Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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Quanto al GED, aveva 17 carri armati e 10 carri leggeri M24, poi sostituiti dagli M47.
 
Alla fine degli anni '60 gli M47 erano praticamente gli unici carri dell'E.I. Ma la cosa stava per cambiare. Nel frattempo, tuttavia, i carri armati M47 erano intensamente impiegati. Per esempio, con le esercitazioni 'Real Train', che comprendevano un efficace sistema di 'puntamento ottico': si trattava di mettere sui mezzi delle 'targhe' che offrivano numeri, di una certa dimensione, da leggere per gli avversari. Quando questo fosse avvenuto, tenendo conto delle regole(per esempio, le mitragliatrici da 12,7 mm non potevano mettere fuori uso un carro, ma veicoli blindati e leggeri come le AR-59 con cannone M-40), significava che le distanze erano state ridotte a sufficienza per sparare con efficacia contro i mezzi (e persino il personale) nemici. La cosa era macchinosa ma prima dei sistemi laser MILES non c'erano molti altri modi per simulare una battaglia e così negli anni '60-70 si faceva uso di questo sistema. Non mancavano le esercitazioni in Sardegna, con gli sbarchi americani nelle baie attorno a Capo Teulada, e gli italiani facevano il 'partito arancione' ovvero i difensori da battere alla fine di ogni esercitazione. Nondimeno, spesso le cose prendevano un'altra piega e i Marines venivano contrattaccati efficacemente dagli M-47 che li lasciavano sopravanzare e poi prendevano alle spalle i loro M-48 e M-60. Con questa tattica anche un carro moderno avrebbe delle difficoltà, visto che i proiettili da 90 mm non sono uno zuccherino: gli HVAP perforano circa 140-150 mm a 900 m e gli HEAT buoni 300 mm. A proposito di numeri, c'éè da rilevare come all'epoca della II GM i cannoni da 90 mm americani fossero accreditati di prestazioni maggiori, anche 200 mm a 1 km di distanza con i proiettili HVAP. Strano che nel dopoguerra, usando cannoni più potenti si considerasse invece un livello di perforazione minore, e difficile capire cosa sia cambiato nei parametri impiegati. Nelle esercitazioni si usavano anche i proiettili 'a salve' e ovviamente solo contro bersagli inanimati, i proiettili d'addestramento 'a rimbalzo limitato'. Gli M-47 sono diventati anche 'star del cinema'. Con i film bellici che spesso li vedevano incarnare i Tiger o altri mezzi tedeschi della II GM, magari comandati da Lee Van Clef.
 
In ogni caso, questi carri armati stavano diventando obsoleti. Sopratutto, vecchi. Erano mezzi robusti e affidabili, ma i guasti sono aumentati e le parti di ricambio diminuite. Nondimeno, ad un certo punto ve n'erano non meno di 800 in servizio contemporaneamente. Non è chiaro se la divisione corazzata aveva 1 o 2 reggimenti, pare che la forza sarebbe stata in tal caso di 315 carri armati. Però non è chiaro come questo poteva essere se l'organico era di 1 reggimento bersaglieri, 1 carri, 1 artiglieria corazzata, 1 gruppo squadroni cavalleria blindata, poi GED.
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All'M60A1 seguì l'M60A2 con cannone-lanciamissili Shillelagh da 152 mm, prodotto in 526 esemplari. Lo 'Starship' era davvero un mezzo notevole, ma non ebbe successo operativo e la maggior parte della produzione è stata convertita in pochi anni dall'entrata in servizio (attorno al 1973) in mezzi del Genio o gittaponte. Dal '71 gli M60A1 vennero aggiornati, per esempio cominciò ad essere installato un sistema di stabilizzazione del cannone. Può sembrare strano che i carri medi M3 e M4 Sherman avessero spesso uno stabilizzatore ma i cannoni a canna lunga da 90 mm e poi da 105 mm, non erano facili da 'maneggiare'. Così per decenni i mezzi americani non ebbero più i cannoni stabilizzati, un regresso persino verso i vecchi carri leggeri M3 Stuart. Solo molti anni dopo i servomotori per la movimentazione dei cannoni di grosso calibro sono stati messi a punto e applicati (per così dire, visto che inglesi e persino sovietici avevano al contrario sistemi di stabilizzazione installato, fin dal Centurion e dal T-54).
 
