La terra per nutrire il pianeta/Parte quinta: differenze tra le versioni

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Il fenomeno della perdita dei campi coltivati per una ''cementificazione selvaggia'' non è solo milanese. Ecco quello che Antonio Saltini dice di una delle zone più fertili della Pianura Padana.
 
''La progressione del cemento è stata, dal termine della seconda Guerra mondiale, incalzante, ha assunto, procedendo incontrollata, una violenza travolgente. Se le superfici abitative, l’insieme, cioè, delle aree delimitate dalle mura che anticamente circondavano città e borghi minori, sommavano, nel 1945, 6.048 ettari, si dilatavano di dieci volte nel corso del “miracolo economico”, toccando, nel 1976, 61.764 ettari, che salivano a 105.344 nel 1994. In cinque decenni la realizzazione di aree residenziali, industriali, di strade e parcheggi aveva moltiplicato le superfici “edificate” di circa venti volte. Al fenomeno si dovevano riconoscere ragioni profonde: una società contadina si era convertita in società industriale, centinaia di migliaia di famiglie si erano spostate dalla campagna alle città, in città avevano procreato figli, per i quali era stato necessario costruire asili, scuole, palestre, milioni di uomini e donne avevano abbandonato il lavoro dei campi per un’attività industriale, erano stati realizzati migliaia di edifici industriali, alcuni di dimensioni imponenti. La conversione dei suoli agricoli era stata esigenza ineludibile''. (traiamo il brano da Wikisource [[s:La fame del Globo/Cap. 6||La fame del Globo]]
 
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