La terra per nutrire il pianeta/Parte quinta: differenze tra le versioni
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Ormai è solo palazzi e asfalto ma fino a non molto tempo fa vi erano ancora tanti campi.
Addirittura i campi si estendevano persino dentro la cinta delle mura spagnole. I canali non solo la circondavano, ma entravano dentro il perimetro della città.
[[File:800px-Navigli interni.jpg|thumb|200px|left|Un barcone che si sta avvicinando a San Marco, nell'immediata vicinanza con le tipografie del Corriere della Sera in Via Solferino]]
Per la zona della nostra scuola vi era il naviglio della Martesana, che proveniva dall'Adda
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Nelle vicinanze Il celebre ''Tombon di San Marc'' segnava la fine della Martesana e uno degli approdi più frequentati. Le acque, poi confluivano nella fossa interna di cui ora resta solo il nome ''La cerchia dei Navigli''
La Martesana contrassegnava quello che era, a quel tempo a buon diritto, chiamato ''Isola Garibaldi'',
'''Un'acqua taumaturgica'''
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Ora, invece si vedono solo case
Girando per il nostro quartiere, in una zona ormai lontanissima dal primo campo coltivato, abbiamo trovato in via Garigliano (dove, all'epoca passava una roggia proveniente dalle Cascine Abbadesse) una targa che ci ricorda la situazione di un tempo.
Nella canzone il protagonista spiega all'amico che chi resta a giocare nei prati a piedi nudi è in una condizione migliore di chi si trasferisce nel centro urbano a ''respirare cemento''.
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