Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-4: differenze tra le versioni

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Le bombe tedesche erano di diversi tipi e formati, identificati da sigle e numeri (peso in kg): le SZ erano 'dirompenti cilindriche', ad involucro sottile: questo significa che avevano un'elevata percentuale di peso sotto forma di esplosivo e quindi una potentissima esplosione; c'erano poi le SD, che erano invece di tipo 'medio' con involucro semiperforante ad involucro più spesso, e infine le PZ con una robustezza ancora superiore, considerate 'bombe controcarri' ma presumibilmente usate anche contro navi da guerra. La sigla era seguita da un numero che indicava il peso, c'era anche un colore nella parte posteriore dell'ordigno che lo identificava immediatamente, onde evitare problemi d'uso: giallo per le SZ, rosso per le SD e blu per le PZ. La forma di tutte le bombe tedesche era quella, essenzialmente, di un cilindro, con punta tozza e codolo con 4 ali, spesso con montanti di irrobustimento oppure, nelle bombe più grosse, un anello di stabilizzazione che collegava le alette posteriori. Non erano quindi altro che grossi contenitori con l'aspetto di un proiettile caudato, e non per esempio, di forma aerodinamica 'a goccia allungata' come le bombe RAF e in generale, quelle moderne.
 
Nonostante questa apparente semplicità, i risultati erano comunque più che validi, grazie all'addestramento degli equipaggi, all'uso di tecniche d'attacco in picchiata e al congegno di puntamento Lofte 7, che garantiva una precisione nel bombardamento livellato paragonabile a quella del molto più rischioso attacco in picchiata. Questo congegno era paragonabile solo al sistema di puntamento Norden americano, un vero e proprio computer analogico, mantenuto segretissimo a lungo, giusto come fecero i Tedeschi con il sistema di richiamo automatico dei bombardieri Junkers (salvo peraltro cederlo ai Sovietici prima dello scoppio della guerra). L'esplosivo usato dai Tedeschi era ad altissimo potenziale, come scoprirono gli Inglesi: era comune l'uso di esplosivo 'alluminizzato' come carica interna, al posto dell'Amatol o della dinamite delle bombe Alleate di inizio guerra. Cosa comportava quest'innovazione? Che si forniva più energia all'esplosione. L'alluminio di per se non è esplosivo, ma lo diventa se sottoposto ad un innesco adeguato, vedi gli ordigni FAE: se c'éè abbastanza temperatura d'innesco la polvere d'alluminio si 'accende' in maniera violenta reagendo con l'ossigeno dell'atmosfera, il che è ovviamente inutilizzabile per una bomba di profondità, ma fondamentale per tutti gli altri impieghi. Il rapporto potenza-peso è elevato, perché il combustibile, di qualunque tipo, non ha dentro di sé atomi d'ossigeno, il quale però dev'essere fornito dall'atmosfera. Il tritolo per esempio ha una percentuale di ossigeno pari al 42% del peso. Per questo gli ordigni FAE sono tanto potenti rispetto al loro peso, al patto però di avere un sistema efficace di diffusione nell'atmosfera per ottimizzarne gli effetti. Una casa satura di gas è un classico esempio, ma un altro si trova sotto mano a Capodanno: se sezionate un petardo come il magnum, per esempio, scoprirete che ha polvere da sparo circondata da sottile polvere d'alluminio, da qui la potenza della sua carica, che pure non ricorre ad esplosivi sofisticati.
 
Gli inneschi erano invece per lo più in cera di pentrite (un esplosivo potentissimo, usato per proiettili di piccole dimensioni), con spolette ad impatto ad azionamento elettrico (piezoelettrico?), ma esistevano anche le spolette come la Type 17 ad orologeria ritardata e la Type 50 che era una trappola esplosiva e si attivava con le vibrazioni (di eventuali artificieri). C'era anche la ZUS 40, messa talvolta dietro la spoletta normale: come questa veniva rimossa, si attivava. Era davvero una guerra senza esclusione di colpi e si pensava di colpire anche gli artificieri, personale specializzato dalla professionalità non facilmente reperibile.