Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq: differenze tra le versioni

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Così tutto questo non bastò minimamente, e la ICDC venne soppressa il 22 aprile per ordine del CPA. Nei primi mesi del 2004 veniva terminato l'addestramento del primo battaglione dell'Esercito e mandato in combattimento senza nemmeno il completo di equipaggiamenti previsto. In aprile, parte dell'ICDC e dell'IA (Iraqi Army) si rifiutarono di unirsi alle operazioni americane. Finita la ICDC, venne formata la Guardia Nazionale Irakena, passata al Ministero della Difesa e poi da gennaio 2005 confluita nell'IA. In tutto 40.000 effettivi all'epoca, dopo 2 anni dalla fine della guerra. Nel frattempo gli Irakeni erano passati sotto il controllo, dal giugno 2004, della MNSTCI e affiancato dal NATO Training Mission Irak, dato che per l'epoca, le decisioni politiche avevano trascinato anche la NATO nell'avventura irakena. Novembre 2004, nonostante le difficoltà irakene (e afghane), Bush rivince le elezioni; subito dopo partì un'offensiva violentissima contro Falluja che causò oltre mille morti. Gli americani ebbero delle difficoltà enormi e persero a loro volta oltre 70 soldati in una settimana. Colin Powell ammise che 'abbiamo distrutto Falluja, ma la ricostruiremo'.
 
Nel 2005 vi furono altre offensive interne della guerra che evidentemente non era mai finita. Due riguardavano Falluja; la prima era la 'Vigilant Resolve' ma non ottenne risultati apprezzati, poi in autunno vi fu la 'Phantom Fury' con cui si riuscì a riprendere il controllo della città. In entrambe le situazioni, reparti irakeni si rifiutarono di partecipare ai combattimenti in entrambe le offensive. Il 2005, segnato da scandali e stragi, era stato dichiarato dagli americani 'Year of the Army', nel senso che si voleva ricostruire l'esercito. Non era facile. Nel 2005 a Baghdad, nel locale obitorio, i morti al mese che passavano erano quintuplicati rispetto a 3 anni prima, superando i 1.000. Era una vera e propria guerra con i civili sotto fuoco da entrambe le parti, e bombe sotto le strade per distruggere anche i carri armati americani, oltre ad un gran numero di Hummer. Nel 2006 si volle definire l'anno come 'Year of the Police' per potenziare la polizia. L'esercito è migliorato e a settembre si stimavano in 115.000 gli effettivi delle unità operative e 11.000 per la logistica. Ma le unità effettivamente operative erano ben poche. Adesso v'erano anche armi occidentali, come gli M-4, M-16, M-24 e pistole Glock. A metà del 2006 c'erano 52 battaglioni dispiegati, e venne formato l'IGFC, il comando irakeno per l'esercito, a Camp Victory. Almeno sulla carta, c'erano 10 divisioni irakene da controllare. Nel 2007 c'éè stato un miglioramento, anche perché gli americnai hanno adottato tecniche, politiche e rinforzi tali da migliorare la situazione. A giugno c'erano 95 battaglioni operativi che controllavano 7 province. Il 2007 era The Year of the Logistic, per migliorare l'indipendenza delle unità irakene.
 
I soldati irakeni, riformatisi lentamente, dopo anni dalla fine ufficiale della guerra, sono stati addestrati da militari e contractors, poi la migliore soluzione era stata trovata nel formare i quadri che avrebbero addestrato i loro stessi soldati nelle unità d'appartenenza, cosa che migliorava la coesione delle truppe. Le organizzazioni di controllo sono l'JHQ, il CPATT, l'NTM-I. Vi sono scuole ufficiali, sottufficiali, istituto di guerra. I Britannici addestrano gli ufficiali, l'Italia ha responsabilità nel NDC e JSC e ospita ufficiali irakeni anche nelle strutture italiane. L'Accademia è stata organizzata secondo il modello britannico di Sundhurst. L'NDC e SCF sono simili al Corso di Stato Maggiore di Torino e dell'istituto ISSMI di Roma.
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Il battaglione di fanteria leggera è di 7-800 elementi, su una cp. comando, 4 fucilieri e una trasporti. L'armamento è leggero, mentre le armi più pesanti sono costituite nella brigata. Essa è di 3 battaglioni, più 3 cp di comando. In tutto vi sono 2.600 uomini. Non vi è artiglieria perché di fatto quest'esercito è essenzialmente un'unità controguerriglia e sopratutto, di polizia urbana. Ogni divisione ha 4 brigate. Della possente capacità di combattimento corazzata vi è rimasta solo la 9a divisione, con carri T-55, T-72 (alcuni ricevuti dall'estero) e mezzi corazzati.
 