La successiva evoluzione fu l'M60A3 con telemetro laser AN/VVG-2 prodotto dalla Hughes con portata di 5 km. Sebbene questa sia la metà di quella dei carri armati più moderni era ancora sufficiente per le necessità pratiche. V'era anche un calcolatore XM-21, il cannone di per sè era stabilizzato con un sistema da 5 hp di potenza, la mitragliatrice Springfield M73 coassiale venne rimpiazzata dalla paricalibro M240 (la MAG belga), e sopratutto, anche se non da subito, il visore termico AN/VSG-2, ovvero il TTS. La produzione iniziò al Detroit Arsenal Tank Plant nel febbraio 1978 ed entro lo stesso anno arrivò a 116 carri al mese, ben più numerosi di quanto sarebbero stati poi gli M-1 Abrams (60 al mese). La nuova apparecchiatura termica rimpiazzava il periscopio passivo M35E1, ma per i carri rimasti privi di questo arnese è stato previsto un proiettore a fascio variabile AN/VSS-3A. Erano già stati previsti dei lanciafumogeni per gli ultimi lotti di carri armati M60A1, ma nell'M60A3 arrivò anche il sistema sovietico di iniezione di carburante negli scarichi per la formazione di cortine nebbiogene mobili. Il cannone ha ricevuto un manicotto termico, il vano motore ha ricevuto un sistema ad estinzione ad halon, molto simile a quello dell'M1 Abrams. In tutto sono stati prodotti 1.786 carri nuovi, ma anche 3.700 per trasformazione degli M60A1. Nel frattempo Israele ha prodotto un kit di aggiornamento dell'M60 costituito da un calcolatore di tiro Elbit, corazza reattiva etc. In seguito, molti anni dopo, sarebbe stato approntato un kit di trasformazione ben più completo, chiamato Sabra. Ma questa è un'altra storia, come del resto quella degli M60A2 e A3. Nel caso dell'E.I gli M60A1 sono rimasti quasi allo stato originale. Solo negli ultimi anni sono stati aggiunti, in sede di revisione, con nuovi equipaggiamenti. I mezzi così modificati si distinguevano dal fatto di avere i lanciafumogeni laterali. Per il resto v'erano sistemi IL per cannoniere e capocarro, mitragliatrici coassiali rimpiazzate dalle MG 42/59. Per il resto restavano i problemi di sempre. Elencandoli, anzitutto c'éè quello dell'ingombro, che in un Paese montuoso come l'Italia è tutt'altro che irrilevante data la sagoma limite dei carichi ferroviari. La conseguenza della sagoma è che per i trasporti su ferrovia era necessario smontare: parafanghi, cingoli, periscopio M36 sulla cupola del capocarro. Piuttosto lungo e sopratutto molto pesante come compito. Il trasporto su nave era quasi preferibile, ma in alternativa c'era sempre quello su strada con portacarri ATC81. A parte l'ingombro, a parte l'altezza per ragioni tattiche (ricerca di ripari e appigli tattici in azione piuttosto difficile per un mezzo alto quasi 3,5 metri come questo), c'era da dire che la cingolatura T97, pur essendo provvista di pattini in gomma, era antiquata: era necessario infatti cambiare l'intero cingolo quando i pattini si consumavano. Ovviamente i cingoli costano molti soldi, e quindi si tratta di uno spreco. I cingoli degli M60 non sono certo né semplici né a buon mercato, differentemente da quelli interamente metallici dei mezzi sovietici come i T-62. I carri M60A3 dell'US Army sono infatti i T142, con cuscini di gomma estraibili una volta consumati. La differenza non è di poco conto: la durata prevista per i cingoli degli M1 Abrams era di circa 3000 km, ma all'atto pratico non superavano di molto i 1000 km. Per ovviare venne adottato il modello con pattini estraibili per aumentare la vita utile di questi ad oltre 3.000 km. A parte questo, il sistema di sospensioni del pachiderma è delicato, soggetto a rotture piuttosto frequenti ai mozzi, barre oscillanti e bracci oscillanti.
 
Ma c'erano altri aspetti importanti, stavolta positive: il carro armato M60 è rustico, nel suo complesso affidabile, e permette di operare anche con equipaggi di leva. I battaglioni dell' 'Ariete' erano il 3°, 5°, 7°, 8° e 10° ed operavano su livelli standard di operatività, spesso meglio di quanto facevano i 'Leopard'. I carri M60 vennero impiegati in un'operazione militare quando alcuni vennero spediti in Somalia, dove uno venne danneggiato da un colpo al torrettino del capocarro nel corso dei combattimenti al tristemente famoso 'Check point Pasta' nell'estate del '93. I carri italiani vennero rimpinguati da forniture americane: per un motivo logistico, infatti,fu reputato più facile e meno costoso prendere dai Marines americani 10 carri armati M60 con corazzature ERA, piuttosto che modificarli in patria e poi spedirli nel Corno d'Africa. Dopo di che, la fine dei carri armati M60 fu rapida: nei primi anni '90 vennero radiati dal servizio e demoliti.
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In termini di corazzatura, il Leopard è leggermente protetto, con una torretta mediamente di circa 60 mm di spessore, in un pezzo di fusione, mentre lo scafo ha 70 (altre fonti 86) mm sul frontale dello scafo, inclinato a 60 gradi (raddoppiando lo spessore virtuale), i fianchi sono invece di appena 35 mm, che nella parte superiore sono leggermente inclinati. Sicuramente non era questo il campo in cui il Leopard eccelleva, anche se l'acciaio era di ottima qualità. La protezione era essenzialmente quella di muoversi veloce e sparare, sottraendosi poi alla reazione specialmente dei missili controcarri, potenti ma piuttosto lenti: percorrere 3 km per un'arma del genere significava circa 20-30 secondi di tempo, mentre i proiettili del cannone potevano essere esplosi a 6-8 colpi al minuto, ad oltre 1 km al secondo di velocità media (e 'fire and forget').
 
