Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Armi: differenze tra le versioni

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{{Forze armate mondiali}}
===Artiglierie navali OTO-Breda===
Non c'éè dubbio alcuno che in Italia si sia voluto continuare ad investire massicciamente nelle artiglierie navali. Forse perché meno costose da sviluppare rispetto ai missili, oramai diventati, nel dopoguerra, la maggiore ambizione per tutte le navi di media e grande stazza. Ma per le unità più piccole e meno costose era impensabile usare sistemi come i SAM a medio raggio, e ci vollero parecchi anni prima che comparissero SAM a corto raggio abbastanza validi per essere usati anche da piccole navi e assicirar loro buone capacità difensive. Per esempio, il [[w:Sea Cat|Sea Cat]] britannico aveva la sua validità, ma era anche un sistema pensato più che altro per sostituire i cannoni da 40 mm, non certo armi di maggiore gittata. Per quello sarebbe stato necessario l'abortito Sea Mauler, poi il Sea Sparrow. In ogni caso, l'Italia aveva una gamma di artiglierie, sia terrestri che navali, che nei prodotti di punta erano di assoluta eccellenza durante la II GM, anche se più in termini tecnici 'teorici' che in rendimento effettivo. Questo valeva anche per le altre grandi potenze navali, almeno per molti dei loro prodotti di punta.
 
Ma UK, Germania, Francia, USA, si sono largamente disinteressate a continuare tale tradizione nel dopoguerra, a parte sopratutto la seconda di queste, autrice di una fortunata famiglia di cannoni automatici da 100 mm che, nonostante non fosse un calibro 'anglosassone', ha avuto parecchio successo, sempre in navi che inizialmente non avevano SAM o quantomeno, non a corto raggio.
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Quanto alle munizioni e ai sistemi di controllo del tiro, anche questi hanno fatto molti progressi.I tipi degli anni '90 erano queste: la munizione MOM (antimissili) con peso di 6,35 kg, palline di tungsteno e 745 gr di HE, nonché una sofisticata spoletta di prossimità e impatto; la SAPOM con 455 gr di HE e 6,5 kg di peso semiperforante di tipo APC, e la SAPOM-ER con 480 gr di HE e gittata aumentata a 20 km. In sviluppo già negli anni '90 c'erano i proiettili AMATORF che è na munizione alleggerita ma con velocità aumentata da 910 a 1.150 m.sec, per ridurre il tempo di volo sul bersaglio; e il proiettile a correzione di traiettoria CCS, radioguidato con le apposite alette di controllo, con traiettoria deviabile fino a 400 m, uno sviluppo che all'epoca tentavano gli americani con un cannone calibro 60 mm per rimpiazzare il Phalanx.
[[File:Durand_de_la_Penne_D560.jpg|330px|right|thumb|Il De la Penne offre un campionario completo di armi di produzione OTO]]
Le spolette sono sistemi decisamente critici, specie se c'éè da ingaggiare bersagli supersonici, che persino il Super Rapido può ingaggiare con appena una decina di colpi. Ora era successo anche in tal senso un decadimento dell'affidabilità dei colpi impressionante. Agli inizi degli anni '90 vennero condotte delle verifiche sulle spolette da 40 mm dei colpi dei Dardo. Queste spolette erano valutate con un'affidabilità del 90%, ma dopo 5 anni dalla loro fabbricazione erano crollate al 25%: come dire che il cannone era ridotto, eccetto per impatti diretti, da 300 a 75 c.minuto! Così negli anni '90 si rilavorarono le spolette, a parte le spolette originali Bofors (le altre erano della Borletti) che non erano state afflitte da tale scadimento, e che vennero passate agli incrociatori Veneto e Garibaldi, i bersagli di maggiore interesse. Questo significa che le fregate, fino alla rilavorazione delle spolette, erano dotate di armi antimissile praticamente inefficienti; la spoletta mono-banda Mk 404 della Kodak e usata dall'US Navy venne valutata, ma non adottata dato che a bassa quota non discriminava bene il calore del bersaglio dal riflesso del sole sull'acqua. La spoletta delle munizioni è stata lungamente dibattuta, ma alla fine si è arrivati ad un tipo sufficientemente intelligente da essere usata per assicurare una detonazione efficace contro bersagli alle più varie velocità e anche a bassa quota. Ci sono voluti non meno di 15 anni e vari tentativi dalla metà degli anni '80.
 
