La terra per nutrire il pianeta/Parte quinta: differenze tra le versioni

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''La progressione del cemento è stata, dal termine della seconda Guerra mondiale, incalzante, ha assunto, procedendo incontrollata, una violenza travolgente. Se le superfici abitative, l’insieme, cioè, delle aree delimitate dalle mura che anticamente circondavano città e borghi minori, sommavano, nel 1945, 6.048 ettari, si dilatavano di dieci volte nel corso del “miracolo economico”, toccando, nel 1976, 61.764 ettari, che salivano a 105.344 nel 1994. In cinque decenni la realizzazione di aree residenziali, industriali, di strade e parcheggi aveva moltiplicato le superfici “edificate” di circa venti volte. Al fenomeno si dovevano riconoscere ragioni profonde: una società contadina si era convertita in società industriale, centinaia di migliaia di famiglie si erano spostate dalla campagna alle città, in città avevano procreato figli, per i quali era stato necessario costruire asili, scuole, palestre, milioni di uomini e donne avevano abbandonato il lavoro dei campi per un’attività industriale, erano stati realizzati migliaia di edifici industriali, alcuni di dimensioni imponenti. La conversione dei suoli agricoli era stata esigenza ineludibile''.
 
==Il rimpianto del passato==
La stessa sensazione di rimpianto per l’abbattimento dei
vecchi alberi la avvertiamo in una pagina di
Hermann Hesse
[[File:Hermann Hesse 1927 Photo Gret Widmann.jpg||thumb|200px|Una foto di Hermann Hesse]]
 
'''Gli alberi spezzati'''
''vidi il luogo dei miei più cari ricordi devastato, ridotto alla distruzione più completa. I vecchi castagni, all’ombra dei quali avevamo trascorso i nostri giorni più lieti e i cui tronchi , da ragazzini riuscivamo a malapena ad abbracciare unendoci in tre, in quattro, giacevano spezzati, spaccati, con le radici strappate e rivoltate, tanto da lasciare nel terreno buchi giganteschi. Neanche uno era più al suo posto, era uno spaventoso campo di battaglia, e anche i tigli e gli aceri erano caduti, un albero accanto all’altro. L’ampio spazio era un gigantesco ammasso di rami, tronchi spaccati,radici e zolle di terra , tronchi possenti stavano ancora nel terreno, ma curvi e attorcigliati, con migliaia di schegge bianche.''
 
E più sotto
 
''Per giorni vagai qua e là e non trovai più alcun sentiero per il bosco, nessuna famigliare ombra di noce, nessuna quercia dei tempi delle scalate della fanciullezza; dappertutto, per un ampio tratto intorno alla città, solo macerie, buche , pendii boscosi distrutti, falciati come erba, alberelli piangenti con le radici denudate e rivolte al sole. Tra me e la mia infanzia si era aperto un baratro, e la mia patria non era più quella di un tempo. La grazia e la spensieratezza degli anni che erano stati mi abbandonarono''.
 
==Libri letti==