I sistemi di controllo del tiro e visione sono pari a quelli dell'ottima tradizione tedesca. La panoplia comprende ben 14 periscopi di cui 8 per il capocarro nella relativa cupola, 3 per il pilota (sistemato a destra nello scafo), 1 per il cannoniere e addirittura 2 per il caricatore che nella maggior parte dei carri non ne ha alcuno. Il sistema d'osservazione principale è un periscopio TRP5A per il capocarro, estremamente potente dato che ha ben 20 ingrandimenti. Di più, ha un ingrandimento variabile a seconda della situazione, e liberamente, con uno zoom da 6 a 20x. Questo significa che a-ha un potere d'ingrandimento molto maggiore di quello degli altri carri armati, b-sono disponibili più ingrandimenti e c-sono interamente variabili con un apposito 'zoom'. Anche il telemetro non scherza: con una base di 1,7 metri, il TEM 2A ha un raggio utile fino a 4.000 m e possiede un ingrandimento di 16x. Ma non è solo questo, ma anche il fatto che può essere utilizzato sia nella precisa ma difficoltosa modalità stereoscopica e nella meno precisa ma più rapida modalità a coincidenza d'immagine. Il cannoniere ha anche un periscopio TZF 1A con ingrandimento 8x e due periscopi. Non c'éè problema nel considerare questo sistema di visione come il migliore della sua generazione (per la gioia degli utenti nelle esercitazioni 'Real Train' di cui sopra). Il periscopio di capocarro e cannoniere dell'AMX-30 hanno 10x e 8x, il telemetro ha una portata di 3,5 km ed è a coincidenza.
 
Il cannone originariamente non era stabilizzato (in seguito è stato installato un sistema americano Cadillac-Cage), ed era asservibile anche al capocarro con il relativo periscopio. Quando è notte è possibile utilizzare un sistema IR attivo, rimpiazzando i periscopi di capocarro e cannoniere, nonché quello del guidatore (abbinato a fari IR). Quando è visto un bersaglio, se c'éè poco tempo si usa il sistema a coincidenza, se c'éè scarsa visibilità è usato il modo 'stereo'. Un sistema di collegamento flessibile permette di mantenere puntato il periscopio sul bersaglio mentre è brandeggiata la torretta. Quando viene scelta la munizione e viene determinata la distanza, l'alzo è determinato automaticamente. In pratica è un sistema evolutosi da quello del carro armato M47 e M48. Di notte viene usato un sistema IR che ha una sensibilità sufficiente per vedere anche oggetti roventi. La portata è di circa 1-1,5 km come massimo, ma una canna di cannone rovente potrebbe essere vista anche a 2-3 km, un vantaggio non da poco visto che non occorre emettere la 'luce nera' (IR) con il proiettore AEG XSW-30U. Questo è normalmente sistemato dietro la torretta smontato, ed è usato solo di notte. Ha la capacità di emettere anche luce bianca, cosa che ovviamente aiuta le operazioni notturne in generale (per esempio, collaborando con la fanteria) ma normalmente è abbinato al periscopio IR Eltro B171-2 per il capocarro. I colpi disponibili sono 60, di cui 42 nello scafo anteriore e 18 in torretta.
 
