Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Francia 3: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: apostrofo dopo l'articolo indeterminativo
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: errori di battitura e modifiche minori
Riga 98:
In ogni caso tale confronto rimase pura accademia, dato che gli eventi portarono le quattro navi a non incrociare mai le armi. La robustezza delle navi fu comunque messa alla prova, ma dagli 'ex alleati'. A Mers-El Kebir una cannonata da 381 inglese colpì il tetto di una torre della Dunquerke, uccidendo gli uomini della semitorretta coinvolta, ma senza penetrare la corazza e possibilmente far esplodere le munizioni. Mentre la Dunquerke venne messa KO da almeno 3 colpi da 15 pollici, la Strasbourg riuscì a far pressione e a prendere il mare. Fu proprio l'accensione delle caldaie delle navi francesi che contribuì ad aggravare il clima delle trattative tra ex-alleati, ma del resto gli Inglesi si presentarono con una intera flotta e i Francesi, con le loro navi dai cannoni 'tutti a prua' erano letteralmente imbottigliati nella rada, pesantemente sotto la minaccia delle corazzate britanniche. In seguito la Dunquerke venne colpita anche da siluri, alcuni dei quali con gli acciarini mancanti (evidentemente nella RN non tutti si sentivano nella condizione di sparare contro i Francesi) e persino da un'azione di commandos inglesi, che portarono delle cariche di profondità sotto lo scafo della nave con una motolancia, con l'intenzione di causarle altri danni dalla loro esplosione (che però non avvenne). La Strasbourg passò sopra il campo minato steso 'preventivamente' dai Britannici e subì un attacco degli Swordfish, ma ne abbatté due e non riportò conseguenze. Sparò alcuni colpi con i 330 mm, come del resto fece la Dunquerke con almeno 40 proiettili. Le navi francesi erano, come si è detto, 'offensive', se avevano l'iniziativa potevano mostrare la prua pur sparando con tutti gli 8 pezzi da 330 mm, ma del resto se inseguite avevano il problema opposto, se attaccata dunque l'attitudine della Strasbourg sarebbe stata quella di puntare addosso ad eventuali oppositori sparando con tutti i cannoni. Non accadde, ma l'unica corazzata che poteva inseguirla, l'HMS Hood, era incapace di superare i 27 nodi a causa dell'interruzione dei lavori dovuti alla guerra contro l'Italia. Forse il massacro della rada algerina fu indirettamente anche il protagonista della fine della flotta francese, quando a Tolone, nel novembre 1942, i Francesi preferirono autoaffondare le navi piuttosto che subire perdite umane per scappare dalla Luftwaffe e dalle insidie subacquee.
 
===La 'Richelieu' e la diaspora della flotta francese <ref>Vascotto R. ''La corazzata Richelieu'', Storia Militare Dic 2008</ref>===
 
Ecco uno sguardo d'insieme sulla flotta francese e sull'evoluzione ultima della flotta d'anteguerra: le corazzate classe 'Richelieu'. Bisogna dire che la flotta francese non è mai stata ben studiata. Non ha mai adottato materiali standardizzati con i Britannici o gli americani, quindi ha fatto poco parlare di sé, e storicamente, nelle guerre combattute, è risultata sostanzialmente irrilevante. Ma tutto questo non giustifica la sostanziale mancanza d'interesse a livello internazionale per una Marina che sebbene isolata progressivamente, ha saputo mantenere una sua logica e indipendenza, sia nel bene che anche nel male, con scelte non necessariamente condivisibili e spesso causate da situazioni contingenti. Come si vedrà, le 'Richelieu' rispiecchiano bene tale travagliata storia e l'elevato spreco di potenzialità dato dall'evolversi nefasto degli eventi, culminato con il 'suicidio della flotta' di Tolone, nel tardo 1942. Del resto le flotte militari sono da sempre dipendenti, non tanto dalla tecnica (nonostante l'apparenza) ma dall'impostazione politica di cui sono espressione.
 
