Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-21: differenze tra le versioni

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Casomai era impressionante ritrovarsi di fronte a tutti e sei i super-SSBN che qui erano basati, assieme alla nave appoggio PLARB (ovvero gli SSBN nella sigla in russo) 'Alexander Brykin'. Come le sei corazzate italiane nel nido di Taranto nel novembre del 1940, erano un bersaglio fin troppo facile. Perché erano tutti qui? Evidentemente si trattava della conseguenza della fine della Guerra fredda e dell'URSS: altrimenti un paio di sottomarini era in mare, in missione di pattugliamento.
 
Ma adesso pensiamo a focalizzare gli enormi sottomarini che stentavano ad entrare nell'obiettivo per una singola fotografia. Questi sono i Typhoon, o almeno così sono noti in Occidente. A maggior ragione se si considera il romanzo 'Caccia a Ottobre Rosso' e relativo film, anche se va detto che non c'éè nessun sistema esotico di propulsione, a parte quello che serve per un battello tanto gigantesco. Vennero costruiti con uno scopo, quello di essere una piattaforma pratica per un nuovo tipo di missile, l'RSM-52 chiamato in codice NATO SS-N 20. Questo mostruoso missile SLBM, con una gittata pratica paragonabile a quella di un ICBM, stazza 90 t, cosa possibile nonostante la lunghezza di 16 m per via di un diametro di ben 2,4 m. Nondimeno, la loro sperimentazione era stata fatta su di un battello diesel-elettrico GOLF (Progetto 619).
 