La produzione del carro armato Leopard iniziò abbastanza tardi rispetto ai pariclasse americani e sovietici, ma non passò molto tempo che il carro venne esportato in diverse nazioni. Tra queste l'Italia, che ricevette nel 1971-72 200 carri direttamente dalla Germania, mentre si attrezzava per la produzione su licenza. Arrivarono anche 69 carri soccorso, 14 carri Genio e una decina di carri scuola. Poi il carro venne prodotto su licenza dalla OTO. Accadde solo l'anno dopo la guerra del Kippur (dal 1974) per cui all'epoca l'E.I. aveva 200 carri Leopard per la brigata di cavalleria 'Pozzuolo del Friuli', 300 carri M60 per la divisione 'Ariete' e alcune centinaia di carri M47 (più scorte) per varie altre divisioni meccanizzate e unità motorizzate varie. Dal 1974 ai primi anni '80 vennero prodotti 720 Leopard 1 ('uno' perché nel frattempo apparve il Leopard 2, ma è poco importante visto che l'E.I. non lo ha comprato), di cui l'ultimo lotto venne costruito negli anni '80. Era costituito da 120 carri armati, che non erano stati originariamente previsti. Invece vennero ordinati e consegnati entro il 1983, anche per questo l'Italia si è ritrovata con tanti carri Leopard. La produzione totale è stata quindi di 720 mezzi, più i 200 tedeschi. Rispetto a questi i veicoli italiani si distinguevano per i cingoli Diehl 604A con doppia serie di pattini di gomma estraibili, teste corazzate per il telemetro ovale invece che rotonde, apparato IL per il pilota, cambio sterzo automatico anziché semiautomatico, sistema NBC in un blocco unico. In seguito, a parte quest'ultimo, gli altri sistemi sono stati retrofittati in sede di revisione anche ai carri di produzione tedesca, quanto meno la maggior parte di questi. Altri mezzi derivati sono stati prodotti, sempre su licenza. Anche questi veicoli eccellono nelle loro categorie: 68 carri soccorso, 26 carri del genio, e 64 carri gittaponte capaci di superare ben 20 m di distanza (ma con una lunghezza nominale di 22 m, non interamente utilizzabile). Anche questi mezzi sono molto importanti per l'operatività dei reparti corazzati, anche più di un carro armato normale. In tutto quindi, sono stati ordinati e consegnati ben 1173 veicoli, inclusi una decina di carri scuola con un simulacro di cannone e una torretta che sembra una cabina di una gru civile.
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L'Ariete, in tempi di magra come quelli in cui s'é venuto a trovare, non ha mancato di causare polemiche sul tipo di mezzo che l'E.I. intendeva adottare. Nondimeno, su di un percorso di 10 km venne confrontato attorno alla fine del '92 con altri 2 carri armati, ovvero il Leopard 1 e l'M60A1. In appena 10 km di percorso cross-country ha staccato in media di ben 7 minuti l'M60, ma è riuscito anche a dare 3 minuti e mezzo al Leopard, nonostante che questo fosse rinomato per l'alta mobilità e che fosse in una versione ancora piuttosto 'nuda' rispetto a quella di un carro armato come il Leopard 1A5. La ragione era, nonostante tutto, un rapporto potenza-peso di circa 24 hp/t contro 20-21, ovvero circa il 15-20% in più, il che dava una migliore accelerazione e ripresa, e anche una leggermente superiore velocità di punta con un picco di oltre 70 kmh (nominalmente erano 65, ma attenzione, i carri moderni riescono spesso a superare, differentemente dai loro avi, la velocità 'ufficiale', persino con picchi dell'ordine dei 100 kmh..), ma anche un sistema di sospensioni capace di mantenere meglio le curve ad alta velocità rispetto a quanto possibile al più delicato Leopard 1. L'M60, invece, con i suoi 13-14 hp/ton è stato proprio stracciato. Tutto questo venne ottenuto nonostante il peso dell'Ariete fosse stato appesantito con una zavorra dalle 52, t originarie a ben 55. Però il motore era stato a sua volta potenziato da 1.200 hp a 1.270 (non è chiaro se l'obiettivo finale fosse 1.300 netti, come indicato da molte fonti), per compensare in qualche modo l'aumento di peso, visto che originariamente era di circa 50 t. Il rapporto potenza-peso, così, è passato da 24 a 23,1 hp/ton, ancora di quasi il 10% migliore del Leopard e quasi il doppio rispetto all'M60. Peccato che non siano stati divulgati dati sul tempo totale di percorrenza, forse dell'ordine del quarto d'ora.
 
Il costo base dell'Ariete all'epoca era stimato in circa 5,4 mld per mezzo, ma il costo del programma era di 1.400 mld dato che in questo erano compresi anche: 18 mld per l'acquisto del sistema d'allarme laser, oramai deciso (al 1992), 130 per il supporto logistico, 44 per collaudi e munizionamento, 70 per l'avvio della produzione e 50 per lo studio riguardo il previsto successore Ariete 2. Le disposizioni interne dell'Ariete presentato all'epoca comprendevano 15 colpi di pronto impiego stivati verticali (non esattamente la miglior forma di protezione..) sul cestello torretta, in una struttura corazzata, e 27 nella parte anteriore dello scafom a sinistra del posto di pilotaggio. La protezione antiesplosione non era quindi particolarmente curata rispetto all'M1 e anche ad altri carri. Nella controcarena c'era il calcolatore digitale Cosmo, l'apparato di ventilazione e quello NBC, nonché la radio RV-3/4. Lo spazio è maggiore rispetto a quello consentito dal Leopard 1, ma il conduttore può entrare dal suo portello solo se la torretta è girata ad ore 3 o 9. La visione del capocarro era affidata al sistema panoramico della SFIM ma anche a 8 periscopi fissi con visione di 360 gradi eccetto il periscopio anteriore, che fa da ostacolo. Il caricatore, a sinistra, invece ne ha solo 3 e tutti rivolti verso l'avanti. La mitragliatrice MG 42/59 è installabile su di una rotaia che può essere sia sopra il portello del capocarro che quello del caricatore (oppure di tutt'e due, magari con un piccolo scudo protettivo, come è successo poi in azioni di 'peace keeping' o di occupazione militare che dir si voglia). Sul fondo del carro c'éè un'uscita d'emergenza, utilizzabile dal pilota ma anche dagli altri dell'equipaggio se la torretta è orientata a ore 6. Si tratta di un utile ausilio (anche se potenzialmente vulnerabile alle mine) per scappare dal mezzo sotto il fuoco nemico, senza sgusciare dall'alto dei portelli (o anche per entrare, se il portello è lasciato aperto). La dotazione di bombole antincendio è di 6 (almeno sul prototipo), sull'abitacolo del servente vi era la manopola di bloccaggio torretta, panello elettronico per la presentazione delle munizioni selezionate, allarme laser, sistema NBC e antincendio etc., mentre il comandante tra l'altro avevai comandi di sparo nebbiogeni e il pannello d'allarme laser, 2 cloche per orientare la torretta e molti altri sistemi, tra cui quello di sparo in emergenza del cannone, a magnete, uguale a quello del Leopard 1.
 
Le alternative all'Ariete sono state vagliate: l'offerta tedesca per il Leopard 2 era per 4,5 miliardi al pezzo più però le forniture logistiche, mentre una co-produzione avrebbe invece aumentato i costi del 20%. L'Ariete almeno come sistema di osservazione e di tiro era migliore (nessuna sorpesa, la tecnologica in 10 anni ne ha fatti di progressi), ma sopratutto si è voluta preservare l'industria nazionale del settore, ovviamente sopratutto Fiat-Iveco con 248 subappaltatrici (in particolare Galileo con il 14,8%, Marconi Italia con il 6,4%, Marelli Avio con l'1%). Nondimeno, il 14% dei materiali è stato comprato dall'estero, per non parlare delle licenze varie (le munizioni, per esempio, ma anche presumibilmente lo stesso cannone, sia pure realizzato in maniera leggermente diversa). L'M1 Abrams costava di meno rispetto a tutti gli altri ma la turbina non ha convinto concettualmente e come consumi. Il Leclerc era disponibile più o meno negli stessi tempi e non costava meno di 7 miliardi al pezzo.
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Dati questi precedenti è davvero difficile spiegarsi come ad un certo punto all'E.I. venne l'idea di munirsi di una blindo che al contrario è diventata la più costosa, pesante e potente della NATO (superata come peso solo dalla Roiikat sudafricana). Per esempio, nel caso della Francia l'evoluzione delle blindo è stata vasta ma graduale. La B1 Centauro è stata pensata con un lungo dibattito concettuale, e alla fine è diventata un bestione di gran lunga più costoso e pesante delle altre blindo. Il prototipo apparve in fretta, attorno al 1987 e pochi anni dopo entrò in produzione per rimpiazzare i Leopard di molte unità, sopratutto nel caso di quelle blindate. A maggior ragione tutto questo è 'strano' se si considera come, nonostante fossero ben più economici e nonostante l'esperienza della Fiat-Iveco sui mezzi ruotati, non si sia costituito delle truppe blindate su veicoli ruotati, come quelle messe sù dal Patto, dai Francesi, dagli Spagnoli e dai Tedeschi, per dirne alcuni. Invece si costruirono quasi 5.000 mezzi della famiglia M113, tutti rigorosamente cingolati. Eccetto questi, non v'erano altro, nell'E.I, che autocarri a trazione integrale, mentre i blindati serie 6600 non sono mai stati presi seriamente in considerazione.
 
La Centauro ha una blindatura di acciaio saldato, molto inclinata ma non molto spessa, con alcuni miglioramenti introdotti successivamente: dal 101° esemplare ha avuto una corazzatura migliore: questa comprende un inspessimento della blindatura d'acciaio ma anche una pannellatura interna della Mikrex, in kevlar, capace di fermare anche a distanza ridotta (diciamo sui 100 m) le munizioni da 12,7 mm ordinarie, e da circa 300-500 m quelle da 14,5 mm, nonché le micidiali schegge da 155 mm da 15 m di distanza rispetto all'esplosione. L'incremento di peso è di circa 800 kg. Dal momento che il motore è avanti a destra, dietro c'éè lo spazio per ospitare 2-3 uomini, ma in assetto molto precario. Dal 251imo esemplare venne quindi allungato lo scafo di 22 cm per portare 4 esploratori con un certo confort, in ogni caso al posto di parte delle munizioni (14 sono in torretta, 24 nello scafo posteriore in 'racks' da 12 colpi). Per i mezzi precedenti era in studio, nel '92, un kit per ospitare 2 uomini e un pacco munizioni (quindi solo 26 colpi in tutto). Era allo studio un sistema d'allarme laser collegato ai lanciagranate da 80 mm Galix, della Lacroix francese, capaci di generare in meno di un secondo una cortina fumogena anche nello spettro infrarosso, e persistente per alcune decine di secondi. Si studiava anche un kit per la corazzatura da retrofittare sui primi 100 mezzi, anche se probabilmente questo valeva solo per i pannelli interni.
 