Dopo la I guerra mondiale la Francia aveva una flotta militare dal dislocamento complessivo tutt'altro che trascurabile, pari a 485.000 t. Ma il drenaggio per le esigenze del conflitto a terra era stato tale che nel 1919 solo 25.000 t erano sugli scali per le nuove costruzioni. Con i Tedeschi rimasti a tiro di cannone dalle periferie di Parigi (almeno per quel che riguarda i 'super cannoni' da 120 km) fino alla fine della guerra, non c'éè da stupirsene. Ma del resto furono proprio gli errori della politica e dell'esercito a causare il crollo del 1914. Servivano, e vennero prodotti, piuttosto grandi quantitativi di artiglierie e anche di carri armati, di cui la Francia fu la seconda produttrice dopo la Gran Bretagna. Nell'immediato dopoguerra i piani di crescita per le varie marine mondiali dovettero in gran parte essere accantonati o decurtati drasticamente. C'erano da valutare gli effetti delle innovazioni tecniche sulla progettazione delle navi, specie le offese subacquee e in prospettiva, aeree, che per navi tradizionali erano potenzialmente mortali (sopratutto i siluri e le mine). Peggio ancora, c'era la crisi economica e il goffo tentativo di governare la 'tenuta pacifica' dell'Europa dopo l'armistizio. L'Austria si era quasi dissolta, ma la Germania preoccupava e molto. I trattati internazionali per limitare gli armamenti erano sopratutto volti al settore navale, che per giunta sancì la superiorità degli anglo-americani sui Francesi, e peggio che mai, la parità con l'Italia. Il trattato di Washington del '22 arrivò quando non c'era ancora Mussolini al potere, ma la crisi e i problemi sociali mordevano fortissimo in un'Europa piagata dalla guerra e dalle malattie (influenza 'spagnola' in primis). Ora la Francia era certo molto imbarazzata dal dover risultare pari all'Italia, non tanto per un problema d'orgoglio quanto per la difficoltà di garantire il controllo dei mari e i collegamenti con le colonie sparse nel mondo, mentre al contempo l'Italia aveva possedimenti oltremare meno estesi e poteva quindi dedicarsi con maggiore impegno ad una competizione contro i Francesi. Da allora la rivalità franco-italiana venne fuori con una serie di navi che cercavano, nei limiti del dislocamento (spesso però superati) concesso, di superarsi in capacità operative. Per giunta la Francia doveva anche guardarsi dalla Germania, e non solo sul settore navale: se con gli Italiani si poteva contare sulla barriera alpina, con i Tedeschi il problema era quello di affrontare un nemico potenziale molto più numeroso e agguerrito. Anche occupare la Rhur non sarà sufficiente per frenarne il riarmo, che d'altro canto era stato suscitato anche dalle esose richieste Alleate come risarcimenti post-bellici, inaccettabili per i Tedeschi, che bene o male avevano concluso la guerra stando ancora in territorio francese (e quindi non sentendosi realmente come 'sconfitti'). Si costruì la Linea Maginot, che ingoiò nel terreno cannoni, bunker e un pozzo di denaro in forti che erano considerabili come 'corazzate di terra'. Ora in tutto questo c'era poco spazio per la Marina, già trascurata da governi deboli ed instabilil, quando i programmi navali necessitano di una lunga e costante programmazione. Niente leggi speciali per la marina (come quella che nel '76 'salvò' la Marina italiana), ma solo bilanci annuali in cui far rientrare tutte le spese dato il compito assegnato alla forza armata. E questo richiedeva ben 720.000 t di navi d'ogni sorta per assolvere ai tre principali compiti: contrasto ai Tedeschi, agli Italiani e mantenimento delle comunicazioni oltremare. Così ancora nel 1940 c'erano, in realtà, solo 550.000 t suddivise in 175 navi da guerra e 110.000 per le navi ausiliarie.
 
Così si attese il 1931 per iniziare ad aggiornare le navi da battaglia della flotta, stimolati dalle Panzerschiffe tedesche (e i Tedeschi a loro volta vennero stimolati, come anche gli Italiani, dalla 'risposta' francese), si impostarono le due 'Dunquerke' da 25.000 t. Per giunta c'erano altri problemi, al solito politici: nel '35 gli Inglesi acconsentirono ai Tedeschi, con accordi bilaterali nel giugno di quell'anno, di arrivare a 420.000 t di naviglio, pari a 2/3 di quello francese. Con Mussolini che scosse il panorama internazionale con la crisi etiopica e che già era 'pari' alla Francia, e la Germania che sarebbe arrivata ai due terzi, i Francesi non avevano più modo di difendersi da soli. Dovettero cercare l'appoggio britannico, che fin'allora era rimasto piuttosto vago, tanto che ci volle l'accordo di Portsmouth dell'agosto del '39 per ottenere un impegno concreto. Dal gennaio 1935 i Francesi avevano già denunciato il Trattato di Washington, oramai visto da quasi tutti come un 'laccio' che legava le mani al riarmo internazionale e ai preparativi per quella che le scelte politiche stavano concretizzando giorno dopo giorno: un'altra guerra mondiale. Naturalmente, per temerla e prepararsi a combatterla, si fece una via più larga al suo avvento, e così i tardi anni '30 videro una frenetica corsa al riarmo, tutti preoccupati di quello che gli altri stavano facendo.