Farmacologia/Morfina e congeneri: differenze tra le versioni

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Versione delle 20:19, 12 set 2011

La morfina è il più abbondante degli alcaloidi dell'oppio e quindi il primo ad essere stato estratto in forma pura, studiato ed usato come capostipite dei farmaci oppioidi, ma è anche uno dei più utilizzati attualmente, soprattutto in fase acuta o come prima linea. Per questo motivo è anche la molecola base da cui vengono preparati alcuni derivati semisintetici, ed anche il farmaco a cui vengono paragonati gli altri oppioidi come potenza e cinetica.

Farmacocinetica e farmacodinamica

La morfina agisce su tutti i recettori oppioidi tranne su N/OFQ, ma ha un'affinità molto maggiore sui recettori MOR centrali e periferici. Come anche altri i farmaci, al salire del dosaggio si verifica lo spill-over e aumenta l'azione anche sugli altri sottotipi recettoriali.

L'uso principale della morfina è per via endovenosa, somministrata tramite questa via infatti l'azione è più prevedibile e più rapida. Le formulazioni orali hanno una biodisponibilità limitata di circa il 25% a causa di un importante metabolismo di primo passaggio che produce i 3- o 6-glucuronidi eliminati poi per via renale, quindi sia il metabolismo epatico che quello renale sono da consierare per la valutazione del dosaggio iniziale. La 6-glucronilmorfina e stata dimostrata essere attiva 2 volte più dell'alcaloide, trasportata attraverso la barriera ematoencefalica, con una emivita un po' più lunga e suscettibile di ricircolo entro-epatico, che ne allunga ancora di più la permanenza in circolo, ma esponendo il paziente, in caso di somministrazioni ravvicinate, a rischio di tossicità. Per questo da alcuni è considerata come responsabile di una buona parte degli effetti del farmaco, principalmente quando assunto per via orale; per alcuni autori la M6G mostra un migliore profilo farmacologico con minori effetti collaterali acuti come nausea e vomito, ma è variabile da soggetto a soggetto. Molti farmaci inibiscono invece in grado variabile l'enzima UDP-glucuronil trasferasi (Hara Y, Nakajima M 2007) rendendo variabile l'azione della morfina, inoltre il Tamoxifen è un substrato comune del citocromo P2C8 e sebbene non ci siano segnalazioni in letteratura potrebbero i due farmaci competere per l'eliminazione, rendendo variabile il profilo terapeutico, La morfina ha un basso volume di distribuzione, essendo poco legata ai tessuti è presente principalmente nei liquidi extracellulari, fattore da tenere in conto in pazienti ipovolemici o disidratati (anziani), è legata inoltre per circa 1/3 alle proteine plasmatiche.

Collegato alla farmacocinetica della morfina è il metabolismo della codeina (3-metossi-morfina) e dell'eroina (3,6-diacetilmorfina, non disponibile come farmaco in italia), entrambe più lipofile e quindi con una biodisponibilità più alta, di circa il 60% e, per quanto riguarda l'eroina, una penetrazione nel snc molto rapida. Entrambe vengono convertite a morfina: la codeina in sede epatica per azione del CYP2D6, mentre la seconda perde l'acetile in posizione 3 per azione delle deacetilasi epatiche, ed in seguito alla penetrazione nei tessuti nervosi dell'acetile in 6. Le sostanze che influenzano il sistema dei citocromi P quindi potrebbero avere interazioni farmacocinetiche con queste sostanze così come i polimorfismi del CYP2D6 poco attivo nelle razze orientali e nel 10% circa dei caucasici che hanno quindi un livello più basso di morfina circolante dopo assunzione di codeina; al contrario i portatori del polimorfismo 2x2 hanno livelli di morfina aumentati (frequenza non stimata in italia, ma stimabile intorno al 5%).

La somministrazione di morfina in pazienti con infiammazione del snc e alterazioni della barriera emato-encefalica (o immaturità della stessa nei bambini) ha una potenza di azione altamente imprevedibile, legata a molti fattori, mentre con l'uso di congeneri più lipofili è in qualche misura più simile alle condizioni basali. Oltre alla compromissione della respirazione, questi farmaci provocano il rilascio di istamina che può peggiorare o scatenare un sottostante problema asmatico tramite broncocostrizione e vasodilatazione polmonare, che in rari casi ha portato a sviluppo di edema polmonare (specie in casi di abuso); in questi casi è consigliato l'uso di fentanil. Chiaramente questo è un problema diverso rispetto alla sempre possibile reazione allergica al farmaco.

In caso di sovradosaggio accidentale o per overdose di oppioidi, si possono osservare mioclono, grave depressione respiratoria e circolatoria; effetti questi reversibili con l'uso di antagonisti, trattati in seguito nei dettagli.

Morfina µ
Dose equianalgesica a 10 mg di Morfina ///
Effetti principali rev con antag.
Analgesia si si
Depressione resp si si
Attività antitosse si si
Rallentamento attività GI si si
Disforia si si

L'uso della morfina

È da ricordare che il farmaco appartiene alla classe degli stupefacenti, ed oltre alle implicazioni legislative farmaceutiche raccolte nella legge n°49 del 2006 e la prescrizione con ricetta non ripetibile o col modello ministeriale a ricalco per le formulazioni iniettabili, è necessario un uso attento con vigilanza sul paziente continua, in presenza o meno di storia di dipendenza. Le preparazioni commerciali sono incluse in fascia C o in fascia A.