L'armamento della Centauro è costituito da un cannone da 105/52 mm, di tipo a 'lungo rinculo', con un freno di bocca a più luci, estrattore di fumi, manicotto termico, sistemato in una torretta piuttosto piccola e con una massa di circa 5 t (circa un quarto di quella di un carro armato tipo Ariete). I sistemi di controllo del tiro sono come quelli dell'Ariete, a cui rimandiamo. Va detto però che qui il capocarro non è dietro il cannoniere ma a sinistra del cannone (come si capisce dalla posizione del periscopio panoramico). Questo, della SFIM, se è uguale a quello del Leclerc consente una visione IL a 2,5x e due ingrandimenti diurni con 2,5 o 10x. Nonostante il suo volume questo ha quindi meno ingrandimenti (e senza zoom) di quello del Leopard 1, anche se è molto più avanzato. La Centauro non ha lo stesso livello di stabilità dell'Ariete: anche se spara con un cannone meno potente e a lungo rinculo (con una forza di rinculo attenuata dal freno di bocca), e per fare 'centro' deve fermarsi per qualche istante e sparare, specie se si muove su terreno vario. La dotazione di colpi è di 38 proiettili senza truppe dentro lo scafo, poi ci sono 2 (in seguito 3, con lo stesso discorso visto per l'Ariete) da 7,62 mm del tipo MG 42/59.
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La Centauro ha un sistema di controllo del tiro analogo a quello dell'Ariete, ma non è così per il resto. Il motore è sistemato davanti, il che offre protezione aggiuntiva (a scapito del motore..), ma solo sul lato destro. Il pilota non ne trae giovamento, inoltre ha un posto di pilotaggio veramente (e sorprendentemente data la taglia del veicolo)angusto. Anche la torretta è piuttosto piccola se comparata ad un carro armato, nonostante debba ospitare 3 uomini. Il vantaggio della configurazione scelta è di avere un portello posteriore, molto utile per varie ragioni, dall'ospitare altre persone a riarmare rapidamente il mezzo, ma la disposione è più simile a quella di un APC cingolato che a quella di una blindo e questo non necessariamente è un fattore del tutto positivo(anche se è tornato utile poi per la versione da trasporto truppe VBC).
 
La Centauro è stata descritta in tanti modi: cacciacarri, carro leggero, autoblindo, mezzo da intervento rapido. Quest'ultima è stata la sua vera ragione d'essere. La Centauro si vedeva orignariamente 'giustificata' dal fatto d'essere un mezzo rapidamente rischierabile per fronteggiare situazioni di crisi: ovvero, nello scenario della Guerra fredda, visto che le unità corazzate italiane erano dislocate nel Nord-Est, se 'qualcuno' invadeva il Sud Italia, allora questi mezzi sarebbero rapidamente intervenuti. Questo però non è un tipo di spiegazione convincente. A meno che la psicosi causata dall'invasione della Sicilia del '43 non albergasse in chi ha immaginato questo impiego, c'éè da dire che solo i commandos sovietici e libici potevano eventualmente fare colpi di mano nel Sud-Italia, e certo non c'era bisogno di spostare masse corazzate dal Nord per affrontarli, anche perché esistevano pur sempre i corazzati della scuola di Lecce. E poi, se il problema percepito era questo, allora tanto avrebbe valso stanziare un battaglione corazzato direttamente in Sicilia. Uno della trentina disponibili non avrebbe fatto molta differenza, per lo strumento schierato alla 'porta di Gorizia'.
 
A parte il preposizionamento, i paragoni si dovrebbero fare con quanto sia rapido spostare i mezzi da un fronte all'altro, tenendo presente della loro reale validità, al di là delle elucubrazioni teoriche. Le 'Centauro' erano e sono rapide su strada, ma solo se comparate ai mezzi cingolati, dopotutto con 100 kmh e 800 km di autonomia non sono diverse da un normale autocarro a pieno carico. Se si considera solo quale sia il tempo di percorrenza (e in tempo di pace) della Salerno-Reggio Calabria, è chiaro che puntare sulla velocità su strada è poco produttivo. Un veicolo portacarri con un Leopard avrebbe mantenuto probabilmente una media appena inferiore (e in assenza di ingorghi), ma avrebbe poi sbarcato un carro senza compromessi. Un altro modo è la ferrovia, vulnerabile ad attacchi sulle sue linee più di qualunque altro tipo di comunicazione, ma un treno merci è un sistema ragionevolmente rapido per spostare veicoli con rapidità. Un traghetto rapido (20-30 nodi) ha anch'esso la sua validità.
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Le Centauro, quindi, come spiegamento strategico non sono affatto 'rapide' da schierare: poco più veloci dei rimorchi autocarrati, e forse dei treni (sempre che le strade siano decenti), non trasportabili da nessun aereo italiano (anche se i C-130 hanno il vano di carico largo 3,12 m contro 3,05 della Centauro, questa a pieno carico è troppo pesante), sono trasportabili solo via mare o via terra. Come autoblindo sono molto grandi e visibili, addirittura più grosse di un carro. Come cacciacarri sono abbastanza efficienti, ma un veicolo ben più semplice con missili TOW può colpire con efficacia un carro armato moderno anche a 4 km di distanza, cosa che ben difficilmente un pezzo da 105 mm può eguagliare, anche nelle migliori condizioni. Inoltre le Centauro 'trasporto truppe' sono (come del resto il Merkava) nel migliore dei casi un ripiego. Infine, come carro da combattimento sono troppo vulnerabili. Si criticano i carri armati sovietici per la vulnerabilità alle armi occidentali, ma se non altro non hanno bisogno di corazze aggiuntive per resistere ai colpi di mitragliatrice pesante, anzi frontalmente hanno una buona resistenza ai colpi da 105 e anche da 120 mm, dipende dalle versioni. Inoltre le ruote sono sempre vulnerabili a schegge e pallottole, se non al fuoco nel senso più letterale del termine (leggi napalm e molotov).
 
Poi c'éè il costo: quasi 4 mld per blindo. L'E.I. ha rottamato i suoi carri Leopard 1 senza nemmeno tentare (eccetto che nel caso dei Leopard 1A5, e giusto grazie alle torrette di 'seconda mano') di aggiornarli, come avrebbero indubbiamente meritato (e come è stato fatto da molti utenti: Germania, Canada, Belgio etc). Il costo per 400 carri era stimato in circa 650-700 mld comprendento il sistema di controllo del tiro TURMS. Questo significa che a parità di costo tutti i Leopard 1 dell'EI avrebbero potuto essere ammodernati. È significativo poi considerare il successo all'export' della Centauro. Questa è stata valutata (negativamente) dall'US Army, è stata comprata in alcuni esemplari dagli spagnoli. Ma questi successi dovrebbero piuttosto dimostrare, paradossalmente, come la Centauro non sia stata un progetto 'di successo'. Essendo tanto avanzata e moderna, e diversa da altre blindo, avrebbe dovuto ottenere molti più successi rispetto a quel poco che ha raccolto, e solo dopo ben 10 anni dal prototipo. Gli altri eserciti hanno preferito ammodernare i loro carri armati o comprarne di nuovi, assieme a mezzi per la fanteria e artiglieria. Per i movimenti rapidi degli MBT è stata incrementata la forza di veicoli portacarri. Nessun altro esercito ha seguito quindi lo stesso ordine di preferenza per investire i propri denari nell'ammodernamento: prima sono venuti i carri e la fanteria, poi l'artiglieria, ma i mezzi esploranti molto indietro. Forse l'E.I., non avendo soldi per tutto, avrà prediletto un mezzo piuttosto flessible per vari ruoli, ma di sicuro non per ragioni di 'peace Keeping' che non erano contemplate all'epoca della Guerra Fredda, almeno non nella misura in cui sono state compiute poi, con mezzi pesanti.
 
Come mezzo tattico la Centauro non è affatto di dimensioni trascurabili, e non è anfibia: due cose tutt'altro che secondarie per l'ambiente italiano, montuoso e ricco di fiumi. È vero che anche la Rooikat sudafricana è grossa e non anfibia, ma si tratta di un ambiente del tutto diverso operativamente e sarebbe semplicemente disonesto fare tale paragone. Si pensi solo che, tornando allo stretto di Sicilia, una AMX-10RC potrebbe, con mare non troppo proibitivo, persino attraversarlo speditamente a 10 kmh.
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Come mezzo di combattimento, avendo una corazza sottile, ruote vulnerabili e solo una quarantina di colpi da 105 mm, non ha nessun margine rispetto ad un Leopard 1 parimenti aggiornato, che tra l'altro è stato concepito per resistere ai colpi da 20 mm, non da 7,62 come la Centauro originaria, e non hanno punti deboli come di fatto sono gli pneumatici.
 
In termini di confronti 'teorici' (con il classico 'duello' statico), non esiste cannone di carro che non potrebbe trapassare la potente Centauro, mentre non è vero il contrario. Ma c'éè di più. All'epoca della blindo AML (anni '60), per esempio, questa era sì vulnerabilissima ai carri armati, ma poteva metterli KO con il pezzo da 90 mm e sfuggire rapidamente, tanto era piccola e veloce. La blindo ERC (anni '70) poteva fare qualcosa di simile avendo un cannone da 90 mm medio o lungo, contro mezzi tipo l'M60 e il Leopard 1. Ma con i loro discendenti non si scherza. L'M1 e il Leopard 2 non sono solo più veloci, ma anche molto meglio protetti e armati. È difficile che un veicolo, specie se grosso come la Centauro, sfugga ai loro sistemi IR (mentre prima poteva bastare un cespuglio per nascondere una AML), ed è difficile che la velocità o le piccole dimensioni bastino ad evitare il fuoco di un sistema di controllo del tiro moderno (sperimentato persino contro elicotteri). Questo vale anche per la Centauro, ma almeno frontalmente, non c'éè partita: anche di fronte ad un M1 Abrams con il pezzo da 105 mm la Centauro è praticamente incapace di perforarlo, mentre il carro è capace di trapassarla e distruggerla ad ogni distanza valida di tiro. Le munizioni non sono protette e se esplodono è la fine. Lo spessore della corazzatura dello scafo è frontalmente, dell'ordine dei 15-20 mm superiormente a circa 70 gradi e 30 mm inferiormente a circa 45 gradi, ma meno inclinata. Lateralmente è di circa 10 mm, poco inclinata. La corazzatura dovrebbe essere capace di resistere grossomodo al 25 mm a circa 1 km e al 20 mm ad alzo zero. Il potere perforante del 25 mm è di circa 25 mm a 60 gradi (spessore virtuale 50 mm) a 2 km. La granata M111, punto di riferimento per i proiettili perforanti della fine degli anni '70 (e usato anche dall'E.I.) ma in seguito migliorato, perforava esattamente 6 volte tanto. I cannoni dei carri armati moderni fanno anche di peggio. Nel Golfo i carri armati M1 hanno trapassato mezzi tipo T-62 (100 mm a 60 gradi) con tiri anche da 4 km di distanza, con i proiettili che uscivano dallo scafo posteriore dopo avere passato tutto il carro armato e magari anche una duna di sabbia anteriore. Quindi il motore non è affatto un ostacolo per i proiettili moderni.
 
I mezzi corazzati leggeri, specie se operano da soli, sul campo di battaglia moderno non hanno molte chances di sopravvivenza. E le armi controcarri come le RPG, Apilas, Panzerfaust 3 sono abbastanza potenti da mettere KO anche un carro, con un colpo ben piazzato: blindati leggermente protetti non avrebbero invece scampo, nemmeno sull'arco frontale. Insomma, per molti aspetti le Centauro sono una riproposizione dell'[[w:incrociatore da battaglia|incrociatore da battaglia]]: entrambi hanno dimensioni e costi paragonabili a quelli delle unità maggiormente corazzate, sono veloci, ben armati, ma anche vulnerabili e senza molte chances di sopravvivere in una battaglia ad alta intensità.
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Questo parallelismo tra mezzi navali e terrestri non dovrebbe stupire: la teoria di mezzi veloci e con buona potenza di fuoco esiste già nella storia dei corazzati: non per niente gli inglesi e altre nazioni diedero origine ai 'carri incrociatori', il cui squilibrio di caratteristiche non diede altro che cattivi risultati (troppo vulnerabili, sostanzialmente). Un mezzo come il BT-7 sovietico per esempio, ha subito danni gravissimi in combattimento contro truppe corazzate ben addestrate e forti. I carri britannici tipo 'cruiser', armati con lo stesso pezzo da 40 mm dei 'Matilda II' da fanteria, molto più veloci ma meno corazzati, sono stati letteralmente sterminati, mentre i loro cugini più corazzati, per quanto lenti ad arrivare in zona operativa, hanno combattuto con successo per molto tempo. Inoltre, se mancano le condizioni per la mobilità (per esempio su di un terreno fangoso) un mezzo poco protetto ma altamente mobile diventa poco protetto e basta: anche per questo gli inglesi persero a Bir-el Gobi contro gli italiani (nonostante fosse in pieno deserto, il terreno era inzuppato d'acqua e favoriva quindi la difesa rispetto alla manovra offensiva). Insomma, storicamente la mobilità a scapito della protezione non paga, specialmente con sistemi di controllo del tiro tanto efficaci e precisi.
 
L'E.I. negli anni '80 poteva certo limitarsi ad un mezzo meno potente e meno dispendioso. Attualmente, invece, c'éè la tentazione di scegliere la Centauro con la torretta HITFACT, con un nuovo, particolarmente potente pezzo da 120 mm, come rimpiazzo per i Leopard 1A5. IL cannone, che sembra decisamente grande rispetto al mezzo che lo porta, ha un freno di bocca a 'spargisale', tipo quello del cannone campale M-46. È strano che quest'arma, più potente di quella montata sull'Ariete sia stata destinata prioritariamente all'autoblindo (notare bene che la potenza di cui sopra è potenziale, quella effettiva è dipendente dalle munizioni impiegate). Il tempo dirà se la cosa andrà in porto, ma questo veicolo sarebbe ancora troppo vulnerabile in un grande conflitto convenzionale e al contempo fin troppo complesso e costoso per una missione 'di pace'. Specialmente nell'epoca di missili controcarri 'fire and forget' tipo lo Javelin, che possono essere portati in azione persino da team montati su jeep e colpire in maniera letale qualunque carro armato (ma se questo può metterlo fuori uso, non necessariamente lo distrugge dipendendo dalla disposizione interna delle munizioni).
 
Che l'E.I. avesse inteso di dotarsi di mezzi superiori alle sue possibilità, negli anni '80, lo dimostra del resto anche il prototipo del VCC-80 Dardo: era dotato di un periscopio d'osservazione e puntamento per il capocarro, come sui carri e le blindo, ed era un caso unico a livello mondiale: dati i costi che comportava, è stato soppresso e il sistema di tiro e osservazione notevolmente semplificato negli esemplari prodotti in serie. I fanti italiani hanno così continuato ad usare il VCC-1 e 2, nati come ripiego negli anni '70, fino grossomodo ai nostri giorni, dato che i Dardo sono molto pochi (almeno inizialmente 200 al costo di ben 1.100 mld, paragonabile quasi a quello iniziale dei carri Ariete).