Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone: differenze tra le versioni
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Il 10 agosto 1950, mentre la guerra infuriava nuovamente e il Giappone era utilizzato come retrovia del confronto con i 'rossi', venne istituita una forza di polizia di riservisti, la Keisatsu Yobitai o National Police Reserve. Dopo questo inizio di rimilitarizzazione, il 26 aprile 1952 venne costituita la Kaijyo Keibitai, Maritim Guard. Questa era la Guardia nazionale navale. Il 1 agosto venne consentita la creazione di un Ministero della difesa, chiamato National Safety Agency, e poi vennero creati i nuclei delle tre forze armate, o meglio delle Self- Defence Forces. Il 1 luglio 1954 in particolare nacque l'arma aerea giapponese in termini di reparti organici, che vennero autorizzati per tutte le tre armi. Le Forze di Autodifesa giapponesi erano un buon affare: molto meglio per gli americani sfruttare le risorse umane ed economiche locali per imbastire forze armate controllabili ma pur sempre capaci di sobbarcarsi la difesa della Nazione, che tra l'altro aveva perso l'Arcipelago delle Kurili, conquistato dall'URSS e da allora conteso politicamente dal vecchio 'proprietario', ma mai restituito nemmeno dopo la fine dell'URSS.
La caratteristica del sistema militare messo in campo dal Giappone era anzitutto quella della professionalità, nel senso che la leva non venne mai ripristinata nel dopoguerra, e questo spiega parzialmente come mai lo strumento militare giapponese sia piuttosto costoso in relazione alle sue dimensioni e queste ultime di per loro non siano molto grandi, eccetto che per la Marina: nonostante una forte popolazione, il Giappone ha avuto un esercito di circa 150.000 uomini a metà anni '80. Ma non c'
In sostanza, se vi è l'esigenza di comprare 100 aerei, non è che li si ordini subito e tutti e poi li si paghi anno per anno; li si paga anno per anno, ma in base alle possibilità date dal bilancio annuale della Difesa, il che significa che non c'
Tutto questo rende probabilmente un affare prettamente politico la produzione a ritmi lenti dei sistemi giapponesi, sostenendo l'industria bellica con commesse minuscole ma costanti negli anni, ma il risultato è quello di costruire mezzi puntualmente più costosi del previsto e di ogni altro sistema analogo nel mondo. Il Mitsubishi F.2 ha avuto vari contrattempi e il costo ha raggiunto e superato, al 1992, i 250 miliardi di yen/2.300 miliardi di lire per una produzione di sole 130 macchine che doveva ancora iniziare. Tutto questo per avere una sorta di clone dell'F-16, sia pure maggiormente versato nell'attacco a bassa quota, da produrre dopo 20 anni dall'entrata in servizio del modello base negli USA.
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