Per questi mostruosi missili, simili ai 'Trident' che però erano più piccoli e precisi, era necessario un battello di grandi dimensioni; a maggior ragione se si considera che il numero di armi a bordo era stabilito in 20 unità: un'impresa al limite del possibile per il capo-progettista Sergeij Nikitovich Kovolev. Questi approntò con il Progetto 941, il cui primo esemplare venne impostato nel '75 a Severodvinsk, nel Cantiere N.402. Venne varato nel 1980, a settembre, mentre le altre unità vennero consegnate via via tra il 1984 e il 1990. Il loro equivalente (attenzione, non si sta parlando di 'confronto diretto', gli SSBN non si attaccano tra di loro) erano i battelli SSBN classe 'Ohio', di gran lunga più semplici ed efficienti, anche se di lunghezza comparabile. Il fatto è che essi erano armati con missili che, grazie ad una tecnologia più moderna e compatta, pesavano circa la metà. Quindi anche con un sottomarino di tipo convenzionale, a scafo unico anche se molto lungo, era possibile portare ben 24 Trident C4 prima, D5 o Trident II (con maggiore gittata) poi. Questo, unito alla maggiore ricchezza americana consentiva di costruire ben 18 sottomarini, che a tutt'oggi sono la base degli SSBN dell'US Navy. Ma anche così, tutto questo non toglieva nulla dell'audacia mostrata nel costruire i battelli Project 941. Questi erano chiamati 'Akula', ma non è da confondere con il nome in codice NATO di un'altra classe di sottomarini, stavolta del tipo SSN e quindi del tutto diversi come funzioni e capacità.
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L'apparato motore dei sottomarini di questa classe è di fatto il principale responsabile, almeno in termini diretti, della costituzione dei Typhoon: infatti per portare tanti missili ad una apprezzabile velocità (circa 25 nodi) era necessario un potenziale enorme, che non si poteva ottenere da una singola unità motrice: così sono stati installati due reattori nucleari come quelli della classe Delta (ovvero le classi Murena e Kalmar). Con oltre 350 MW si tratta davvero di una potenza immane, ma che ha richiesto a quel punto di sistemare, anche per ragioni di sicurezza, ciascun reattore in un cilindro pressurizzato separato: questo ha comportato quindi l'adozione della struttura 'bicilindrica' e non solo: il peso dei reattori e dei turboriduttori ha reso necessario, per compensare, di spostare la batteria missili con le 1.800 t di armi nei tubi pressurizzati, a proravia.
[[Immagine:Delta-II_class_nuclear-powered_ballistic_missle_submarine_2.jpg|320px|left|thumb|Degni colleghi dei Typhoon erano i 'Delta', qui uno della IIIa serie]]
Quanto al compito dei 'Typhoon', portare la guerra nucleare con circa 160 testate H, capaci di distruggere il Nord America, esso era espletabile solo in caso eccezionale di una guerra senza limiti, mentre il suo ruolo 'normale' era quello del pattugliamento per minacciare i possibili rivali. In verità, con i sottomarini armati di missili da oltre 8.000 km, non era necessario andare a cercarsi lo scontro con l'USN: bastava restare nei 'santuari' controllati dalla Marina sovietica e agire a quel punto come una specie di batteria di missili subacquea e mobile. Era questa la cosidetta 'Teoria dei bastioni' in auge dagli anni '70. La gestione delle crisi avveniva tramite canali ELF e VLS con un messaggio codificato che eventualmente avrebbe dato il là al lancio di missili, purché uguale a quello in codice. In pratica, il comandante e l'ufficiale addetto al lancio inserivano la chiave di lancio in loro possesso ciascuno nelle apposite 'serrature': prima il comandante e poi l'ufficiale, praticamente un suo parigrado, addetto ai missili. Poi seguiva il lancio che avrebbe portato la distruzione nucleare: sequenze di uno, due o 4 missili per volta, dopo il controllo da parte di una postazione di lancio apposita che controlla i missili uno per uno. Non bisogna scherzarci su: un SSBN Delta, pur lanciando i missili sott'acqua, ebbe danni allorché uno dei 4 missili lanciati gli ricadde letteralmente addosso ripiombando in mare. Quanto alle capacità di operare sul mare, non va dimenticata la robustezza della torre, priva di timoni nel punto in cui tradizionalmente essi sono presenti sui battelli americani, sulla falsatorre. Ma qui sono troppo vulnerabili per dei battelli che devono emergere da un mare che non è quasi mai 'libero': c'éè il pack (almeno, questa era la situazione prima dell'Effetto serra), ma i battelli sovietici sfruttano ampiamente questa possibilità per nascondersi. Non bastassero le 'termiche' e tante altre variabili, i ghiacci sono una vera assicurazione. Sotto di essi i sonar funzionano molto male, e i siluri filoguidati pure, tanto che una delle versioni dell'Mk.48 è stata modificata appositamente per funzionare 'anche sotto i ghiacci'. Comunque è da scordarsi la possibilità di attacco a grande distanza come le capacità di velocità e di corsa di tali siluri permetterebbero. I missili nucleari di profondità SUBROC erano un altro modo per colpire nell'arco di minuti fino ad oltre 50 km, ma richiedevano un preciso targeting: se la testata finiva contro un icesberg invece che in mare, non s'era fatto nulla e il riverbero dell'esplosione atomica avrebbe mascherato per periodi di tempo lunghissimi il battello russo. Inoltre, a corta distanza davvero sarebbe contato chi fortuitamente incontrava chi. Gli SSBN sovietici erano difesi al meglio anche da altri sottomarini. Un Typhoon può emergere, grazie alla struttura rinforzata, là dove il pack è spesso anche alcuni metri, e poi lanciare i missili stando emerso. I sottomarini occidentali possono fare qualcosa di simile ma a patto di poter salire con un alto angolo d'attacco, sfondando di prua il pack. I Typhoon naturalmente hanno anche dei limiti: la manovrabilità non è eccelsa, e come potrebbe pesando essi circa 2 volte un incrociatore pesante della II GM? La presenza di un gigantesco timone a poppa e di due timoni anteriori retrattili a prua non è sempre sufficiente. Le eliche sono efficienti essendo a 7 pale e intubate, ma questa soluzione non ha effetti positivi sulla manovrabilità in certe condizioni di velocità, sopratutto a bassa velocità. Le manovre con i Typhoon dovevano essere pensate con notevole cautela.
 
Ecco le caratteristiche note: