Farmacologia/Analgesici oppioidi: differenze tra le versioni

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===Effetti secondari===
 
La '''depressione respiratoria''' è il più noto e, a ragione, il più temuto effetto collaterale, in quanto può condurre alla morte un paziente, specialmente se già compromesso sul piano respiratorio da BPCO, asma, scompenso cardiaco e polmonite; tuttavia l'uso in questi casi non è vietato in maniera assoluta in quanto può servire a tranquillizzare il paziente ed instaurare una ventilazione artificiale. È un effetto condiviso da tutti gli agonisti μ, meno dai κ e può essere antagonizzato dal naloxone, ma gli antagonisti hanno un'emivita in genere più beve degli agonisti quindi abbassare la guardia dopo la somministrazione di un antagonista può essere pericoloso per via della possibile ricaduta. ''È importante ricordare che generalmente ad un uguale grado di analgesia corrisponde un uguale grado di depressione respiratoria''. Il meccanismo principale, ma non l’unico coinvolto, è quello dell’innalzamento della soglia di CO2 necessaria ai centri del tronco encefalico per stimolare la respirazione (review Reisine e Pasternak 1996). È compromessa oltre alla profondità dell'atto respiratorio anche la funzione ritmica, il paziente respira meglio se viene '''stimolato il controllo volontario'''. A dosi analgesiche usuali e a quelle anestetiche l'inibizione del respiro può essere controllata agevolmente, mentre al contrario in presenza di altri farmaci che deprimono la respirazione o di alcool si manifestano alterazioni più gravi e più prolungate nel tempo. Sono coinvolti in parte anche meccanismi periferici, come l’inibizione del rilascio di neurotrasmettitori per inibizione del [[w:nervo vago|nervo vago]]. Questo effetto secondario può essere utile in caso di stati di iperventilazione con ''"fame d'aria"'', anche riducendo l'agitazione che ne deriva. (Clemens e Klaschik 2007)
Nei capitoli specifici verranno trattati poi gli antitussivi.
 
Un altro noto effetto secondario è quello sul tratto intestinale, anche questo reversibile con naloxone. La '''morfina inibisce la funzione globale del tratto gastrointestinale''', in particolare aumenta il tempo di transito e il tempo dello svuotamento gastrico, il riflesso peristaltico e la sua regolazione, ed a livello microscopico anche il rilascio di neurotrasmettitori come l’acetilcolina dai terminali nervosi, sia intraparietali che di derivazione vagale. Gli oppioidi tuttavia '''aumentano il tono delle vie biliari''', quindi la somministrazione in presenza di problemi relativi a questo apparato è fortemente sconsigliata.
 
L'assunzione di questi farmaci provoca '''miosi''', a volte marcata, e questo è un segno clinico importante nell'identificare un paziente che ha assunto delle sostanze attive di questa classe od i casi di overdose (tenendo in conto della possibile midriasi in caso di blocco respiratorio). Il meccanismo di azione non è chiaro, è coinvolto il [[w:nucleo di Edinger-Westphal|nucleo di Edinger-Westphal]] ed una stimolazione diretta del nervo ciliare che simulano una attivazione del parasimpatico. Altri studi ipotizzano il coinvolgimento di recettori periferici locali di tipo μ3 e il coinvolgimento dell'[[w:ossido nitrico|ossido nitrico]] (Bonfiglio 2006) il che spiegherebbe la mancanza dell'instaurazione della tolleranza all'effetto miotico degli oppioidi. La miosi permette un aumentato deflusso dell'umore acqueo e quindi un abbassamento della pressione endoculare, anche se questo fenomeno non ha importanza in terapia.
 
Gli oppioidi '''aumentano la pressione del liquido cefalorachidiano''', e la miosi indotta può far sfuggire il rilievo clinico delle variazioni pupillari in caso di compromissione del SNC. Quindi i farmaci di questa classe necessitano di una particolare attenzione in caso di traumi cranici, processi espansivi o infettivi encefalici.
 
Si possono sviluppare '''effetti endocrini ipofisari''' di cui il più frequente ed evidente è l'interruzione del ciclo mestruale durante la terapia analgesica cronica, dovuto sia all'effetto diretto ipofisario di soppressione di [[w:LH|LH]] e [[w:FSH|FSH]] che all'innalzamento della [[w:Prolattina|Prolattina]] e alla soppressione dei segnali ipotalamici. La tolleranza a queste azioni si sviluppa rapidamente, con ripristino delle funzioni senza che sia necessaria l'interruzione della terapia.