempo alle ragazze e al gioco d'azzardo e ha modo anche di frequentare l'ambiente illuministico dell'aristocrazia e dell'alta borghesia milanese. Il compiacimento neoclassico del tempo gli ispira le prime esperienze poetiche, modulate sull'opera di [[Vincenzo Monti]], idolo letterario del momento. Ma, oltre questi, Manzoni si volge a [[Giuseppe Parini]], portavoce degli ideali [[Illuminismo|illuministici]] nonché dell'esigenza di moralizzazione, e a [[Francesco Lomonaco]], un esule napoletano. A questo periodo si devono ''Il trionfo della libertà'', ''Adda'', ''I quattro sermoni'' che recano l'impronta di Monti e di Parini, ma anche l'eco di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e di [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]]. Il metodo di scrittura e di poetare manzoniano di questo periodo è molto legato alla tradizione classica.
 
Nel 1805 raggiunge la madre nel quartiere di [[Auteuil]] a [[Parigi]], dove passa due anni, partecipando al circolo letterario dei cosiddetti [[Idéologues|"ideologi]]", [[filosofia|filosofi]] di scuola ottocentesca, tra i quali si fa molti amici, in particolare [[Claude Fauriel]] (il quale avrà una forte influenza sulla formazione del Manzoni; infatti Fauriel inculca ad Alessandro un grande interesse per la storia e gli fa capire che non deve scrivere seguendo modelli rigidi e fissi nel tempo, ma deve riuscire a esprimere sentimenti che gli permettano di scrivere in modo più "vero", in maniera da "colpire" il cuore del lettore) e ha modo di apprendere le teorie [[Voltaire|volterriane]]. Alessandro si imbeve della cultura francese classicheggiante in arte, scettica e [[sensismo|sensista]] in filosofia (i sensi sono alla base della conoscenza; l'illuminismo è la critica razionale della realtà; lotta al pregiudizio e alla tradizione derivata dall'autorità; i problemi religiosi non si basano sull'esperienza, ma sulla superstizione) e assiste all'evoluzione del razionalismo verso posizioni romantiche.
 
Nel 1806-1807, mentre si trova ad Auteuil, appare per la prima volta in pubblico come poeta, con due pezzi, uno intitolato ''[[w:Urania (Manzoni)|Urania]]'', in quello stile neoclassico del quale poi lui stesso diventerà il più strenuo avversario; l'altro, invece, un carme commemorativo in [[endecasillabo|endecasillabi]] sciolti, sulla morte del conte [[Carlo Imbonati]], dal quale, attraverso la madre, erediterà un patrimonio considerevole, tra cui la villa di [[Brusuglio]], diventata da allora sua principale residenza.
 
Per mezzo del Fauriel, Manzoni entra in contatto con l'estetica romantica tedesca prima ancora che [[Madame de Staël]] la diffonda in Italia. Nel 1809, dopo la pubblicazione del suo poemetto ''Urania'', Manzoni dichiara che non scriverà più versi simili, aderendo alla poetica romantica, secondo la quale la poesia non deve essere destinata a una élite colta e raffinata, bensì deve essere di interesse generale e interpretare le aspirazioni e le idee dei lettori. Manzoni è ormai sulla via del realismo romantico; tuttavia non accetterà mai la convinzione propria sia del [[romanticismo]] sia dell'amico Fauriel, che la poesia debba essere espressione ingenua dell'anima e quindi non rinuncerà mai al dominio intellettuale del sentimento e a una controllata espressione formale, caratteristica del romanticismo italiano.
 
[[Immagine:AlessandroManzoniMonumentoLecco.jpg|thumb|right|250px|Monumento ad Alessandro Manzoni a [[Lecco]]. Sullo sfondo il monte [[Resegone]].]]
Nel [[1811]], già anticlericale per reazione all'educazione ricevuta e indifferente, più che agnostico o ateo, riguardo al problema religioso, Manzoni si riavvicina alla Chiesa. Nel 1808, a Milano, lo scrittore aveva sposato la [[calvinismo|calvinista]] [[Enrichetta Blondel]] (1791-1833), figlia di un banchiere ginevrino; il matrimonio si rivelò felice, coronato dalla nascita di 10 figli. Tornato a Parigi la frequentazione con il sacerdote [[Eustachio Degola]], genovese, [[giansenismo|giansenista]] (che da [[Sant'Agostino d'Ippona|Santsant'Agostino]] deriva l'interpretazione assolutistica del problema della predestinazione, della grazia e del libero arbitrio), porta i due coniugi l'una all'abiura del calvinismo e l'altro a un riavvicinamento alla pratica religiosa cattolica ([[1810]])<ref>Si dice, in proposito, che la conversione avvenne in occasione del trambusto della folla parigina per le nozze di Napoleone e Maria Teresa d'Austria: Manzoni perse di vista la moglie, ritrovandola poi nella raccolta quiete della chiesa di San Rocco. Di qui la conversione.</ref>.
 
