Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq-Iran: differenze tra le versioni
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Se l'IIAF era un'
In effetti l'isolamento dell'aviazione irakena non le aveva giovato, dati i problemi politici che aveva all'interno e all'esterno, con l'unica vera eccezione della IAF indiana con cui si ebbero molti rapporti di collaborazione negli anni '70-80. Solo nel '79, quando vennero ordinati un gran numero di aerei relativamente moderni i Sovietici si curarono maggiormente delle esigenze irakene di disporre di uno strumento più efficiente, ma a patto di entrare massicciamente nella regione come 'consiglieri' militari. I primi Mirage nel frattempo vennero collaudati a far tempo dal 1980, finendo poi per equipaggiare 6 squadroni. Alla fine del conflitto, nel 1988, di questi nessuno avrebbe avuto ancora più di 8 caccia efficienti, dato il logorio della lunga guerra. Le poche esperienze belliche della IRaF erano di poco valore, e non molto venne imparato dalle battaglie del 1967, più da quelle del '73. Fu qui che in effetti arrivarono alla conclusione, con i materiali che avevano, che non potevano fare molto di più che una difesa aerea integrata tra sistemi di terra e intercettori, sullo stile sovietico. Del resto la superficie dell'Irak era grande e difficile da difendere se non per quel 10% circa di obiettivi importanti, tra città e basi, dove si concentravano le difese aeree. Così erano arrivati ad avere circa 100 MiG-21, 200 SA-2, 3 e 6, pochi MiG-23, i Su-7, 20 e 22, nonché una squadriglia con gli Il-28 e Tu-16 e 22. Questi ultimi, con le loro prestazioni elevate, ma anche costi di gestione rilevanti, erano spesso usati per gli attacchi in profondità in territorio nemico, come quello del 18 marzo 1988 contro le petroliere iraniane del terminale petrolifero di Khark, che furono colpite pesantemente ma con la perdita di almeno un Tu-22.
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