Elettrotecnica/Campo magnetico: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: accenti
Riga 6:
-può ottenersi per mezzo di un solenoide rettilineo sufficientemente lungo rispetto al suo diametro un campo magnetco praticamente uniforme per tutta la lunghezza del solenoide stesso,<br />
-un campo magnetico generato da un magnete permanente non èp in nulla distinguibile da quello generato dalle correnti elettriche.<br />
E'È ora possibile definire una grandezza che appare caratteristica di un campo magnetico, nel senso che essa è capace di determinarlo perfettamente una volta nota in ogni suo punto.<br />
Per orientare la mente pensiamo di disporre di un campo magnetico uniforme quale quello, ad esempio, che può essere generato da un solenoide. Si abbia anche a disposizione un apparecchio capace di indicare la presenza di un campo magnetico. Sappiamo che un apparecchio di questo genere può essere costituito da un semplice ago magnetico cui sia lasciata la possibilità di ruotare rispetto ad un asse verticale passante per il baricentro. La posizione di un simile ago, normalmente definita dal campo magnetico terrestre, varierà in presenza di un campo magnetico in conseguenza dell'azione deflettrice che quest'ultimo esercità su di esso.<br />
Se ad un simile aspparecchiovuol riservarsianche la possibilitàdi indicare o meno l'eguaglianza di due campi, allora sarà necessario sottoporlo ad una coppia antagonista, quale può essere ad esempio quella di una molla, che ne definisca la posizione iniziale.<br />
Riga 19:
A questa grandezza, che appare perciò caratteristica del campo, ed indipendente dal suo modo di generazione, daremo in nome di '''forza magnetica'''.<br />
Essa si indica col simbolo '''H''' e si misura in <math>\ {amperspire \over metro}</math>; essa ha carattere vettoriale con direzione pari a quella delle linee di forza e verso convenzionalmente individuato dalla direzione '''sud-nord''' di un ago magnetico posto nel campo.<br />
PoichèPoiché una corrente elettrica altro non è che un moto di cariche elettriche è spontaneo pensare che il moto di un portatore di carica abbia anch'esso la possibilità di generare un campo magnetico. Ciò è ampiamente confermato dalla esperienza che stabilisce, anzi, che il campo generato da una carica elettrica '''Q''' che ruoti lungo il percorso del circuito elettrico con velocità pari a '''n''' giri\sec. quando<br />
:::::::<math>\ i=Q</math>.<br />
Esiste infine la possibilità di generare campi magnetici per mezzo di magneti permanenti. Contrariamente a quanto può apparire a prima vista non vi è discordanza tra questo caso e la posizione generale, dianzi accennata, secondo la quale l'esistenza di un campo magnetico è sempre collegabile al moto di cariche elettriche.<br />
Riga 25:
Dobbiamo ora parlare più approfonditamente dei concatenamenti esistenti tra campi elettrici <br />
e campi magnetici.Limitandoci ora ai rapporti di tipo qualitativo, che esista un concatenamento tra campo elettrico e campo magnetico è gia indicatoda una semplice esperienza che possiamo idealizzare al modo seguente:<br />
Prendiamo un condensatore piano carico. Il dielettrico del condensatore è allora sede di un campo elettrico uniforme. Immaginiamo ora di collegare con un circuito metallico le armature del condensatore; fluisce allora nel circuito metallico una corrente la quale perdura per tutto il tempo per il quale esiste ancora un campo elettrico tra le armature del condensatore. Il fluire della corrente coincide con l'insorgere attorno al conduttore di un campo magnetico, il quale perdura fin tanto che perdura la corrente o, che è lo stesso, fintantochèfintantoché un campo elettrico permane tra le armature del condensatore.<br />
I concatenamenti esistenitra i due tipi di campi sono peraltro assai più intimi: per giungere a quelle che ne sono le espressioni analitiche, vale a dire alle due leggicircuitalied alle erquazioni di Maxwell, è necessario seguire più da vicino i fenomeni di induzione.<br />
Lo studio dei fenomeni d'induzione fu portato a compimentoda Michele Faraday nel 1831.<br />