Tale riconciliazione con il cattolicesimo è per lo scrittore il risultato di lunghe meditazioni; il suo atteggiamento, pur nella sua stretta ortodossia (cioè nell'esigenza di attenersi rigorosamente ai dettami della Chiesa), ha coloriture gianseniste che lo portano alla severa interpretazione della religione e della morale cattoliche. La riscoperta della fede fu per Manzoni la conseguenza logica e diretta del dissolversi, nei primi anni dell'800, del mito della ragione, concepita come perennemente valida e certa fonte di giudizio, donde la necessità di individuare un nuovo sicuro fondamento della moralità. Persa, quindi, la speranza di raggiungere la serenità per mezzo della ragione, la vita e la storia gli parvero romanticamente immerse in un vano, doloroso, inspiegabile disordine: per non abbandonarsi alla disperazione bisognava trovare un fine ultraterreno. Nel Manzoni, quindi, l'irrequietezza esistenziale si compone nella fede fervente conciliandola con la fermezza intellettuale.
 
La sua energia intellettuale nel tempo immediatamente successivo alla conversione fu impegnata nella composizione di cinque [[w:Inni Sacri|Inni Sacri]]: ''La Resurrezione'', ''Il nome di Maria'', ''Il Natale'', ''La Passione'' e ''La Pentecoste'', ovvero una serie di liriche sulle principali festività liturgiche. Si dedicò inoltre a un trattato, ''[[w:Osservazioni sulla morale cattolica|Osservazioni sulla morale cattolica]]'', intrapreso sotto la guida religiosa di monsignor [[Luigi Tosi]] (cui il Degola aveva affidato la guida spirituale della famiglia Manzoni al loro ritorno in Italia) in riparazione alla sua iniziale lontananza dalla fede.
 
Importante nella evoluzione spirituale di Manzoni fu anche [[Antonio Rosmini]], con cui strinse una profonda amicizia. Rosmini, sul letto di morte, avrà proprio il conforto di Manzoni, a cui lascerà questo testamento spirituale: Adorare, Tacere e Godere.
 
Nel 1818 mise in vendita tutti i suoi possedimenti lecchesi, tra cui la villa di famiglia del [[Caleotto]] dove aveva trascorso tutta l'infanzia e l'adolescenza. Intendeva trasferirsi definitivamente in Francia e aveva messo in vendita anche la casa di via Morone a Milano, ma dovette aspettare un anno poiché le autorità austriache gli negarono il passaporto.
 
Nel settembre del 1819 Manzoni partì per Parigi, dove fu ospite per più d'un mese di Sophie de Condorcet. Insieme a lui undici persone: i genitori, cinque figli, nonna Giulia e tre domestici. Nella capitale francese il Manzoni frequenta lo storico [[Augustin Thierry]] (1795-1856) e il filosofo [[Victor Cousin]] (1792-1867), che tornerà con lui in Italia e sarà ospite a Brusuglio e a Milano.
Nel 1819 Manzoni pubblicò la sua prima tragedia, ''[[w:Il Conte di Carmagnola|Il Conte di Carmagnola]]'', che generò una viva controversia perché violava coraggiosamente tutte le convenzioni classiche. Un articolo pubblicato su un'importante rivista letteraria lo criticò severamente; dall'altro lato fu addirittura [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] a replicare in sua difesa, insieme al meno famoso critico ligure [[Lorenzo Trincheri|Trincheri da Pieve]].
 
La morte di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] nel [[1821]] ispirò a Manzoni il noto componimento lirico ''[[w:Il cinque maggio|Il cinque maggio]]''. Gli eventi politici di quell'anno, uniti alla carcerazione di molti suoi amici, pesarono molto sulla mente di Manzoni e il suo lavoro di quel periodo fu ispirato soprattutto dagli studi storici, nei quali cercò distrazione dopo essersi ritirato a Brusuglio.
 
Intanto, con l'episodio dell'[[Innominato]], storicamente identificabile come [[Francesco Bernardino Visconti]] (ma di recente critici come Enzo Raimondi<ref>''[[Avvenire]]'' del [[21 maggio|21/05]]/[[2010]].</ref> vedono nel Manzoni stesso la fonte letteraria del personaggio), iniziò a prendere forma il romanzo ''[[Fermo e Lucia]]'', la versione originale de ''[[I promessi sposi]]'', ambientato nei luoghi lecchesi della sua infanzia, che fu completato nel settembre [[1822]]. Dopo la revisione da parte di amici tra il [[1823]] e il [[1827]], esso fu pubblicato, un volume per anno, portando a un tratto grande fama letteraria all'autore.
 
Sempre nel [[1822]], Manzoni pubblicò la sua seconda tragedia, ''[[w:Adelchi|Adelchi]]'', che tratta del rovesciamento da parte di [[Carlo Magno]] della dominazione longobarda in Italia e che contiene molte velate allusioni all'occupazione [[austria]]caaustriaca; in particolare la figura di Ermengarda ricorda quella dell'amica d'infanzia [[Teresa Casati]] in Confalonieri, per la quale nel [[1830]] comporràcompose l'epitaffio tombale presso lo storico [[Mausoleo Casati Stampa di Soncino]] in [[Muggiò]] (Milano).
 
In seguito Manzoni, per dare vita alla stesura finale del romanzo a livello formale e stilistico, si trasferì a [[Firenze]] nel [[1827]], in modo da entrare in contatto e "vivere" la lingua fiorentina delle persone colte, che rappresentava per l'autore l'unica lingua dell'Italia unita. L'[[11 dicembre]] [[1827]] fu eletto socio dell'[[Accademia della Crusca]]<ref>Cfr. la [http://213.225.214.179/fabitaliano2/globale/accademico.asp?_method=trovaaccademico&pcount=1&p0=chiave%20=%20536 scheda su Alessandro Manzoni del sito dell'Accademia della Crusca] URL consultato il 7 giugno 2009</ref>. Rielaborò ''[[I promessi sposi]]'' dopo la "risciacquatura in Arno"<ref>Questa espressione non appartiene al Manzoni, bensì a [[Nicolò Tommaseo]].</ref> facendo uso dell'italiano nella forma fiorentina colta e nel [[1840]] pubblicò questa riscrittura. Con ciò assumeva che quella era la prima vera opera frutto totale della [[lingua italiana]]. Dette alle stampe anche la ''[[Storia della colonna infame]]'', un saggio che riprende e sviluppa il tema degli [[untore|untori]] e della [[peste]], che già tanta parte aveva avuto nel romanzo, del quale inizialmente costituiva un excursus storico.
[[Immagine:TOMBA MANZONI.JPG|thumb|right|250px|Tomba di Alessandro Manzoni nel [[Cimitero Monumentale di Milano]].]]
 
Sul piano privato, la perdita della moglie nel [[1833]] fu seguita da quella di molti dei [[figli di Alessandro Manzoni|figli]], tra cui la primogenita Giulia, già moglie di [[Massimo D'Azeglio]], della madre (1841) e dell'amico Fauriel (1844). Il [[2 gennaio]] [[1837]] sposò [[Teresa Borri]] (11 novembre 1799 - 23 agosto 1861), vedova del conte Decio Stampa. Egli sopravvisse anche a quest'ultima. Dei dieci figli nati dal primo matrimonio solo due morirono successivamente al padre.
 
Nel [[1860]] fu nominato [[Senatori della VII legislaturasenatore del Regno di Sardegna|senatore del Regno]]: con questo incarico votò nel [[1864]] a favore dello spostamento della capitale da [[Torino]] a [[Firenze]] fintanto che [[Roma]] non fosse stata liberata. Come presidente della commissione parlamentare sulla lingua scrisse, nel [[1868]], una breve relazione sulla lingua italiana: ''[[w:Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla|Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla]]''.
 
Alessandro Manzoni morì di [[meningite]] il [[22 maggio]] [[1873]]. La malattia fu la conseguenza di un [[trauma cranico]] che si procurò il [[6 gennaio]] quando cadde sbattendo la testa su di uno scalino all'uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano. Le sofferenze furono acuite dalla morte del figlio maggiore Pier Luigi, avvenuta il [[27 aprile]].
 
Nel [[Cimitero Monumentale]] della città ambrosiana si tenne il solenne funerale, che vide una grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le più alte autorità dello stato. Nel [[1874]], nel primo anniversario della morte, [[Giuseppe Verdi]] diresse personalmente nella [[Chiesa di San Marco (Milano)|chiesa di San Marco di Milano]] la [[Messa di requiem (Verdi)|''Messa di requiem]]'', composta per onorarne la memoria. Nel [[1883]], a dieci anni dalla morte, la sua tomba venne spostata nel [[Famedio]] del Cimitero Monumentale di [[Milano]].
Le prime biografie di Manzoni furono scritte da [[Cesare Cantù]] ([[1885]]), [[Angelo de Gubernatis]] ([[1879]]), [[Arturo Graf]] ([[1898]]). Una parte delle lettere di Manzoni fu pubblicata da [[Giovanni Sforza (storico)|Giovanni Sforza]] nel [[1882]]. L'ultimo ramo rimasto della famiglia di Alessandro è quello dei conti Manzoni di [[Lugo di Romagna]], che ha dato personaggi come l'artista [[Piero Manzoni]] e il poeta e pittore [[Gian Ruggero Manzoni]].
 
Il [[28 giugno]] [[1872]] Manzoni fu nominato cittadino onorario di Roma<ref>Cfr. Luca Beltrami, ''Alessandro Manzoni'', Milano U. Hoepli, 1898, p. 126.</ref>.
 
== Note ==