Dati utili per wargamers/Cannoni controcarri: differenze tra le versioni

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In sostanza sembrava che i cannoni controcarro non avessero più un futuro, e questo lasciava aperta una questione importante: nessun esercito poteva contare solo su truppe corazzate sia per costo che per esigenze tattiche, così con che cosa la fanteria sarebbe stata armata in funzione controcarri? I fuciloni erano troppo pesanti e poco potenti, i cannoni d'appoggio della fanteria erano stati rimpiazzati dai mortai, più leggeri ed efficaci ma privi di capacità di tiro diretto (i tedeschi, che avevano cannoni d'appoggio fanteria da 150 mm li rimpiazzarono per quanto poterono con i mortai sovietici da 120mm). Una soluzione parziale era quella dei lanciarazzi come i Bazooka, che dal 1943 diventarono sinonimo di potenza di fuoco portatile per i fanti. Ma i Bazooka, i Panzerfaust e tutti i loro 'figli' moderni sono armi imprecise oltre 100-200 metri. I cannoni senza rinculo, basati su di un principio del tutto diverso erano un'alternativa che durante la guerra divenne disponibile, e nel dopoguerra ebbero un notevole successo. Con una massa tra i 15 e i 200 kg potevano erogare un grande volume di fuoco, specialmente con granate HEAT controcarro. Un esempio tipico è l'M40, ma anche il più piccolo e quasi altrettanto micidiale SPG-9. Ma nemmeno queste armi erano perfette: pesavano troppo per il singolo fante, avevano una vampa eccessiva che impediva l'uso da ambienti interni e rivelava la posizione del lanciatore, specialmente considerando che il proiettile aveva gittata utile dell'ordine del km e non più. La soluzione, anch'essa abbozzata durante la guerra, aspettò altri 10 anni per cominciare a manifestarsi. Si trattava dei missili controcarro, ovvero proiettili guidati autopropulsi (e quindi non necessitanti di pesanti artiglierie) e muniti di carica cava. Armi come il Sagger e l'SS-11 potevano recapitare una testata HEAT con ragionevole precisione a 3 km di distanza distruggendo ogni carro armato, rimanendo piuttosto leggeri e piccoli anche per l'uso da elicotteri, che erano i nuovi cacciacarri. Nonostante questo, i sovietici continuarono nell'attività di produzione di cannoni controcarro quali gli MT-12 e ancora negli anni '90 producevano il nuovo Sprut da 125 mm, praticamente il cannone del T-72 in versione trainata, su affusto brandeggiabile per 360 gradi. Rumeni, cinesi e yugoslavi avevano anch'essi prodotto molti cannoni controcarro, cosa condivisa in campo occidentale solo dalla Svizzera con alcune armi da 75 mm.
 
La domanda che ci si può porre éè sull'efficacia di queste armi: se sono adeguate perché in Occidente non hanno avuto seguito? E se non lo sono, perché all'Est sono state prodotte per decenni? Le caratteristiche degli MT-12 da 100 mm a canna liscia aiutano a capire almeno parzialmente la risposta. Esse sono armi pesanti 3 t ma capaci di essere trainate fino a 70 kmh e sopratutto di essere messe in posizione in circa 2 minuti e ritirate in altrettanti.
La loro cadenza di tiro arriva a 14 colpi al minuto, i proiettili da 15kg sono assai potenti, supesonici, 'fire and forget' ed insensibili alle contrumisure. La gittata utile arriva a 3 km ma in sovrappiù, come artiglierie da campagna, arrivano a 8 km scagliando proiettili HE. L'affusto di per sè ha una robusta scudatura per proteggere i serventi dal tiro di armi leggere e schegge, e la sagoma nondimeno è bassa e sfuggente.
 
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L'aviazione non fece molto nella circostanza: 4 P-40 mitragliarono gli italiani, ma il maggior risultato che fecero fu colpire la tenda ospedale uccidendo il chirurgo e un infermiere.
 
