Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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*'''O muse...''':l' ''Inferno'' comincia propriamente con questo secondo canto, e quindi qui trova il suo giusto luogo l'invocazione alle Muse, come nel I del ''Purg''. (vv.7-12) e del ''Par''. (vv.13-36). Tale invocazione, tradizionale nella poesia classica, è un "topos" letterario mantunetomantenuto dai poeti cristiani, per i quali le Muse rappresentano l'ispirazione poetica. Questo appello riguarda infatti esclusivamente l'opera del poeta, che si accinge a un'impresa straordinaria. Qui per la prima volta Dante, con brusco mutamento di tempo (''se n'andava: or m'aiutate'') e di prospettiva, ci presenta il suo poema sotto l'aspetto letterario (ma giò c'è un preannuncio di tale fondamentale elemento nelle parole a Virgilio del canto I), e come impresa grande e difficile. Tale atteggiamento sarà motivo ricorrente per tutto il poema (cfr. per es. XXXII 7-8: ''ché non è impresa da pigliare a gabbo / discriver fondo a tutto l'universo...''), fino a ''Par''. XXIII 64-9.
 
*'''o alto ingegno...''':il poeta invoca, oltre le Muse, il proprio ingegno; anche questo è un "topos" classico, non si pone dunque il problema della cosiddetta presunzione dantesca. Non a caso tuttavia esso è utilizzato da Dante, che chiama qui a raccolta tutte le sue forze (per l' ''alto ingegno'' cfr. X 59) e che più volte sottolinea nel poema, la grandezza dell'impresa (si veda anche qui il v.9). Si tenga presente il valore semantico della parola: ingegno, annotano gli antichi commentatori, è quella forza dell'animo rivolta a scoprir cose nuove. Altri intendono "ingegno delle Muse", prendendo tutta la frase come un'invocazione (''O muse, o alto ingegno,...; o mente'') e il senso di altissimo impegno sopra indicato, fanno preferire la prima interpretazione.