Dei carri, solo 72 T-55 sono irakeni, mentre i 77 T-72 sono stati ricevuti dall'Ungheria, a cui sarebbero in ordine altri 120 mezzi, e si prevede di ottenerne altri ancora (c'éè chi dice addirittura 2.000 modernizzati per un totale di 6 mld di dollari!). Altri erano in servizio, irakeni, ma sono stati posti fuori uso. Dei BMP ce ne sono solo 50 dei tempi di Saddam, ma altri 900 sono stati comprati dalla Grecia (ex-tedeschi?). Poi vi sono 500 DZIK polacchi, 266 HUMMER modl M-1114 e 167 del tipo M-1151, ambendo a raggiungere le 400 unità. In tutto gli Hummer sono arrivati a 4.000 con la previsione di arrivare fino a 10.000. Il mezzo polacco è stato concepito proprio per gli Irakeni, chiamato da questi AIN JARIA-1. Costano meno per l'uso di APC, ha buona protezione, porta 11 uomini e ha una 12,7 mm. Gli Hummer corazzati sono capaci di reggere mine di meno di 6 libbre (2,7 kg) e schegge fino al 155 mm e colpi da 7,62 m. Ma non hanno più di 5 uomini a bordo. Meglio messi sono i BTR-94, ucraini ma di fatto dei BTR-80 modificati, con mitragliera binata da 23 mm. Ve ne sono (alla fine del 2008) circa 50; infine vi sono circa 60 MT-LB, 200 Spartan e 200 M-113A3 ex-Grecia. I fucili AK-47 vengono sostituiti dalle armi americane.
 
Tutto questo comporta un aumento di spese tali, che per il settore militare gli Irakeni spenderanno quest'anno più dell'Iran. Ma la complessa realtà etnica dell'Irak e la scarsa conoscenza dell'inglese (per relazionarsi con gli americani) causano problemi difficili da considerare con i numeri. Gli ufficiali sono per tradizione gli unici che possono dare ordini e prendere decisioni, ma comunque limitate, e i sottufficali sono solo soldati arruolati da più tempo, in antitesi a molti eserciti del mondo; i soldati semplici eseguono solo gli ordini. Inoltre la logistica è afflitta dal fenomeno del commercio clandestino, con lo smercio di materiale di magazzino al mercato nero, mentre i sistemi più sofisticati vengono tralasciati e spesso non hanno più efficienza dopo poco tempo per l'incuria. Infine la disciplina è molto variamente interpretata a seconda dei comandanti, qui invece molto autonomi rispetto ai comandi superiori. Di fatto l'esercito rispetta le etnie e i clan. Inoltre l'Irak è di fatto spezzettato: il Nord è sotto controllo saldo dei Peshmerga kurdi, ora nell'esercito, che garantiscono stabilità, ma al contempo sono un potenziale nemico dei Turchi. Quindi, di fatto, l'unica parte normalizzata dell'Irak è a rischio di collisione con Ankara. Il che è tutto dire, visto che i Turchi abitualmente sconfinano nell'Irak settentrionale per colpire le basi kurde. Il futuro dirà se quest'esercito anti-sommossa è una scelta razionale per lasciare agli Americani la gestione delle questioni più militari, oppure un segnale di debolezza e somalizzazione dell'area. Di fatto solo un capo di grande carisma e potenza può tenere insieme l'Irak curdo, sunnita e sciita, e per ora non pare che il governo abbia modo di dare tale impressione. Nemmeno gli americani. Adesso l'amministrazione Obama ha annunciato il ritiro, possibilmente entro il 2011, dei circa 150.000 soldati, che sono costati fin'ora centiaia di miliardi di dollari affossando anche l'economia americana per effetto indiretto (gli USA hanno speso nel 2008 666 mld di dollari per i militari e le operazioni). Inoltre, attualmente vi sono polemiche enormi sulla spesa fatta per l'Irak. Bremer aveva chiesto già nel 2003 ingenti capitali. Attualmente l'unica cosa per ricostruire l'Irak di cui si ha notizia è la super-ambasciata americana a Baghdad, costata olre 2 mld. Il resto del Paese invece ha infrastrutture in decadenza come il livello di vita delle persone, specie le donne, che oramai sono state emarginate dalla vita pubblica a causa dell'influenza degli islamici e della condizione di vedove che moltissime di loro subiscono. La potenza irakena, una volta valutata la quinta al mondo (molto ottimisticamente), è oramai solo un ricordo.