La formulazione per l'uso parenterale è quella di Morfina cloridrato che può essere anche in associazione con Atropina per l'uso in caso di IMA o in anestesia generale. La via endovenosa è quella che assicura una rapidità di azione maggiore ed un preciso controllo del dosaggio sia in caso di dolore acuto che di dolore cronico di tipo neoplastico. Nella somministrazione endovena si può usare una dose di 5 mg di farmaco, titolando la dose 1-2 mg per volta ogni 15 minuti regolandosi sulla risposta del paziente fino a 10 mg come primo step, arrivando anche a 20 in caso di dolore da infarto non controllato. Nel controllo del dolore per via epidurale la dosa iniziale è sempre di 2 mg, da portare a 4 in caso di i sufficiente controllo dei sintomi. È poi possibile la somministrazione intramuscolare di una dose di circa 10mg ogni 4 ore. È consigliabile partire da dosaggi più basi in caso di sospetta od accertata ipofunzione renale o epatica.

La morfina base o il cloridrato sono disponibili anche come formulazioni liquide orali, mentre come solfato per le preparazioni solide. Negli adulti si può iniziare da 10 mg di principio attivo aumentando gradualmente della metà o raddoppiando la dose fino a 100mg ogni 3-4 ore, nelle formulazioni a lento rilascio si può usare un dosaggio proporzionalmente più alto con un intervallo più lungo; per il dolore postoperatorio iniziare da 20 mg. In caso di passaggio da formulazione parenterale, usare un dosaggio circa 3 volte più alto. Per i dosaggi pediatrici riferirsi alle indicazioni dei prodotto.

La somministrazione cronica può essere effettuata mediante infusione in soluzione fisiologica più volte al giorno o con l'uso di infusori ad elastomero per tempi più lunghi, in questi casi la dose utile va cercata accuratamente. Esistono poi dispositivi che permettono al paziente di aumentare momentaneamente il rilascio del farmaco in occasione di acutizzazioni del dolore; l'uso di questi dispositivi senza però un accurato monitoraggio espone ai rischi di sviluppare dipendenza psicofisica, ma solo quando la causa del dolore è già in via di risoluzione; i sintomi si manifestano dopo qualche ora dall'ultima dose e son di segno opposto agli effetti del farmaco. Un curioso e disorientante, per fortuna raro, effetto secondario della morfina è lo sviluppo di iperalgesia da oppioidi, in tal caso, vedendo che aumentando la dose non si ottengono miglioramenti si riparta dalle dosi basse.

Al termine della terapia è consigliabile scendere gradualmente con il dosaggio, in caso di sviluppo di sintomi di astinenza aumentare il dosaggio e riscendere. In caso di sindrome di astinenza questa avrà il picco in 24-36 ore, per durare nel complesso 10-15 giorni.

Per i motivi esposti nella parte generale e ribaditi in seguito sulla depressione respiratoria, bisogna evitare l'assunzione di alcool durante la terapia; è possibile e consigliabile assumere la morfina per via orale insieme al cibo per ridurre la possibile sensazione di nausea. Per prevenire l'insorgenza di stipsi associare un trattamento con fibre solubili e/o olio di vaselina, specialmente in pazienti allettati.

Interazioni

Tutti i farmaci con azione deprimente il SNC hanno azione additiva con la morfina soprattutto per quanto riguarda gli effetti deprimenti la respirazione e sulla sedazione, tra questi le sedativi, benzodiazepine, i barbiturici, gli ansiolitici i neurolettici e gli antidepressivi triciclici ma anche gli antistaminici. Come già esposto in precedenza, non devono essere stati assunti IMAO per almeno 15-20 giorni. Particolare attenzione va posta alla farmacocinetica in caso di precedente somministrazione di altri oppioidi, inclusi gli antitussivi e gli antidiarroici che possono mostrare effetto additivo così come gli anestetici generali e i miorilassanti. Al contrario la pregressa assunzione di antagonisti può risultare in una insensibilità ai principi attivi, anche se in generale i primi hanno una emivita minore. Un discorso a parte deve essere fatto per l'alcool che produce soppressione del riflesso del respiro per molte ore dopo la concomitante somministrazione di oppiacei, si può osservare in questo caso che il paziente esegue l'atto respiratorio solo se gli viene ordinato, dando l'impressione che si dimentichi di respirare.

Importante, per le conseguenze a a cui può portare, è sottolineare l'aumento dell'attività di dicumarolici ed altri anticoagulanti.

La cimetidina inibisce il CYP2D6 allungando l'emivita della morfina e dei farmaci collegati con la possibilità di avere fenomeni di accumulo, altri farmaci che inibiscono il sistema microsomiale epatico possono dare lo stesso effetto, così come il pompelmo. I betabloccanti come il propanololo, atenololo e timololo anche in formulazione topica come antiglaucomatoso, sono sconsigliati in quanto aumentano la tossicità del farmaco. L'azione dei diuretici può essere ridotta. La rifampicina riduce le concentrazioni ematiche del principio attivo, al contrario in caso di sospensione dell'antibiotico queste possono salire, e se si stanno usando dosaggi già alti, questo può portare al superamento dell'indice terapeutico

Gravidanza e allattamento

La somministrazione di morfina durante le prime fasi del travaglio è associato ad indici Apgar più bassi ed una più frequente necessità di rianimazione.

Sebbene in passato si ritenesse che la morfina non passasse nel latte materno, ora questo passaggio è dimostrato, quindi va valutato attentamente il rapporto rischio/beneficio, anche in relazione al possibile sviluppo di una sindrome di astinenza neonatale.