Questo tanto per dire come le cose siano difficili da prevedere, e a maggior ragione se c'éè un'azione slegata delle varie Armi.
 
 
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===Il problema della perforazione delle corazze: le innumerevoli variabili e soluzioni===
Ma poi c'éè un problema da affrontare, un nodo importante: che si intende per 'perforare una corazza'? Non è facile come sembra.
 
Poniamo che troviate scritto il dato: perforazione: 100 mm d'acciaio a 1000 m. Ok. Ma questo non spiega tutto. Anzitutto, in che condizioni avviene? Della distanza si sa, ma in concreto, delle condizioni in cui i 100 mm vengono perforati si conosce tutto? Se la corazza è verticale, un monoblocco di acciaio omogeneo è un conto: ma se si tratta di una corazza inclinata e-o laminata, spaziata, o di altri tipi ancora, che magari hanno una resistenza equivalente o una massa equivalente a 100 mm d'acciaio, allora è tutt'altra storia.
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L'acciaio di per sè è importante: tanto più è duro, tanto meglio è, ma attenzione perché se cede tende a frantumarsi. In ogni caso, l'acciaio al nichel-cromo è molto meglio di quello al manganese, che in genere, per le sue caratteristiche, è piuttosto usato per i cingoli dei carri armati piuttosto che per le corazze. La durezza delle corazze della II GM arrivava in genere attorno ai 200 Brinnell, oggi si superano agevolmente i 400, per esempio. Le stesse munizioni sono meno efficaci e perforano meno contro i bersagli moderni, insomma.
 
Poi c'éè la struttura: corazza omogenea o corazza laminata non sono affatto la stessa cosa: sopratutto se le corazze laminate sono fatte di tante piastre tutte superficialmente indurite, e magari con caratteristiche meccaniche diverse. Per esempio, i carri inglesi del tipo A10 avevano ottime corazze, eppure erano spesse solo 30 mm. In pratica, c'era una doppia corazzatura, con due piastre ciascuna indurita superficialmente e così lo spessore ha poco a che fare verso la resistenza. Le piastre di corazza sono più facili da 'indurire' superficialmente che in profondità. E sono tanto più facili da indurire se non sono molto spesse. Se anziché 100 mm d'acciaio omogeneo vi sono 2 piastre da 50 mm, non è la stessa cosa (=maggiore resistenza). Naturalmente costa di più, ma se per esempio in quei 100 mm vi sono 5 piastre da 20 mm, la resistenza è decisamente superiore. Proprio la corazzatura superficialmente indurita ha portato a realizzare proiettili chiamati APC, Armoured Piercing, Capped: significa che al corpo del proiettile perforante 'normale' si aggiungeva un cappuccio di materiale relativamente friabile: questo si frantumava all'impatto, ma intanto danneggiava la pelle della corazzatura e consentiva di far passare il nucleo perforante.
 