In seguito arrivarono altri proiettili, come il CORRETTO, poi DAVIDE, e il DART. Il CCS o Corretto cominciò già nel 1985 con un programma della BAe e della OTO, ma era un sistema con la disponibilità di un solo comando che azionava dei piccoli motori a razzo, un po' come con i missili Dragon americani controcarri. Il DAVIDE (o DART, o Strales), arriva a 1.200 m.sec, è decalibrato, arriva a 5 km in 5 secondi, e a 4-5 km riesce a manovrare fino a 25 g, con un proiettile posteriore da 2,5 kg che ha un raggio utile di 10 m, una guida con radar che controlla sia il bersaglio che i proiettili in volo, e che vengono radiocomandati sul bersaglio azionando le alette canard anteriori al proiettile vero e proprio, un po' come nelle Paveway. Così si suppone che i colpi per ingaggio si ridurrebbero da 10-12 a 3-4 per ingaggio tipico.
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Le caratteristiche dell'arma sono: peso 4 kg, peso del proiettile in volo (quindi senza sabot) 3,4 kg, lunghezza 670 mm, v.iniziale 1.200 m-sec, manovrabilità oltre 40 g, gittata 8 km e passa, calibro del proiettile decalibrato 42 mm.
 
I primi tiri sono avvenuti nel 2003 e si supponeva di finire il programma entro il 2007. Questo proiettile iperveloce è un gioello della tecnologia (e anche molto costoso, chiaramente, visto che è praticamente un missile guidato), ma non è un'eccezione. Il primo ordigno di questo tipo potrebbe essere considerato lo Stastreak britannico, il missile portatile che ha tre 'freccette' sottocalibrate, guidate dal fascio laser (quindi non c'éè bisogno del radar di controllo del tiro) che accelerano a velocità fino a mach 4 (ma in maniera più morbida rispetto ad un cannone, fatto che ha causato molti problemi storicamente allo sviluppo di un proiettile guidato per cannoni ad alta velocità) e su portate di circa 7 km, praticamente eguagliando in velocità una salva di proiettili da 76 mm del tipo DAVIDE, con l'unica limitazione che non possiedono spolette di prossimità.
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Tra i missili antinave, quello di gran lunga più importante è l''''OTOMAT''', costruito in circa 900 esemplari dai primi anni '70, in servizio attorno al '76-77 e quindi, arma di prima generazione, grossomodo come l'Exocet, il Kormoran e l'Harpoon.
 
Ora, prima di parlare di quest'arma, indubbiamente interessante, c'éè da segnalare anche la famiglia dei missili leggeri antinave del tipo Sea Killer-MARTE. La prima generazione era a guida semiattiva, una specie di Sea Skua insomma, ma descritto fisicamente come uno Shrike. Alcuni di essi vennero venduti all'Iran come armi superficie-superficie. Ben presto la MMI volle dei missili antinave tirabili da fuori tiro nemico, perché i vecchi AS-12, a guida ottica (quindi solo in buone condizioni di visibilità) e con gittata di 8 km, non erano stati a lungo armi soddisfacenti per le sue esigenze (così come per la Francia, che ebbe l'AS-15 e la Gran Bretagna, con il Sea Skua). La risposta fu una profonda rielaborazione dell'arma base, con l'aggiunta di una grossa e sproporzionata testa di guida del tipo SM-1, simile all'ST-2 dell'OTOMAT. Infatti il Marte era diventato il più piccolo missile antinave a guida radar attiva e tale è rimasto, visto che altri ordigni, come il Penguin, di poco più grande, sono ricorsi piuttosto alla più discreta e meno costosa guida con sensore IR avanzato.
 
Il Marte era un missile da circa 3,926 m di lunghezza, 98 cm di apertura alare, 261 kg di peso, con portata di 30 km e velocità di crociera di 900 kmh, portata minima di 5 km. La sua testa di ricerca era capace di localizzare entro un cono di 60° una fregata ad oltre 10 km e una motovedetta missilistica a 8, mentre l'attacco era fatto a volo radente a 3-5 m. Abbinato al radar di ricerca SMA-75, capace di vedere una nave di 100 m2 di RCS a 45 km e una di 5.000 a 140 km, pesante 75 kg, in banda X (come anche il sensore del missile), era possibile eseguire attacchi piuttosto insidiosi. L'idea di adattare al piccolo corpo di un missile un sistema di guida di ordigni ben più prestanti è rimasta con un modesto successo: il Marte pesa oltre il doppio del Sea Skua, ma non è più distruttivo e la sua gittata utile è maggiore, così come la distruttività, ma due più piccoli missili inglesi sarebbero stati bersagli più difficili del singolo, piuttosto grosso e lento ordigno della Oto-Melara, che oltretutto ebbe dei problemi di messa a punto non lusinghieri (come anche i suoi predecessori; all'epoca dei fatti girava anche una rima baciata: 'Marte il missile che non parte' per indicare le difficoltà di messa a punto del sistema) prima di divenire operativo appieno, con i SH-3 Sea King. Venne anche esportato in qualche nazione cliente dei prodotti italiani, per esempio degli elicotteri Agust-Bell AB212 e Agosta- Sea King. I primi sono nominalmente compatibili con tale arma, ma di fatto quelli della MMI non la usano per il suo peso eccessivo, preferendo i Sea King con lo stesso armamento (due missili), quantomeno quei Sea King che hanno ricevuto le modifiche apposite per il loro uso. Sfumata invece l'ottimizzazione con l'MB.339C, che del resto avrebbe avuto prestazioni piuttosto modeste (una tipica missione avrebbe avuto, anche con serbatoi ausiliari, solo 500 km con missione Hi-lo-Hi, da confrontarsi con gli 800 del Super Etendard con un missile Exocet (dal peso e raggio doppi), oltretutto ben più veloce sia in crociera che in attacco e disimpegno. Così la combinazione non ha avuto successo. La Marina ha comprato una quarantina di missili e altri, come si è detto, sono andati ad ulteriori clienti, sia pure sacrificando notevolmente le prestazioni degli AB-212 (Turchia e Perù sono stati forse gli unici clienti esteri). La sofisticata elettronica del Marte, pur se tecnicamente interessante, era certo un po' 'sprecata' se si considera che l'OTOMAT, pesante quasi 800 kg, aveva quasi lo stesso sistema di guida, ma una gittata 6 volte maggiore, una testata 3 volte più pesante, e una maggiore velocità.
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===SL/ALQ-234<ref> F.J. A&D, Feb '89 p.28-29</ref>===
Il Selenia AL/ALQ-234 è un apparato con struttura caratteristica, con un'antenna anteriore d'emissione triangolare, dietro la quale vi è una turbinetta d'azionamento eolico (con un generatore elettrico collegato, un po' come nell'EA-6B). Esso è stato pensato sopratutto per coprire l'aereo dalle difese antiaeree, e senza particolari esigenze d'interfaccia, essendo un apparato essenzialmente autonomo, ed efficace sia con i sistemi ad onda continua che con quelli più insidiosi, ad impulsi. Un contenitore cilindrico lungo 3,285 metri e pesante 270 kg, con agganci standard a normali piloni e una suddivisione interna in circa 5 compartimenti elettronici; ha due gruppi di antenne, sia anteriore che posteriore per la copertura dei rispettivi settori. Il sistema ha un'antenna RWR per riconoscere la fonte d'illuminazione e un microprocessore che valuta come disturbare più efficacemente la fonte elettromagnetica; il campo d'azione è sulle onde centimetriche in banda I e J, con emissioni di rumore e inganno, e variazione della potenza. La difesa contro radar ad onda continua è possibile sul settore frontale con bande H e J. Il software ha la capacità di elaborare dati e analisi su più minacce contemporanee, e la turbinetta ausiliaria, che permette un'alimentazione autonoma, ha un generatore a turbina da 7,5 kVA, mentre il raffreddamento è a doppio circuito a scambiatori termici, uno è quello primario, a liquido, per le piastre dei componenti elettronici, e un altro, ad aria, a ciclo aperto. A bordo dell'aereo è richiesto un piccolo pannello di controllo nell'abitacolo, per informare il pilota della minaccia e delle contromisure scelte. La velocità massima del sistema è stata pensata per compiti supersonici: sebbene provato anche da macchine come gli Alpha Jet, è un tipo trasportabile da 1,1 mach slm a 1,5 mach a 10.000 m, anche se la limitazione è in temperatura, con ISA +15°, ovvero 40°. Per il resto c'éè un BITE (Built-In Test Equipment) per eseguire a terra quattro livelli di manutenzione: controllo sulla linea di volo (preparazione alla missione), e altri quattro livelli in laboratorio. Presentato durante i primi anni '80, era già stato adottato da alcuni utenti, che ancora nel 1989 non erano tuttavia noti (sebbene tra questi vi fossero sicuramente i Mirage 5 egiziani, in istallazione ventrale).
 
===Bibliografia===