Questo effetto era già noto con le corazzate, che di fatto (vedi anche le torrette) hanno anticipato la tecnologia dei carri. Ma per i reparti terrestri le cose sono arrivate solo dopo a quest'evoluzione. Spesso i cannoni da 40 mm inglesi non riuscivano a perforare le corazze da 30 mm dei Panzer III tedeschi: questo perché, nonostante avessero una capacità perforante più che sufficiente in teoria, le corazze indurite causavano la frantumazione delle munizioni disgregandone il nucleo in acciaio o tungsteno, annullando le capacità perforanti. Le lamiere saldate vennero rapidamente trovate come le migliori per realizzare armature ad alta resistenza, mentre meno soddisfazione diedero quelle fuse, che tra l'altro erano più difficili da realizzare per lo scafo (alla fine l'optimum fu: corazza di fusione monoblocco per la torretta e saldata per lo scafo). Solo con la piena comprensione di questo fatto vennero costruiti gli APC. Ma siccome questi erano aerodinamicamente molto meno efficienti, nei tiri a lungo raggio tendevano ad essere meno efficienti e meno precisi degli APC. La soluzione furono i più efficienti APCBC, con una forma più allungata, simile a quella degli originali APC se non migliore.
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L'unica forma di protezione accettabilmente pesante è quella sui fianchi della torretta, che sono piuttosto esposti al tiro durante le azioni di fuoco. Per esempio, i T-54 hanno uno schema di protezione di questo tipo: 100 mm a 60 gradi frontale scafo, 80 mm laterali, torre 200 mm frontale, circa 120 laterale, 80-100 mm posteriore. Quindi la torretta resta più spessa di quella dello scafo. In pratica, nonostante la massa arrivata a circa 60 tonnellate, la protezione di un carro moderno è sopratutto intesa per le azioni frontali. Ma questo significa un livello di protezione di 60 gradi sull'orizzonte, un sesto dell'angolo giro. Questo vale per la torre e lo scafo, che in questo senso sono magari a prova di un cannone nemico tipico, come il 105 o il 125 mm.
Lateralmente, la torre sarà protetta su di un settore maggiore dello scafo, ma non di molto. Al dunque, se a questo si sommano le minacce delle armi aria-terra come il submunizionamento d'artiglieria, o le mine controcarri con cariche HEAT, un carro armato diventa un mostro corazzato che riesce a stento a reggere ad alcune minacce ma solo appesantendosi moltissimo, cosa possibile invero dalla meccanica. Un Leopard 2 ha una mobilità superiore ad un Leopard 1 eppure pesa il 50% in più: questo perché ha 1.500 hp anziché 830. Ancora più impressionante il miglioramento generazionale tra Chieftain e Challenger, M60 e M1, T-62 e T-72. Questo rende possibile aggiungere altre corazze aggiuntive, normali o speciali (ERA). Ma nondimeno, è difficile che sia possibile resistere sui fianchi al fuoco di cannoni di calibro superiore al 25 mm sotto il km di distanza. La sopravvivenza contro anche un vecchio cannone da 76-80-90 mm, capaci di perforare anche 200 mm d'acciaio, resta un problema aperto. Inoltre la canna del cannone vero e proprio è sottile e potenzialmente vulnerabile al tiro di armi automatiche pesanti (per esempio, carri KV-1 con il cannone trapassato da semplici pezzi da 37 mm). Questo rende potenzialmente disarmato il carro armato laddove sia colpito da una cannonata, e non c'éè modo di proteggere in pratica le canne.
 
Poi il carro armato, se viene privato della sua mobilità, resta in grave pericolo. Ad El-Alamein, i carri britannici sono stati vittime di molti danni da parte di fanteria controcarri, anche improvvisata: i fanti che sbucano con molotov da buche e rifugi, o con mine controcarri, sono una minaccia anche adesso, da affrontare sopratutto con la cooperazione tra fanti e carristi (da qui la pratica sovietica di portare fanti appollaiati sui carri stessi). I risultati sono stati spesso importanti, anche se nondimeno non sempre riportati correttamente. I folgorini ad El-Alamein si batterono strenuamente, ma il totale dichiarato di 200 carri distrutti era equivalente a tutti i carri inglesi della 7a AD inglese, -che però rimase largamente integra-, mentre non si computano gli artiglieri della Pavia e di altre unità che spararono a zero per giorni per respingere i carri nemici, come racconta A.Bottaro nel suo autobiografico 'Il vento nel Deserto'. Quindi quanti danni furono realmente fatti dai cacciatori di carri? Di sicuro fu fatto il meglio di quello che era possibile con i mezzi a disposizione, ma storicamente è inesatto riportare le azioni di battaglia senza considerare l'importanza dei campi minati nel limitare la mobilità e nelle artiglierie di colpire le forze immobilizzate.